La lezione dei greci: l’umanità è più forte dello spread
«I greci, uomini e donne, hanno vissuto sotto due imperi per 15 secoli. La precarietà non li spaventa, ci convivono da sempre. Supereranno anche questa. Stanno soffrendo tanto, ma credo stiano dando una lezione a tutta l’Europa. L’ennesima lezione ellenica: le persone, i popoli, contano più dello spread o delle rigide regole di Bruxelles». Parola di Giuseppe Ciulla, giornalista Rai, reduce da un viaggio di quattromila chilometri nel corpo vivo della Grecia martoriata a sangue dalla spietata crudeltà finanziaria della Troika europea, gli ideologi del rigore al servizio dell’élite mondiale che ha fatto del popolo Atene un gigantesco test per un esperimento mostruoso: verificare fino a che punto può sopravvivere un popolo depredato dei suoi diritti e spogliato di tutto. Sorpresa: secondo Ciulla, i greci sono più forti dei loro “aguzzini”, e alla fine vinceranno.
Mentre precipita anche la crisi politica, col premier Antonis Samaras alle prese con intese sempre meno larghe per attuare le riforme antipopolari richieste da Fmi, Ue e Bce in cambio dei nuovi aiuti economici, in un paese che perde i pezzi e ora rinuncia anche al 66% della compagnia pubblica del gas, che ovviamente fa gola agli stessi sicari della finanza che stritolano Atene attraverso i ricatti di Bruxelles, nell’attesa, i greci che fanno? «Ballano. Perché soffrono la crisi, e tanto. Ma sanno che, sotto le piazze teatro delle proteste e le fondamenta dei palazzi dove viene decisa l’austerity, sono sepolti duemila anni di storia fatta di incertezza». Da lì è partita l’indagine di Ciulla, che ha raccolto le sue impressioni nel libro-inchiesta “Un’estate in Grecia”, edito da Chiarelettere.
Ciulla, riferisce un servizio di “Vanity Fair” ripreso dal blog “Cado in piedi”, ha scoperto una Grecia lontana dalle architetture finanziarie di Bruxelles e dai diktat dell’Europa. Dai commercianti di Volos che usano il Tem, nuova moneta locale al posto dell’euro, ai suggestivi racconti degli eremiti. E poi le messe per chiedere buoni raccolti, e la generosità disinteressata che fa di un uomo un vero greco. «Un giorno, durante il mio viaggio – racconta il giornalista – ero in un bar pieno di disoccupati. La barista aveva messo il vinile di Giorgos Zampetas, il De André dei greci, “cantautore degli ultimi” molto popolare negli anni 50. Tutti i presenti hanno cominciato a ballare e cantare. E tiravano dentro anche me: “Balla, dimentica lacrisi”».
Il problema è che la crisi non si dimentica di loro. «Questi, se devono chiedere aiuto, lo fanno ai santi, non alla Merkel. Anche chi non crede ha un profondo rispetto della Chiesa ortodossa, la vera anima che ha tenuto sempre unito il popolo greco». Cos’altro li tiene uniti? «La generosità. C’è una parola, intraducibile nelle altre lingue, che da sempre li identifica: “philotimo”. Vuol dire solidarietà: aiutare senza riceverne nulla in cambio. Chi la pratica è un greco vero, diverso dagli altri. Ecco perché non sopportano il ricatto degli aiuti economici in cambio dei tagli. Non è “philotimo”».
(Il libro: Giuseppe Ciulla, “Un’estate in Grecia – Da Atene al Monte Athos, 4 mila km ai confini dell’Europa nell’anno della crisi”, Chiarelettere, 160 pagine, euro 12,90. Giornalista Rai, Ciulla ha scritto importanti libri d’inchiesta come “Lupi nella nebbia”, che svela i legami tra mafia, narcotraffico, Uck e Nato nel Kosovo “liberato” coi bombardamenti occidentali).