mercoledì 2 maggio 2012

Regioni: Zaia, Rossi ed Errani i governatori piu' apprezzati


Regioni: Zaia, Rossi ed Errani i governatori piu' apprezzati

Presidente Toscana 'scavalca' Errani e guadagna 2/a posizione

02 maggio, 11:50
(ANSA) - ROMA, 2 MAG - Il governatore del Veneto, Luca Zaia, quello della Toscana, Enrico Rossi, e Vasco Errani, presidente dell'Emilia Romagna, sono i tre governatori più apprezzati in Italia, secondo lo studio Datamonitor, che enumera i primi dieci governatori per gradimento del loro operato. In testa Luca Zaia (Veneto, Lega Nord) con il 59,1% dei consensi, ancora primo nonostante un calo dello 0,9%. Al secondo posto Enrico Rossi (Toscana, Pd) con il 58,6% ed un calo dello 0,2% che supera Vasco Errani (Emilia Romagna, Pd), che con un calo dell'1,6% scende dalla 2/a alla 3/a posizione con il 58,4%.(ANSA).

Ikea metteva ai "lavori forzati" i prigionieri politici della Germania Est?


Ikea metteva ai "lavori forzati" i prigionieri politici della Germania Est?

Ikea metteva ai
Il colosso svedese dell'arredamento low cost cerca di placare gli animi: secondo un'inchiesta condotta dal canale televisivo Sveriges Television, Ikea avrebbe sfruttato i prigionieri politici della Germania dell'Estdurante gli anni Settanta e Ottanta per produrre mobili, chiedendo alla Stasi elenchi e nominativi dei papabili come forza lavoro. 
Negli anni Settanta, Ikea contava una massiccia presenza in Germania orientale, con 65 fabbriche che producevano componenti e mobili. Secondo precedenti rivelazioni, tra i vertici dellaRepubblica Democratica Tedesca e quelli dell'azienda esisteva una forte "cooperazione" che potrebbe aver fatto sì che numerosi prigionieri politici venissero impiegati in una delle linee di produzione della catena svedese.
Jeanette Skjelmose, responsabile sociale e ambientale di Ikea cerca di chiarire:
“Finora non vi sono evidenze del fatto che avremmo chiesto che i prigionieri politici della Germania Est potessero essere utilizzati nella fabbricazione dei mobili. Quello che stiamo esaminando adesso è se questo possa essere accaduto in ogni caso, a nostra insaputa". 

Gmail traduce le email da una lingua ad un'altra


Gmail traduce le email da una lingua ad un'altra

Gmail traduce le email da una lingua ad un'altra
La nota piattaforma di email di Google potrà automaticamente tradurre i messaggi di posta da una lingua ad un'altra. Così, spiega Mashable, per esempio si potrà ricevere una email in giapponese e tradurla in un istante in inglese, oppure comunicare con un amico in francese, senza nemmeno sapere la lingua.
Questa funzionalità di Gmail era stata introdotta inizialmente in Gmail Labs e fra qualche giorno diventerà realtà: si tratta di una proposta standard, ovvero già attiva in ogni sistema Gmail e pronta solo da configurare. Verrà introdotto un nuovo pulsante"Traduci messaggio" che permetterà di tradurre il messaggio di posta immediatamente se il testo verrà riconosciuto come una lingua diversa da quella usuale.
“Nei prossimi giorni chi usa Gmail potrà avere la convenienza della traduzione automatica implementata nella propria email. La prossima volta che ricevete un messaggio in un linguaggio che non è il vostro, cliccate su traduci messaggio nella testata”
ha spiegato il team di Google.
Il pulsante traduci si troverà, in ogni caso, nel menu a scomparsa di risposta mail, che tutti gli utenti Gmail conoscono bene.

2 risate ed 1 pianto.



            
   

Questi globuli rossi vengono dall’età del rame


Questi globuli rossi vengono dall’età del rame


mercoledì 2 maggio 2012
PREISTORIA/ Questi globuli rossi vengono dall’età del rame
Che le nanotecnologie e le nanoscienze stiano trovando applicazioni in campi sempre più vasti lo abbiamo capito. Forse però non avevamo ancora pensato a un loro possibile impiego per completare l’identikit di un uomo vissuto 5000 anni fa. Ora invece anche questo diventa possibile. L’uomo, manco a dirlo, è sempre lui, Ötzi: l’altoatesino preistorico più famoso e ormai entrato anche con la sua personalità nel nostro immaginario grazie anche alle pregevoli ricostruzioni disponibili presso il Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano.
Chi visita il Museo non può non restare colpito dalle particolari condizioni di conservazione, che hanno permesso di farsi un’idea delle sue condizioni fisiche e di ricostruire il suo abbigliamento e il suo equipaggiamento per dedurne le abitudini e quello che oggi si chiamerebbe lo “stile di vita”. Si può intuire che era in grado di trattenersi lontano dal suo accampamento per diverso tempo e procurarsi il necessario per vivere e anche costruirsi o riparare oggetti con gli strumenti che aveva sempre con sé.
Di Ötzi ormai si sanno molte cose, anche se sulle circostanze della sua morte prematura c’è ancora un vivace dibattito tra gli studiosi. Proprio con lui la ricerca preistorica ha tagliato importanti traguardi, mettendo a punto tecniche e metodiche che diventano punti di riferimento per le ricerche nel settore. È stato, ad esempio, decifrato il suo DNA, grazie a sofisticate tecnologie bio-informatiche che hanno ricavato informazioni da un materiale minimo e frammentato. Dagli esami endoscopici del contenuto del suo intestino si sono ricavate indicazioni sull’ultimo pasto di Ötzi: una pappa di farro, carne e verdure; i cereali potrebbero anche essere stati consumati sotto forma di pane.
Tuttavia, finora, i ricercatori non erano riusciti a individuare alcun residuo di sangue dell’uomo venuto dal ghiaccio. Si era tentato di ricavare qualche indizio dalle analisi dell’aorta, ma tali esami non avevano portato ad alcun risultato. Ora un team di ricerca italo-tedesco, composto da ricercatori dell’Accademia Europea di Bolzano (EURAC) di Bolzano e della Technische Universität di Darmstadt, ha rivelato la presenza di globuli rossi sulle ferite di Ötzi. Si tratta del campione di sangue più antico a disposizione della ricerca.
«Finora non sapevamo quanto a lungo si potesse conservare il sangue, né tantomeno come si presentavano i globuli rossi dell’uomo durante l’età del rame», spiega Albert Zink, direttore dell’Istituto per le Mummie e l’Iceman dell’EURAC. Il centro altoatesino è stato il punto di partenza delle indagini, condotte insieme a Marek Janko e Robert Stark, entrambi ricercatori di scienze dei materiali al Center of Smart Interfaces della Technische Universität di Darmstadt, in Germania. I risultati della ricerca sono stati da poco pubblicati sulla rivista Journal of the Royal Society Interface.
Anche nella moderna medicina legale non è ancora completamente chiaro come definire con precisione l’età di una traccia di sangue trovata sulla scena del crimine. Le nanotecnologie - grazie alle quali Zink, Jarko e Stark hanno analizzato la microstruttura delle cellule sanguigne e dei più piccoli coaguli di sangue - possono portare, secondo i ricercatori, a una svolta.
Il team ha esaminato con un microscopio a forza atomica dei sottili campioni di tessuto prelevati dalla ferita sulla schiena di Ötzi causata da una freccia e da una ferita da taglio sulla mano destra. L’apparecchio analizza i campioni tramite una punta sottile che percorre minuziosamente le superfici di tessuto e, per mezzo di sensori, ne registra punto per punto la forma. Questa operazione consente di ottenere un modello digitale tridimensionale del tessuto. Sulle superfici è stata così scoperta la presenza di globuli rossi con la loro classica forma “a ciambella”. La stessa struttura che ritroviamo oggi negli individui sani.
«Per essere certi al cento per cento che si trattasse di vere e proprie cellule del sangue e non di polline, batteri o di un’impronta lasciata da una cellula ormai scomparsa, abbiamo adoperato un secondo metodo di analisi: la cosiddetta spettroscopia Raman», spiegano Marek Janko e Robert Stark, membri insieme a Zink del Center for Nanosciences di Monaco. La spettroscopia Raman illumina i campioni di tessuto con una luce intensa, grazie alla quale si riescono a identificare le diverse molecole per mezzo di uno spettro di dispersione della luce. Questo metodo ha confermato che i globuli rossi di Ötzi hanno lo stesso aspetto dei campioni moderni di sangue umano.
Oltre ai globuli rossi, l’analisi ha rivelato tracce di fibrina, una proteina che regola la coagulazione del sangue. Questo è un elemento importante per arricchire quello che sembra lo scenario più verosimile della morte dell’Iceman. Zink infatti spiega che la fibrina emerge nelle ferite fresche e successivamente tende a diminuire; ciò è coerente con la tesi secondo la quale Ötzi sarebbe morto subito dopo esser stato ferito dalla freccia e non nei giorni successivi come era stato ipotizzato inizialmente


1. Immagine tridimensionale al microscopio a forza atomica di un globulo rosso rinvenuto sulla ferita sulla schiena di Ötzi. Nel riquadro a destra la rispettiva mappatura a scala di colori.




Quei 400 miliardi "dimenticati" da Monti e co.


SPENDING REVIEW/ Quei 400 miliardi "dimenticati" da Monti e co.

mercoledì 2 maggio 2012
SPENDING REVIEW/ Quei 400 miliardi dimenticati da Monti e co.

Il professor Ugo Arrigo risveglia la memoria degli italiani, che in genere sembrano sempre smemorati. Docente di Scienza delle Finanze all’Università Bicocca di Milano, spiega che la spending review fu istituita il 30 marzo del 1981 (trentuno anni fa) e sospesa due volte dal ministro Giulio Tremonti in questo ultimo decennio. È una puntualizzazione importante, perché in quel lontano 1981 c’era un governo Forlani, sorretto dal pentapartito della “prima repubblica”. La spending review non è quindi una scoperta del “governo dei tecnici”, come pare leggendo la grande stampa di oggi. Ci sono però grandi differenze. Fa notare Ugo Arrigo che in quel tempo (ormai si può dire così) la spesa pubblica totale era il 42% del Pil (è stata il 49,9% nel 2011), la pressione fiscale era al 31% (oggi è al 45%), il debito pubblico era al 56% del Pil, mentre oggi siamo al 120,1%. E il Pil era cresciuto nel 1980 del 3,1%, mentre oggi viviamo un 2012 che dovrebbe registrare, secondo l’Ocse, un -1,9%.

Professore, dopo la lunga riunione di ieri del Consiglio dei ministri, si prevede che con la spending review ci siano 295 miliardi di uscite che vengono definite “aggredibili”, cioè che si possono ridurre o eliminare, ma il taglio previsto per il 2012 sarebbe di 4,2 miliardi. Che ne pensa? 

Mi pare che vogliano recuperare una briciola, una briciolina. Quanto alle uscite “aggredibili”, io faccio una stima differente, molto differente. Mettiamo da parte le spese per il Welfare e le pensioni, che sono tra l’altro già state riformate. Se lei mette insieme tutte le spese per i servizi, i consumi intermedi e le varie voci, ci si può rendere conto che la spesa “aggredibile” arriva a 400 miliardi.

Com’è possibile questa differenza?

Guardi, inutile soffermarci su singole voci. Facciamo solo un esempio: una siringa, in una Asl, può costare da 1 a 10 euro, a secondo di come funziona la sanità in una regione. Tenga conto poi che in questa massa di spesa pubblica ci sono domande collettive, ma anche domande che non lo sono affatto. A conti fatti, secondo la stima che faccio, la spending review programmata per quest’anno taglierebbe l’1%. Mi sembra un risultato più che modesto, per usare solamente un eufemismo.

C’è anche una questione di tempi, che probabilmente va considerata. Dopo 31 anni di studi, a maggio del 2012, si arriva a un Consiglio dei ministri sulla spending review. 

Sì, è una tempistica piuttosto speciale. Prima si è tassato tutto quello che era possibile tassare, poi si guarda se nei capitoli di spesa ci sono errori o inefficienze. Una tempistica veramente speciale. Qualsiasi azienda in difficoltà cosa fa in genere? Guarda complessivamente i suoi bilanci, guarda dove ci sono gli errori, le inefficienze, le troppo spese. Insomma, guarda nel suo insieme e cerca di razionalizzare in modo funzionale, con coerenza. Qui si è scelta invece la politica dei due tempi. Gli errori e le inefficienze si vanno a cercare dopo.

Tutto questo avviene mentre nel Paese comincia a diventare insopportabile la pressione fiscale. E ci sono i primi messaggi, vengono da alcuni comuni, anche da diverse forze politiche, di rivolta fiscale. Il premier ha risposto stigmatizzando taluni comportamenti e ha detto che abolire l’Ici è stato un errore.

Evidentemente il professor Monti non si accorge che la pressione fiscale sta diventando intollerabile. Occorre mettere accanto a questa pressione fiscale le spese che una famiglia deve affrontare per vivere dignitosamente. Quindi tutte le tasse indirette, le accise sulla benzina, le bollette di luce e gas, le spese di trasporto. Si capisce facilmente perché secondo alcune analisi e alcuni dati la metà degli italiani appartiene ormai a una classe sociale definita bassa. Qui è stata letteralmente bruciata la classe media. Per quanto riguarda l’Ici, il modo che scelse Tremonti di abolirla fu sbagliato. Ma una tassa sulla propria casa di abitazione è altrettanto errata.

Forse c’è una nuova interpretazione di tassare i cittadini.

Non lo so. Ci sono due modi di tassare i cittadini, di valutare la loro capacità contributiva. Il primo è quello dello Stato assolutista che mette mano dove vuole. Il secondo è quello di uno Stato democratico, che ritiene che la capacità contributiva sia quella eccedente ai fabbisogni essenziali di una vita dignitosa dei cittadini.

Ritorniamo alla spending review. È stato nominato Enrico Bondi, il risanatore di Parmalat, l’uomo che taglia e aggiusta. Che ne pensa?

Credo che sia una persona brava e capace. Il problema è che ha operato nel settore privato, dove per rimettere a posto le cose si deve guardare all’interesse e ai profitti degli azionisti di un’azienda. Ma il settore privato non c’entra nulla con quello statale, perché in questo caso gli azionisti sono i politici e i capitoli di spesa sono i profitti dei politici. È come voler mettere a dieta un orso di fronte al miele. L’orso, il miele continuerà a mangiarlo. Mi sembra che con questo tipo di Stato e in questo tipo di situazione una dieta nella spesa pubblica sia poco prevedibile.