IL TEAM GABANELLI FA BINGO: I VERTICI DELLA MENARINI RINVIATI A GIUDIZIO
Il patron della Menarini avrebbe accumulato nei paradisi fiscali circa un miliardo di euro. Report ne aveva parlato in una sua inchiesta
Tra le carte dell'inchiesta della Procura di Firenzeemergerebbero le prove di una gigantesca truffa allo Stato messa in atto dal 1984 da Alberto Aleotti, patron della Menarini, cioè la più importante azienda farmaceutica italiana.
Come aveva sottolineato Report nell'inchiesta "Effetti collaterali" andata in onda il 28 aprile 2013, il principio attivo è il componente da cui dipende l'azione curativa di un medicinale. E alcuni di quelli lavorati nello stabilimento della Menarini de L'Aquila, Aleotti li ha comprati dalla farmaceutica americana Bristol-Myers Squibb e dalle giapponesi Meiji, Astra e Fujisawa, attraverso società di comodo create all'estero (sembrerebbe grazie all'aiuto di Roberto Verga). Poi Aleotti li ha rivenduti alla stessa Menarini ma a un costo maggiorato.
Un meccanismo che avrebbe consentito di vendere i farmaci e farseli rimborsare dallo Stato a prezzi più alti del dovuto. Grazie a questo sistema, Aleotti avrebbe accumulato all'estero circa un miliardo di euro che poi ha scudato e lasciato in eredità a figli e nipoti.
Mentre il patron della Menarini è fuori dal processo perché inabile, Lucia Aleotti è stata rinviata a giudizio con l'accusa di corruzione nei confronti dei senatore Cesare Cursi e con l'accusa di riciclaggio. Giovanni Aleotti, con l'accusa di riciclaggio. Pier Franco Riva, l'avvocato svizzero di Paolo Aleotti, e Roberto Verga, il titolare della Veco Group, hanno patteggiato la pena per riciclaggio.