venerdì 6 luglio 2012

G8: Manganelli, e' il momento delle scuse Governo perche' hai dato quell'incarico a De Gennaro


G8: Manganelli, e' il momento delle scuse

Giudici di Cassazione confermano condanna a catena comando per le violenze alla scuola Diaz di Genova,

06 luglio, 14:36
G8: condannati i vertici della polizia G8: condannati i vertici della polizia
G8: Manganelli, e' il momento delle scuse
ROMA - Questo è "il momento delle scuse". Lo dice il capo della Polizia Antonio Manganelli dopo la sentenza di condanna per i fatti accaduti nella scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001. "Scuse dovute", dice Manganelli. Soprattutto ai cittadini "che hanno subito danni, ma anche a quelli che, avendo fiducia nell'Istituzione-Polizia, l'hanno vista in difficoltà per qualche comportamento errato ed esigono sempre maggiore professionalità ed efficienza".

CONDANNATI I VERTICI DELLA POLIZIA - Confermata, dalla Cassazione, la responsabilità dei vertici della polizia alla catena di comando a Genova, il 22 luglio del 2001, la notte del pestaggio e dell'arresto illegale dei no-global alloggiati alla scuola Diaz durante il G8. Diciassette i dirigenti che escono compromessi da questo esito processuale che comporta anche la sanzione accessoria della interdizione dai pubblici uffici per cinque anni che si ripercuoterà sulla carriera professionale dei poliziotti di rango perché si apriranno i procedimenti disciplinari finora congelati in attesa del verdetto.
Tra i 'big' condannati, per aver firmato i verbali falsi che giustificavano il blitz violento accusando le vittime di aver opposto resistenza accoltellando un agente e nascondendo molotov, ci sono il capo dell'anticrimine Francesco Gratteri (4 anni), il capo del Servizio centrale operativo Gilberto Caldarozzi (3 anni e 8 mesi), e il capo del dipartimento analisi dell'Aisi Giovanni Luperi (4 anni). Gli altri dirigenti con condanna irrevocabile a tre anni e otto mesi sono Filippo Ferri, Massimiliano Di Bernardini, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi, Salvatore Gava e Pietro Troiani. Uno sconto di pena ci sarà per l'ex capo della mobile Vincenzo Canterini - ora in pensione - che aveva avuto la pena più alta, cinque anni, dalla quale si dovrà sottrarre la condanna per lesioni ma non per il falso. Per tutti loro si profila una sostituzione nell'incarico.
"La sentenza va rispettata come tutte le decisioni della magistratura. Il ministero dell'Interno ottempererà a quanto disposto dalla Suprema Corte", ha dichiarato dal Viminale il ministro Annamaria Cancellieri sottolineando però che "nessuno può dimenticare l'attività quotidiana di tante donne e uomini della polizia che, con dedizione, professionalità e coraggio, lavorano al servizio dello Stato per il bene di tutti". Dopo undici anni di attesa, le vittime - 63 i feriti, molti in maniera grave e permanente come il giornalista inglese Mark Covell, 93 gli arrestati in modo illegale rimasti in carcere tre giorni senza poter comunicare con nessuno - hanno ottenuto il via libero definitivo al diritto al risarcimento contro il quale si era battuta l'Avvocatura dello Stato.
La Suprema Corte, invece, ha dichiarato prescritte le condanne a tre anni di reclusione (comunque coperti dal condono) per otto cosiddetti 'pesci piccoli', i caposquadra del settimo reparto della celere di Roma, accusati di lesioni. La decisione ha come effetto il venir meno della sanzione accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroni, Emiliano Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri, Vincenzo Compagnone. Per Massimo Nucera e Maurizio Panzieri è stata rideterminata al ribasso - da tre anni e otto mesi a tre anni e cinque mesi - la condanna per la messinscena dell'accoltellamento.
Tra i primi commenti quello di Heidi Giuliani, la mamma di Carlo, lo studente ucciso da un carabiniere durante il G8. "Giustizia c'é benché incompleta - ha detto - anche se le responsabilità sono più ampie e penso all'assoluzione dell'allora capo della polizia e al mancato processo per la morte di mio figlio". "Ci sono voluti undici anni per arrivare a questo verdetto e la Cassazione è stata coraggiosa: mai, nelle democrazie occidentali, si è arrivati ad una condanna per funzionari della polizia di così alto livello", ha aggiunto l'avvocato Emanuele Tambuscio, legale di alcuni no-global. Per il leader di Sel Nichi Vendola, "la nube tossica che per undici anni ha coperto la mattanza alla Diaz si è dissolta". E' stato dunque convalidato - come chiesto da Pietro Gaeta della Procura della Cassazione - l'impianto accusatorio tessuto dalla Corte di Appello di Genova che aveva esteso le condanne ai vertici della polizia dopo le iniziali assoluzioni.

La giustizia ha detto. Adesso la parola alla politica


La giustizia ha detto. Adesso la parola alla politica


Maso Notarianni
Non faranno probabilmente nemmeno un giorno di galera. Ma queste condanne pesano moltissimo. 4 anni per Giovanni Luperi, ex vice direttore dell’Ucigos, e Francesco Gratteri, capo del Dipartimento centrale anticrimine;  5 anni per Vincenzo Canterini, ex dirigente del reparto mobile di Roma, 3 anni e 8 mesi, per Gilberto Caldarozzi, oggi capo servizio centrale operativo (allora vice capo).
Tutti condannati per i fatti della Diaz, accaduti quasi 11 anni fa. Non faranno un giorno di galera ma per molti di loro scatterà la sospensione dal servizio e la decadenza dagli incarichi oggi ricoperti, che non è poco: non c’è fame di vendetta, ma sete di giustizia.
Queste condanne pesano come macigni sulle spalle dei cosiddetti tecnici (per chi ancora ci crede) del Governo italiano che hanno nominato capo dei servizi Giovanni De Gennaro, che è legato ai pestaggi della scuola Diaz e alle torture di Bolzaneto come e più di un salame. Come minimo dovrebbero rimuoverlo dall’incarico.
E pesano mltissimo sulle spalle di DeGennaro stesso, che dovrebbe dimettersi prima che qualcuno chieda le dimissioni per lui. Non ha mai spiegato nulla, non ha mai ammesso nulla, non ha chiarito nulla. E’ stato assolto in tribunale. Ma oggi la sua condanna politica dovrebbe essere definitiva. Perché gli uomini a cui la cassazione ha confermato le condanne oggi erano i suoi uomini.
Da oggi, possiamo sperare che i crimini commessi dalle forze dell’ordine non rimangano più impuniti

Argentina, Videla condannato a 50 anni per aver rapito i neonati delle desaparecidas


Argentina, Videla condannato a 50 anni per aver rapito i neonati delle desaparecidas

6 luglio 2012


Stella Spinelli
L’ex dittatore argentino Jorge Videla è stato condannato a 50 anni di carcere per aver rubato i neonati dei desaparecidos imprigionati illegalmente durante la repressione paramilitare della guerriglia portata avanti dagli aguzzini della dittatura. Il Tribunal Oral Federal 6 (TOF6) ha dato per provata l’esistenza di una “pratica sistematica” di appropriazione indebita dei figli delle sequestrate che al momento della cattura erano in stato di gravidanza.
Una madre mostra la foto del figlio desaparecido durante il processo al dittatore Videla. Foto di NICOLAS AGUILERA/AFP/Getty Images
“I fatti giudicati – ha precisato il presidente del tribunale, María del Carmen Roqueta – sono di lesa umanità e messi in atto attraverso una pratica sistematica e generalizzata di sottrazione, sequestro e occultamento di minorenni”. Per questo è stato rigettata la prescrizione chiesta dalla difesa. “Il tutto – ha continuato la presidente – è stato fatto alterando o sopprimendo le loro identità e sequestrando, detenendo, facendo sparire o uccidendo le loro madri, in un piano generale di annichilimento che ha riguardato una buona parte della popolazione civile. Il tutto con il pretesto di combattere la sovversione e usando metodi terroristici di Stato dal 1976 al 1983”.
La nuova condanna di Videla va a sommarsi a quella ricevuta nel processo agli ex comandanti del 1985 e si trasforma, dunque, in ergastolo. Appena letta la sentenza si è alzato dall’aula un “¡Vamos!” liberatorio. Il presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo, Estela de Carlotto, ha quindi abbracciato Francisco Madariaga, uno dei 35 casi di bambini rubati che hanno fatto iniziare questo processo, venticinque dei quali hanno ritrovato la propria identità grazie al lavoro delle Nonne di Piazza di Maggio. In tutto sono un centinaio i bambini – ormai adulti – che si sono potuti riappropriare della propria identità. Ne restano ancora circa 400, fra i quali il figlio di Laura Carlotto, la figlia di Estela.
Da poco, infatti, è stata lanciata la ricerca dei figli dei desaparecidos anche in Italia. Per facilitarla è stato costituito una banca del Dna unica al mondo, attraverso la quale chiunque abbia fra i 30 e i 36 anni e abbia dei dubbi sulla propria identità potrà verificarla sottoponendosi a un semplice test. Basta andare in una qualsiasi ambasciata argentina.
Condannato anche un altro ex presidente de facto, Reynaldo Bignone, a 15 anni per 31 episodi riguardanti i neonati da desaparecidas. Bignone è stato l’ultimo presidente della dittatura argentina ed è stato anche accusato di aver ordinato la distruzione dei documenti che provavano la repressione illegale. Condannati anche l’ex vice-almirante Antonio Vañek -  40 anni – l’ex capo del Grupo de Tareas de la Escuela de Mecánica de la Armada (Esma) Jorge Acosta – 30 anni – l’ex capo del Campo de Mayo Santiago Omar Riveros – 20 anni -, Víctor Gallo a 15, Juan Antonio Azic a 14, Jorge Magnacco a 10,  poi trasformatisi in 15 per la somma con un’altra condanna e Susana Colombo a 5 anni. Assolti per mancanza di prove l’ex agente dell’Intelligence, Eduardo Ruffo, e l’ex capo dell’Armada, Rubén Franco.

LETTERA ALLA MINISTRO FORNERO


MINISTRO FORNERO, LEI NON HA DIRITTO!
Rosalinda Gianguzzi
29.06.2012

Il mio nome è Rosalinda Gianguzzi, di professione insegnante e giuro, non riesco a credere a ciò
che ho letto in questi giorni!
“Work isn’t right!”. Le sue parole affidate al Financial time sono arrivate come un pugno in pieno
viso. Sono sempre più sgomenta del fatto che il livello più basso di empatia, di immedesimazione
arrivi sempre dalle donne al potere.
E non sono affatto sorpresa del fatto che l’ex Ministro Gelmini altra cultrice del “merito” (senza
averne), che aveva affermato che l’astensione obbligatoria è un privilegio, spingendosi dove nessun
politico, anche il più insensibile sarebbe arrivato, l’abbia appoggiata.
Donne di ghiaccio, donne di ferro, donne con le palle, donne tutte di un pezzo, donne che hanno
semplicemente scordato di essere donne, trasformate in una caricatura perfida ed acida degli
uomini. Quanto la rende brutta il potere, la rende brutta dentro, veramente una brutta persona!
Ma io non sono qui ad insultarla, per quanto catartico sia, per il mio senso di giustizia frustrato,
sono qui per spiegarle e per cercare anche di capire.
Intanto vorrei avere chiaro cosa lei intende per diritti e doveri dei cittadini, e quindi anche suoi,
perché a volte ho la sensazione che parlando di politici si parli di una sorta di Olimpo con leggi e
statuti propri e la sensazione, le assicuro, non è solo mia.
Le giro dunque qualche provocazione raccolta nei social network.
Se il lavoro non è un diritto, pagare le tasse dunque non è un dovere?
Chi non ha da mangiare per se, difficilmente può contribuire alla res pubblica, per cui dovrebbe
essere esentato da ogni tassa diretta ed indiretta .
Seguendo la stessa logica, delinquere non è un reato.
Se la gente non ha diritto a lavorare, comunque deve vivere, o anche quello non è un diritto?
Lei afferma inoltre che il lavoro bisogna meritarlo.
Il lavoro è dunque un premio?
E quindi noi dovremmo vivere per lavorare (il “premio”, il fine ultimo), o lavorare per vivere?
Io ho sempre pensato che vivessi per altro: i miei affetti, i miei ideali, i miei valori e non che fossi
“pensata” come strumento per produrre la ricchezza di altri (perché io da insegnante che si paga la
trasferta da sola, al contrario di voi, di ricchezza ne vedo ben poca).
Ho sempre pensato che il lavoro fosse un dovere, da svolgere con serietà ed impegno: uno
strumento che mi desse un significato come persona che vive in una società. E quindi un diritto: ad
“esserci” con le mie potenzialità e le mie inclinazioni, perché così è scritto sulla Costituzione.
Ed anche un dovere, soprattutto VOSTRO, che vi vincola, vi lega mani e piedi a noi.
Perché se il mio lavoro è insegnare e non posso dire ad un mio alunno “non hai il diritto
all’istruzione…. se te la meriti te la impartisco” VOI SIETE OBBLIGATI A PENSARE A NOI
COME PERSONE.
A preoccuparvi della nostra realizzazione, perché è quello che siete chiamati a fare, è quello che
avete giurato di fare. Perché se non se ne fosse accorta, quel libro che le hanno messo sotto la mano
non era un libretto degli assegni, era la Costituzione. Un libro scritto col sangue di persone che
hanno combattuto contro poteri forti, più grandi di loro, e che proprio come Voi, pensavano ad
interessi altri.
Che ritenete certi vostri privilegi diritti acquisiti ed il poter essere PERSONE, poterci pensare come
cittadini, un premio da conquistare. Credo di leggere il suo pensiero ministro “patetico” starà
pensando, ma questo per me è l’unico e vero amore italico che conosco.
Non mi commuovo più da tempo alle note del Mameli cantate negli stadi, perché ormai sono
espressione spesso di quell’Italia brutta, deformata, malata, che avete disegnato per noi con i vostri
interessi economici. Perché i soldi, il debito, sono gli unici interessi che sembrate avere, miope,
cieco.
Ma attenzione Ministro i soldi li fanno le persone, quelle che lavorano sul serio, non i parassiti. Vi
abbiamo regalato un fiore e pensate di proteggerlo legandogli un sacchetto in testa! Lei dice che
pensa alla persona, ma quale?
Le persone, Ministro, non sono flessibili, la loro vita è fissa: nascono, crescono, fanno figli,
invecchiano, si ammalano, muoiono a tempo indeterminato da migliaia di anni.
Ed il lavoro deve adattarsi alla loro vita, non ad un mercato del lavoro che ci vuole giovani per
sempre, asessuati, bionici. Perché la fascia di persone che ne resterebbe fuori da questo target,
sarebbe enorme e sarebbero persone socialmente inutili a carico dello stato. Bell’affare!
Le tutele nascono a garanzia del lavoratore, ma anche a garanzia del datore di lavoro, e dello Stato
perché permettono all’individuo di poter essere utile e produttivo per più tempo possibile, anche
con le proprie debolezze umane, e ai datori di lavoro di non perdere persone di valore, con
esperienza, fidelizzate.
Non l’ha inventata il Ministro Fornero la possibilità di mandare a casa le persone negligenti,
esisteva già! Il mercato “flessibile e globale” e la morte del posto fisso sono l’unica vera, profonda
ragione di questa crisi mondiale, perché non riesce a sfruttare al meglio la materia prima più
preziosa: il potenziale umano.
O forse si riferiva a se stessa quando ha affermato “penso alla persona”? E neanche mio caro
Ministro, perché i costosi privilegi di cui gode lei ed i suoi familiari, come pensate di pagarli? Con
la sua riforma del non lavoro, del licenziamento? Questa è la vostra ricetta per lo sviluppo?
Avete alleggerito una macchina troppo pesante togliendo il motore, con la convinzione che andasse
più veloce! Si ricordi che il capitalismo ha bisogno del proletariato, non c’è padrone senza servo,
non esiste titolare senza dipendente. Pensa che il suo lavoro, o quello degli altri politici, esenti da
ogni taglio, o di tutti i “capoccia” della situazione produrrà, senza di noi, senza le nostre tasse, senza
le nostre braccia, senza il nostro lavoro la ricchezza di cui avete bisogno?
Spero che parlando di interesse possa farla ragionare, perché credo che è l’unico linguaggio che
capite, lei e i suoi amici “tecnici”. Perché è evidente che dei tanti “tecnici” quelli veri, quelli che
lavoravano, si sporcavano le mani tutti i giorni o imprenditori, e che oggi non ci sono più non vi
interessa nulla.
Le vostre mani sono sporche solo del sangue di quelle che erano persone (più di 70 dall’inizio
dell’anno), vittime di una vera e propria strage di stato, a cui non avete dato risposte, avete tolto il
diritto di pensare alla possibilità di un futuro, avete tolto una ragione per vivere, con la vostra
“nuova attitudine”.
Perché sa una cosa ministro? Una persona senza lavoro è NIENTE! Non è libera, non ha dignità,
non ha storia. Penso deve essere terribile dormire con questo pensiero, a meno che non usi con se
stessa la stessa tattica che usa con noi. Tendere la corda della sopportazione per arrivare a quella
soglia in cui si diventa insensibili a tutto. Faccia attenzione però perché se dovesse fermarsi qualche
millimetro prima di quella soglia potrebbe rimanerne schiacciata, altro che lacrime di coccodrillo!
Come del resto potrebbe trovare chi quella soglia non vuole raggiungerla e che potrebbe
considerarla un’abusiva Ministro, lei ed i suoi soci. Qualcuno che potrebbe dirle che nessuno l’ha
voluta, nessuna l’ha votata, non è stata scelta e che il diritto al lavoro è scritto ed è legge, il diritto di
governare, senza elezioni, in democrazia, non è scritto da nessuna parte.
Qualcuno che potrebbe rinfacciarle che il diritto di rinnegare la Costituzione, di sparare numeri a
casaccio parlando di dati che dovrebbero essere trasparenti, non le appartiene, per quanto se lo sia
arrogata. E sono persone come queste che hanno scritto i libri di storia.
Io personalmente malgrado tutto, ho grande rispetto per le istituzioni nell’esercizio delle loro
funzioni (il rispetto per la singola persona è altra cosa), non penso questo e desidero soltanto
ricordare a lei, qualora se ne fosse scordata, che la radice etimologica della parola Ministro è latina
e vuol significare SERVO, e dunque la invito a fare ciò che SERVE a noi, e non solo al debito.
E soprattutto evitare dichiarazioni come queste che francamente non servono a nessuno, soprattutto
se fatte sempre da fasce di privilegiati, che non conoscono la crisi, non conoscono il sacrificio e con
gli strumenti in loro potere ne tengono ben lontano lo spettro e aiutano solo a sdoganare i limiti di
pudore e di decenza che la classe politica dovrebbe avere per evitare di esasperare ulteriormente gli
animi sfiancati dall’indigenza.
Le assicuro che tutti noi abbiamo le tasche piene di una classe politica sboccata e irrispettosa, che
produce solo astio, sfiducia disamore per le istituzioni, terreno fertile per l’astensionismo e
l’antipolitica.
Infine le dico che personalmente i libri di storia non li scrivo, ma li leggo ai miei ragazzi per
insegnare loro che è un loro diritto, ciascuno secondo le proprie potenzialità, di diventare le persone
migliori possibili. Perché è “right”, cioè giusto, cioè un loro diritto sancito dalla Costituzione.

Caserma Diaz,per non dimenticare e De Gennaro?? non è colpevole??


Caserma Diaz, la Cassazione conferma le condanne 

Confermate le condanne ai vertici della polizia, prescritti gli agenti. La Cassazione scrive la parola fine sulla vicenda del blitz alla caserma Diaz

La Cassazione ha confermato le condanne per falso nei confronti dei vertici della polizia coinvolti nel pestaggio e negli arresti illegali dei no-global alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. Si tratta di una condanna a 4 anni inflitta a Giovanni Luperi e Francesco Gratteri, 5 anni per Vincenzo Canterini, 3 anni e 8 mesi per Gilberto Caldarozzi, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi e Massimiliano Di Bernardini. Prescritti, invece, i reati di lesioni gravi contestati a nove agenti appartenenti al settimo nucleo speciale della Mobile all'epoca dei fatti. Per tutti invece vale l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni: di fatto i condannati perdono il lavoro, ma non andranno in carcere per l'effetto sommato di indulto e prescrizione.
Il padre di Carlo Giuliani commenta:
"Una notizia positiva. Succede di rado, ma quando accade bisogna accoglierla con soddisfazione. Vuol dire che in questo Paese c'è ancora un barlume di giustizia. Ora speriamo che ci siano altre pagine di questo genere. Cercheremo in tutti i modi di ottenere verità e giustizia anche sull'assassinio di Carlo".
Giuliani era morto da poco più di 24 ore quando 400 agenti della polizia facevano irruzione la notte tra il 21 e il 22 luglio 2001 nella scuola Diaz di Genova. Nella sede temporanea del Genoa Social Forum avevano trovato alloggio persone di ogni dove accorse nella città blindatissima per il G8: nessuno di loro era considerabile "elemento pericoloso", ma il trattamento che gli venne riservato quella notte fu di violenza estrema. Non solo celerini, ma anche uomini delle Squadre mobili e della Digos si accanirono con brutali percosse su chiunque incontrassero sul loro cammino, con un equo trattamento di manganelli per uomini e donne: i feriti alla fine del blitz furono 60 (di cui 2 arrivarono al pronto soccorso in codice rosso), e 93 gli arrestati.
Per molti di loro il complesso scolastico fu solo la prima tappa di un tour dell'orrore che proseguì alla caserma di Bolzaneto: qui subirono ulteriori violenze fisiche e psicologiche, mentre su di loro pendeva l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio. La caccia al black bloc coinvolse così persone innocenti, che si costituirono in seguito parte civile, mentre le foto di quella notte facevano il giro del mondo. Il blitz venne giustificato con il ritrovamento di molotov, spranghe e bastoni all'interno della scuola, ma le indagini provarono in seguito che vi erano state portate dalla polizia stessa.
FOTOGALLERY: G8 DI GENOVA, LE IMMAGINI DI QUEI GIORNI
L'allora capo della polizia, Gianni de Gennaro, è ora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e nel corso degli anni è stato giudicato separatamente dai suoi colleghi: per lui l'accusa è di aver istigato alla falsa testimonianza l'allora questore di Genova Francesco Colucci. L'ufficiale è stato prima assolto in primo grado, quindi condannato in appello a un anno e 4 mesi e infine prosciolto in cassazione nel novembre 2011 in quanto "il fatto non sussiste".
29 tra agenti e alti funzionari vengono rinviati a giudizio con accuse come falso, arresto arbitrario, lesioni e calunnia, ma il tribunale di Genova con una discussa sentenza di primo grado il 13 novembre 2008 assolve 16 imputati condannando solo 13 agenti della Celere. Per veder imputati i piani alti bisogna aspettare il 18 maggio 2010, quando la Corte d'appello genovese riconosce il mancato intervento e la responsabilità di chi ha firmato i verbali d'arresto e perquisizione nell'aver avvallato delle accuse false: le condanne questa volta sono 25 e includono anche gli alti funzionari di polizia Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Vincenzo Canterini, Spartaco Mortola e Gilberto Caldarozzi, condanne confermate a 2 anni di distanza.

Non ho parole,Diaz, confermate le condanne ai vertici della polizia


Diaz, confermate le condanne ai vertici della polizia

  • 6 luglio 2012
  •  
  • 07.34
(TMNews) – Sono state confermate dalla Cassazione le condanne per falso nei confronti degli alti funzionari di polizia coinvolti nella sanguinosa irruzione nella scuola Diaz durante il G8 del 2001. I giudici hanno invece dichiarato prescritti i reati di lesioni gravi contestati agli agenti di polizia protagonisti del blitz.
Il verdetto della quinta sezione penale della Cassazione, presieduta da Giuliana Ferrua, è arrivato dopo oltre nove ore di camera di consiglio. I vertici di polizia condannati in via definitiva saranno inoltre interdetti dai pubblici uffici per cinque anni.
Per l’ex comandante del primo reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini, è stata confermata la condanna a cinque anni emessa il 18 maggio del 2010 dalla terza sezione della Corte d’Appello di Genova. Per il capo del Dipartimento centrale anticrimine, Francesco Gratteri, e per l’ex vicedirettore dell’Ucigos, Giovanni Luperi, sono state confermate le condanne a quattro anni.
Confermate anche le condanne a tre anni e otto mesi di reclusione per l’ex dirigente della Digos di Genova, Spartaco Mortola, e per l’ex vicecapo del Servizio centrale operativo, Gilberto Caldarozzi.

PS. ma lo stato dove era??ma con un'accusa come questa perche' sono stati promossi?? ulteriore vergogna dell'ex governo Berlusconi