giovedì 5 luglio 2012

Fiat/Marchionne arrogante e pataccaro

Marchionne, arrogante e pataccaro. E il governo dei “tecnici” non muove un dito…

(di Andrea Colombo) -
Averci a che fare con Sergio Marchionne è peggio che doversela cavare con uno dei tanti saltimbanchi e bari di professione che fregano gonzi in giro per il mondo. In questo caso i lavoratori Fiat e lo Stato italiano. Sergino non è il primo a usare il pugno di ferro in Fiat. Gli strumenti discriminatori e anticostituzionali li aveva già sperimentati Vittorio Valletta. La concezione delle relazioni industriali come guerra di classe da vincere in campo aperto la aveva già praticata Cesare Romiti. La differenza è che Romiti e a maggior ragione Valletta sapevano anche costruire e vendere automobili. Marchionne è un pataccaro. L’arte sua è precisamente quella dei giocolieri che sanno muovere a velocità supersonica le esemplari tre cartine.

Il discorsetto con cui ieri ha spiegato che, vista la situazione di mercato, in Italia c’è uno stabilimento Fiat di troppo, prelude prima di tutto al tradimento degli impegni in cambi dei quali i lavoratori di Pomigliano e Mirafiori avevano obtorto collo accettato un accordo indigeribile e subito dopo alla fuga dell’Italia: limone strizzato fino all’ultima goccia da cui, purtroppo, non si può prendere più nulla.

Ancor più scandalosa dei trucchi da prestigiatore di Marchionne è la complicità dello Stato italiano, ridotto a fare da “spalla” al ciarlatano di turno come il tipico assistente scemo al mago di turno. Era così con Berlusconi il Gozzovigliante. È anche peggio con Monti il Serioso.

Marchionne fa ogni giorno un passo in più sulla strada che porta la Fiat fuori dall’Italia. Monti finge di non vedere. Marchionne si rimangia gli impegni adoperati per portarsi a casa accordi da antico padrone del vapore. Monti ritiene che occuparsene sarebbe una indebita invasione di campo: la Fiat fa quello che vuole.

Marchionne se ne infischia delle sentenze e non perde occasione per far capire che la legge è uguale per tutti tranne che per la Fiat. Monti lo spalleggia e non muove un dito per garantire il rispetto della legge.

Tra i tanti fronti aperti, quello del rapporto tra governo e Fiat è forse il più esemplare. Rivela quel che il servidorame giornalistico, i politicanti d’accatto fanno il possibile per nascondere dietro la falsa neutralità del “governo tecnico”.

Mario Monti è un uomo di parte e con i suoi atti difende sempre e comunque quella parte: la stessa di Marchionne e dei banchieri. Mario Monti ha le sue idee: sono quelle che governano il mondo e l’Europa da trent’anni a favore dei Marchionne, dei padroni e dei banchieri. Non che sia una grande scoperta, per carità. Lo sanno tutti. Solo Massimo D’Alema fa finta di non essersene accorto.


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