Quanti sono gli uomini della scorta di Monti (e chi li paga?)
Milano. 19 gennaio 2012. Alle 17.55 scendo dal Freccia Rossa proveniente da Roma. Mi avvio verso la fine dei binari, camminando parallelamente al convoglio fermo. Con una mano mi tiro dietro il trolley con le valigie. Sento qualcuno che mi tocca. Mi giro, è un poliziotto. Non sembra interessato a me. Sta guardando qualcos'altro, poco più indietro. Lì per lì non capisco, mi volto e continuo a camminare. Dopo pochi secondi volgo lo sguardo alla mia sinistra. C'è un uomo che mi cammina affianco. Lo guardo bene. E' a mezzo metro da me. Io sono alla sua destra e il treno è alla sua sinistra. Ha una valigetta in mano. Guarda avanti, dritto davanti a sé. Nei lunghi, interminabili istanti in cui procediamo affiancati, inizia ad affiorare alla mia coscienza la consapevolezza che lo sconosciuto che mi cammina accanto, quasi che fosse un vecchio amico, o un semplice viaggiatore appena sceso dal treno, possa essere lui, il presidente del Consiglio. Lo guardo bene. E non c'è più alcun dubbio: è Mario Monti.
Se lui è Mario Monti io però sono io. E in rete sono uno dei suoi peggiori nemici. Ho raccontato fin dal primo giorno della Trilaterale, del Bilderberg. Ho radiografato le sue frasi, ogni sua dichiarazione. Quelle rilasciate a Roma come quelle rilasciate a Bruxelles. Quelle rilasciate a Washington come quelle provenienti dalla Cina. Ho smontato pezzo per pezzo i trattati europei che ha contribuito a scrivere e poi a ratificare, dal Mes al Fiscal Compact. Ho denunciato il suo progetto di costruzione degli Stati Uniti d'Europa, usando la crisi come arma di ricatto. Ho raccontato uno ad uno i suoi legami con le banche e le leggi con le quali l'ha favorite. E' stato l'oggetto delle mie attenzioni continue per oltre un anno. E adesso è lì, a meno di mezzo metro. Potrei toccarlo semplicemente alzando un braccio. Forse anche muovendo una mano. Cammina al mio fianco, e si fa strada in me la sensazione che sia una specie di occasione. Non so bene quale.
Pochi istanti per razionalizzare. Pensieri veloci. Valutazioni e controvalutazioni da portare a termine nel brevissimo tempo che ci si mette a percorrere la lunghezza di un locomotore. Potrei approfittare della situazione. Dovrei forse dirgli qualcosa, qualsiasi cosa, con la speranza quasi perversa che, alzando lo sguardo per capire chi lo sta apostrofando, incrociando i miei occhi lui possa in qualche modo avere un guizzo, un lampo, riconoscermi, e dare così un senso a tutto questo mio urlare alla luna. "Golia sa dell'esistenza di Davide".
Ma sono solo. Non c'è nessuno che possa riprendere, magari da lontano o anche solo in bella vista, a garanzia e tutela dei fatti di cronaca. Dovrei tirare fuori il telefonino. E questo richiede tempo, anche perché sono pieno di valigie. E anche riuscendoci in un tempo accettabile, il probabile risultato sarebbe essere malmenati e la rottura dello smartphone, o la sua requisizione. Un conto è un giornalista con un cameramen alle spalle: ci sono dei testimoni, riprendono tutto. Monti non avrebbe risposto comunque, come fa sempre, ma nessuno avrebbe osato fare il prepotente davanti agli obiettivi di una televisione. Un conto, invece, è un anonimo passante, così pericolosamente vicino al capo del Governo da poterlo toccare in qualsiasi momento, che inizia ad armeggiare con le tasche e manifesta intenzioni non meglio identificate. Ma, certamente, se avessi avuto una statuina del Duomo di Milano in tasca, per non dire di peggio, e se fossi stato un Tartaglia qualsiasi, avrei avuto lunghi, interminabili secondi per attentare alla vita del presidente del Consiglio. E questo, permettetemi, non mi sembra il massimo della sicurezza.
In ogni caso, dopo avere così valutato ho rallentato, ho estratto lo smatphone e li ho seguiti. Volevo che li vedeste anche voi. Volevo contare insieme a voi il numero di agenti di scorta che Mario Monti si porta appresso, probabilmente occupando tutta una carrozza del Freccia Rossa Roma-Milano. Non so se sia giusto o sbagliato: forse è necessario. Ma certamente non è economico. Una carrozza Business ha una cinquantina di posti a 116€ l'uno. Circa 6000€. Se c'è la prima carrozza denominata Executive, i costi sono forse anche superiori. A questo vanno aggiunti i costi della scorta. Un viaggio può arrivare a costare facilmente cifre a cinque zeri. Dieci, venti, trentamila euro? Chi può dirlo! Tenetelo a mente, quando vi raccontano che sono parsimoniosi e "viaggiano in treno". Anche perché Monti stava andando a Bergamo, ad aprire la sua campagna elettorale. Un'attività non certamente istituzionale. Pagheremo noi anche quella?
E, dunque, quanti sono gli uomini della scorta di Monti? Contateli anche voi:guardate il video (alcuni probabilmente sono agenti della polizia ferroviaria solo temporaneamente assegnati a scortarlo dal treno alla limousine).