Battaglia islamisti-laici, 7 morti
Anche il presidente della tv di Stato
si dimette in polemica con Morsi
Si dimettono i consiglieri di Morsi
Almeno sette manifestanti sono morti nella notte durante scontri tra sostenitori e avversari del presidente Mohamed Morsi al Cairo. Una vera e propria battaglia con bastoni, bombe molotov e lancio di pietre si è svolta attorno al palazzo presidenziale.
Il ministero della Sanità egiziano ha fatto sapere che più di 300 persone sono rimaste ferite negli scontri. Cinquanta sono state arrestate dalle forze dell’ordine. Sul loro profilo twitter, i Fratelli Musulmani, che sostengono Morsi, hanno definito i loro avversari nostalgici del regime di Mubarak, suscitando la rabbia dell’opposizione che ha lanciato accuse di “fascismo” ed ha parlato di “milizie islamiche”. La tensione resta elevata. Almeno tre carri armati e due blindati si sono posizionati davanti al Palazzo Presidenziale, nel centro del Cairo.
Ieri, in una conferenza congiunta, i leader dell’opposizione hanno rinnovato la richiesta al presidente di ritirare il decreto e di cancellare il referendum costituzionale fissato per il 15 dicembre. «Il regime perde legittimità giorno dopo giorno», ha dichiarato il Premio Nobel per la Pace Mohamed ElBaradei, ora capo del partito el Dostour, e ha annunciato la disponibilità dell’opposizione a dialogare sulla nuova Costituzione, a condizione che Morsi ritiri il decreto con cui ha allargato i poteri presidenziali. Da parte sua, il vicepresidente egiziano ha ribadito che il referendum si terrà come previsto, invitando l’opposizione a presentare i propri emendamenti per cambiamenti da apportare dopo il voto.
L’onda lunga delle proteste è arrivata fino all’interno del palazzo presidenziale che Morsi ha lasciato nel tardo pomeriggio perché, hanno detto fonti della presidenza, aveva terminato le sue attività della giornata. Ma è il secondo giorno consecutivo che il presidente abbandona l’edificio mentre intorno è scatenato l’inferno.
Primo uno, poi a seguire tutti i consiglieri di Morsi hanno deciso di dimettersi per protestare contro le morti dei manifestanti e perché, come ha scritto uno di loro su twitter, non si vede una via di uscita alla crisi.
Intanto l’apparato di potere di Morsi perde i pezzi. Dopo le dimissioni di ieri dei consiglieri del presidente, oggi sono arrivare quelle del presidente della televisione di Stato egiziana. Essam el Amir ha annunciato di aver presentato le sue dimissioni al ministro dell’informazione Salah Abdel Maksoud, per protestare contro «la gestione del Paese».