Caserma Diaz, la Cassazione conferma le condanne
Confermate le condanne ai vertici della polizia, prescritti gli agenti. La Cassazione scrive la parola fine sulla vicenda del blitz alla caserma Diaz
La Cassazione ha confermato le condanne per falso nei confronti dei vertici della polizia coinvolti nel pestaggio e negli arresti illegali dei no-global alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. Si tratta di una condanna a 4 anni inflitta a Giovanni Luperi e Francesco Gratteri, 5 anni per Vincenzo Canterini, 3 anni e 8 mesi per Gilberto Caldarozzi, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi e Massimiliano Di Bernardini. Prescritti, invece, i reati di lesioni gravi contestati a nove agenti appartenenti al settimo nucleo speciale della Mobile all'epoca dei fatti. Per tutti invece vale l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni: di fatto i condannati perdono il lavoro, ma non andranno in carcere per l'effetto sommato di indulto e prescrizione.
Il padre di Carlo Giuliani commenta:
"Una notizia positiva. Succede di rado, ma quando accade bisogna accoglierla con soddisfazione. Vuol dire che in questo Paese c'è ancora un barlume di giustizia. Ora speriamo che ci siano altre pagine di questo genere. Cercheremo in tutti i modi di ottenere verità e giustizia anche sull'assassinio di Carlo".
Giuliani era morto da poco più di 24 ore quando 400 agenti della polizia facevano irruzione la notte tra il 21 e il 22 luglio 2001 nella scuola Diaz di Genova. Nella sede temporanea del Genoa Social Forum avevano trovato alloggio persone di ogni dove accorse nella città blindatissima per il G8: nessuno di loro era considerabile "elemento pericoloso", ma il trattamento che gli venne riservato quella notte fu di violenza estrema. Non solo celerini, ma anche uomini delle Squadre mobili e della Digos si accanirono con brutali percosse su chiunque incontrassero sul loro cammino, con un equo trattamento di manganelli per uomini e donne: i feriti alla fine del blitz furono 60 (di cui 2 arrivarono al pronto soccorso in codice rosso), e 93 gli arrestati.
Per molti di loro il complesso scolastico fu solo la prima tappa di un tour dell'orrore che proseguì alla caserma di Bolzaneto: qui subirono ulteriori violenze fisiche e psicologiche, mentre su di loro pendeva l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio. La caccia al black bloc coinvolse così persone innocenti, che si costituirono in seguito parte civile, mentre le foto di quella notte facevano il giro del mondo. Il blitz venne giustificato con il ritrovamento di molotov, spranghe e bastoni all'interno della scuola, ma le indagini provarono in seguito che vi erano state portate dalla polizia stessa.
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L'allora capo della polizia, Gianni de Gennaro, è ora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e nel corso degli anni è stato giudicato separatamente dai suoi colleghi: per lui l'accusa è di aver istigato alla falsa testimonianza l'allora questore di Genova Francesco Colucci. L'ufficiale è stato prima assolto in primo grado, quindi condannato in appello a un anno e 4 mesi e infine prosciolto in cassazione nel novembre 2011 in quanto "il fatto non sussiste".
29 tra agenti e alti funzionari vengono rinviati a giudizio con accuse come falso, arresto arbitrario, lesioni e calunnia, ma il tribunale di Genova con una discussa sentenza di primo grado il 13 novembre 2008 assolve 16 imputati condannando solo 13 agenti della Celere. Per veder imputati i piani alti bisogna aspettare il 18 maggio 2010, quando la Corte d'appello genovese riconosce il mancato intervento e la responsabilità di chi ha firmato i verbali d'arresto e perquisizione nell'aver avvallato delle accuse false: le condanne questa volta sono 25 e includono anche gli alti funzionari di polizia Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Vincenzo Canterini, Spartaco Mortola e Gilberto Caldarozzi, condanne confermate a 2 anni di distanza.
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