Sabato scorso, a Roma, i leader di Pd, Psi e Sel - Pier Luigi Bersani, Riccardo Nencini e Nichi Vendola - hanno approvato la ‘Carta d’intenti ‘del centro-sinistra. La piattaforma programmatica del cartello elettorale progressista che, a meno di sorprese (si veda alla voce Matteo Renzi), si candiderà al governo del paese nella primavera del 2013. Tuttavia, non tutti hanno salutato positivamente la stesura del Manifesto medesimo. Proprio da Renzi l'attacco più sferzante.
Per l’outsider democratico, infatti, il documento appare “fin troppo generico", e "ciascuno lo riempirà di contenuti propri”. Critiche, poi, anche da Walter Veltroni. Motivo, l’assenza dal documento del riferimento al governo Monti: “C’era nel testo originario della Carta d’intenti (Monti, ndr) che doveva restare. L’attuale governo ha dato prestigio all’Italia e ha riformatrice che superano l’inerzia dei partiti”.
L’eliminazione dalla Carta del ringraziamento a Monti, evidentemente, rappresenta una sorta di pedaggio da corrispondere a Nichi Vendola. A chi nel corso di questi mesi, da sinistra, ha sempre giudicato negativamente le politiche economiche dell’esecutivo. E allora, nell’ottica di un'alleanza più di sinistra-centro che di centro-sinistra, l’accantonamento della figura del premier dal Manifesto programmatico non può che essere in re ipsa.
Ma quali, i principali impegni contenuti nella Carta? ‘Economia’ oltre la crisi, anzitutto. E ‘Lavoro’: “Ridisegnare il fisco alleggerendo il peso su lavoro e imprese e attingendo alla rendita dei grandi patrimoni”. E ancora, ‘Diritti’: riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali. Sul piano strettamente politico, invece, due gli aspetti di maggior rilievo: “La ricerca di un accordo di legislatura con le forze del centro moderato”. E, last but not the least, la cosiddetta ‘Clausola anti crisi’. Ovvero, ogni soggetto della coalizione sosterrà “in modo leale e per l’intero arco della legislatura l’azione del premier scelto con le primarie”. Un patto, insomma, affinché non si ripetano più gli episodi dell’autunno del 1998 e del gennaio del 2008, quando a Palazzo Chigi sedeva Romano Prodi e drappelli di maggioranza lo fecero cadere.
Sulle regole delle consultazioni, invece, nuove indiscrezioni. Meglio, alcune conferme. Si terranno in due turni: domenica 25 novembre e il 2 dicembre, se nessuno dei candidati riuscirà a ottenere il 50% + 1 dei voti; l’iscrizione all’albo dei votanti sarà possibile dal 4 al 25 novembre e ai gazebo dove si vota; per partecipare, inoltre, necessario versare un obolo di almeno 2 euro. Ancora non chiara la quaestio relativa al voto al ballottaggio per chi non si reca al primo turno. Verranno ammesse delle deroghe, si vocifera. Deroghe, però, ancora non specificate.
Domenica, nel frattempo, Pier Luigi Bersani ha dato il via alla sua campagna elettorale. Dal suo paese natale, Bettola, in provincia di Piacenza. Con un comizio dalla pompa di Benzina che fu del padre ‘Pinu’. “Aggiustamento”, la sua parola d’ordine. In chiara antitesi con la rottamazione di derivazione renziana. Su Monti, Bersani ha giocato la carta dell’ironia: “Ogni mattina mi fanno un prelievo e mi misurano il tasso di montismo, ma il governo Monti l’abbiamo voluto noi, lo stiamo sostenendo, abbiamo promesso lealtà. Di questa esperienza manderemo avanti il meglio”, perché Monti “dovrà continuare a dare un contributo a questo paese”. Nell’ottica, però, di un’agenda Italia, e non Monti o Bersani: “Un’agenda che metta al centro il lavoro e l’attività economica”. Prossima tappa del tour al Cern di Ginevra, venerdì prossimo.
Infine, Veltroni. non si ricandiderà in Parlamento alle prossime politiche. L'ex segretario del Pd lo ha annunciato domenica sera nel corso di un'intervista rilasciata alla trasmissione di Fabio Fazio, Che Tempo Che Fa. "Rinunciare a fare il deputato non significa rinunciare a fare politica. Continuerò a impegnarmi in quello in cui ho sempre creduto, cioè l'impegno civile, la battaglia sui valori e sulla legalità", ha spiegato l'ex sindaco di Roma. Un’auto-rottamazione, per intenderci. Che sia la prima di una lunga serie?
"La mia disposizione è a non candidarmi", sono le parole di Massimo D'Alema. Che, però, aggiunge: "Semmai posso candidarmi, se il partito mi chiede di farlo". No, forse il passo indietro di Veltroni non sarà il primo di una lunga serie.