lunedì 23 aprile 2012

IL CASO/ Del Turco: Formigoni? Hanno eliminato anche me quando ho toccato la sanità...


IL CASO/ Del Turco: Formigoni? Hanno eliminato anche me quando ho toccato la sanità...

lunedì 23 aprile 2012
IL CASO/ Del Turco: Formigoni? Hanno eliminato anche me quando ho toccato la sanità...Ottaviano Del Turco (Infophoto)

Sono passati quasi quattro anni dal giorno in cui venne arrestato dalla Guardia di Finanza per un’inchiesta sulla sanità regionale avviata dalla Procura della Repubblica di Pescara. All’umiliazione delle manette seguirono ventotto giorni in regime di isolamento nel carcere di Sulmona. Poi i domiciliari, l’obbligo di residenza e una reputazione fatta a pezzi sui giornali di tutta Italia. Quel giorno, il 14 luglio del 2008, Ottaviano Del Turco era ancora Presidente della Regione Abruzzo, dopo una lunga carriera politica iniziata come sindacalista, poi come deputato, senatore, ministro e Presidente della Commissione parlamentare Antimafia. «Le mie dimissioni furono inevitabili – racconta Del Turco a IlSussidiario.net –. Non era più possibile fare il mio dovere in quelle condizioni, anche se, pochi anni prima, il 60% dei cittadini abruzzesi aveva votato per me. Ad oggi, però, della “montagna di prove schiaccianti” annunciate in conferenza stampa da un Procuratore della Repubblica, non si è ancora vista traccia, nonostante le centinaia di persone convocate inutilmente. Non solo, negli ultimi mesi le udienze sono state pochissime. E così sono ancora un indagato sottoposto a giudizio per una lunga serie di reati».

Spesso si parla di un uso disinvolto della carcerazione preventiva. Lei l’ha pagato sulla sua pelle…

Credo che sia una vergogna per il nostro Paese, a livello internazionale. Ricordo ancora la porta della mia cella: aveva le grate trasparenti. Ero osservato a vista, 24 al giorno, per sei turni di guardia. A qualunque ora della notte mi svegliassi, trovavo due occhi pronti a fissarmi. Non so se Al Capone subì lo stesso trattamento nel carcere di Chicago…

Di cosa deve rispondere davanti alla legge?

L’accusa  più pesante è senz’altro quella di concussione. Mi incolpano in pratica di aver favorito, attraverso le mie leggi, l’attività di imprenditore che operava nel settore della sanità. Il fatto è che quella persona è stata così “favorita” da finire in una bancarotta da 200 milioni di euro. Contro di me quindi c’è la sua parola, anche se ormai si è scoperto che non sapeva come giustificare il buco causato dalla sua mania compulsiva di spendere i soldi. Peccato che nessuno, giornali compresi, fece un’inchiesta per capire come stava cambiando la sanità in Abruzzo.

A cosa si riferisce?

Nei tre anni della mia presidenza la Regione passò da un deficit di bilancio assolutamente intollerabile, che infatti giustificava il commissariamento, al pareggio. L’Abruzzo iniziava in pratica ad avere un sistema di controllo sull’appropriatezza dei ricoveri che produceva un recupero di 210.000 euro all’anno di fatture da non pagare alle cliniche. Una cifra che raggiunse addirittura i 31 milioni di euro.
Credo di essere il primo presidente di Regione che viene messo in carcere per aver risanato il bilancio. Spero di essere l’ultimo…

La gestione della sanità a livello regionale è nel mirino delle indagini e sulle prime pagine dei giornali: dalla Puglia di Nichi Vendola, raggiunto da un avviso di garanzia, alla Lombardia di Roberto Formigoni, nella quale invece si indaga sulle fondazioni private.

Un motivo c’è: la sanità rappresenta l’80% del bilancio di una regione. Per questo le indagini si concentrano su questo ambito, anche se in futuro prevedo che in parte si sposteranno sulla raccolta rifiuti. 
Dico questo perché, a mio avviso, non c’è un rapporto tra la collocazione politica di Vendola o di Formigoni e le inchieste. Ma il buon governo della sanità, che nel caso di Formigoni è innegabile, impedisce a certi sistemi di potere di esercitare la propria attività in totale autonomia. Di conseguenza si cerca di sostituire chi fa le regole. 

Mi scusi, quali sistemi di potere?

Non è ancora chiaro chi ci sia dietro, ma vedo un diffuso desiderio di commissariare l’attività più importante che è in mano alle regioni. In molti fingono di non ricordare, ma nel mio caso quell’inchiesta fece cadere una Regione e un governo nazionale democraticamente eletti. Oggi, a giudicare da quanto leggo sui giornali e dalle cadenze di questa campagna mediatica, dico che la vicenda lombarda procede verso un finale già scritto. 

Cosa intende dire?

Formigoni ricorda, giustamente,  di non essere indagato e di non aver ricevuto avvisi di garanzia. Quello che è accaduto in questi mesi, però, costituisce evidentemente un’attività preparatoria. 
Non serve che lo spieghi io a Formigoni, perché è una persona intelligente e lo sa benissimo.

Secondo lei è in arrivo un avviso di garanzia per il Presidente della Regione?

Mi auguro di no. Non voglio che il popolo dei presidenti di regione diventi un popolo di indagati, anche se in questo Paese, ormai tutti i sindaci sono pronti, una volta eletti, a essere indagati per abuso d’ufficio. Detto questo è chiaro che la grande stampa ci sta puntando. Si prepara a dire “noi l’avevamo detto”... 

Insiste a coinvolgere la stampa. 

Certo, perché questo è uno degli aspetti più grotteschi della giustizia italiana. Qualunque carta nasca da un’inchiesta finisce automaticamente sui giornali. Credo che sia un cortocircuito da denunciare, anche se dire queste cose significa essere accusati di ledere il diritto di informazione e ostacolare l’attività inquirente della magistratura. A mio avviso, comunque, il giudice che conduce le indagini deve essere ritenuto responsabile delle fughe di notizie, perché non conoscono molti giornalisti che scassinano i cassetti delle procure…

Tornando a Formigoni, cosa gli consiglierebbe se venisse indagato?

Non posso consigliargli di fare come me, perché il mio caso è molto diverso e fui obbligato alle dimissioni. Anzi, le dirò di più, fu chiarissimo fin dal principio che se non mi fossi dimesso avrei passato ancora molto tempo dietro le sbarre. 
Detto questo, mi auguro che, proprio a partire da Vendola e Formigoni (due casi molto diversi sia per il tipo di accuse, che per la loro storia politica) si ripristini un dettato costituzionale: l’avviso di garanzia non costituisce né una prova, né una condanna. Dopodiché si facciano i processi, e in fretta. Davanti alle condanne nessuno può esimersi dal fare passi indietro. 
Certo, non ho molte speranze, perché questo è il Paese nel quale il Parlamento vota l’arresto di un proprio membro anche se poi si scopre che il Tribunale del Riesame giudica quell’arresto illegale, ingiusto e inutile. 

Un’ultima cosa, in questi quattro anni cosa l’ha tenuta in piedi?

In realtà non glielo so dire, ho maturato una forza che sta stupendo anche me. Forse sono talmente convinto dell’assurdità delle accuse da non potermi permettere di mollare, anche perché presto la verità sarà chiara a tutti.  
Vede, hanno sconfitto Berlusconi, non con la politica, né con i voti in Parlamento, ma con gli scandali. E pensano  di replicare questo schema con le amministrazioni locali. Per questo le dico, che di fronte al “burlesque della giustizia” io resto ai posti di combattimento...
(Carlo Melato)


VERGOGNA A FOGGIA


VERGOGNA A FOGGIA                                                    

  SEGRETERIA PROVINCIALE DI FOGGIA CGIL



Vertenza Amica Spa, denuncia della FP CGIL: ai lavoratori si chiedono sacrifici
e si tagliano i festivi, ma intanto viene assorbito personale di Daunia Ambiente

“Si parla di ridurre i costi aziendali – afferma il segretario provinciale Michele Corsino – ma per sopperire alla mancata raccolta nei festivi si dovranno noleggiare altri mezzi. E intanto la curatrice ha voluto assorbire in Amica alcuni lavoratori con profili molto alti nell’azienda di provenienza. Qualcuno deve spiegare queste scelte a noi e alla città”



“Da un lato si tagliano le giornate lavorative festive per ridurre i costi aziendali, dall’altro si assorbono unità operative esterne con inquadramenti di alto livello. Qualcosa non torna…”- E’ quanto denuncia la FP CGIL di Capitanata a proposito di alcune decisioni organizzative adottate dal curatore fallimentare dell’Amica Spa di Foggia, Mirna Rabasco, che hanno sollevato interrogativi tra tutti i lavoratori dell’azienda di igiene urbana.

“La rinuncia a raccogliere i rifiuti le domeniche e in tutti i festivi – commenta il segretario provinciale della Fp, Michele Corsino – va a discapito dei cittadini che si sono visti aumentare la Tarsu e avranno ovviamente disagi, oltre che gravare sul lavoro degli operai il lunedì”. Ma contrariamente al criterio economicistico in questo caso adottato, “si dovranno noleggiare dei mezzi per riuscire a realizzare la raccolta, altrimenti impossibile. Inoltre la curatrice ha assorbito delle unità lavorative dalla società Daunia Ambiente – anch’essa fallita –, personale che era inqudrato nella società di provenienza al 5°, 6° e 8° livello. Lavoratori che furono assunti come Lsu e non sono vincitori di concorso”.

I dipendenti di Amica si chiedono pertanto “come mai a noi vengono chiesti sacrifici e nello stesso tempo si integra personale di livello superiore, quando alcuni lavoratori dovranno cambiare mansione per l’ennesima volta dopo anni per far spazio a questi nuovi arrivi”.

La Fp Cgil denuncia allo stesso tempo che “nel frattempo si continua a lavorare in condizioni pessime, con automezzi non idonei alla sicurezza sul lavoro perché sottoposti a usura e deterioramento, non igienici e senza manutenzione alcuna. E con grandi sforzi e spirito di abnegazione si riesce a mantenere pulita la città. Sono verità che i foggiani devono conoscere, così come vorremmo che fosse ora spiegato con questa decisione del curatore dov’è il risparmio

Auguri Montalcini


Montalcini compie 103 anni, auguri di Napolitano

Messaggio anche dal presidente della Camera, Fini

22 aprile, 12:01)
Il premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini Il premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini
Montalcini compie 103 anni, auguri di Napolitano
ROMA - La senatrice Rita Levi Montalcini compie oggi 103 anni. IlPresidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso alla senatrice i più affettuosi auguri.
Anche il presidente della Camera Gianfranco Fini ha inviato alla senatrice Rita Levi Montalcini un messaggio di auguri per il compleanno. "In occasione del suo 103/mo compleanno - si legge nel messaggio - è con grande piacere che desidero farle giungere le più fervide espressioni augurali, mie personali e dell'intera Camera dei deputati. Desidero manifestarle la mia sincera ammirazione per l'impegno che ha costantemente e instancabilmente profuso nel campo della scienza e della ricerca scientifica, nelle istituzioni e nella società".

Oggi e' l'Earth-Day, maxi mobilitazione mondiale


Oggi e' l'Earth-Day, maxi mobilitazione mondiale

Un miliardo di persone in 175 paesi per difendere pianeta

22 aprile, 19:56
Oggi e' l'Hearth-Day, maxi mobilitazione mondialeOggi e' l'Hearth-Day, maxi mobilitazione mondiale
CORRELATI
Nato nel 1970, quando 20 milioni di cittadini americani risposero a un appello del senatore democratico Gaylord Nelson partecipando a una storica manifestazione in difesa del pianeta, l'Earth Day e' giunto alla 42.ma edizione. In Italia si festeggia dal 2007 con concerti che hanno visto esibirsi star del calibro di Patti Smith, Ben Arper e Vinicio Capossela.
Quest'anno l'appuntamento clou e' al Palapartenope di Napoli, in un concerto a km zero (in diretta sul web) e a impatto zero grazie alla compensazione delle emissioni di Co2 con interventi nelle foreste del Costarica. Serena Dandini presentera' la serata che avra' come ospite d'onore la cantante indonesiana Anggun, ambasciatrice Fao. Sul palco saliranno anche una quarantina di artisti italiani di Rezophonic, la nazionale del rock capitanata da Mario Riso che collabora con l'Amref per realizzare pozzi d'acqua in Africa. Tra loro Enrico Ruggeri, i Sud Sound System e Francesco Sarcina, frontman della band Le Vibrazioni. A inaugurare il concerto sara' il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, mentre gli onori di casa spetteranno al sindaco partenopeo Luigi De Magistris.

Bergamini fu evirato e mori' dissanguato


Bergamini fu evirato e mori' dissanguato

Secondo una perizia, e' la terribile fine del calciatore del Cosenza morto nel 1989 ed il cui decesso fu attribuito a suicidio

22 aprile, 19:29
Bergamini fu evirato e mori' dissanguato
CATANZARO - Si fa sempre meno credibile la tesi secondo la quale Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza morto il 18 novembre del 1989, si sia suicidato. Bergamini, secondo quanto stabilì l'inchiesta condotta all'epoca dei fatti dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, si sarebbe ucciso facendosi investire volontariamente da un camion lungo la statale 106 jonica, a Roseto Capo Spulico
La tesi del suicidio sarebbe stata avvalorata dalle testimonianze della fidanzata di Bergamini, che era insieme a lui quando morì, e del camionista che era alla guida del mezzo che avrebbe investito il calciatore, provocandone la morte. Una serie di elementi che stanno emergendo dalla nuova inchiesta aperta sulla morte di Bergamini dalla stessa Procura di Castrovillari fanno vacillare la tesi del suicidio ed avvalorano sempre più quella che in realtà il calciatore sia stato ucciso.
Trovano sempre maggiore riscontro, così, i sospetti sulle circostanze della morte di Bergamini che hanno sempre avuto i familiari del calciatore, originario di Boccaleone di Argenta (Ferrara). Il padre e la sorella di Bergamini, in particolare, non hanno mai creduto al suicidio e hanno presentato un esposto sulla base del quale è stata aperta la nuova inchiesta. L'ultima novità, riferita, come altre in passato, dal Quotidiano della Calabria, è che Bergamini fu evirato e morì dissanguato. E' quanto si afferma in una perizia redatta nel 1990 dal medico legale Francesco Maria Avato che venne ignorata dai magistrati che hanno svolto la prima inchiesta sulla morte di Bergamini. Perché la perizia non fu presa in considerazione dagli inquirenti rappresenta un altro dei tanti misteri che circondano questa vicenda sulla quale, in tutti questi anni, si sono fatte mille ipotesi.
Adesso la circostanza dell'evirazione, cui sarebbe seguita la morte per dissanguamento di Bergamini, avvalora un tipo di movente in passato mai emerso, e cioé che il calciatore del Cosenza sia rimasto vittima di una vendetta per questioni legate a fatti passionali e ad una relazione sentimentale che Bergamini avrebbe pagato con la morte. L'ipotesi sempre più credibile, in ogni caso, è che quella del camion sia stata una messinscena attuata attraverso una vasto giro di complicità che la Procura di Castrovillari sta cercando adesso di svelare. La circostanza che sta emergendo con sempre maggiore evidenza é che Bergamini, quando fu travolto dal camion, in realtà fosse già morto.
A questa conclusione, tra l'altro, è giunto il prof. Roberto Testi, il perito nominato dalla Procura di Castrovillari, analizzando i reperti conservati in occasione dell'autopsia eseguita nel gennaio del 1990 dal prof. Francesco Maria Avato su delega dell'allora Procuratore di Castrovillari dopo che erano emersi i primi dubbi sulla tesi del suicidio del calciatore. Ciò che si attende, adesso, è l'informativa conclusiva dei carabinieri in merito alle indagini sulla morte di Bergamini che dovrebbe dire una parola definitiva sulle effettive modalità della morte del calciatore.

Gp Bahrain,con questa è la dimostrazione che la F! se ne frega dei problemi dei popoli


Gp Bahrain, rombo motori sovrasta proteste

Proteste in piazza, tensione e oltre cento arresti tra sciiti alla vigilia della gara

22 aprile, 20:18
di Lorenzo Trombetta
BEIRUT - Il circo sportivo e mediatico del Gran Premio di Formula Uno, che per tre giorni ha riportato l'attenzione del mondo sulle proteste popolari dei musulmani sciiti in Bahrain, si è chiuso con la vittoria di Sebastian Vettel e con sporadici incidenti lontano dal circuito di Sakhir. Ma le gradinate sono rimaste semivuote. Il re (musulmano sunnita) del Bahrain, Hamad al Khalifa, è quindi riuscito solo in parte nell'intento di dimostrare che nel regno è "tornata la normalità" dopo più di un anno di violenze e tensioni. Tant'é che proprio oggi ha nuovamente promesso "riforme" e un "dialogo sincero" con l'opposizione, dominata dalla piazza sciita che costituisce la maggioranza della popolazione. "Voglio rendere chiaro il mio impegno per le riforme e la riconciliazione nel nostro grande Paese", ha detto il re. "La porta è sempre aperta per un dialogo sincero fra la nostra gente", ha aggiunto prima di assistere alla gara. Promesse analoghe però, sono state finora sempre disattese. Nella primavera 2011 più di 30 persone, dimostranti ma anche qualche agente, rimasero uccise nella violenta reazione delle autorità alle proteste. Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, alleati regionali del Bahrain, parteciparono con blindati e poliziotti alla repressione in nome della solidarietà "sunnita" di fronte a una presunta "minaccia sciita" rappresentata dal vicino Iran. Nella notte, poche ore prima del discorso alla nazione del re Khalifa, era stata arrestata la figlia di un noto attivista incarcerato, Abdul Hadi Khawaja, da due mesi in sciopero della fame (e da venerdì anche della sete) in segno di protesta. Zainab Khawaja era stata più volte fermata dalla polizia nei mesi scorsi durante sit-in e manifestazioni, detenuta per alcune ore e poi rilasciata. Il padre, che secondo i media ufficiali "é in buona salute", dovrebbe comparire in tribunale domani per l'appello contro la condanna all'ergastolo con l'accusa di cospirare contro il governo. Dopo due giorni di guerriglia urbana alla periferia di Manama e di proteste per lo svolgimento del Gran Premio, anche stamani si sono verificati scontri, in alcuni casi violenti, tra manifestanti e forze di sicurezza in diverse località sciite del Paese. Nonostante l'ingente spiegamento di forze che controllava le vie di accesso al circuito di Sakhir, alcuni giovani sono riusciti ad interrompere per brevi periodi di tempo alcune strade, bruciando copertoni di auto e cassonetti. In particolare in villaggi come Malkiya, Karzakan, Sadad e Damistan, i manifestanti hanno issato striscioni e urlato slogan contro "la Formula Uno di sangue", lo slogan della campagna di 'tre giorni di collera' indetta in occasione del Gran Premio. Nei disordini dell'altro ieri notte inoltre un manifestante era morto, decine erano rimasti feriti ed un centinaio erano stati arrestati. Previsti in un primo momento per oggi, i funerali del "martire" Salah Habib, 36 anni, sono stati rimandati sine die dalla famiglia, che aspetta la restituzione della salma da parte delle autorità. Queste ultime, come è già avvenuto in passato, faranno passare del tempo prima di consegnare il corpo in modo da evitare che nel clima di tensione di questi giorni il corteo funebre si trasformi nell'ennesimo corteo di protesta.

Questa è follia!! Lo sport è divertimento non ricatto dei tifosi


Ripresa Genoa-Siena dopo stop per fumogeni

Sullo 0-4 Genoa-Siena sospesa per 45' per fumogeni. Poi squadre tornano in campoFOTO

23 aprile, 05:51
Ripresa Genoa-Siena dopo stop per fumogeni
GENOVA - Follia ultrà a Genova. Era un'immagine di due anni fa, Italia-Serbia e Ivan Bogdanov protagonista. E' tornata come un fantasma - il più brutto del calcio - per un Genoa-Siena che decideva di promozione e salvezza. Anche questa volta a Marassi l'hanno fatta da padroni gli ultrà, genoani e non serbi, fermando la partita 45' e non facendola sospendere definitivamente. Rabbia e sdegno del calcio é però lo stesso. "Vergogna", grida tre volte Petrucci. "Mai più quelle persone dentro uno stadio". Mentre è polemica tra Questore e Preziosi su chi abbia ceduto alla richiesta degli ultrà di far spogliare i giocatori delle maglie, e il presidente del Genoa si augura una lunga squalifica del campo per poter giocare in tranquillità, lontano da Genova.
Tre gol subiti dal Siena nel primo tempo e uno a inizio ripresa hanno gettato il Genoa nel dramma sportivo e fatto scattare una contestazione dei tifosi di livello tale da ricordare quella di Italia-Serbia, con la partita sospesa per il lancio di fumogeni e bombe carta. Stesso stadio, stesso clima: gli ultras genoani come quelli serbi, che in cima alle recinzioni, guidati da 'Ivan (Bodganov) il Terribile', costrinsero l'arbitro ad annullare la gara minacciando l'invasione di campo. Oggi al Ferraris è successo più o meno la stessa cosa. La gara è stata interrotta per 45' minuti, al 9' della ripresa, poi è ricominciata. Per "motivi di sicurezza" ha poi detto l'allenatore del Siena Sannino, spiegando che è stato chiesto di ricominciare per non fare salire ancora di più la tensione. Il Siena ha trascorso l'attesa negli spogliatoi, uscendo tra gli applausi, su richiesta delle forze dell'ordine, che avevano anche suggerito al Genoa di restare sul prato. La contestazione è esplosa poco dopo l'intervallo, quattro minuti dopo il quarto gol del Siena, che nel primo tempo ne aveva fatti tre con una facilità disarmante. Doveva essere la partita della riscossa per il Genoa, doveva servire a fare punti per allontanare l'incubo della retrocessione. Invece il primo tempo è finito 0-3 per i gol di Brienza (2) e Destro. Al quarto, di Giorgi, i tifosi estremisti hanno prima iniziato a insultare l'allenatore rossoblù Malesani, poi i giocatori. Poi la follia, la scelta di bloccare tutto, arrivata subito dopo l'entrata in campo di Kaladze al posto di Sculli. Un centinaio circa di estremisti si è spostato dalla 'Gradinata Nord', dietro la porta, fino al lato dei Distinti, dove c'é l'ingresso degli spogliatoi. Hanno cominciato a lanciare fumogeni e bombe carta in campo, sono saliti sulle recinzioni, hanno minacciato una invasione di campo. Come per Italia-Serbia L'arbitro Tagliavento ha fermato subito la gara, i giocatori si sono radunati a centrocampo e sul Ferraris è calato un clima surreale. Molti tifosi del settore 'invaso' si sono allontanati impauriti, tra loro tante famiglie con ragazzini al seguito. Gli stewards hanno cercato di controllare la situazione, ma non sono riusciti ad evitare l'invasione nei distinti.
Quella in campo sì. Uno di loro però è rimasto ferito. Dagli spalti hanno così cominciato a piovere in campo minacce e urla portassero fino alla richiesta di una umiliazione pubblica dei giocatori: che si levassero la maglia, non erano degni di portarla. In molti hanno acconsentito. Inutile il tentativo di capitan Rossi che è andato a parlamentare con gli ultras, inutile il lungo faccia a faccia di Sculli con i tifosi. Inutili le urla di Frey, che si è però rifiutato di cedere alle richieste degli esagitati: "questa maglia è mia. Mia!" ha detto battendosi la mano sul petto. A centrocampo le maglie sono state levate, appoggiate l'una sull'altra, messe in un mucchietto e prese in consegna da Rossi. Una scena umiliante per i giocatori, imbarazzante per il presidente Preziosi, a sua volta sceso sul terreno di gioco. I responsabili delle forze dell'ordine hanno sconsigliato ai giocatori di prestarsi alle richieste dei "tifosi", ma la società ha invece acconsentito. Dopo la lunga, imbarazzante pausa, e una trattativa Sculli-ultrà sotto gli occhi delle telecamere, la partita è ripresa. La notizia del provvisorio vantaggio della Lazio sul Lecce ha un po' rasserenato il clima, ma si è giocata una gara ormai surreale. Il Siena si è accontentato del largo vantaggio e ha pensato a difendersi. Ha anche subito un autogol su cross di Palacio. Il Genoa ha giochicchiato per arrivare in qualche modo alla fine. Il Lecce nel frattempo ha pareggiato incrinando la già delicata posizione dei rossoblù. Ora la B è lì. Ma quel che è peggio, la follia ultrà ha comunque vinto.

Digitale terrestre, dal 2015 servirà un nuovo decoder con lo standard DVB-T2


Digitale terrestre, dal 2015 servirà un nuovo decoder con lo standard DVB-T2

Digitale terrestre, dal 2015 servirà un nuovo decoder con lo standard DVB-T2
© Sean Gallup/Getty Images News
Il decreto del permier Monti sulla semplificazione fiscale porterà novità anche per quel che riguarda il digitale terrestre. Nel testo si spiega infatti che dal 1 gennaio 2015 le case che producono televisori dovranno integrare nei loro modelli un decoder con standard dvb-t2 e il supporto al formato mpeg-4 che, tradotto per il consumatore, vuol dire che ci toccherà cambiare ancora una volta il sintonizzatore per ricevere i canali del digitale terrestre.
Come di consueto, promettono gli esperti, il cambiamento sarà graduale e scatterà dal primo luglio 2015, quando non potranno più essere venduti televisori privi del nuovo tipo di decoder.
Come riporta Wired:
"Il dvb-t2 (che sta per Digital Video Broadcasting – Terrestrial) permetterà per esempio di triplicare i canali hd di uno stesso multiplex (6, contro i 2 attuali), dando più spazio agli editori tv e agli utenti della telefonia. Muovendo gli spettatori verso questo standard, Rai, Mediaset e compagnia bella non avranno problemi di restringimento della banda.
Tutto ciò significa anche l'avvicinamento graduale ai programmi in alta definizione e in 3D. In realtà, sia chiaro che se Samsung, Sony e tutti i produttori avranno l'obbligo di dotare i loro pannelli del nuovo decoder, noi potremo usare ancora per molti anni il sintonizzatore digitale terrestre che già abbiamo, che sia integrato nel televisore o indipendente da esso"
La cosa più importante è di cui tener conto quindi è che le due tecnologie, quella attuale e quella futura, saranno in grado di convivere almeno per altri 10/15 anni. L'unico problema reale è legato all'acquisto di nuovi televisori che nel giro di pochi anni potrebbero diventare un "ferro vecchio".