San Paolo Gabriele novello martire di verità e trasparenza
Non so se il Sig. Paolo Gabriele, l’aiutante di camera di Ratzinger, sia o meno responsabile di aver sottratto o divulgato il contenuto di lettere indirizzate e/o pervenute al Papa. Se lo avesse fatto, però, meriterebbe non il carcere – in cui è stato sollecitamente ristretto su impulso dei discendenti diretti dei tribunali dell’Inquisizione – ma un monumento o, visto che stiamo parlando comunque di un cattolico, di una immediata santificazione a furor di popolo. Col suo comportamento, infatti, il maggiordomo del Papa non ha fatto altro che gettare un po’ di luce – anche se in realtà pochissima – sulla Vera natura e sui Veri scopi perseguiti da quella che ho definito in due pubbliche udienze dinanzi al CSM e al Tribunale dell’Aquila come la più grande associazione per delinquere e la più grande banda di falsari che sia mai esistita sul pianeta Terra: la Chiesa Cattolica.
Il contenuto dei documenti diffusi dal Nuzzi non hanno nulla di nuovo o di sconvolgente, perché confermano quello che tutti coloro che non sono avvezzi all’ ipocrisia hanno sempre detto e scritto: e cioè che il Vaticano s.p.a. non ha nulla a che vedere con la religione o con la cosiddetta “spiritualità” né, tantomeno, con un dio Uno e Trino, ma fondamentalmente Quattrino. La Chiesa è in realtà un’associazione affaristica che persegue da millenni, attraverso metastatiche collusioni mafiose con i poteri politici, delle finalità esclusivamente lucrose, speculando sulla credulità popolare. L’unico torto di Paolo Gabriele è quello di aver fornito ai media ulteriori prove documentali di quanto la Chiesa Cattolica “nulla ci azzecchi” con gli dei e con la religione: ed è questo il vero motivo per il quale è stato arrestato dal novello tribunale dell’Inquisizione, in attesa di esser fatto cristianamente ardere, come Giordano Bruno, su un rogo fornito dal braccio secolare della Chiesa, cioè dall’Italia.
I giornali e i Tg della Repubblica Pontificia Italiana hanno candidamente affermato che Paolo Gabriele è stato arrestato dai giudici del Vaticano e rischia 30 anni di reclusione secondo il codice penale di quell’augusto Stato: nessun giornalista od opinionista o vaticanista della Colonia Pontificia, però, osa indignarsi del fatto che per l’omologo reato di violazione, sottrazione o soppressione della corrispondenza, l’art. 616 del codice penale italiano non preveda alcuna facoltà di arresto e, anzi, contempli la semplice sanzione della multa da €. 30 ad €. 516, alternativa alla reclusione sino a un massimo di un anno. E nessun giornalista od opinionista ha osato indignarsi del fatto che la Chiesa Cattolica -che si dimostra così sollecita e inflessibile nel punire chi ha osato sottrarre la corrispondenza del Papa- non ha invece sanzionato i preti che negli ultimi settanta anni hanno sodomizzato i bambini a livello planetario ma, anzi, li ha protetti omertosamente, sottraendoli alle responsabilità penali e civili. Nessun cosiddetto giornalista od opinionista si è ovviamente indignato – in questa Colonia Pontifica – che un soggetto come il Papa, che si è autoproclamato legale rappresentante di dio sul nostro pianeta e che ogni domenica diffonde, a suo dire, la Vera Verità all’Angelus, abbia poi dei segreti da occultare e nascondere al mondo intero e ai suoi fedeli! E nessuno si indigna che la Chiesa, che dovrebbe dare ai suoi fedeli l’esempio supremo di trasparenza e di Verità, chiuda nelle segrete coloro che null’altro hanno fatto se non di tentare di diffondere un po’ di trasparenza e di Verità sull’operato, tutt’altro che commendevole, della Chiesa Cattolica.
Ben venga, dunque, che il braccio secolare della Chiesa – e cioè la Repubblica Pontificia Italiana – accatasti altre fascine – ovverosia apra le nostre patrie galere – a San Paolo Gabriele, novello martire della Verità, anche se non paragonabile, per spessore morale, a Giordano Bruno.