Afghanistan, aerei italiani per trafficare droga?
Enrico Piovesana
Finora, per quieto vivere, i vertici militari Usa hanno chiuso un occhio, se non due, sulla condotta criminale di molti ufficiali della forze armate afgane e sui traffici illeciti in cui sono coinvolti.
Ora la musica sembra cambiare, forse anche a seguito delle crescenti tensioni tra truppe d’occupazione americane e forze armate locali, esacerbate dalle recenti uccisioni di soldati Usa da parte di militari afgani (in gergo militare ‘Green on Blue’) durante le proteste per i Corani bruciati.
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, le autorità militari Usa in Afghanistan hanno aperto un’approfondita inchiesta su un traffico di droga e armi gestito da ufficiali dell’aviazione afgana che, godendo del sostegno di diversi esponenti governativi a Kabul, utilizzerebbero regolarmente velivoli militari dell’Afghan Air Force.
Oltre agli elicotteri militari di produzione russa, per questi traffici potrebbero essere impiegati anche gli aerei da trasporto italiani G-222 che Alenia (Finmeccanica) ha venduto all’aeronautica afghana attraverso una triangolazione con gli Stati Uniti (volta ad aggirare la legge 185/90 che vieta la vendita di armi a Paesi in guerra).
Il centro di smistamento principale di questo traffico sarebbe la rampa n.5 dell’aeroporto militare di Kabul, definita da un ufficiale Nato come “la stazione centrale delle attività illecite”: un’area dello scalo aereo fuori dalla competenza Nato dove di notte transitano velivoli militari afgani senza piani di volo.
Proprio la scoperta dei traffici illeciti alla rampa n.5 sarebbe stata alla base dell’uccisione, un anno fa, di otto militari e contractor americani da parte del colonnello dell’aeronautica afgana Ahmed Gul. Secondo un recentissimo rapporto Usaf, l’ufficiale afgano voleva eliminare i testimoni che erano pronti ad accusarlo.
Sarà interessante vedere come gli afgani reagiranno a queste accuse, tenuto conto che anche sugli americani gravano sospetti di coinvolgimento nel narcotraffico afgano con l’uso di velivoli militari: sospetti pesanti (visti anche i trascorsi della Cia in Indocina durante la guerra in Vietnam e nello stesso Afghanistan negli anni ’80), ma finora mai tradottisi in accuse circostanziate.