lunedì 3 dicembre 2012

Il Papa apre l’account Twitter ed è già record di follower

Il Papa apre l’account Twitter ed è già record 

di follower



Anche Papa Benedetto XVI sbarca su Twitter con un account ufficiale in 8 lingue, ovvero italiano, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco, polacco, arabo e francese. Lo rende noto un comunicato del Vaticano che recita le seguenti parole:
Benedetto XVI lancerà i primi tweet il 12 dicembre, festa di Nostra Signora di Guadalupe. È già record: in due ore l’account generale ha raccolto più di 67mila ‘follower’, ai quali vanno sommati quelli sui profili nelle altre lingue. Inizialmente i tweet saranno pubblicati in occasione dell’udienza generale del mercoledì, ma in seguito potrebbero avere una frequenza maggiore. I primi tweet risponderanno alle domande indirizzate al Papa su questioni relative alla vita di fede. Le domande possono essere inviate fino al 12 dicembre a #askpontifex.
Il comunicato ha anche aggiunto che altre lingue potrebbero essere aggiunte in seguito. “La presenza del Papa su Twitter è un’espressione concreta della sua convinzione che la Chiesa deve essere presente nel mondo digitale“, sottolinea poi il comunicato



Grecia lancia buyback su bond sovrani con asta olandese



Grecia lancia buyback su bond sovrani con asta olandese

lunedì 3 dicembre 2012 11:37
 

ATENE (Reuters) - La Grecia sceglie il metodo dell'asta olandese per ricomprare, con circa 10 miliardi di euro, gran parte dei suoi titoli di Stato ancora in mano a privati.
Secondo fonti comunitarie, la Grecia dovrebbe essere nelle condizioni di ritirare dal mercato almeno 40 miliardi di titoli consentendo ai prestatori internazionali, Unione europea e Fondo monetario internazionale, di procedere all'erogazione delle nuove tranche di finanziamenti.
Il meccanismo dell'offerta prevede che Atene chieda agli investitori a quanto intendono vendere i loro titoli prima di fissare il prezzo di acquisto.
Il programma di buy back prevede una doppia forchetta di prezzo per ognuna delle venti serie di titoli in circolazione: da un minimo del 30,2%/38,1% a un massimo del 32,2%/40,1%, a seconda della scadenza.
Così, se un obbligazionista cerca di ottenere un prezzo vicino al limite superiore, si assume il rischio di non riuscire a vendere se il prezzo di riacquisto viene fissato a un valore più basso.
Dopo che Atene ha reso noti i termini dell'operazione il titolo con scadenza 2023 si è mosso al rialzo e il suo rendimento è sceso di oltre un punto percentuale.
In base ai termini stabiliti dall'Eurogruppo della scorsa settimana, i titoli di Stato non dovrebbero essere ricomprati a un prezzo superiore a quello di chiusura del 23 novembre.
Le obbligazioni hanno un valore nominale di 63 miliardi e l'offerta è valida in teoria anche per i possessori dei circa 4 miliardi di vecchi titoli rimasti fuori dal programma di ristrutturazione del marzo scorso.
Secondo elaborazioni Reuters, con i prezzi di chiusura del 23 novembre, ad Atene basta un tasso di adesione del 50% per togliere dal mercato 31,5 miliardi con 8,7 miliardi di spesa.
Sul sito www.reuters.com altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia

Se anche le coop fanno cosi?? è la fine!!!


Lavoro, il diktat della Coop

Dopo la lettera a Littizzetto, le dipendenti svelano i ricatti dei capi. Ma c'è chi difende l'azienda.

Un punto vendita Coop.

Non si conoscono le lavoratrici dei supermercati Coop di Lazio e Campania - alcune decine - che hanno sottoscritto la lettera a Luciana Littizzetto, pubblicata in Rete dell’Unione sindacale di base (Ubs). Eppure l'obiettivo era chiaro. Invitare l’attrice, testimonial del marchio, a considerare il «lato oscuro» del lavoro nei negozi Coop. Ovvero quel mondo poco conosciuto intriso di stress e di frustrazione dei dipendenti, dove un contratto part-time da 20 ore è un traguardo prezioso, ma oltre il quale è quasi impossibile progredire, dove scendere a patti con i manager è impensabile e dove piccoli ricatti quotidiani scandiscono le giornate.
PROTESTE DA ROMA E DINTORNI. In realtà lo scadimento delle relazioni all’interno dei supermercati sembra aver riguardato più la realtà di Unicoop Tirreno piuttosto che le altre sedi regionali. Le testimonianze di chi ha firmato la lettera arrivano infatti tutte da Roma e immediati dintorni.
Marzia (il nome è di fantasia) ha un'esperienza pluridecennale in azienda: «Quello che la società non dice», spiega a Lettera43.it, «è che la maggior parte dei contratti a tempo indeterminato sono part-time, ma non per scelta del lavoratore e prevedono 650 euro con i quali una persona deve pianificare la sua vita».
Tuttavia sono sempre possibili i prolungamenti temporanei dell’orario di lavoro. Ma non per tutti: «Capita che questi straordinari», prosegue Marzia, «non vengano assegnati a colleghi che hanno avuto recenti battibecchi con i superiori».
Mostrare i muscoli può non essere la soluzione migliore: «Da quando ho cominciato a difendere le mie idee, hanno cominciato a negarmi cambi turno e straordinari, mentre le colleghe continuano a usufruirne».
ANCHE UN EPISODIO DI MOLESTIE. C’è spazio anche per un episodio di molestie, risolto direttamente dall’azienda, ma di cui è stato testimone Francesco Iacovone, sindacalista dell’Usb: «Dopo due mesi dalla denuncia interna delle dipendenti molestate - durante i quali il protagonista della vicenda ha continuato a ricoprire il ruolo di capo delle lavoratrici - sono stati ascoltati i testimoni e il presunto molestatore alla fine è stato prepensionato».
Il luogo dell’avvenimento sarebbe un grande centro commerciale di Roma città. Dell’argomento delle molestie si è occupata anche la trasmissione Servizio Pubblico, in una puntata del mese di febbraio.

Ampio uso dei contratti stagionali con richieste di estendere l'orario

I problemi però riguardano soprattutto l’ampio uso dei contratti stagionali e il disagio di alcune lavoratrici, come fotografato anche dalla trasmissione di La7 Piazza Pulita.
L'iter degli assunti in Coop sarebbe questo: da stagionale, a 20 ore, si vive sotto la pressione psicologica dell’obiettivo del posto fisso. Una volta guadagnato il contratto a tempo indeterminato, la nuova esca che spinge a dire sempre di sì è il passaggio alle 37 ore, che però è provvisorio. E per non perdere il 'privilegio' e continuare a sperare nel contratto full-time, è meglio mantenere il controllo sul posto di lavoro.
I RICATTI DOPO LE CONCESSIONI. Gabriella lavora in un supermercato dell’immediato hinterland romano. Racconta: «Ho il contratto a tempo indeterminato part-time e, per un anno, mi hanno dato l’estensione a 37 ore. Ma per questo sono sempre stata ricattabile, mi si diceva di fare gli straordinari pena il non rinnovo del contratto».
Si tratterebbe di ore in più che vanno in flessibilità e non garantiscono alcun pagamento extra. «Quando dici sempre di sì a queste richieste, poi diventa un problema dire di no una volta», è il punto di Gabriella.
SI PAGANO I DISSAPORI COI CAPI. Ma non è tutto: «Avevo chiesto con due mesi di anticipo di poter usufruire delle ore libere destinate a noi dipendenti - non ferie o flessibilità - e la mia responsabile mi ha portata nella stanza del direttore, noi tre soli, per spiegarmi che la cosa non si poteva fare».
Anche per lei i dissapori con il caporeparto non sono restati senza conseguenze: «Recentemente avevo discusso con lui e sono stata cambiata al volo di reparto, mandata in una sezione in cui non ero per nulla pratica e senza affiancamento».
In un’epoca di crisi poi, capita di trovarsi per un pomeriggio con solo quattro addetti a governare tutti i reparti del supermercato, casse escluse: «Si capisce che in questo modo», sottolinea Gabriella, «andare al bagno diventa un problema».
IL PERICOLO DI TORNARE A 20 ORE. «Trascorsa una mattina al lavoro», chiarisce Gabriella, «capita che il pomeriggio riceva la chiamata per rimodulare il turno del giorno successivo. Non si può organizzare una vita così. Intanto, pur di inseguire le 37 ore e lottare per il posto fisso, ho per anni accettato di gestire un reparto senza il relativo riconoscimento di ruolo».
Poi c'è il pericolo di essere «retrocessi»: «La minaccia di tornare alle 20 ore è reale», garantisce Gabriella.

Le lettere delle lavoratrici a sostegno dell'azienda

Alla lettera delle lavoratrici indirizzata a Littizzetto la Coop aveva prontamente replicato sostenendo che «l'occupazione si è mantenuta stabile» e sono garantite le «condizioni di qualità». E di star perseguendo politiche di stabilizzazione del personale con contratti più rispettosi dei diritti dei lavoratori rispetto alla concorrenza.
Inoltre in due punti vendita, uno ad Avellino e l’altro a Roma, sono state affisse delle lettere di lavoratrici in difesa di Coop.
«Siamo state messe al corrente che queste situazioni si sono verificate in alcuni negozi», recita una, «ma questa denuncia può trasmettere ai lettori un'immagine distorta della cooperativa, che nella maggior parte dei casi non è quella descritta».
Le dipendenti avellinesi invece si sono dissociate completamente dall’iniziativa delle colleghe dell’Usb: «Non è vero che a comandare sono tutti uomini e che esiste un clima di ricattabilità».
PROMESSE MAI MANTENUTE. Eppure le testimonianze delle lavoratrici vanno in un altro senso.
Lucia ha lavorato 10 anni con contratti stagionali e ricorda: «Dire no era impossibile. 'Puoi?' era sinonimo di 'devi'. Chi si opponeva era tagliato fuori dal giro degli stagionali». Aggiunge: «Ora con le 20 ore a tempo indeterminato vivere dignitosamente non è comunque possibile».
«Anche io svolgo ruoli superiori al mio inquadramento professionale», prosegue Lucia, «da addetta alle vendite a coordinatore. Ogni promessa di formale riconoscimento al riguardo è caduta nel vuoto».
IL «FILO DIRETTO» DEI DIPENDENTI. Anche per lei non sono passate inosservate le repliche dei lavoratori ai superiori: «Quando si viene convocati in direzione per una questione disciplinare, chiedere la partecipazione del sindacato è un problema».
In Coop esiste, però, un numero verde per i dipendenti, si chiama «filo diretto», per segnalare le anomalie sul posto di lavoro. «Ma il giorno dopo una mia chiamata», racconta la dipendente, «si presenta il responsabile e mi chiede perché mai abbia chiamato, perché ho 'saltato' le figure interne del negozio. Evidentemente perché non avevo trovato nessuno con cui parlare, per esempio dell’assegnazione delle ferie, o del fatto che la domenica non è presente neppure un responsabile in negozio».
E ancora: «Ho rifiutato di firmare per le 37 ore per evitare l’obbligo di fare tre volte l’orario spezzato in settimana». E poi: «Venire spostati da un negozio all’altro sembra una scelta insindacabile, che prescinde dalle valutazioni riconosciute sul lavoro».


Amazzonia, il polmone torna a respirare


Amazzonia, il polmone torna a respirare

Per la prima volta deforestazione in calo. Il merito è di un sistema satellitare che scova chi saccheggia la foresta.

La deforestazione in Amazzonia.


La miglior notizia del 2012. Così il ministro dell'Ambiente del Brasile, Izabella Teixeira, ha commentato i dati divulgati dall'Istituto nazionale di Ricerche spaziali (Inpe), che certificano la radicale riduzione del tasso di disboscamento dell’Amazzonia.
«Abbiamo raggiunto il grande risultato di portare la deforestazione sotto la soglia dei 5 mila chilometri quadrati», ha detto con giubilo il ministro. Per l'esattezza, il disboscamento è pari a 4.656 chilometri quadrati, su un'area totale pari a 4,2 milioni, solo per quanto riguarda la porzione brasiliana.
I numeri si riferiscono al periodo tra agosto 2011 e luglio 2012 e comportano una riduzione del 27% rispetto all'anno precedente: il livello più basso dal 1988, quando cominciò la serie storica della distruzione inopinata del polmone verde del mondo.
FINE DELLA DEFORESTAZIONE SELVAGGIA. L’Amazzonia è l'ecosistema più ricco del pianeta, messo pericolosamente a rischio dalle ruspe e dagli incendi. Negli ultimi sette anni la deforestazione selvaggia si è ridotta in maniera drastica: nel 2004, infatti, era pari a 27 mila chilometri quadrati.
Il merito è soprattutto della tecnologia satellitare che ha dato al governo brasiliano nuovi strumenti di lotta contro i taglialegna abusivi.
SERVIZIO DI SORVEGLIANZA SATELLITARE. Il centro di comando si trova nei laboratori dell'Inpe, a Belem, nello Stato del Pará, una delle regioni amazzoniche più saccheggiate dai cosiddetti grileiros, latifondisti senza scrupoli che occupano abusivamente e con la forza centinaia o addirittura migliaia di ettari di terra. Qui, dal 2004 è attivo il Deter, un programma satellitare in grado di individuare in tempo reale l'area minacciata.
Pur nell'immensità della foresta amazzonica, le coordinate sono precise. In pochi minuti un elicottero della guardia forestale è in grado di alzarsi in volo e raggiungere il luogo indicato per fermare le ruspe e individuare i colpevoli.
I RISULTATI DELLA REPRESSIONE. I successi degli ultimi anni hanno infatti mostrato che la repressione, ancorché difficile a causa della vastità dell'area, è possibile e dà i suoi frutti.
La foresta amazzonica si estende infatti su nove Paesi sudamericani, dal Brasile che concentra 4,2 milioni dei 6,9 milioni totali di chilometri quadrati, passando per Bolivia, Colombia, Equador, Perù, Venezuela, Guyana, Guyana Francese e Suriname.

Proteggere l'ecosistema in cui convivono migliaia di specie

Il bioma è ricchissimo, visto che metà delle specie terrestri del pianeta vive in questa regione: sono almeno 5 mila le specie di alberi scoperte, 300 quelle di mammiferi, 1.300 gli uccelli e milioni gli insetti. Ed è un'area fondamentale anche per 33 milioni di persone che dalle ricchezze della foresta traggono la propria fonte di sopravvivenza.
Oggi però l'Amazzonia è un grande polmone malato. Le sue condizioni si sono aggravate a partire dagli Anni 70.
SFRUTTATO IL 17% DEL TERRITORIO.Tra il 1950 e il 1970 infatti, la deforestazione era un fenomeno marginale che non superava l'1% di tutta la foresta. Negli ultimi 40 anni è balzato fino ad arrivare al 17% del territorio complessivo.
A dare un impulso decisivo fu il regime militare brasiliano che, tra gli Anni 60 e 80, distribuiva incentivi fiscali a milioni di brasiliani affinché occupassero quella frontiera vuota.
Poi sono cominciate le lotte sempre più intense delle popolazioni, molte delle quali di origine indigena, per proteggere le proprie terre e difendere la foresta.
LE LOTTE DI MEDES E STING. Alla guida dei movimenti si sono posti via via attivisti, ambientalisti e sindacalisti: da Chico Mendes, simbolo mondiale della resistenza assassinato nel 1988, a Dorothy Sting, la religiosa americana che combatteva per i diritti umani, uccisa nel 2005 a 73 anni. Una scia di violenza che causa decine di morti ogni anno: 29 solo nel 2011. Senza dimenticare gli scontri tra i proprietari terrieri e le popolazioni rurali: 1.363 solo l'anno scorso, secondo i dati della Commissione pastorale della Terra, una costola della Conferenza dei vescovi del Brasile molto attiva nella difesa dei diritti umani in Amazzonia.
Sbagliato dunque abbassare la guardia, anche se «la diminuzione dei numeri degli ultimi anni rendono chiaro che la fine della deforestazione non solo è necessario, ma perfettamente possibile», ha commentato in una nota Marcio Astrini, coordinatore della campagna Amazzonia di Greenpeace.

Il Brasile progetta di realizzare la diga di Belo Monte

Ma le minacce per la foresta pluviale più grande del mondo, paradossalmente, arrivano non solo da multinazionali e imprenditori senza scrupoli, ma anche dal governo brasiliano, sempre più deciso a portare a compimento la realizzazione della diga di Belo Monte, la terza più grande del mondo.
Un'opera faraonica da 12 miliardi di euro, che sorgerà nel cuore dell'Amazzonia e che da anni causa le proteste degli ambientalisti e solleva molte critiche da parte degli specialisti.
LA FORESTA DIFESA DA HOLLYWOOD.Per difendere il Rio Xingu, uno degli affluenti più importanti del Rio delle Amazzoni, e le circa 40 mila persone che saranno costrette ad abbandonare le proprie terre, allagate dal lago artificiale, sono scesi in campo anche le star di Hollywood, dal regista di AvatarJames Cameron all'attrice Sigourney Weaver.
OBIETTIVO DEFORESTAZIONE ZERO. L'obiettivo adesso è la Deforestazione zero, una proposta di legge di iniziativa popolare promossa da Greenpeace e da altre organizzazioni non governative: la petizione (sono necessarie 1,4 milioni di firme, a oggi sono quasi 650 mila) serve per impedire che il governo brasiliano e gli enti locali concedano in futuro nuove autorizzazioni a disboscare. Questa sì, sarebbe la migliore notizia dell'anno.




Anche a San Marino!! Costretti a licenziamento, due arresti


Costretti a licenziamento, due arresti

Con violenze e minacce hanno fatto dimettere due dipendenti



RIMINI, 3 DIC - Avrebbero costretto, con violenza e minacce, due dipendenti di una impresa di San Marino a sottoscrivere il licenziamento accettando una clausola vessatoria che impediva di lavorare per imprese concorrenti e a rinunciare alle penali previste. Due uomini, collaboratori del titolare dell'azienda, sono ai domiciliari per estorsione su decisione dei magistrati di Rimini. E' uno sviluppo dell'operazione 'Criminal Minds' della Gdf di Rimini, in cui ci sono altri 3 indagati, anche per corruzione.

Gb e Francia convocano amb. Israele Per protesta dopo annuncio costruzione 3.000 nuovi alloggi


Gb e Francia convocano amb. Israele

Per protesta dopo annuncio costruzione 3.000 nuovi alloggi





PARIGI/LONDRA, 3 DIC - La Francia e la Gran Bretagna hanno convocato oggi rispettivamente l'ambasciatore israeliano a Parigi e quello a Londra per esprimere la loro protesta di fronte all'annunciato piano del governo Netanyahu di costruire 3000 nuovi alloggi per coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Anche Germania e Russia hanno espresso preoccupazione per l'iniziativa. 

Maltempo, sull'Italia in arrivo una ventata di aria fredda


Maltempo, sull'Italia in arrivo una ventata di aria fredda

Neve in arrivo.

L'Italia sembra essere essere entrata a pieno titolo nella morsa del gelo.
Il week end a cavallo tra l'1 e il 2 dicembre ha segnato l'arrivo di una ventata di aria fredda che dovrebbe contribuire ad assestare le temperature ben al di sotto delle medie stagionali. La situazione, inoltre, non dovrebbe volgere al meglio prima dell'8 dicembre.
L'arrivo di Attila, come è stato ribattezzato il vortice di bassa pressione calato sulla penisola, dovrebbe portare con sè le prime gelate già a partire dal 3 dicembre, in particolare al Centro-nord, in corrispondenza delle prime robuste nevicate sugli Appennini, anche a quote basse, vale a dire non oltre i 500 metri.
PRECIPITAZIONI E NEVICATE SUL CENTRO-SUD. Fin dalle prime ore del mattino sono previste precipitazioni su Campania, Basilicata e Calabria. Dal pomeriggio, inoltre, sono attese nevicate su Emilia-Romagna, Marche e Umbria, oltre che su Abruzzo e Molise. Sempre nella seconda parte della giornata, sono previsti venti di burrasca su Sardegna e Sicilia e dai quadranti settentrionali su Friuli Venezia Giulia e Marche e su tutte le regioni meridionali, con mareggiate sulle coste esposte.
VORAGINE DI OTTO METRI A NAPOLI. Il grande freddo, nel frattempo, si è già fatto sentire, causando numerosi disagi in diverse regioni d'Italia. A Napoli, ad esempio, le cattive condizioni atmosferiche hanno favorito la formazione della voragine apertasi lungo la sede stradale di via Liguria, nella prima periferia cittadina.
Profonda otto metri e ampia in superficie almeno quindici, la buca ha inghiottito una vettura in transito con tre persone a bordo, rimaste ferite ed estratte dalle lamiere grazie all'intervento dei vigili del fuoco.
Lo sprofondamento, inoltre, ha interrotto l'erogazione di acqua ed elettricità,  provocando anche una fuga di gas, prontamente messa in sicurezza.
GENOVA, DISPERSO UN SURFISTA. A causa del maltempo, poi, si sono perse le tracce di Maurizio Millerani, il surfista genovese di 38 anni scomparso al largo di Voltri, nel ponente genovese. L'uomo sarebbe stato spinto via dalle forti raffiche di vento. Per tutta la notte speciali unità della guardia costiera e un elicottero della guardia di finanza specializzato nella ricerca notturna hanno compiuto perlustrazioni.
Una comunicazione di allerta è stata estesa anche a tutte le navi che transitano nel golfo ligure, nella speranza che possano imbattersi nel surfista. «Le ricerche» - ha sottolineato l'ammiraglio Felicio Angrisano - «proseguiranno a oltranza, stiamo mettendo in campo tutti i nostri mezzi».
RIAPRONO GLI IMPIANTI SCIISTICI. L'unica nota positiva è stata dettata dal fatto che la caduta delle prime nevi ha portato all'imminente riapertura degli impianti sciistici in molte località. In Friuli Venezia Giulia, il manto nevoso ha raggiunto una consistenza che in alcune piste supera i 30 centimetri. La società di gestione dei poli sciistici Promotur ha, dunque, confermato l'apertura delle prime piste, come da programma, per la giornata dell'8 dicembre, grazie anche al lavoro degli impianti per l'innevamento artificiale, entrati in funzione lo scorso 30 novembre.

Accade anche in giappone


Giappone: crolla tunnel, nove vittime

I resti di diversi corpi carbonizzati sono stati ritrovati dalla polizia all'interno di un'automobile


I soccorsi nel tunnel

l tunnel di Sasago, uno dei più lunghi del Giappone appena fuori Tokyo, si è trasformato in una trappola mortale: un inferno di fiamme, detriti e fumo causato dal crollo della galleria che ha travolto le auto in transito. Con un bilancio, che rischia di essere provvisorio, di nove persone morte carbonizzate ed un'altra deceduta in ospedale per le ferite riportate. All'appello mancano infatti ancora alcune persone per le quali le speranze, con il passare delle ore, si stanno spegnendo.
Prima il crollo di una cinquantina di metri del soffitto della galleria, con pezzi di calcestruzzo grandi come l'intera carreggiata e pesanti fino a 1,5 tonnellate che sono piombati sulle auto in transito. Poi lo scoppio dell'incendio con il fumo - è il drammatico racconto di chi è scampato alla tragedia - che ha immediatamente saturato il tunnel, rendendo difficile la fuga e la possibilità di aiutare le perone rimaste sotto le macerie. Quella di Sasago, con i suoi 4,7 chilometri di lunghezza, è una tratta molto frequentata: si trova a una cinquantina di chilometri dalla dalla capitale, che collega con la citta di Nagoya. Sopravvissuti all'incidente e testimoni hanno parlato di un vero e proprio "inferno di fumo, fiamme e detriti" con gente che urlava chiedendo aiuto, non riuscendo a liberarsi dalle vetture rimaste sotto le macerie 'piovute' sulla carreggiata. Decine di macchine sono rimaste sepolte in un tratto lungo circa 100 metri del tunnel, hanno riferito i primi soccorsi mentre restano ancora tutte da chiarire le cause del disastro. Disastro che potrebbe chiudersi con un bilancio delle vittime più alto delle nove persone morte finora conteggiate. Anche perché i soccorsi hanno incontrato numerose difficoltà e hanno dovuto - ad un certo punto della giornata - interrompere le ricerche per il rischio di nuovi crolli. Oltre che per la presenza di una cortina di fumo difficile da superare.


Bersani Altro che primarie,vedi cosa accade in italia


Antagonisti contro prefettura
a Livorno: pietre e bombe carta


ASSEDIO ANTAGONISTI A PREFETTURA LIVORNO

Venerdì c'erano state delle tensioni per l'accesso negato a un gruppo di antagonisti e No Tav nella sala dove Pierluigi Bersani teneva un comizio. Ieri lo scontro in piazza con le forze dell'ordine. Oggi pomeriggio la protesta è sfociata in un assedio alla prefettura, al termine di un corteo di circa 600 manifestanti tra antagonisti e anarchici sfilato dietro lo striscione 'Livorno non si piega'.

Livorno ha vissuto un brutto fine settimana e stasera il sindaco Alessandro Cosmi commenta i fatti di oggi: «Noi abbiamo sempre lasciato aperto ogni canale di dialogo con tutti. Possiamo ammettere ogni manifestazione a patto che sia pacifica e che non voglia interrompere quelle degli altri. Quello che è successo mi sembra che sia un passaggio di livello e non ha niente a che vedere con l'agibilità democratica della città». 

Tutto è accaduto intorno alle 18: sotto il Palazzo del Governo sono state lanciate pietre, mattoni, bombe carta, palloncini pieni di vernice bianca, anche un transenna, contro polizia e carabinieri, poi riparatisi dentro la prefettura. Alcuni agenti sono stati medicati per qualche contusione dalle ambulanze intervenute, in 7 sono stati accompagnati al pronto soccorso per essere refertati. «Oggi davanti alla prefettura di Livorno i poliziotti sono stati vittime di un attacco vigliacco, squadrista e gratuito. 

Gente che si definiva pacifica è venuta armata di bastoni, picconi e taniche di vernice che ci ha tirato addosso. Io ero presente perchè‚ mi trovavo in servizio assieme a tanti altri colleghi che sono tornati a casa feriti o, nella migliore delle ipotesi, pieni di vernice» racconta il segretario del sindacato Sap di Livorno Luca Tomasin. Le tensioni con le forze dell'ordine erano appunto cominciate due giorni fa quando era stato impedito ad una trentina di persone di entrare all'interno del terminal del porto di Livorno per contestare il segretario del Pd ed erano proseguite ieri, quando un presidio-corteo non autorizzato, convocato da parte di antagonisti proprio per i fatti accaduti venerdì e a cui avevano aderito gli anarchici, era finito con uno scontro tra manifestanti, polizia e carabinieri. 

Oggi un nuovo presidio, convocato in piazza Cavour, la stessa piazza teatro degli incidenti di ieri sui quali, in una nota firmata da Collettivo anarchico libertario e della Federazione anarchica livornese, così si commenta: «I fatti del pomeriggio di sabato sono di una gravità estrema: quella a cui abbiamo assistito è stata una vera e propria aggressione a freddo da parte di polizia e carabinieri, qualcosa a cui la città di Livorno non è certo abituata», con un carica partita «in modo del tutto immotivato» e nelle quale «vengono manganellati alla rinfusa manifestanti e passanti. Due persone finiscono all'ospedale». 

«Ma forse - conclude la nota - è proprio l'anomalia Livorno che va normalizzata in un momento in cui le direttive governative sono chiaramente indirizzate in senso repressivo verso qualsiasi tipo di manifestazione di dissenso».