Sembra una buona notizia. Il Fondo monetario internazionale promuove l’Italia per il 2012. I progressi economici sono “notevoli” fa sapere il Fondo. Ma non c’è posto per l‘austerità. “Non era il nostro obiettivo” ha replicato subito il premier Mario Monti cogliendo la palla al balzo per dire che il Paese è a un “buon punto” e che i conti sono “al sicuro”.
Il tutto solo un giorno dopo che l’Istat ha presentato i dati sulla recessione italiana (terzo trimestre consecutivo con il pil negativo) e l’Ocse ha alzato il velo sulla disastrosa situazione della disoccupazione internazionale.
E infatti ll Fondo Monetario Internazionale non si tira certo indietro nell’assegnare anche lui la sua dose di precauzione. Per il 2012 “è atttesa una contrazione dovuta alle manovre di consolidamento, alle difficili condizioni finanziarie e al rallentamento globale”.
In questo scenario, l’Italia è sulla strada giusta, secondo il Fondo. Il prodotto interno lordo italiano potrebbe essere più alto del 6% se le riforme in atto e quelle allo studio venissero “presto attuate”.
L’attenzione del Fmi è rivolta soprattutto alla riforma del lavoro. “È necessario colmare la lacuna tra lavoratori temporanei e permanenti, favorendo l’impegno di donne e giovani” ha detto Reza Moghadan, il direttore del dipartimento europeo dell’Fmi. Dall’altra parte, poi, serve “ridurre la pressione fiscale sulle famiglie e sostenere le piccole e medie imprese “con l’allocazione di risorse verso nuovi ambiti di crescita”.
Ma c’è di più. Bisogna puntare sulla crescita: taglio alla spesa pubblica, lotta all’evasione, nuove agevolazioni fiscali. E vendita dei beni pubblici. Niente spazio per l’austerità, taglia corto il Fondo monetario internazionale.
Una ricetta da mettere in atto non solo per il 2012 (che si chiuderà in negativo) ma soprattutto per il 2013 quando potrebbe esserci una ripresa che tuttavia non è garantita.
I singoli stati dovranno dimostrare di essere in grado di gestire la crescita e soprattutto sull’intero sistema pesa “la capacità di creare un’unione monetaria più organica”.
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