venerdì 17 maggio 2013

Cina: ritrova genitori con Google Map


Cina: ritrova genitori con Google Map

Fu sequestrato quando aveva 5 anni, ora ne ha 28



(ANSA) - SHANGHAI, 17 MAG - Un cinese che 23 anni fa, quando era bambino, fu rapito e portato in un'altra provincia e' riuscito a ritrovare i suoi genitori grazie a Google Map.

Luo Gang era nato in un villaggio della citta' di Guangan, nella provincia del Sichuan. Un giorno, a cinque anni, spari' mentre stava andando all'asilo. I genitori cercarono invano dovunque e dopo qualche anno adottarono una bambina. Nel frattempo Luo fu adottato da una famiglia della provincia del Fujian, a 1500 km di distanza.

Bangladesh: maltempo, altri bimbi morti


Bangladesh: maltempo, altri bimbi morti

Peschereccio affondato, salito a 27 bilancio vittime, 20 minori



(ANSA) - DACCA, 17 MAG - La Guardia costiera bengalese ha recuperato oggi sulla spiaggia di Teknaf i cadaveri di cinque bambini, passeggeri del peschereccio affondato l'altro ieri a causa del ciclone 'Mahasen', portando il bilancio complessivo delle vittime a quota 27, di cui 20 sono minori. Lo riferisce The Daily Star. Nella sua pagina online il giornale cita Didar Ferdous, ispettore della polizia di Teknaf, secondo cui si tratta di bambini di un'eta' fra i dieci ed i 12 anni.

Scacco a Obama, padroni del futuro i signori della guerra


Scacco a Obama, padroni del futuro i signori della guerra


L’attentato di Boston, i bombardamenti israeliani su Damasco, la finta crisi tra Stati Uniti e Corea del Nord: sembrano eventi del tutto scollegati tra loro, ma purtroppo non lo sono. Al contrario, sembrano tutti segnali del convergere verso una “resa dei conti” su scala planetaria, tra Usa e Cina. Riletti in controluce, gli ultimi eventi parlano chiaro: a Boston si fanno prove generali per sospendere la democrazia sostituendola con lo stato d’assedio, utilizzando la paura. In Siria, l’intervento militare di Israele rischia di far precipitare la crisi verso un conflitto epocale con l’Iran. E la sfida ridicola inscenata da Pyongyang serve solo a consentire al Pentagono di traslocare armamenti in prossimità dei confini cinesi. E il presidente Obama? Non pervenuto. E’ lui il cuore del problema: «Adesso – dice Giulietto Chiesa – si vede in trasparenza che l’“uomo nuovo” della politica statunitense ha la stessa libertà di manovra di un fringuello in gabbia».
Mai seriamente monitorata e analizzata dai media, la situazione illumina un caos pericolosamente simile a quello che preparò la Seconda Guerra Obama sotto scaccoMondiale, scrive Chiesa su “La Voce delle Voci”. «Gli Stati Uniti sembrano una barca alle deriva. Con un presidente che, apparentemente, essendo più libero di agire nel suo secondo mandato, era stato dato come all’offensiva su molti fronti. E invece non solo non è affatto all’offensiva, ma sta subendo un’offensiva interna che appare oscura, ma che ha le sembianze neocon del suo predecessore». Povero Obama? Lo stesso Chiesa l’aveva definito «la più straordinaria e ben riuscita operazione di maquillage di tutta la storia». Conclusione per niente rassicurante: se il presidente si rivela un peso piuma, sono altri i super-poteri che manovrano al posto suo, e non certo per il bene di tutti. Esempio lampante, la Corea del Nord. Un paese che gli Usa potrebbero cancellare all’istante. Eppure: «Il giovanotto di Pyongyang si mette all’improvviso a strillare e minacciare, apparentemente senza motivo. Tutti i media si mettono a starnazzare anche loro come galline impazzite e, per una decina di giorni, il mondo intero appare sull’orlo di uno scontro nucleare tra il gigante americano e il nano nordcoreano».
Evidentemente, aggiunge Chiesa, non c’era nulla di più serio di un accurato gioco delle parti, nel quale la parte più potente faceva finta di sentirsi minacciata, sapendo perfettamente che la minaccia di Kim era semplicemente inesistente. Il vero scopo era diverso: «Consentire al Pentagono di mettere a punto gli orologi, e portare le armi e le più raffinate tecnologie americane negli immediati pressi di Pechino». Ma attenzione, il vero problema è politico: la crisicon la Corea del Nord, osserva Giulietto Chiesa, non è stata aperta né da Obama, né dal suo ministro degli esteri. «Si potrebbe pensare che ci sia un legame diretto, ben più solido, tra Kim Yong Un e il Pentagono, o la Cia, o con tutti e due». Ecco il punto: Obama è stato costretto ad assecondare gli eventi, decisi all’interno di stanze più potenti e non controllabili. «Fatto decantare il polverone, John Kerry si è affacciato sull’uscio e ha detto che troppo allarme era esagerato e contro-producente. Rumsfeld, Cheney e BushFine della commedia: si erano messi d’accordo per ricompensare il “dittatore pazzo”. Resta solo da chiarire chi ha acceso il fiammifero».
L’incendiario non è Obama, «i cui capelli stanno ingrigendo a velocità supersonica, date le circostanze». Al presidente democratico «è stato affidato il compito, forse per lui ingrato, di portare a compimento la profezia dei neocon», cioè i potentissimi manovratori della destra americana che «presero il potere, con un vero e proprio colpo di stato, nell’anno 2000, portando alla presidenza George W. Bush», tecnicamente sconfitto da Al Gore. Scrissero, nel famoso “Project for The New American Century”, che la Cina sarebbe divenuta il pericolo principale per la sicurezza degli Stati Uniti nel 2017. Previsione ripetuta nei documenti successivi, concernenti la sicurezza nazionale. «Era il 1998. Forse non era una profezia, sebbene si trattasse di eventi del futuro. Forse avevano fatto i loro calcoli e avevano pensato con quale Cina avrebbero avuto a che fare, tenendo conto dei tassi di crescita del suo Pil, dei suoi armamenti, della sua finanza, della sua tecnologia, della sua popolazione. Se non si tengono sempre presenti quelle previsioni, difficilmente di potrà capire cosa sta succedendo in America e fuori, mentre nel frattempo l’Occidente intero è entrato nella più grave crisidella sua intera vicenda imperiale».
Il secondo problema per Obama si chiama Siria. «Il ruolo che avrebbe voluto recitare era quello del moderato e prudente. Aveva provato la parte nella vicenda della guerra contro la Libia di Gheddafi, facendola passare – mediaoccidentali compiacenti – come una guerra anglo-francese. In realtà se non ci fossero stati il Pentagono e la Cia quella guerra non sarebbe stata nemmeno tecnicamente possibile». Dunque Obama ha provato a replicare stesso film a Damasco, ma c’è riuscito solo fino a gennaio di quest’anno. Basso profilo, col via libera accordato ad Arabia Saudita, Qatar e Turchia, per scatenare contro Damasco un intero esercito di almeno 25.000 mercenari, senza contare le sanzioni per strangolare il regime di Bashar Assad e il ponte aereo che da mesi, con centinaia di velivoli, rifornisce di armi e munizioni il “Free Syrian Army”. «Gli Stati Uniti non sono mai stati in disparte in questa guerra: non una sola pallottola è stata sparata senza il Siriaconsenso di Washington», ormai incline a fornire armi “sempre più letali” ai ribelli mercenari, mescolati con i residuati di Al-Qaeda.
«Obama voleva una tattica di logoramento, in modo che Bashar cadesse da solo, come una pera matura, senza costringere l’America a sporcarsi troppo le mani». Ma Assad è riuscito a resistere, e – fatto clamorosamente pericoloso – è venuta crescendo «la fregola di Israele, che ha bombardato direttamente il territorio siriano e perfino Damasco». Ecco il problema: «E’ stato Israele a inventare le armi chimiche siriane, e probabilmente è stato qualche commando israeliano a piazzare qualche bomba chimica, o a consegnarle ai tagliagole del Free Syrian Army». Retroscena: Tel Aviv ha fretta, perché la caduta di Damasco è preliminare all’attacco contro Teheran. «E qui Obama ha di nuovo fatto la figura del vaso di coccio schiacciato dal vaso di ferro Netanyhau», sostiene Chiesa. «Anche qui l’impressione è che il presidente americano conti meno dei suoi militari o dei suoi servizi segreti, che vanno a trattare direttamente con Israele e si muovono con grande disinvoltura per conto proprio». Così, una volta “scoperte” le armi chimiche della Siria, Obama ha dovuto recitare la parte di colui che è costretto, suo malgrado, a minacciare di ricorrere alla forza in modo scoperto, usando «tutti i mezzi». Armi chimiche contro la popolazione? «Non resta dunque che aspettare che il Mossad e la Cia forniscano le prove».
Ci vorrà qualche cautela: per fornire le “prove” contro Assad si dovrebbe ammettere che il Mossad sta agendo sul territorio siriano, insieme ai servizi segreti di Turchia, Francia e Gran Bretagna e, naturalmente, alla Cia. «Ma è solo questione di tempo. E a quel punto Barack Obama darà l’ordine che forse avrebbe preferito non dare». Ma i segnali di sconfitta del presidente americano sono ormai quotidiani. Come lo scacco subito al Senato il giorno stesso delle bombe di Boston: bocciata la sua proposta di limitazione alla vendita di armi ai civili. Sempre quel giorno, le bombe «subito attribuite a un “commando ceceno” composto da due “terroristi”, tanto improbabili quanto le loro origini etniche», hanno permesso all’Fbi, «con modesto dispendio di morti, di paralizzare la città per una intera settimana, chiudendo in casa tutti gli abitanti e terrorizzando l’America intera». Prove forze specialitecniche di stato d’assedio: «Perché? Cosa si sta preparando?». Giulietto Chiesa cita una famosa “profezia” di Bertolt Brecht: «Se il fascismo arriverà in America avrà il volto della democrazia».
Chi organizza questi esperimenti per terrorizzare la popolazione? «Non lo sapremo mai. Resta da indovinare se il presidente in carica è al corrente, ovvero se ci sono forze che agiscono anche indipendentemente dal presidente, oltre lui e sopra di lui, e che lui è costretto ad avallare, a posteriori». Il clamore di Boston è stato anche provvidenziale: ha oscurato la prima pagina del “New York Times”, che il 16 aprile sparava la notizia del drammatico esito della commissione d’inchiesta del Congresso: gli Stati Uniti hanno praticato sistematicamente la tortura a partire dall’11 settembre del 2001. Il presidente e i suoi massimi consiglieri – recita la sentenza – erano al corrente del fatto che «pene e tormenti venivano inflitti su diversi detenuti in nostra custodia». Una bomba storica, contro gli ultimi tre presidenti: il democratico Bill Clinton, che preparò il terreno giuridico per le mostruosità che avvennero “dopo”, per includere i due mandati di George Bush Jr, fino ai due mandati non ancora conclusi di Barack Obama, coinvolto nella vicenda perché coprì le responsabilità delGiulietto Chiesa suo predecessore, tentando di bloccare l’inchiesta che lo riguardava nel 2009.
Nessuno sconto per Obama, «noto per non avere chiuso Guantanamo Bay e per avere fatto ammazzare più di 4000 “terroristi” mediante droni che hanno agito fuori dal territorio americano, cioè in aperta violazione di tutte le leggi internazionali». La prima inchiesta contro Bush fu bloccata dall’attuale capo della Casa Bianca, che però non è riuscito a fermare la denuncia bipartisan del repubblicano Asa Hutchinson e del democratico James Jones. «Bomba chiama bomba», conclude Giulietto Chiesa: «Se ci furono torture sui “nemici combattenti”, tutte le loro confessioni sono inutilizzabili (anche secondo la legge americana). E, dunque, anche le conclusioni dell’inchiesta ufficiale sull’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono sono nulle. I morti e la polvere di Boston hanno coperto “l’incriminazione” di Obama. Nessuno, fuori dagli Stati Uniti, ha mostrato di accorgersene. Siamo tutti troppo distratti?». E mentre Obama affonda, costretto a rincorrere gli eventi, qualcuno piazza bombe, da Boston a Damasco. E intanto mette a punto batterie di missili lungo le frontiere della Cina.

E i politici italiani quando daranno un esempio?Crisi:Spagna, Juan Carlos cede suo yacht Stampa, un pieno di benzina per la barca costa oltre 20mila euro


Crisi:Spagna, Juan Carlos cede suo yacht

Stampa, un pieno di benzina per la barca costa oltre 20mila euro



(ANSA) - MADRID, 16 MAG - Nel pieno della crisi economica e investito dai numerosi scandali che hanno toccato la casa reale di Madrid, re Juan Carlos ha deciso di separarsi dal suo yacht.

Il 'Fortuna', lungo 41 metri e mezzo, era stato offerto al re nel 2000 da un gruppo di uomini d'affari attraverso una Fondazione per il turismo delle Baleari. Per la stampa un pieno di benzina costa oltre 20mila euro. Tra gli scandali quello per presunta corruzione che si e' abbattuto sull'infanta Cristina e su suo marito.

MPS,Perquisizioni in corso, nuovi indagati


Perquisizioni in corso, nuovi indagati

Perquisiti personaggi legati a 'banda del 5% che avrebbero fatto la 'cresta' su operazioni


Carabinieri davanti alla sede della Banca Monte dei Paschi di Siena

BOLOGNA - Decine di perquisizioni sono in corso da parte della Guardia di Finanza in varie città italiane, disposte dalla Procura di Siena nell'ambito dell'inchiesta Mps. Altre perquisizioni per la stessa vicenda avvengono contestualmente in Svizzera.
Le perquisizioni in corso in varie città italiane nell'ambito dell'inchiesta sull'Mps riguarderebbero, secondo quanto si apprende a Siena, il filone della cosiddetta 'banda del 5%', ossia i funzionari della banca e di altre società che avrebbero fatto la 'cresta' su alcune operazioni effettuate da Rocca Salimbeni. Proprio nell'ambito di questo filone, tra l'altro, venne arrestato Gianluca Baldassarri, l'ex responsabile dell'area finanza di Mps.
MPS: NUOVI INDAGATI PER RICICLAGGIO - Ci sarebbero nuovi indagati nell'ambito dell'inchiesta su Mps per la quale sono in corso una quindicina di perquisizioni da stamani in varie città italiane e in Svizzera. Almeno per alcuni di questi l'accusa sarebbe di riciclaggio.
Le perquisizioni, secondo quanto si apprende da fonti vicine all'inchiesta su Mps, riguarderebbero tutte persone fisiche. Non sarebbero quindi interessante banche o società, ma personaggi in qualche modo legati alla cosiddetta 'banda del 5%'.

Hollande: la recessione è dovuta alle politiche di austerità


Hollande: la recessione è dovuta alle politiche di austerità


Hollande
Hollande
Parigi, 16-05-2013
Ciò che colpisce attualmente l'Europa è "la recessione dovuta alle politiche di austerità": lo ha detto il presidente francese, Francois Hollande, nel corso di una conferenza stampa all'Eliseo.
In un anno la zona euro è stata stabilizzata"Da un anno i dati sono cambiati: la zona euro è stata stabilizzata, sono stati introdotti strumenti di solidarietà, è stata definita l'Unione bancaria, c'è una nuova dottrina della BCE e la Grecia che a un certo punto si pensava minacciata di uscire dall'Ue, è stata salvata, come altri paesi". La Francia "è uno stato che ha dimostrato la credibilità del suo bilancio e ha avviato la riforma del mercato del lavoro", ha sottolineato in particolare Hollande, durante la sua conferenza stampa.
Fare uscire l'Europa dal suo languore"La Francia è disposta a dare un contenuto all'unione politica" della Ue dopo la proposta avanzata lo scorso anno dalla Germania di Angela Merkel, ha detto Hollande che ha annunciato un'iniziativa per fare uscire l'Europa "dal suo languore".
Urge un governo dell'eurozonaBisogna "instaurare con i Paesi della zona euro un governo economico che si riunisce tutti i mesi intorno a un unico presidente". Così il presidente francese Francois Hollande, nel corso di una conferenza stampa all'Eliseo.
Oltre al governo economico della zona euro, Hollande ha proposto tre altri punti con cui rilanciare l'Europa. In particolare, il presidente francese intende "mobilitare subito il bilancio Ue per l'inserimento dei giovani", ma anche "definire una strategia di investimento" comune "per il mondo dell'industria, tra cui una comunità europea per l'energia, che si concentri soprattutto sulle rinnovabili". Infine, una nuova tappa di integrazione, con capacità di bilancio". "Se l'Europa non avanza, cade, anzi, si cancella dalla carta del mondo e dall'immaginario dei popoli", ha avvertito Hollande.
La curva dell'occupazione invertirà entro il 2013Il presidente della Repubblica francese, Francois Hollande, ha dichiarato oggi nella conferenza stampa all'Eliseo di "confermare" il suo impegno ad invertire la curva della disoccupazione entro la fine del 2013. "Ripeto qui davanti a voi - ha detto - assumendo dei rischi, ma anche delle responsabilità, che la curva della disoccupazione può invertirsi entro la fine dell'anno". Hollande ha sottolineato che "la battaglia sarà vinta, a lungo termine, soltanto se torna la crescita".
Con Letta pieno accordoC'è "pieno accordo" con il presidente del Consiglio italiano, Enrico Letta, sul fatto che "la correzione delle traiettorie e l'obiettivo di riduzione dei deficit possano essere compatibili", con la crescita. Lo ha detto il presidente francese Francois Hollande citando anche l'occupazione giovanile come tema di intesa con Letta.