martedì 20 marzo 2012

Violento terremoto a Citta' del Messico


Violento terremoto a Citta' del Messico

I palazzi hanno tremato anche a Puebla

20 marzo, 20:33
20120320 Terremoto in Messico 20120320 Terremoto in Messico
Violento terremoto a Citta' del Messico
La scossa di terremoto osservata nell'area di Acapulco, a 174 chilometri dalla città, è stata di magnitudo 7,9 come osservato dall'istituto geosismico americano (Usgs). La scossa ha fatto tremare gli edifici di Città del Messico. Per ora non si hanno indicazioni di eventuali danni. Il sisma, di 7,9 gradi che ha scosso Città del Messico è stato avvertito anche a Puebla, 130 chilometri a sudest della capitale. Il movimento tellurico è stato registrato poco dopo mezzogiorno. Molte persone hanno abbandonato gli edifici e sono uscite in strada. Al momento non si hanno notizie di vittime, ma alcuni edifici nei quartieri più antichi, avrebbero riportato danni e anche le linee telefoniche sono interrotte, secondo quanto scrive la stampa locale.
POCO PROFONDO E NO ALLARME TSUNAMI  - E' avvenuto sulla terraferma, è stato poco profondo e al momento non c'é allarme tsunami: sono queste le prime notizie relative al terremoto avvenuto poco fa in Messico, a Oaxaca. Il terremoto, rileva la simologa Rita Di Giovambattista, è avvenuto a circa 17 chilometri di profondità sulla terraferma, non lontano dalla costa. E' stato quindi poco profondo ed è perciò probabile che sia stato avvertito in un'area molto estesa. "Non c'é al momento un allarme tsunami, ma la rete di segnalazione indica che potrebbero esserci soltanto effetti a livello locale".
PRESIDENTE SU TWITTER, NON DANNI GRAVI  - Dal suo account Twitter il presidente messicano Felipe Calderon, ha fatto sapere che fino ad ora non è stato informato circa danni gravi. L'epicentro del terremoto, di magnitudo 7,9 della scala Richter è stato localizzato a 29 chilometri da Ometepec, nello stato di Guerrero (Pacifico centrale) a 185 chilometri da Acapulco. La scossa ha avuto una durata di circa 5 minuti ed è stata registrata a 17,5 km di profondità.

La gente è uscita in strada per timore di una nuova scossa. La telefonia mobile non funziona ed il servizio di corrente elettrica è stato interrotto. Intanto il segretario del Governo Alejandro Poiré afferma che si stanno compiendo sopralluoghi per verificare la situazione, ma che al momento non sono state riportate informazioni di danni gravi.

Quei "trucchetti" sul debito che minacciano l’Europa


Quei "trucchetti" sul debito che minacciano l’Europa

martedì 20 marzo 2012
GEOFINANZA/ Quei trucchetti sul debito che minacciano l’EuropaInfophoto

Tornata nel ruolo di matrigna del rigore, venerdì scorso Angela Merkel ha ribadito il suo no all’ampliamento del fondo salva-Stati europeo: «L’Esm rimane a 500 miliardi di euro, quindi nessun aumento del fondo duraturo e incalcolabile». Una posizione arcinota, ma che, alla luce di quanto sta accadendo sui mercati dopo le mega-iniezioni di liquidità della Bce, assume nuovo valore e prezza sviluppi a medio termine che governi e istituzioni ignorano o fingono di ignorare.
Esattamente come per il principio di Archimede, infatti, il denaro a costo pressoché zero dell’Eurotower sta tenendo a galla tutti gli assets, dai più ai meno rischiosi, creando una sorta di “mondo perfetto” che disconosce i fondamentali e vive alla giornata. Il giochino, d’altronde, è molto semplice: io banca autoemetto obbligazioni che porto alla Bce per ottenere denaro fresco, trasformando il mercato del debito sovrano e quello degli istituti di credito in un unico soggetto e correlando, sempre e al 100%, gli spread sovrani e quelli bancari. Unite a questo l’aumento quotidiano dei margini sui prestiti operato dalla Bce da una settimana a questa parte e il punto fermo posto dalla Merkel ieri assume connotati chiari. Anche alla luce degli ultimi “prelievi” italiani e spagnoli dal programma Target 2, appena sotto la quota monstre di 400 miliardi di euro che ora, con somma gioia, la Bundesbank si affretterà a coprire con denaro vero, a fronte di collaterale di dubbia qualità.
Ma cosa sta già scontando Berlino, facendogli chiudere preventivamente il portafoglio? Ciò che ha previsto con lucido e spietato realismo in un’intervista a Der Spiegel, Mohamed El-Erian, amministratore delegato e co-fondatore del colosso obbligazionario Pimco, il quale è sicuro che entro la fine di quest’anno il Portogallo farà la stessa fine della Grecia: «Sfortunatamente le cose stanno proprio così. Ci sarà un grosso dibattito su come suddividere questo peso tra gli europei, la Bce e il Fondo monetario internazionale. I mercati finanziari diventeranno nervosi, soprattutto in vista della partecipazione dei creditori privati al salvataggio». Difficile dargli torto. Quest’anno in Portogallo vanno in scadenza obbligazioni corporate per 31 miliardi di euro, una situazione di per sé esplosiva che diventa ingestibile in un ambiente che prevede una contrazione del Pil del 5,7% (analisi di Citi) nella peggiore delle ipotesi e del 3,3% nella migliore (stima del governo di Lisbona).
Contraddicendo il rigorismo tedesco, l’ex membro della Bce, Lorenzo Bini-Smaghi, ha detto chiaro e tondo ai leader dell’Ue che devono agire immediatamente in supporto del Portogallo: e i rendimenti dei bonds lusitani parlano questa lingua. Insomma, lungi dall’aver stabilizzato alcunché, lo swap sul debito greco ha aperto un vaso di Pandora che terrorizza Berlino e che, da qualche giorno, ha rimesso Lisbona e Madrid nel mirino della speculazione. Nel caso portoghese, il timore è uno swap in stile greco che vedrebbe i creditori perdere pressoché tutto, visto che Bce e Fmi scambieranno le loro detenzioni innescando la subordinazione per qualsiasi altro creditore e i detentori di bonds lusitani sotto legislazione inglese - un numero molto alto del totale - bloccheranno ogni processo innescando di fatto l’evento di credito e il pagamento dei cds.
E già oggi, il Fondo sovrano norvegese, che ha votato “no” allo swap greco, ha minacciato di scaricare tutto il debito Piigs in suo possesso: tanto per far capire che non scherza, ha scaricato metà delle sue detenzioni di debito spagnolo. Durissime verso la Bce le parole del direttore del Fondo, controllato dal ministero delle Finanze norvegese, Yngve Slyngstad: «È importante creare fiducia sui mercati e per creare fiducia bisogna rispettare le regole, che valgono per tutti». Per quanto riguarda la Spagna, la conferma del perché la situazione stia precipitando è giunta venerdì scorso: il debito pubblico iberico, infatti, in un anno è salito dal 61,2% sul Pil al 68,5%, toccando la quota di 732 miliardi, cui sommare i 140,1 miliardi di euro di debito regionale. Un dato che non fa solo paura a livello macro, ma che, numeri alla mano, dimostra l’assoluta mancanza di credibilità dei dati sul Pil forniti dall’eurozona: basti pensare che, tra trucchetti contabili e bonds fantasma, oggi la Grecia ha un bilancio diviso in sette classi di debito differenti! E la Spagna, purtroppo, assomiglia molto ad Atene da questo punto di vista.
È Eurostat stessa ad ammettere che «il debito consolidato spagnolo è salito nella ratio debito/Pil ben di più, addirittura del 12,3% e che il debito garantito dallo Stato non fa parte del debito governativo, ma rappresenta una debolezza strutturale e contingente». Insomma, non si contabilizza tutto in un’unica voce, ma si sparpaglia, esattamente come per i derivati. A fare le pulci ai veri numeri di Madrid ci ha pensato la Phoenix Capital Research, secondo cui ai dati ufficiali (732 miliardi di debito pubblico, 68,5% del Pil) bisogna sommare il debito del settore privato pari al 227% del Pil e un’esposizione alla leva delle banche iberiche di 19 a 1.
Ancora Eurostat, nel suo report del 29 febbraio scorso, faceva notare un qualcosa che nemmeno le solerti agenzie di rating hanno messo in conto: le garanzie sovrane totali della Spagna alla voce “altro debito” sono pari al 7,5% del Pil, circa 72,2 miliardi euro di debito non contabilizzato. Quindi, facendo due conti della serva: debito sovrano ammesso 732 miliardi di euro, debito regionale ammesso 183 miliardi, debito bancario garantito 103 miliardi e altro debito sovrano garantito 72 miliardi. Totale, 1.090 miliardi di euro, ovvero una ratio debito/Pil reale del 113,2%. Ma c’è di peggio: se infatti l’Italia, sempre per Eurostat, vanta garanzie sovrane su “altro debito” pari al 3,6% del Pil e il Portogallo pari al 7,7%, il Belgio surclassa tutti con un debito non contabilizzato ma garantito dallo Stato pari al 21,3% del Pil!
Ma la Spagna paga anche altro. Uno studio di Danske Bank sottolinea, infatti, come nell’ultimo trimestre del 2011 il calo del prezzi degli immobili in Spagna è stato del 4,2%, il terzo peggior risultato di sempre anno su anno, il tasso di decrescita più veloce dal settembre 2009 e pari, a livello di impatto sul settore real estate, a un calo del 10% del Pil, visto che i prezzi sono tornati al livello del marzo 2005. Insomma, la bolla immobiliare che ha fatto scoppiare il governo Zapatero è tutt’altro che sparita. Peccato che le già traballanti banche spagnole detengano più di 400 miliardi di euro in prestiti al settore delle costruzioni e del real estate, tutti garantiti da collaterale che sta perdendo d valore a velocità record.
Il numero di prestiti non performing sta salendo in maniera esponenziale, avvicinandosi alla cifra monstre di 140 miliardi di euro, ma la cosa più grave è che le banche spagnole, invece di correre ai ripari, si occupano solo di «fare il make-up ai loro cattivi prestiti», come confermato da Joaquin Maudos, docente di economia all’università di Valencia.

Ovvero, le banche continuano a rifinanziare i prestiti, invece di dare vita a write-off. E per avvalorare la sua tesi, il professor Maudos porta un esempio: «Pensiamo alla Sergesprom 2000, un costruttore di medie dimensioni della Catalogna. Durante il boom del mercato immobiliare ha ottenuto 30 milioni di euro di prestiti da una cassa di risparmio locale per costruire 200 immobili. Ma quando il mercato è collassato, Francisco Gomez, l’amministratore delegato dell’azienda, disse chiaro e tondo che non era in grado di vendere le case, né di pagare gli interessi sui prestiti per almeno tre anni. Invece di pignorare, la banca gli ha prestato ancora più denaro per coprire i pagamenti degli interessi, aumentando il debito totale di altri 3 milioni». E di casi del genere, soprattutto per piccole banche regionali - le cajas già protagoniste di un processo di fusione forzata per aumentare il capitale di riserva -, ce ne sono a decine, se non centinaia.
E nonostante sempre venerdì scorso il governo spagnolo abbia deciso di aprire cinque linee di credito, per un totale di 22 miliardi di euro, a sostegno dell’attività di Pmi e autonomi, che rappresentano l’85% del tessuto economico del Paese, le banche spagnole premono per più emissione di debito garantita dallo Stato, quindi per un aumento della voce “altro debito” nel computo generale. I mercati lo sanno e picchiano sugli spread, visto senza una terza asta Ltro da parte della Bce, le banche spagnole rischiano di capottarsi su quei 400 miliardi di crediti a rischio, stante il peggioramento sia della situazione occupazionale che della crisi del mercato immobiliare.
Problema ulteriore: con quale collaterale si presenteranno a Francoforte? Obbligazioni autoemesse con garanzia statale, quindi altro debito pubblico. Evviva! Tanto più che lo scorso febbraio, il governo di Madrid ha reso noto che intende acquistare bonds dalle banche per convertirli in equity a determinate condizioni sotto il controllo del fondo di salvataggio bancario governativo Frob, il quale però ha potenziale di acquisto solo per 90 miliardi di euro e il debito che vende viene contabilizzato come spesa pubblica.
«Il problema della Spagna sta tutto nel rischio nascosto nel trasferimento potenziale del debito bancario nel bilancio dello Stato, il governo sta pattinando su una lastra di ghiaccio molto sottile», ha dichiarato Thomas Costerg, economista alla Standard Chartered Bank a Londra. Non a caso, nelle sale trading si parla già di “paella-bonds” e venerdì il rendimento del decennale iberico ha toccato il 5,20%, in totale decoupling dal Btp italiano. Tanto più che, al netto della deroga ottenuta dal governo spagnolo rispetto agli obblighi di riduzione del deficit (dall’8,5% del 2011, doveva passare quest’anno al 4,4%, ma ha ottenuto uno sconto al 5,8%), sono i calcoli sui fondamentali fatti dall’Ue a essere sballati. Per arrivare all’obiettivo del 4,4%, le previsioni si basavano su un tasso di crescita del 2% per quest’anno, peccato che già a febbraio l’Ue ha tagliato le stime spagnole parlando di un -1% di contrazione, dato smentito dal Fmi che stima un calo dell’1,7% e che il governo di Madrid ha recentemente confermato.
Per Moody’s, per arrivare all’obiettivo di budget, la Spagna deve tagliare spesa per altri 25 miliardi di euro: Fitch, dal canto suo, ha già definito questa stima irrealistica. In molti pensano che questa pratica alla greca di magheggi contabili sui conti pubblici sia legata alla prossima elezione regionale in Andalusia, prevista per il 25 marzo: Rajoy vuole fortemente che il suo Partito popolare vinca per la prima volta in 30 anni, portando a 12 su 17 le regioni autonome a guida conservatrice. L’Ue capirà e ci passerà sopra? Molto probabile. E i mercati? Molto meno. L’8 febbraio il cds spagnolo crollava a 340 punti base, ieri ha toccato quota 400: se Lisbona gioca la carta della disperazione, Madrid scherza col fuoco.

P.S. «Siamo delusi dalle banche. Da parte loro non c’è malafede, ma c’è mancanza di buona volontà» (vedasi a questo proposito un mio vecchio articolo). Parole del Commissario europeo per il Mercato interno, Michel Barnier, in conferenza stampa ieri a Bruxelles. Parlando del credito ombra e delle attività finanziarie non ancora regolamentate, Barnier ha riconosciuto: «Ho sperato in una partecipazione più forte delle banche, ma abbiamo a che fare con enti che hanno cattive abitudini, soprattutto sul fronte della trasparenza. Quindi, dobbiamo obbligarle a cambiare». Nessun’altro commento.

Perchè???? Scusa ma non siamo tutti uguali??perchè questa strage??



L'omaggio silenzioso di Parigi
Una folla di oltre mille persone si é radunata in serata davanti alla sinagoga parigina Nazareth, nel Marais, dove si è svolta una cerimonia di commemorazione, per esprimere lo sdegno e la solidarietà con la comunità ebraica francese per la strage di lunedì mattina a Tolosa, dove un assassino, presumibilmente un neonazista, ha ucciso un insegnante e tre bambini davanti ad una scuola rabbinica a Tolosa. Ebrei e non ebrei, immigrati e francesi, socialisti e conservatori, insieme si sono raccolti in silenzio, mentre all'interno del tempio il presidente Nicolas Sarkozy, appena tornato da Tolosa assisteva insieme alla premiere dame Carla Bruni a una cerimonia religiosa in onore delle vittime.

Inamissibile..perchè non interviene nessuno in Siria?? che massacro!!


Verhofstadt,Russia fornisce armi a Siria

Leader Alde, forze speciali ne hanno scaricate in porto Tartus

19 marzo, 21:57
Verhofstadt,Russia fornisce armi a Siria(ANSA) - BRUXELLES, 19 MAR - Forze speciali russe hanno scaricato armi destinate al regime siriano, scaricandole nel porto di Tartus. Lo denuncia il leader del gruppo liberal-democratico (Alde) al Parlamento europeo, Guy Verhofstadt che cita fonti dell'opposizione siriana e chiede un'indagine da parte delle Nazioni Unite. ''Se questo e' vero - ha detto - rende la Russia complice dei crimini contro l'umanita' perpetrati da Assad. Chiediamo che l'Onu indaghi immediatamente e domandi spiegazioni alla Russia''.

Occupy Wall Street compie sei mesi: i manifestanti si preparano per "l'offensiva di primavera"


Occupy Wall Street compie sei mesi: i manifestanti si preparano per "l'offensiva di primavera" 








Il 17 settembre 2011 nasceva il movimento di Occupy Wall Street. Esattamente come era successo qualche tempo prima con gli Indignados di Madrid, gli attivisti americani si sono riuniti a Zuccotti Park, nel cuore di Manhattan, per protestare contro gli abusi del capitalismo finanziario a svantaggio delle classi sociali più deboli d'America. Dopo oltre due mesi di presidio permanente, durante i quali vennero organizzate conferenze e meeting con ospiti da tutto il mondo, lo scorso novembre la polizia sgomberava l'accampamento.
Ora il movimento torna a ricompattarsi, a sei mesi esatti dalla sua nascita: lo scorso 17 marzo, mentre la città festeggiava il St. Patrick's Day, un folto gruppo di attivisti cercava di occupare nuovamente Zuccotti Park. La polizia ha però respinto i manifestanti e sono nati scontri e tafferugli culminati con decine di arresti e qualche ferito. Tra gli attivisti c'era anche il regista statunitense Michael Moore, sostenitore di Occupy Wall Street fin dai suoi albori. 
Nonostante gli scontri, gli attivisti si preparano alla nuova "offensiva di primavera", come annunciato dal portavoce del movimento, Michael Premo:
"La gente pensa che il movimento Occupy sia finito, è importante che vedano che siamo tornati"
I manifestanti si stanno preparando in vista del vertice Nato che si terrà a Chicago il prossimo 20 e 21 maggio: oltre alle delegazioni dei Paesi, nella capitale dell'Illinois sono attesi anche 50.000 "indignati" da ogni parte del mondo. Prevista anche una giornata di sciopero generale, durante la quale i leader movimento sperano di coinvolgere anche studenti e sindacati americani. La protesta potrebbe ricordare la rivolta dei "Chicago Eight", che nel 1968 mise a ferro e fuoco la città durante una convention del Partito Democratico. 

la ricerca semantica di Google


Il Wall Street Journal e la ricerca semantica di Google





L'indiscrezione sul nuovo slancio di Google verso la semantica, arriva da un articolo pubblicato sul Wall Street Journal secondo il quale, Big G sarebbe già pronto a introdurre alcune importanti novità che cambieranno sensibilmente il funzionamento del motore di ricerca: non più solo link in relazione alle chiavi di ricerca utilizzate, ma anche dati e informazioni riferite al significato delle keyword in relazione al contesto.
Amit Singhal, uno dei maggiori responsabili dell'evoluzione del motore di ricerca, ha dichiarato in una recente intervista che Google cercherà i risultati della ricerche all'interno di uno sterminato database di "entità", raccolte negli anni tramite algoritmi appositamente creati e grazie anche all'acquisizione della start-up Metaweb Technologies.
In Rete però, i blogger più attenti e le testate specializzate, hanno già cominciato a mettere in dubbio lo scoop del prestigioso quotidiano.
Jacktech in particolare sottolinea:
"Nessuna novità da Google sul fronte della ricerca semantica: l’articolo del Wall Street Journal scritto da Amir Efrati sarebbe solo un puzzle di notizie vecchie e supposizioni personali. Che la stampa generalista abbia difficoltà a comprendere i motori di ricerca e tutto il mondo che gli gira intorno - SEO, SEM, linkbuilding, inbound marketing giusto per citare le parole più importanti e misteriose per l’utente normale - è un fatto già noto. Questa volta, però, la cantonata potrebbe essere veramente grossa perché a prenderla sarebbe stato uno dei giornali più autorevoli al mondo. E proprio l’autorevolezza della fonte ha indotto le testate di mezzo mondo a ribattere la notizia prendendola per buona"
Anche Tagliarbe apre il suo post con un punto interrogativo e aggiunge:
"A breve arriveranno dunque cambiamenti importanti, anche se Singhal - fra i più noti software engineer di Google - ha affermato che il processo verso la 'prossima generazione della search' è una strada che Google ha imboccato da anni: già oggi vengono forniti agli utenti risultati personalizzati e suggerimenti – istantanei – durante l’inserimento della query, e Google sarebbe già in grado di fornire risposte in base ad una sorta di 'valutazione collettiva' degli elementi più significativi correlati a determinate parole chiave"
Quel che ci aspetta dunque è un sistema capace di riconoscere semplici domande e fornire di conseguenza le risposte (quindi i risultati) più adeguate.
"Questo processo è iniziato nel 2010 con l’acquisizione da parte di Mountain View di un database che raccoglie tutte le informazioni fornite da Wikipedia - spiega Marco Varone, presidente e Cto di Expert System, azienda da anni impegnata nel settore della ricerca semantica. Ma più che di una soluzione, si tratterebbe, sempre secondo Varone, di una scorciatoia: "A Google manca ancora – almeno stando a quanto sappiamo – la capacità di estrarre dati e informazioni da tutte le pagine web, non solo da Wikipedia".

L'aurora boreale


L'aurora boreale vista dallo spazio: il video della Nasa






L'aurora boreale è uno dei fenomeni naturali più spettacolari esistenti in natura, tanto da richiamare nelle zone più remote dell'emisfero nord del Pianeta turisti, curiosi e fotografi che sperano di assistere all'evento. Ma ben poche persone possono vantarne l'osservazione dall'alto, come si vede nell'ultimo video divulgato dalla Nasa: è quel che succede agli astronauti presenti nella ISS, la Stazione Spaziale Internazionale.
Il fenomeno è originato dal Sole: durante le grandi esplosioni e gli scoppi che avvengono sulla sua superficie, immense quantità di particelle vengono sprigionate nello spazio. Queste nuvole viaggiano attraverso lo spazio con velocità che variano da 300 a 1.000 km al secondo. Quando le particelle collidono con i gas nell'atmosfera terrestre, splendono producendo una fantastica gamma di colori. 

Immaginate i prossimi comizi?? i politici con batteria e chitarra??


Pietrasanta, alla convention di Fli l'intervento "musicale" di Fabio Granata e Flavia Perina

Gianfranco Fini ha apprezzato, per lui "questi sono nuovi linguaggi". L'inedito duetto di Flavia Perina e Fabio Granata dal palco di Pietrasanta in occasione della convention di Futuro e Libertà inaugura un nuovo tipo di intervento politico. Su sottofondo musicale dei Velvet Underground i due hanno elencato tutte le ragioni per cui l'Italia futura "sarà bellissima" (questo il claim della manifestazione), alternandosi nel leggere un testo incalzante, non privo di qualche frecciatina diretta agli ex compagni di partito ed oggi rivali (l'Italia futura sarà bellissima "perché La Russa e Gasparri saranno di taglio basso a pagina 12". "I versi li abbiamo buttati giù al ristorante. Ora forse andiamo in tournée