Che scandalo! Unicredit sottrae cifre da paura al correntista, e occulta i ricalcoli. Ecco le prove
Sembra una storia surreale ma invece è quanto è capitato ad un utente di banca Unicredit a San Martino Buonalbergo, in provincia di Verona. Un utente che ha lottato per più di 7 anni con ogni azione legale possibile ma solo per un caso fortuito della vita, qualche mese fa, nel richiedere la documentazione completa al proprio legale, è venuto in possesso di documenti che comprovano tutte le colpe di Unicredit, possibili strumenti di prova, importanti ammissioni occultate relative a cifre ingenti sottratte.
Il sig. Remigio Tuppini, così si chiama l’amministratore della Tierre, società del comparto orafo coinvolta in questa incredibile storia, nel giugno 2005 si è azzardato a richiedere il rimborso degli interessi anatocistici illegittimi applicati al conto corrente dell’azienda. Successivamente nel marzo 2006, ha richiesto nuovamente il rimborso attraverso un legale ma di tutta risposta Unicredit ha revocato le linee di credito e ha chiuso i rapporti bancari. Evidentemente la sede centrale della Banca si è edotta sullo stato reale di questo conto corrente, e ha prodotto un ricolacolo. Nell’Aprile 2006 Unicredit rispondeva affermando “la correttezza dell’operato e che dalle verifiche effettuate non risultava alcun superamento del tasso soglia di usura, oltre il quale si commette l’illecito”. Solo ad agosto 2012 quando Tuppini sfinito da una situazione che non portava a nulla, ha deciso di richiedere al proprio legale tutta la documentazione e di chiedere una consulenza altrove.
Nella documentazione restituita, inaspettatamente sono stati trovati i ricalcoli del conto corrente prodotti da Unicredit, datati 1/12/2006, dove si riscontrano testuali parole “Vi comunichiamo l’esito del ricalcolo del conto corrente, senza anatocismo e al tasso legale vigente…la differenza è dovuta da: Lire 10.948.101 a titolo effetto anatocistico puro; Lire 9.132.076 a titolo cms/spese non dovute; lire 92.845.596 a titolo variazione tassi. Totale da restituire Lire 112.926.773”.
Avete capito? La Banca sapeva benissimo di aver trattenuto illecitamente del denaro ma questo documento non ha mai raggiunto il cliente, forse nella speranza di trovare qualche cavillo tramite i loro bravissimi avvocati. La prova è che in cima al documento si legge una trasmissione fax avvenuta a luglio del 2009 dall’avvocato di Unicredit all’ex legale del sig. Tuppini che si è guardato bene dal sottoporglielo. E mentre il sig. Tuppini si batteva per avere giustizia facendo denunce penali regolarmente poi archiviate dal Tribunale di Verona (in quanto si basa su circolari fuorvianti di Banca d’Italia anziché svolgere indagini presso le banche e applicare la Legge), in sede civile a nulla è servito affrontare un estenuante procedimento in quanto sono stati sottratti gli indispensabili strumenti di prova. Ma questo lo ha saputo solo in fase conclusiva quando il Giudice non ha potuto ammettere i documenti a causa della tardiva presentazione.
Ora il Tuppini ha dato Procura al Presidente della ConFedercontribuenti di Padova, sig. Belluco, che ha tentato un approccio conciliativo con Unicredit ma inutilmente. Nel frattempo sono partite nuove denunce, sia nei confronti degli Avvocati coinvolti che nei confronti della Banca. E’ il caso che gli inquirenti vadano a controllare le false scritture contabili, visto che sugli estratti conto dell’azienda sono riportate, a questo punto si può dire, cifre di fantasia.
Se è vero che la Legge è uguale per tutti lo vedremo. Certo che i nostri occhi da questo caso non si abbasseranno mai. E’ uno scandalo tutto italiano che ha fatto chiudere un’azienda con ottime chance, ha portato alla disperazione e alla fame delle famiglie ma il più penalizzato è soprattutto l’anziano signor Tuppini che ormai di chance non ne ha più, le hanno portate via con un’ordinanza di sfratto, emessa da un Giudice del Tribunale di Verona, stranamente velocissima, insieme ai macchinari che lui aveva costruito con la sua genialità, e i residui di lavorazione ossia l’argento… allo smaltimento, in discarica!