Mario Monti convocato dalla procura di Trani?
Ne parla Il Fatto: per l'inchiesta su Standard & Poor's
Nelle more dell’inchiesta Standard & Poor’s che parte dalla procura di Trani potrebbe arrivare un testimone d’eccezione. Il presidente del Consiglio Mario Monti. Ne parla Antonio Massari, storicamene attentissimo anche agli che escono dalla procura barese, come hanno dimostrato i tanti scoop firmati nel tempo per il Fatto:
Da ieri – avendo saputo della nota ufficiale di Palazzo Chigi sul passato di Mario Monti in Moody’s – la procura di Trani sta prendendo un’altra decisione: interrogare il presidente del consiglio come persona informata sui fatti. La questione sarà vagliata nelle prossime ore. La sua testimonianza sarebbe importante per almeno due motivi. Il primo: appena insediatosi al Governo, dinanzi al report di S&P che declassava l’Italia, Monti parlò di “attacco all’E u ro p a ”. Il secondo: avendo collaborato con Moody’s, il presidente del Consiglio può – a maggior ragione – s p i e g a re quelle parole. Perché “l’attacco all’E u ro p a ” – o meglio alla “zona Euro” – è il sottofondo che sembra sostenere tutta l’indagine condotta dal pm Michele Ruggiero e dal suo capo, il procuratore Carlo Maria Capristo, che per ben due mesi hanno intercettato i vertici di S& P.
Un sottofondo, appunto, nel senso che di questo presunto “attacco”, negli atti dell’indagine appena chiusa, non c’è alcuna menzione. Il concetto è espresso in questi termini: S&P avrebbe operato una “desta bilizzazione” dell’area euro e dell’Italia in particolare:
Il metodo: artifici informativi e tempistiche non corrette nell’emanazione dei report. E sono state proprio le intercettazioni, oltre che l’analisi delle email interne al colosso del rating, a spingere gli inquirenti in questa direzione. E così, considerato che Monti, già a gennaio, aveva espresso un pensiero simile a quello degli inquirenti, oggi avrebbe il modo di dare una mano concreta. All’epoca – per vie informali – rifiutò l’invito di vestire i panni dell’esperto, del “super consulente” della piccola procura pugliese. Ora – da persona informata sui fatti – può aiutare i pm a fare chiarezza.
Anche perché c’è una mail di Renato Panichi sotto accusa:
Nel testo, si legge che Panichi è in totale disaccordo con la valutazione, parla di situazione “esattamente contrar ia”, ed invita i colleghi a rettificare il tiro. Ma questo non avviene. Quell’inciso, sul sistema bancario italiano, non sparirà mai. Per gli inquirenti, questa mail, fa il paio con un’intercettazione telefonica di sei mesi prima. Siamo in estate e la responsabile di S&P Italia parla al telefono con Deven Sherma, il numero uno dell’agenzia in Usa. La Panichi si lamenta del grado di professionalità degli analisti che redigono i report per l’Italia, chiede di avere a disposizione dei “senior”, ma anche questa richiesta non troverà risposta. La procura di Trani ascolta in diretta il tracollo di Sherma, che aveva declassato anche gli Usa, sulla base di un presunto errore da 3 miliardi di dollari, e viene silurato all’istante, dopo la reazione di Barack Obama.
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