lunedì 2 luglio 2012

E' del nord il primo comune che fallisce,Fallisce il comune di Alessandria



Fallisce il comune di Alessandria


Non sarà la città della corsa all'oro california - Stockton, che ha fatto ricorso al Chapter 9 qualche giorno fa - ma Alessandria è un comune piemontese dalla storia di tutto rispetto e nodo nevralgico di interscambio importantissimo per Torino, Milano e Genova, collocandosi esattamente nel centro del triangolo immaginario che unisce i tre capoluoghi di provincia. 

Oggi la città non ha più i soldi per offrire i servizi ai suoi quasi 100 mila cittadini. E' il primo capoluogo di provincia a non avere i fondi per ripagare i creditori e gli stipendi dei dipendenti pubblici. Come riporta l'edizione odierna della Stampa, il comune di Alessandria è in dissesto. 

"È il primo capoluogo di provincia a vederselo dichiarare dallaCorte dei conti, dopo la normativa del settembre scorso che le ha attribuito questa prerogativa. Un record di cui gli alessandrini avrebbero fatto volentieri a meno, viste le pesanti conseguenze sui portafogli", racconta Piero Bottino. "La pronuncia della Corte è arrivata ieri, dopo mesi di attesa e un'elezione che ha esautorato il principale responsabile di questo crac: l'ormai ex sindaco Pier Carlo Fabbio, all'epoca capo di una giunta Pdl-Lega, oggi capo del Pdl all'opposizione". 

"Nei 37 giorni dal suo insediamento il neo-sindaco Rita Rossa (Pd) ha affrontato una grana dopo l'altra nel tentativo di tenere a bada i creditori sempre più inferociti e pagare gli stipendi. È andata anche a parlare ai magistrati contabili, assicurando una nuova linea del Comune, più attenta alle richieste di risanamento fatte dalla Corte. Ma sapeva che la frittata ormai era fatta".ra fatta".

TASSE il "terrorismo" dei prof sta uccidendo le imprese


TASSE il "terrorismo" dei prof sta uccidendo le imprese

TASSE/ Pelanda: il terrorismo dei prof sta uccidendo le impreseInfophoto

Il calo del Pil tendenziale per il 2012 potrebbe arrivare al -2,5%, forse perfino al -3%, con una permanenza della tendenza recessiva anche nel 2013. Mi sembra evidente che la priorità sia quella di attutire in ogni modo la recessione e di invertirla al più presto. Come? La recessione in Italia è quasi totalmente dovuta all’eccesso di rigore. Il governo, cioè, ha tolto capitale dal mercato interno aumentando le tasse e i costi sistemici e riducendo la spesa pubblica in modi troppo rapidi.
Lo scopo di questa azione, avviata dal governo Berlusconi ed eseguita con particolare durezza da quello Monti, è quella di dimostrare che l’Italia sarà capace di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Il non fare più deficit, infatti, segnala al mercato finanziario che l’Italia non aumenterà il suo enorme debito. In tal modo il governo spera di ridurne i costi di rifinanziamento, cioè il premio di rischio richiesto da un compratore di titoli italiani. Se questo premio andasse e restasse al 7% l’Italia farebbe fatica a sostenere il costo, considerando che nei prossimi due anni dovrà rifinanziare quasi mille miliardi di debito.
Per non trovarsi nella condizione di insolvenza, l’Italia ha dovuto attuare un riordino d’emergenza dei conti pubblici. Inizialmente il governo ha pensato che il drenaggio fiscale comportasse una recessione attorno al -1,5% del Pil. Ma ha sbagliato i calcoli. Quali, esattamente? Ha sottovalutato l’impatto psicologico del terrorismo fiscale sui consumi. L’Agenzia delle entrate ha avuto l’ordine dal governo di far paura per ottenere dai contribuenti più gettito. Da un lato ciò sta avvenendo. Dall’altro, la popolazione ha paura di comprare quei tipi di beni che il fisco valuta indice di possibile ricchezza nascosta. In sintesi, il metodo della paura ha dato, per dire, 10 in termini di gettito, ma ha fatto perdere 100 sul piano delle attività.
Pare ovvio segnalare la priorità di correggere tale metodo, abolendo redditometri, repressioni dimostrative e cose simili, ripristinando nei consumatori una normale e ottimistica propensione alla spesa. Inoltre, bisognerebbe cambiare il metodo del rigore tagliando più spesa pubblica per gli scopi di pareggio di bilancio. I tagli alla spesa hanno un impatto recessivo, ma minore del drenaggio fiscale.
Il governo sta muovendosi verso questa via, ma non intende rinunciare al terrore fiscale. Ci vuole un’ondata di opinione per fargli cambiare idea, sottolineando quanta disoccupazione e chiusure di aziende tale metodo sta causando.

Gran Bretagna, si dimette il presidente della Barclays è in Italia??


Gran Bretagna, si dimette il presidente della Barclays

2 luglio 2012Il presidente di Barclays, Marcus Agius, si è dimesso dopo che la banca britannica è stata travolta dallo scandalo Libor, l’inchiesta sulle presunte manipolazioni dell’indice dei tassi interbancari..
Oli Scarff/Getty Images
Le pratiche dell’istituto avevano fruttato decine di milioni di guadagni illeciti. “Gli eventi dell’ultima settimana evidenziano standard di comportamento inaccettabili nella nostra banca hanno inferto un colpo devastante alla reputazione di Barclay”, ha reso noto Agius in una nota, “Lo scaricabarile finisce qui e devo riconoscere la mia responsabilità e farmi da parte”. Agius è stato presidente della Barclays per cinque anni e mezzo.  Il suo è il primo grande nome del sistema creditizio britannico a lasciare dopo che le autorità Usa e britanniche hanno comminato a Barclays una maxi multa di 453 milioni di dollari. Nel mirino ora c’è anche l’amministratore delegato, Bob Diamond.
La sua posizione risulta essere in bilico da almeno una setttimana, quando hanno cominciato a trapelare le prime rivelazioni della stampa sul pagamento della multa. Il premier del Regno Unito, David Cameron, ha puntato il dito contro Diamond chiedendogli di rispondere alle accuse e ricordando che nel 2005-09, nel periodo in cui si sono svolte le operazioni incriminate, lo stesso Diamond era a capo della banca d’affari di Barclays. Quest’ultima è stata multata dopo che la Fsa (Financial Services Authority) ha scoperto che i suoi traders avevano mentito sul tasso di interesse praticato alla Barclays da altre banche per i prestiti. Fornire dati al ribasso significava dare l’impressione che Barclays era considerata a un rischio minore di quello che in realtà era.
L’istituto ha comunicato che d’ora in poi comincerà una politica di tolleranza zero. Dopo lo scandalo, il titolo della Barclays è precipitato in Borsa del 20 percento.
Oli Scarff/Getty Images
Le pratiche dell’istituto avevano fruttato decine di milioni di guadagni illeciti. “Gli eventi dell’ultima settimana evidenziano standard di comportamento inaccettabili nella nostra banca hanno inferto un colpo devastante alla reputazione di Barclay”, ha reso noto Agius in una nota, “Lo scaricabarile finisce qui e devo riconoscere la mia responsabilità e farmi da parte”. Agius è stato presidente della Barclays per cinque anni e mezzo.  Il suo è il primo grande nome del sistema creditizio britannico a lasciare dopo che le autorità Usa e britanniche hanno comminato a Barclays una maxi multa di 453 milioni di dollari. Nel mirino ora c’è anche l’amministratore delegato, Bob Diamond.
La sua posizione risulta essere in bilico da almeno una setttimana, quando hanno cominciato a trapelare le prime rivelazioni della stampa sul pagamento della multa. Il premier del Regno Unito, David Cameron, ha puntato il dito contro Diamond chiedendogli di rispondere alle accuse e ricordando che nel 2005-09, nel periodo in cui si sono svolte le operazioni incriminate, lo stesso Diamond era a capo della banca d’affari di Barclays. Quest’ultima è stata multata dopo che la Fsa (Financial Services Authority) ha scoperto che i suoi traders avevano mentito sul tasso di interesse praticato alla Barclays da altre banche per i prestiti. Fornire dati al ribasso significava dare l’impressione che Barclays era considerata a un rischio minore di quello che in realtà era.
L’istituto ha comunicato che d’ora in poi comincerà una politica di tolleranza zero. Dopo lo scandalo, il titolo della Barclays è precipitato in Borsa del 20 percento.

il Regalo della Lega/Diritti umani, rapporto Onu: i Cie italiani sono del tutto inadeguati


Diritti umani, rapporto Onu: i Cie italiani sono del tutto inadeguati

2 luglio 2012
Luciana Coluccello
“Centri di internamento del tutto inadatti a garantire una permanenza dignitosa agli immigrati”. Così sono definiti i Centri Identificazione ed Espulsione italiani dall’ultimo rapporto sullo stato di attuazione delle raccomandazioni Onu per i diritti umani a cura del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani, appunto, composto da 86 Ong e associazioni della società civile italiana.
Il rapporto Onu si riferisce, in particolare ai Cie di Roma, Bologna e Torino, considerati “palesemente inadeguati a tutelare la dignità e i diritti fondamentali dei migranti trattenuti”, al punto che è meglio “abbandonare l’attuale sistema e prevederne uno più rispettoso dei diritti umani”.
Le condizioni dei Centri di identificazione ed espulsione, già di per sé abbastanza precarie, sembrerebbero aggravarsi con il prolungamento dei tempi massimi di trattenimento a 18 mesi. E il fatto che si tratti di centri pressoché inavvicinabili non fa che aumentare i timori sulla effettiva precarietà in cui riversano.
I Cie, infatti, sono quasi sempre realtà abbastanza separate dal territorio che li ospita e le poche organizzazioni indipendenti, i pochi esponenti della società civile o i semplici giornalisti che vi vogliono accedere per monitorarne l’operato devono andare incontro a procedure abbastanza lunghe, che cominciano con una richiesta di autorizzazione alla Questura. Motivo per cui i dubbi circa un’inadeguata tutela dei diritti fondamentali dei migranti detenuti non possono che aumentare.
Raffaella Cosentino, giornalista che si è spesso occupata di diritti umani, ha avuto la possibilità di visitare quattro Cei, su dodici attivi: Roma, Lamezia Terme e due a Trapani. “Dovrebbe essere solo una detenzione amministrativa per chi non ha il permesso di soggiorno. Ma dalla scorsa estate si può stare rinchiusi fino a un anno e mezzo soltanto per l’identificazione ai fini del rimpatrio. Questo rende gli “ospiti” del centro dei reclusi a tutti gli effetti, dietro sbarre alte sette metri e filo spinato, sorvegliati 24 ore al giorno da militari e agenti”, dice la giornalista.
Effettivamente, anche nell’ultimo rapporto della commissione Diritti Umani del Senato leggiamo: “Le condizioni nelle quali sono detenuti molti migranti irregolari nei Cie sono molto spesso peggiori di quelle delle carceri”. Un anno e mezzo di vera e propria detenzione, quindi, in carceri in cui può succedere di tutto. Al punto che la commissione Diritti Umani è arrivata a lamentare il fatto che il codice penale italiano non prevede il reato di tortura. Una preoccupazione, questa, espressa dai senatori dopo che questi ultimi hanno visto, durante un’ispezione nel Cie di Santa Maria Capua Vetere, alcuni detenuti con gli arti fratturati. Un fatto di per sé non eclatante, dal momento che molti dei reclusi, date le condizioni precarie in cui vengono tenuti, tentano di fuggire. Il problema, però, è che, secondo la commissione, alcuni avevano gli arti fratturati “a causa dell’investimento da parte di un mezzo delle forze dell’ordine”. Un fatto che, probabilmente, si era preferito tenere in ombra.
Così come si preferiscono tenere in ombra i suicidi e l’uso degli psicofarmaci da parte dei reclusi. Racconta al riguardo la Cosentino: “Abdou Said, un egiziano di 25 anni, si è suicidato a Roma l’8 marzo dopo essere uscito dal Cie di Ponte Galeria, dove è stato per più di sei mesi. Lavorava in Libia ed era scappato dalla guerra la scorsa estate. Anche nella sua storia c’è una fuga fallita. Secondo un ex trattenuto che l’ha conosciuto nel centro, Said sarebbe stato percosso dagli agenti e avrebbe assunto a lungo psicofarmaci fino a diventare come matto”.
Nonostante queste evidenze, racconta ancora la giornalista, il direttore del centro, Giuseppe Di Sangiuliano, ha “bollato come leggende gli abusi di psicofarmaci”. Eppure anche Serena Lauri, legale del giovane suicida, ricordava Said “come un ragazzo completamente diverso. Appena entrato a Ponte Galeria era quasi arrogante, dopo questo episodio aveva lo sguardo fisso e l’espressione da persona indifesa”.
Anche il Cie milanese è abbastanza difficile da avvicinare. Forse perché permettere a chiunque di vedere ciò che nasconde dentro il centro può risultare problematico. Mauro Straini, legale che difende sei immigrati accusati di devastazione a seguito di una ribellione risalente ad inizio 2012, intervistato dalla Cosentino aveva dichiarato:  ”i letti sono cementati al pavimento, gli armadi sono nicchie ricavate nel muro, l’unico arredo sono i materassi, per cui tutte le rivolte consistono nel bruciare dei materassi”.
Non a caso, il Cie milanese è stato dichiarato dagli avvocati Luigi Paccione e Alessio Carlucci “un carcere extra ordinem, non dichiarato, in cui numerosi cittadini provenienti da paesi extraeuropei sono detenuti senza aver mai commesso reati punibili con la reclusione”. Disumane, secondo i legali, le loro condizioni: “i prigionieri non possono neppure accendere da soli la luce perché l’interruttore è comandato dall’esterno e neppure scegliere il programma tv da vedere. Hanno bagni alla turca “raccapriccianti” e alloggi inabitabili”.
Dentro i Centri di Identificazione ed Espulsione, poi, ci ricorda Raffaella Cosentino, “finiscono anche minori stranieri soli. Sei erano nel centro “Milo” di Trapani. Altri sono in quello di Brindisi, dove li ha rintracciati Save The Children. L’Ong opera nel progetto Praesidium del Viminale, assieme all’Alto commissariato Onu per i rifugiati, la Croce Rossa e l’Oim. Accertata la minore età, i ragazzi vengono rilasciati ma intanto hanno vissuto per molti giorni l’esperienza della reclusione nel Cie, dove sono frequenti gli atti di autolesionismo e le rivolte finalizzate alla fuga, poi represse con la forza”.
Degrado di alloggi, inadeguatezza dei servizi igienici, quasi totale assenza di spazi e attività ricreative, abusi da parte delle autorità e difficoltà di accesso alle cure mediche. Queste, dunque, le caratteristiche più comuni a tutti i Cie italiani, indipendentemente che essi si trovi al nord, al centro o al sud.
Non stupisce, allora, che il Rapporto sullo stato di attuazione delle raccomandazioni Onu sottolinei la necessità di “sottrarre i Cie alla condizione di extraterritorialità sanitaria e di ricondurre la titolarità e l’organizzazione dell’assistenza sanitaria nei centri al Servizio sanitario nazionale attraverso le Asl di riferimento in modo da tutelare adeguatamente il diritto alla salute dei trattenuti”. Così come non stupisce che il Rapporto si concluda affermando la necessità di “abbandonare l’attuale sistema e prevederne uno più rispettoso per i diritti umani”.

Lega/bongo bongo Bossi

bongo bongo Bossi



Il discorso di bongo bongo Bossi: quelli con la scopa nella Lega sono dei facinorosi; non è successo niente: è un complotto della magistratura montato dai media; la Bandiera Italiana è un niente. Un susseguirsi di concetti demenziali a cui dovrebbe seguire un ricovero alla neurodeliri. E più deprimenti ancora gli applausi alla fine dello sproloquio. Ma è possibile che ci siano tanti, diciamo, ingenui da crederlo. O non hanno capito le parole bofonchiate da cotanto intelletuale? Poi Maroni che si vanta della positiva lotta alla mafia mentre lui era Ministro agli Interni. Non la tanto vituperata magistratura e forze dell'ordine, ma lui. Leghisti toglietevi le fette di salame che avete sugli occhi e svegliatevi dal torpore indotto da tali personaggi. Non voglio commentare oltre perchè questa sera non voglio usare brutte parole, che ci starebbero tutte.
Berluscazzo pompetta ha affermato che la Merkel ha ceduto perché spaventata dalle sue minacce di uscire dall'euro. Forse nella sua psicosi con delirio di grandezza è convinto che il sole si alzi al mattino perché lui si sveglia.
Ma come cavolo fanno due così a prendere anche un solo voto. Forse solo il loro.
Al di sopra di tutto e di tutti vi auguro buona partita e speriamo bene.

Angelo Alfano, la responsabilita' civile 1


Angelo Alfano,

il politicante più bello che si fa le manicure in spiaggia di fronte a tutti (sic!, arisic!!, arisicarisic!!!), hai letto l'ennesima violenza di coloro che non rispondono civilmente delle loro azioni demenziali?
Noooo? tranquillo lo sapevo e perciò ti invito a leggere quanto segue :

Milano:29 giugno 2012) - Pestarono 63enne in piena notte. Due poliziotti in carcere a Milano
L'aggressione avvenne il 20 maggio scorso in via Gorizia. I due agenti, siciliani, entrambi 24enni, erano fuori servizio.
La vittima ha riportato lesioni permanenti. Il gip: sfrontati e tracotanti.
............. i due - che sono accusati di concorso in lesioni gravissime, (hanno procurato  a quel signore 63-enne una quarantina di fratture nel volto che i referti medici indicano con l'espressione, "fracasso di faccia"), falso ideologico e calunnia.
Dopo aver aggredito con una "reazione fredda ma bestiale" l'anziano, lo hanno anche denunciato scrivendo nella relazione di servizio che era stato lui ad aggredirli e poi era caduto "di faccia".

Alfanoooooooooo, cazzo, quando comincerai a darti da fare per la Responsabilità Civile dei poliziotti e soprattutto dei politici?

Ti ricordo che un mese fa hai buttato lì : È giusto il principio di chi sbaglia paga” ma poi non sei andato oltre.
Cosa dobbiamo pensare noi cittadini che hai sentito proferire da qualcuno quel principio, ma che non hai ben compreso il significatoooooo?

In parole povere, fermo e giusto il risarcimento che lo stato dovrà pagare a favore del poveretto, in pratica, ancora una volta,
a pagare realmente saremo  NOI CITTADINI!!!!