lunedì 21 gennaio 2013

Vergognati "CHIESA"

Torna a dir messa prete che giustifico' femminicidio

A S. Terenzo, dopo pausa riflessione imposta da vescovo


 GENOVA - E' tornato a dir messa don Piero Corsi, il parroco di San Terenzo di Lerici (La Spezia) che con un volantino attaccato alla bacheca della chiesa, mutuato dal sito oltranzista cattolico Pontifex.it, aveva sostenuto che la colpa del femminicidio e delle violenze sessuali e' anche delle donne, ree di aver perso virtu' e decenza. Don Corsi, dopo la bufera che si era abbattuta sulla sua persona e sulla parrocchia nel periodo immediatamente precedente il Natale 2012, aveva obbedito al vescovo della Spezia monsignor Palletti che gli aveva 'chiesto' una pausa e un periodo di riflessione. Pausa che don Corsi ha osservato nella casa di riposo eletta a sua abitazione, sulle alture di San Terenzo, non lontano da parrocchia e centro cittadino dove subito dopo Natale si sono svolte manifestazioni e proteste contro quel volantino sul femminicidio. Cosi', avendo riflettuto abbastanza su quanto era successo e dopo 24 giorni di pausa, che hanno consentito anche di stemperare le proteste, don Corsi ieri e' tornato alla sua parrocchia per officiare la messa domenicale. La curia non commenta il ritorno di don Corsi anche se si fa notare che il sacerdote ''ha seguito i consigli del suo vescovo''

Germania: segni ripresa gia' marzo 2013


Germania: segni ripresa gia' marzo 2013

Dopo flessione 4/o trimestre 2012 si profila inversione tendenza


(ANSA) - BERLINO, 21 GEN - Dopo la flessione del pil registrata nel quarto trimestre del 2012 (-0,5%), Bundesbank vede segnali di ripresa dell'economia per l'anno in corso. ''Con l'inizio dell'anno le prospettive sono migliorate'', scrive la banca federale tedesca nel suo rapporto mensile di gennaio, presentato oggi a Francoforte: ''Gia' per il primo trimestre del 2013 si profila un'inversione di tendenza''.(ANSA)            

Ecco il vero volto del PDL


Pdl:sparite firme accettazione Campania

Candidati si precipitano a Napoli per rifirmare documenti


ANSA) - ROMA, 21 GEN - E' caos nel Pdl in Campania. Da fonti parlamentari si apprende che sarebbero sparite le liste con gli atti di accettazione in originale delle candidature per il Senato e per la circoscrizione Campania 2 alla Camera. Per poter consegnare le liste entro le 20 di questa sera, si starebbe provvedendo in fretta e furia a far rifirmare gli atti di accettazione ai candidati che avevano gia' compiuto questo adempimento.I parlamentari si stanno quindi recando a Napoli per rifirmare gli atti.

Tangenti: pm chiede condanna per Fitto Per corruzione, illecito finanziamento partiti, peculato e abuso


Tangenti: pm chiede condanna per Fitto

Per corruzione, illecito finanziamento partiti, peculato e abuso


ANSA) - BARI, 21 GEN - La condanna ad oltre 6 anni di reclusione per corruzione, illecito finanziamento ai partiti, peculato e abuso d'ufficio e' stata chiesta per l'ex ministro Raffaele Fitto, parlamentare del Pdl a processo a Bari per presunti illeciti in appalti. A Fitto, che all'epoca era presidente della Regione Puglia, e' contestata una presunta tangente da 500.000 euro versata dall'editore e imprenditore romano Giampaolo Angelucci per il quale e' stata chiesta la condanna ad oltre 4 anni di reclusione.

Iraq, prove di Primavera sunnita A Baghdad i sunnuti guidano le proteste contro il governo del post-Saddam. Reo di aver favorito la dilagante corruzione.


Iraq, prove di Primavera sunnita

A Baghdad i sunnuti guidano le proteste contro il governo del post-Saddam. Reo di aver favorito la dilagante corruzione.
Dissidenti sunniti gridano slogan anti-governativi in una manifestazione a Baghdad.

La speranza, fra il Tigri e l'Eufrate, è di potere arrivare a nuove elezioni senza che la frequenza quotidiana di attentati possa essere considerata la normalità. Almeno è l’intento di migliaia di iracheni che, dall’inizio di dicembre, occupano pacificamente le piazze del cosiddetto Triangolo sunnita, una zona nel centro del Paese, a Nord Ovest di Baghdad, tra Baquba, Ramadi e Tikrit. Lo fanno soprattutto il venerdì, il giorno sacro che, anche in Iraq, come prima in Siria, Tunisia ed Egitto, è stato ribattezzato «il venerdì della rabbia e dell'onore». Parlano di iraqi spring, di «rivoluzione irachena». Un’idea che fa proseliti dotandosi di canali sui social network per condividere proclami, video, twittare notizie, fare pressing sul governo locale e avere riconoscimenti internazionali.
PROTESTA CONTRO UN GOVERNO CORROTTO. A guidare le proteste a nome di tutti sono i sunniti, minoranza in un Paese a maggioranza sciita, benché proprio i sunniti siano stati al potere nei lunghi anni della dittatura di Saddam Hussein, rovesciato nel 2003. «L'ingiustizia imposta dal governo che ha preso il potere nel 2003 nasce dalla corruzione e dalla mancanza dei servizi fondamentali al cittadino», dunque a tutti i cittadini iracheni, spiega a Lettera43.it Omar Al Aadami, il volto ufficiale dei dimostranti di Samarra.
Attivista e sunnita, non perde l’occasione comunque di sottolineare che «il gruppo maggiormente preso di mira dal governo, sia politicamente sia rispetto ad arresti e processi, è quello degli arabi sunniti». Ciò non toglie che nelle ultime settimane, da Ramadi a Mosul a Tikrit, chi è sceso in piazza l'abbia fatto al di là delle appartenenze di gruppo e di tribù.
KAMIKAZE A KIRKUK. L’impresa non è semplice, in un Paese che è percepito dai cittadini occidentali come un buco nero, una polveriera a cielo aperto dove si conta solo il numero dei morti. Soltanto il 17 gennaio, il Paese è stato scosso dalla consueta serie di attentati che ha provocato 17 morti e 168 feriti. A Kirkuk, nel Kurdistan iracheno, dove è altissima la tensione per via dei giacimenti petroliferi contesi, un kamikaze a bordo di un'autobomba ha provocato la morte di 10 persone e il ferimento di altre 140.
IL PAESE PIÙ CORROTTO DEL MEDIO ORIENTE. Ma l’Iraq non soffre solo per i gravi problemi di sicurezza. Secondo il Corruption perceptions index 2012, è il quinto Paese più corrotto al mondo su 176 ed è il più corrotto in assoluto in Medio Oriente.
Qui si paga per ottenere un lavoro, andare dal medico, avere il passaporto. E se il cittadino non è in grado di elargire mazzette (il 23% della popolazione vive sotto la soglia di povertà) non usufruirà del servizio finché non troverà un altro metodo di pagamento, sotto minaccia di molestie e violenze.
ECONOMIA SOMMERSA DA 4 MLD ALL'ANNO. La colpa, in grossa parte, è attribuibile all'economia sommersa, a cui partecipa secondo le stime degli organismi internazionali almeno il 70% della popolazione irachena a vario titolo: da chi è impegnato nel mercato nero del petrolio (quantificabile nel 10% del traffico complessivo all'interno del Paese e nel 30% verso l'estero), a chi si dedica al commercio illecito di armi e attrezzature mediche ospedaliere; fino a tutti i membri della polizia, ai giudici e ai funzionari corrotti che intascano tangenti per i motivi più futili e che costano alle tasche dei cittadini iracheni circa 4 miliardi di dollari l'anno.

Le proteste conto l'utilizzo di leggi antiterroristiche per fini politici

In protesta col governo di Nuri al Malik i dimostranti sunniti brandiscono bandiere dell'Iraq in uso tra il 1991 e il 2004.
Così, oggi, quella che è già chiamata «la Primavera irachena» è solo la punta di un iceberg molto più grande, che rischia di emergere in prossimità del decimo anniversario dell'occupazione del Paese ad opera degli Stati Uniti. «Lo spirito della protesta non violenta è in crescita e sarà sempre più intenso almeno finché il governo finirà di ignorare le richieste dei dimostranti e scarcererà le persone ingiustamente detenute. Siamo entrati nella quarta settimana di manifestazioni», conferma Al Aadami.
I manifestanti contestano soprattutto il fatto che la legge anti-terrorismo venga applicata con severità estrema e senza reali verifiche di colpevolezza contro gli arabi sunniti. «Diversamente, non sono state applicate contro il movimento del leader sciita Muqtada Al Sadr, nonostante sia stato provato il coinvolgimento dei membri della milizia sadrista in assassinii e atti violenti», denuncia Omar Al Aadami.
91 ESECUZIONI IN UN ANNO. Le leggi in materia di antiterrorismo qui sono utilizzate come arma di pressione politica da parte della dirigenza sciita. Il 28 agosto 2012, 21 persone, tra cui tre donne, erano state impiccate in un solo giorno perché incriminate per reati di terrorismo. Erano le ultime sentenze di morte di un anno in cui ne sono state eseguite ben 91 e per le quali si è levata anche la voce dell'Alto commissario Onu per i Diritti umani, Navi Pillay.
SOPRUSI DISUMANI A 600 DETENUTI. Tra i 600 detenuti attuali, ci sono persone in cella da sette anni, senza essere mai state interrogate, senza diritto alla difesa, torturate e costrette a confessare crimini mai commessi, a cui le forze di polizia speciali hanno minacciato e violentato le mogli e le sorelle.
«Questa legge non è uguale per tutti», continua Osama, «se le guardie del corpo del vice presidente Adel Abed Al Mahdi si sono potute permettere di assaltare della Al Ziweia Bank in pieno giorno a Baghdad, uccidere le guardie giurate, prelevare dei dollari e non essere sottoposte almeno a interrogatorio, come sarebbe stato logico». Di fronte a queste ingiustizie, in piazza sono scesi anche cittadini comuni sciiti, in barba alle divisioni settarie.
LOTTA ALLE DISCRIMINAZIONI ED ELEZIONI LIBERE. L'ultima richiesta dei manifestanti è cambiare la Costituzione che favorisce le suddivisioni etniche e giustifica forme di discriminazione sociale che ricadono sulle minoranze cristiane e turkmene, oltre che sui sunniti.
«Chiediamo un governo di transizione eletto dal parlamento che scriva una nuova costituzione, che affermi i principi di cittadinanza su altre basi e rinnovi le istituzioni nazionali. E poi che si vada a elezioni libere», conclude l’attivista Osama.
La tensione sta crescendo. Se il governo non accoglierà le richieste di chi protesta, ha tuonato lo sceicco Ali Hatem Sulaiman, «la nostra battaglia arriverà alle porte di Baghdad. Abbiamo combattuto al Qaeda e gli americani, affronteremo il governo iracheno».


Germania, il piano fallito di Merkel La Cdu cede voti ai liberali, ma perde la Bassa Sassonia. A rischio l'alleanza per il voto nazionale.


Germania, il piano fallito di Merkel

La Cdu cede voti ai liberali, ma perde la Bassa Sassonia. A rischio l'alleanza per il voto nazionale.

La cancelliera tedesca Angela Merkel.

Alla fine l'espediente del voto in prestito non è servito e, dopo una serata ad alta tensione, il testa a testa in Bassa Sassonia fra la coalizione liberal-conservatrice e quella socialdemocratico-ecologista si è risolto a favore di quest'ultima, per un solo seggio: 69 a 68.
Stephan Weil, sindaco di Hannover del Spd, è il nuovo presidente del Land, David McAllister, presidente uscente della Cdu, esce di scena dopo aver cullato per ore l'illusione di un miracolo.
Quella che su alcuni giornali è stata raccontata come una batosta per la Cdu è stato invece un esercizio di machiavellismo politico, un rischio calcolato per provare a salvare coalizione e governo. Solo l'ingresso dei liberali nel parlamento di Hannover avrebbe potuto dare qualche chance di vittoria a McAllister.
LA CDU CEDE VOTI AI LIBERALI. Per farlo il Fdp avrebbe dovuto superare la soglia di sbarramento del 5%, ma i sondaggi pre-elettorali, pur segnalando una lieve ripresa nelle ultime settimane, restavano inchiodati al di sotto della percentuale necessaria. Così, negli ultimi giorni, è scattato nella sede della Cdu il piano di salvataggio: prestare ai liberali i voti necessari cercando di convincere una parte dei propri elettori a votare Fdp con la seconda scheda elettorale, quella che determina la suddivisione proporzionale delle liste.
Risultato: la Cdu ha ceduto parte del proprio consenso, scivolando al 36% ben al di sotto del consenso che le veniva attribuito, il Fdp ha ottenuto un sorprendente 9,9%. Ecco spiegato il consistente -6,5% che compare accanto al simbolo del partito della cancelliera Angela Merkel nel confronto con il voto regionale di cinque anni fa.
MERKEL PERDE LA QUINTA REGIONE. La trasfusione effettuata verso il Fdp ha consentito alla coalizione liberal-conservatrice di tornare in gioco almeno per alcune ore e di recuperare l'11% di svantaggio misurato a dicembre nei confronti dell'alleanza di sinistra. Ma non è servita a vincere: all'ultima scheda hanno prevalso gli avversari.
Nonostante il consenso ceduto, la Cdu rimane in Bassa Sassonia il primo partito, ma la forza congiunta di Spd e Verdi ha permesso di raggiungere, seppure di un soffio, l'obiettivo di scalzare per la quinta volta consecutiva in un'elezione regionale un governo giallo-nero.

In passato altri episodi di sostegno al Fdp

I quotidiani tedeschi del 21 gennaio si sono concentrati sugli effetti che l'esito del voto in Bassa Sassonia possa avere sulla campagna elettorale nazionale che è destinato a prolungarsi sino al 22 settembre e, in particolare, sull'ipotesi che il voto in affitto possa essere riproposto anche per il voto al Bundestag.
Non è la prima volta nella sua storia che la Cdu ha utilizzato un tale espediente per rinforzare un alleato di governo in difficoltà, ma in questa occasione il passaggio di voti è apparso clamoroso ed evidente.
«Secondo le prime analisi degli istituti demoscopici, almeno 101 mila elettori della Cdu hanno spostato il proprio voto sui liberali dalla prima (mandati diretti) alla seconda scheda (ripartizione proporzionale)», ha scritto loSpiegel, «confermando che si sia trattato di una sorta di trasferimento last-minute: l'80% degli elettori che il 20 gennaio hanno votato Fdp erano in realtà elettori della Cdu».
A SETTEMBRE INCOGNITA GROSSE KOALITION. «Per il successo di Hannover il Fdp non deve ringraziare il suo leader Philipp Rösler», ha ironizzato la Süddeutsche Zeitung, «ma Merkel e il fatto che molti elettori della Cdu volessero mantenere McAllister alla guida della loro regione».
Per il quotidiano bavarese, l'espediente del voto in affitto, oltre a non aver comunque consentito il miracolo in Bassa Sassonia, difficilmente potrà essere riproposto per salvare il governo della cancelliera in occasione del voto federale: «Nel voto di settembre, gli elettori della Cdu sanno di avere a disposizione un'alternativa rispetto alla coalizione con il Fdp, quella della Grosse Koalition con i socialdemocratici, e dunque non seguirebbero un'eventuale indicazione del loro partito a splittare il voto».
Tanto più che il Bundestag che uscirà dal voto di settembre sarà più frammentato rispetto al parlamento di Hannover e la Cdu non dovrà temere che Spd e Verdi, da soli, possano raggiungere la maggioranza dei seggi: se non i Pirati, ormai considerati in caduta libera, di certo ci sarà la Linke, che in Bassa Sassonia è rimasta lontana dal 5%, ma a livello nazionale non avrà problemi a superare la soglia.
IL SPD NON È RIUSCITO A DECOLLARE. Insomma, con lo sguardo alle elezioni di settembre le carte per ora non cambiano: il problema del governo in carica si chiama sempre Fdp e neppure la trasfusione di voti dalla Cdu riuscirebbe a salvare la maggioranza.
Nello stesso tempo il Spd non decolla, la crescita dei Verdi non è sufficiente per un esecutivo di sinistra e Merkel resta con il pallino in mano e con l'uscita di sicurezza della Grosse Koalition.
Certo Peer Steinbrück cercherà di dare una sterzata alla sua campagna elettorale sfruttando la suggestione del vento di cambiamento dei voti regionali, ma al momento tutto lascia presagire che i tedeschi vogliano un cambio di governo, non di cancelliere.


."Monti non è l'uomo giusto per guidare l'Italia". E' quanto titola il Financial Times


Mario Monti sul palcoMonti

 


"Monti non è l'uomo giusto per guidare l'Italia". E' quanto titola il Financial Times on line in un editoriale di Wolfang Munchau spiegando che il suo "governo ha provato a introdurre riforme strutturali modeste" annacquate fino alla 'irrilevanza macroeconomica'. "Ha promesso riforme" finendo per "aumentare le tasse": "ha iniziato come tecnico ed è emerso come un duro politico" prosegue l'Ft sottolineando che anche sul calo dello spread, molti italiani "sanno che è legato a un altro Mario, a Draghi".
Dall'altra parte - prosegue il Financial Times - Pierluigi Bersani pur avendo sostenuto le politiche di austerità, adesso tenta di prenderne le distanze. Il leader del Pd si è inoltre mostrato "esitante" rispetto alle riforme strutturali anche se - nota l'Ft - potrebbe avere, rispetto a Monti, una chance maggiore, seppur marginale, nel confronto con Angela Merkel grazie alla sua migliore possibilità di collaborazione con Francois Hollande, il presidente francese socialista. Monti invece, prosegue il quotidiano, da premier non ha detto alla cancelliera tedesca "che l'impegno per la moneta unica sarebbe dovuto dipendere dall'unione bancaria", dagli eurobond e da "politiche economiche più espansive da parte di Berlino". Per quanto riguarda, invece, Berlusconi l'Ft nota che l'alleanza con la Lega, seppur indietro nei sondaggi, sta avanzando : "fino ad ora la campagna dell'ex primo ministro è stata positiva. Ha lanciato un messaggio anti-austerità cui è sensibile l'elettorato deluso. E ha inoltre continuato a criticare la Germania per la sua riluttanza ad accettare gli eurobond e a permettere che la Bce acquistasse bond italiani incondizionatamente".
L'Ft torna poi su Monti ricordando anche che tra i suoi argomenti c'é stato quello di aver salvato l'Italia dal 'baratro' e da Silvio Berlusconi. Per il Professor Munchau si augura così che la "storia gli accordi un ruolo simile a quello giocato da Henrich Bruning, il cancelliere tedesco tra il 1930-1932. Anche lui è stato parte di un consenso prevalente sul fatto che non ci fosse alternativa all'austerity", conclude nell'articolo chiosando che "L'Italia ha ancora poche scelte. Ma le deve fare".
"Ho grande stima di Monti, abbiamo sostenuto il suo governo, ma sono d'accordo con il Financial Times quando dice che Monti non è l'uomo adatto a guidare il Paese, che oggi ha bisogno di politica, di qualcuno che condivida i sentimenti dei cittadini". E' quanto ha detto Massimo D'Alema, ospite di Sky Tg24. "Bersani ha detto che Monti ci appare come un professore che ci guarda dall'alto. Nessuno vuole cancellare i suoi meriti, ma abbiamo bisogno di un leader che sia vicino alla gente, come Bersani", ha sottolineato D'Alema. Il premier ha detto di non voler consegnare il Paese agli 'incapaci': "noi abbiamo governato con personalità come Ciampi e Padoa Schioppa, calma professore, calma...".
"D'Alema è d'accordo con il Financial Times? Evidentemente non ha letto l'articolo di Wolfgang Munchau per intero dove si dice che Bersani è 'timido di fronte alle riforme strutturali'", replica Mario Sechi di Scelta Civica. "D'Alema dimentica che la fretta è nemica della perfezione. Prima di dichiarare bisogna leggere. Avrebbe così scoperto che il commento critica tutti: Monti, Bersani e Berlusconi. In realtà, come sa chi legge regolarmente gli articoli di Wolfang Munchau, il suo vero obiettivo è criticare le politiche di Angela Merkel", conclude.
"Ci fa piacere che il Financial Times certifichi quello che ripetiamo da mesi: Monti è inadeguato a governare e le sue riforme sono state irrisorie. Quando il FT attaccava il centrodestra sembrava la Bibbia, ora andrebbe valutato dai nostri media con la stessa attenzione". Lo afferma Ignazio La Russa, fondatore del movimento Fratelli d'Italia - Centrodestra nazionale.

Gallinari, Rifondazione ai funerali. L’Idv: “Passo indietro o via da Lista Ingroia”

Gallinari, Rifondazione ai funerali. L’Idv: “Passo indietro o via da Lista Ingroia”

Alle esequie presenti il candidato di Rivoluzione Civile, Claudio Grassi, e il coordinatore provinciale di Reggio Emilia, Alberto Ferrigno. Interviene il segretario Paolo Ferrero: "Polemica incredibile. Conoscere una persona non significa condividerne le scelte violente"

Gallinari, Rifondazione ai funerali. L’Idv: “Passo indietro o via da Lista Ingroia”
Acque agitate nella Lista Ingroia dell’Emilia Romagna. Non è passata nemmeno mezza giornata dai funerali dell’ex Br Prospero Gallinari al cimitero di Goviolo alle porte di Reggio Emilia, che le due anime partitiche, Rifondazione Comunista e Italia dei Valori, messe insieme dal magistrato siciliano si sono messe a litigare, paradossalmente, su un tema politico come la recente memoria storica del paese.
La presenza alle esequie del carceriere di Aldo Moro, sia di Alberto Ferrigno, coordinatore provinciale di Rifondazione a Reggio Emilia, sia di Claudio Grassi, già senatore di Rifondazione con l’Unione nel 2006 e ora candidato alla Camera per Rivoluzione Civile,  hanno fatto andare su tutte le furie Liana Barbati, consigliera regionale Idv, nonché omologa di Ferrigno  nel capoluogo reggiano: “Leggo con estrema perplessità e disappunto che Ferrigno e Grassi, membro della direzione nazionale, nonché ex deputato di Rifondazione Comunista, hanno partecipato ai funerali del brigatista. Chi ricopre cariche politiche o è candidato alle elezioni per rappresentare i cittadini, non dovrebbe neanche a titolo personale, partecipare al funerale di chi ha rappresentato un periodo così buio e triste per la nostra Repubblica”.
Le motivazioni della piccata presa di posizione della Barbati rispecchiano l’eterogeneità dell’arcobaleno politico elettorale targato Rivoluzione Civile: “Presenza inopportuna soprattutto in questo caso, in cui la compagine di elettori sarà composita e dichiaratamente non schierata a destra o a sinistra, ma semplicemente unita per ripristinare il rispetto delle istituzioni il nome del bene comune. Cosa che il periodo brigatista certo non rappresenta”.
“Per questo motivo, se poi Grassi sarà eletto in Emilia Romagna”, chiosa con decisione,  ”dico subito a “titolo personale” che non mi rappresenta di certo. Mi auguro a breve che ci sia una smentita o una parvenza di giustificazione. In caso contrario o fa un passo indietro, o Idv uscirà dal comitato provinciale a sostegno della Lista Ingroia, che si richiama a una rivoluzione civile, per l’appunto”.
In pochi minuti giungono subito le parole di Grassi, quinto in lista per la Camera, ma con i nomi di Ingroia, Di Pietro e Ilaria Cucchi davanti a lui già candidati in altri collegi, quindi possibile secondo deputato eletto dietro a Giovanni Favia: “Non credevo che partecipare ad un funerale di una persona che conoscevo potesse creare un caso politico. Vi ho partecipato -  come vi hanno partecipato tanti dei presenti – pur non condividendo nulla di quanto ha fatto Prospero Gallinari. Penso che quando si conosce una persona, anche se non se ne condividono le idee e ciò che ha fatto nella vita, nel momento in cui muore sia un atto di umanità partecipare ad un funerale. Così è stato per me”.
“Polemica pretestuosa e di bassissima lega, in Cambiare si può non li abbiamo mai visti tra l’altro si sono accodati all’ultimo momento”, afferma Ferrigno raggiunto telefonicamente dal FattoQuotidiano.it, “Su funerali e eventi privati non devo rispondere a nessuno, figuriamoci alla Barbati. Conoscevo la moglie di Gallinari e sono sempre stato contro la violenza. l’Idv non si può permettere polemiche di questo tipo”
“Trovo incredibile – e frutto di un fraintendimento – che la partecipazione di Claudio Grassi, della segreteria nazionale di Rifondazione Comunista, al funerale di Prospero Gallinari, determini una polemica politica”, scrive su Facebook il segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero, “Grassi è di Reggio Emilia come Gallinari e si conoscevano da sempre. Nella politica e nella vita hanno fatto scelte opposte: Grassi il PCI, Gallinari le BR. La condanna di Grassi del terrorismo non sta rinchiusa solo nelle dichiarazioni verbali ma in una vita passata a costruire ed organizzare lotte e partecipazione democratica alla luce del sole, nel PCI e poi in Rifondazione Comunista. Il contrario del terrorismo. Ma Grassi non è solo un dirigente politico è anche una persona che ha conosciuto Gallinari e ha quindi scelto di partecipare al suo funerale. Questa partecipazione è una testimonianza della sua umanità e in nessun modo può essere confusa con altro. Un tempo si diceva “riposa in pace”, nella consapevolezza che almeno di fronte alla morte le polemiche dovevano – almeno per un minuto – cessare. Voglio sperare che questo briciolo di umanità possa resistere ancora oggi e si chiuda qui una polemica che non ha alcun fondamento, perché la nostra condanna del terrorismo è totale”.

Dna umano non solo a doppia elica, c'è anche quadrupla

Dna umano non solo a doppia elica, c'è anche quadrupla

   Dna umano non solo a doppia elica, c'è anche quadrupla


Sono passati ormai 60 anni dalla pubblicazione su Nature dell'articolo che descriveva per la prima volta la doppia elica del Dna, e sempre dalla stessa universita' arriva un'altra scoperta che dimostra come la visione degli scopritori James Watson e Francis Crick, anche se importantissima, era tutt'altro che completa, e anzi era solo la 'meta" della realta'.

Lo studio dell'italiana Giulia Biffi pubblicato da Nature Chemistry ha trovato che in certi momenti il Dna puo' invece assumere una forma a 'quadrupla elica', una scoperta che apre una nuova serie di interrogativi per i genetisti, il cui lavoro appare tutt'altro che finito.

Le strutture a quadrupla elica erano gia' state isolate in provetta, ma nessuno era mai riuscito a vederle nelle cellule umane. Per scovarle i ricercatori hanno costruito degli anticorpi sintetici fluorescenti in grado di legarsi alle quadruple eliche del genoma umano. Testandoli su cellule di tumori, dall'osteosarcoma al cancro della cervice, e' emerso che le strutture a quadrupla sono piu' numerose negli istanti in cui il Dna si replica prima della divisione cellulare.

Questo, spiega Biffi, suggerisce gia' un primo utilizzo della scoperta. "A mio parere anche nelle cellule normali si formano queste strutture - sottolinea la ricercatrice, arrivata a Cambridge da Pavia per un dottorato - ma ovviamente le cellule tumorali replicano continuamente e quindi se i 'quadruplex' sono importanti durante la replicazione del Dna potrebbero avere effetti piu' rilevanti nelle cellule tumorali.

Gia' in studi precedenti si e' visto che si possono usare piccole molecole sintetizzate per 'traghettare' queste strutture, e questo ha un effetto anti-proliferativo sulla cellula". La conferma dell'esistenza della quadrupla elica nel genoma umano costringera' i genetisti a un 'superlavoro', sottolinea Carlo Alberto Redi, biologo dell'universita' di Pavia, secondo il quale ora sara' piu' facile capire come si forma la vita.