I migliori maestri della scienza italiana secondo "Nature"
Al fisico Giorgio Parisi, al chimico Vincenzo Balzani e alla biologa Michela Matteoli è stato conferito il prestigioso Nature Award for Mentoring in Science 2013, un premio espressamente dedicato ai ricercatori che più hanno saputo ispirare il lavoro delle nuove generazioni non solo producendo risultati di rilievo ma anche coltivando i rapporti umani. Il premio è stato consegnato ieri al Quirinale alla presenza del presidente Napolitano
Il merito di uno scienziato si può misurare certamente con i risultati che ha saputo raggiungere con le sue ricerche. Ma anche per un altro aspetto troppo spesso trascurato: la capacità di ispirare il lavoro delle nuove generazioni.
È per valorizzare questa capacità che la rivista “Nature” organizza ogni anno il Nature Award for Mentoring in Science, un premio per gli scienziati che più hanno saputo trasmettere ai giovani conoscenze e saperi, conferito per l'edizione 2013 a Giorgio Parisi, fisico teorico dell'Università Sapienza di Roma, al chimico Vincenzo Balzani dell’Università di Bologna, e infine alla biologa Michela Matteoli dell’Università degli Studi di Milano.
Consegnato ieri presso il Palazzo del Quirinale alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il premio prevede una serie di candidature presentate proprio da ex allievi, ogni anno in una nazione diversa. Il vincitore viene poi scelto da un'apposita commissione di scienziati, in questo caso presieduta da Luciano Maiani, ordinario di fisica teorica all’università “La Sapienza” di Roma e già presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Giorgio Parisi, professore ordinario di Fisica teorica dell'Università Sapienza di Roma (Wikimedia Commons)Il premio conferito a Giorgio Parisi arriva a coronamento ideale di 40 anni di ricerche ad altissimo livello nel campo della fisica teorica e della meccanica statistica, con risultati di tale ampiezza e profondità da ispirare diverse successive generazioni di ricercatori. Allievo di Nicola Cabibbo alla Sapienza, Parisi ha insegnato e svolto le sue ricerche prima alla Columbia University e poi all'Institut des Hautes Études Scientifiques e all’École normale supérieure di Parigi, prima di fare ritorno nel 1981 a Roma, con la nomina di professore ordinario di fisica teorica.
I maggiori contributi di Parisi sono nel campo della Meccanica statistica, e inparticolare nei sistemi disordinati noti come vetri di spin, che hanno trovato inaspettate applicazioni nella teoria dell'ottimizzazione e anche nella biologia e nell'immunologia. Si possono ben comprendere quindi le motivazioni del Premio e l'entusiasmo di coloro che ne hanno sostenuto la candidatura.
“Il lavoro innovativo che ha condotto sui vetri di spin ha aperto la strada per applicare gli strumenti quantitativi all'analisi dei sistemi complessi in biologia”, ha spiegato Roberto Benzi, docente di Fisica teorica all’Università Tor Vergata di Roma.
Guido Martinelli, direttore della Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste (SISSA) ha voluto sottolineare anche la capacità di Parisi di coltivare i rapporti umani e professionali.
“Molti studenti desiderano lavorare con lui non solo per la qualità della sua ricerca, ma anche perché è una persona cordiale e disponibile”, ha ricordato Martinelli. “Ha creato generazioni di fisici eccezionali in diversi settori, che ricoprono posizioni di rilievo in importanti istituti di ricerca e università in tutto il mondo".
"Le mie attività s’inquadrano nella lunga tradizione dei grandi 'maestri' della scuola di fisica romana, a partire da Enrico Fermi, Edoardo Amaldi; questo premio sarebbe andato certamente al mio 'maestro' Nicola Cabibbo, se non fosse prematuramente scomparso tre anni fa", ha detto Parisi nel discorso di accettazione del Premio.
I grandi maestri come Cabibbo e Parisi hanno saputo costruire negli anni una grande scuola, che ora rischia di scomparire per mancanza di allievi. Per questo Parisi ha colto l'occasione della consegna del Premio di Nature per rivolgere un accorato appello.
"Signor Presidente – ha detto Parisi rivolgendosi a Giorgio Napolitano – la Scienza continua ad aver bisogno del Suo appoggio, specialmente in un periodo come l'attuale, dove le difficoltà economiche e la contrazione dei finanziamenti dello Stato costringono all'emigrazione i nostri migliori ricercatori, facendo sì che il frutto del nostro impegno di “maestri” non si trasformi più in un arricchimento culturale dell'Italia. Piange il cuore a vedere molte delle migliori intelligenze di questo paese essere costrette a emigrare, senza che ci sia la minima traccia di un contrapposto flusso verso l’Italia. La Sua presenza qui è estremamente significativa proprio nella speranza che possa servire a contrastare questa situazione che mi riempie di tristezza".
Vincenzo Balzani, Professore emerito di Chimica presso l'Università di Bologna (Wikimedia Commons)Il Nature Award for Mentoring in Science alla carriera è stato condiviso da Parisi con Vincenzo Balzani, uno dei chimici più citati in tutto il mondo, soprattutto per i suoi pionieristici studi sulla fotochimica e la fotofisica. Laureatosi presso l'università di Bologna, ha insegnato in questo stesso ateneo dal 1973 al 2011, quando è stato nominato professore emerito. Nicola Armaroli, direttore di ricerca del CNR, suo allievo, lo descrive come “uno dei più originali e produttivi chimici italiani, un uomo nato per insegnare la scienza”.
Michela Matteoli, professore Associato di Farmacologia presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli studi di Milano (Cortesia Michela Matteoli)Il secondo Premio del Nature Award for Mentoring in Science, dedicato agli scienziati più giovani, è andato a Michela Matteoli, attualmente professore Associato di Farmacologia presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli studi di Milano. Laureatasi a Pisa nel 1983 in Scienze biologiche, ha conseguito nel 1988 il dottorato in Scienze della visione. Dal 1992 dirige il suo laboratorio presso l'Istituto di Neuroscienze del CNR.
“Michela è sempre aperta ad accettare approcci innovativi e possiede una capacità unica di interagire in modo efficace con i più eminenti neuroscienziati di tutto il mondo”, ha sottolineato Claudia Verderio, ricercatrice del CNR. “Inoltre, è un'insegnante di assoluto valore, in grado di attrarre nel suo laboratorio gli studenti migliori e più entusiasti”.
Caro presidente, caro premier ecco perché il nostro paese sta morendo
Elena Cattaneo, senatore a vita (lapresse)Il mondo ci guarda esterrefatto. L'editoriale di Nature Neuroscience addita l'Italia come un esempio negativo a cui gli altri paesi occidentali devono guardare per evitare di fare la stessa fine.
L'oggetto della reprimenda è la legge sulla sperimentazione animale votata dal Parlamento italiano che, di fatto, fermerà ogni sviluppo della ricerca biomedica, nel senso che comporterà un peggioramento delle capacità di lavoro dei nostri gruppi di ricerca. Peggiorerà la loro capacità di attrarre con la forza delle loro idee finanziamenti stranieri: nostri soldi che andranno quindi alle ricerche - anche sugli animali - degli altri Paesi. Ebbene, se si cercano risposte sul perché molti giovani, scienziati ma non solo, fuggono dall'Italia, ecco la risposta.
Con queste leggi, il Paese non solo umilia la scienza e la cultura, ma umilia i nostri figli, suggerendo loro che il loro impegno e i loro studi a questo Paese non servono. Queste "non scelte" politiche lasciano frastornati i colleghi all'estero, abituati a lavorare con scienziati italiani internazionalmente stimati e competitivi. Ci chiedono: ma come è possibile che versi in condizioni così pietose il Paese dove lavorano Luigi Naldini, che a Milano ha messo a punto un'avanzatissima terapia genica che utilizza alcuni virus modificati, o Michele De Luca che con il suo Centro di Medicina Rigenerativa a Modena, insieme al San Raffaele, ha sviluppato trattamenti straordinari con staminali per due condizioni di malattia, oppure Giacomo Rizzolatti, un neuroscienziato che alla soglia della pensione ha sbaragliato la ferrea competizione dello European Research Council e che tutto il mondo ci invidia per la spettacolare scoperta dei neuroni specchio (usando scimmie) e che ora punta a capire l'autismo. Potrei andare avanti a lungo. Forse non tutti si rendono conto di quanto arido sia il nostro deserto.
Gli stranieri che ci offrono opportunità lontano da qui si chiedono perché continuiamo a restare. E si prendono i nostri giovani. Ma noi, meno giovani, continuiamo a sentire il dovere di restare e lottare, anche in nome di una Costituzione che prevede il diritto di fare ricerca. Avendo conosciuto, anche sulla mia pelle, lo sfacelo di leggi antiscientifiche, mi chiedo come l'Italia riesca ancora a dare alla luce a scoperte e scienziati così unici al mondo. Signor Presidente del Consiglio, Signor Presidente della Repubblica, non so dirvi per quanto resisteremo. Bisogna far qualcosa. Il Paese muore. *biologa e senatrice a vita