Droni antisisma scovano vivaio canapa
Nel Ravennate. Sequestrati 7 quintali. 'Coltivatore' in carcere
Un vivaio di canapa indiana, allestito nelle campagne di Ravenna in
un terreno abbandonato e nascosto da fitta vegetazione, è stato
individuato dalla Gdf grazie a droni telecomandati già utilizzati per
verificare la stabilità degli edifici lesionati dal sisma. I finanzieri
hanno tenuto d'occhio la piantagione, alimentata con accurato sistema di
irrigazione e illuminazione, e sorpreso i 'coltivatori' che vi
entravano: 182 piante di canapa indiana per 7 quintali sono state
sequestrate.
Convalida dell'arresto e custodia cautelare in carcere: è quanto il
Gip Piervittorio Farinella ha deciso per il 30enne portuale ravennate
arrestato dalla Guardia di Finanza per la vasta piantagione di canapa
scoperta domenica a Mezzano, alle porte di Ravenna, dopo sei mesi
d'indagine. In totale 182 piante alte anche più di quattro metri per un
totale di sette quintali di peso, che sono costate la denuncia a piede
libero ad altri due ravennati di 28 e 31 anni. I tre sono difesi dagli
avv.Filippo Bianchini, Luca Donelli, Alessandro Docimo e Giovanni
Scudellari. Il 4 ottobre verrà affidato l'incarico al perito Onelio
Morselli per l'esame della marijuana. Il destino delle piante, già
estirpate, è quello di essere incenerite nell'impianto ravennate di
Hera. L'appezzamento, delle dimensioni di 16 ettari circa, conteneva
vari lotti di piantagioni per un totale di quasi un ettaro circondati
dalla macchia a sua volta delimitata da una robusta rete e protetta
dall'alto dai fili dell'alta tensione. All'interno, un efficiente
sistema d'irrigazione di due tipi, normale e a goccia, comandato da tre
gruppi elettrogeni. Ma c'erano anche canaline di scolo ben disegnate, un
impianto d'illuminazione notturna e pompe dell'acqua che attingevano da
un pozzo autonomo. Per inquadrare l'esatta dimensione della
coltivazione sono state necessarie le immagini fornite dagli elicotteri
del reparto Operativo Aeronavale della Finanza di Rimini e dei droni
telecomandati muniti di telecamere assemblati da tre giovani ravennati e
utilizzati anche per operazioni antisciacallaggio tra le macerie del
terremoto in Emilia. La marijuana che i militari hanno trovato era così
abbondante che le foglie lasciate per terra avevano formato una sorta di
humus. L'organizzazione dei lotti e lo stato di usura degli attrezzi,
oltre alla dimensione delle piante, ha fatto supporre agli inquirenti
che la piantagione andasse avanti da almeno 5-10 anni, fornendo un
prodotto giudicato di altissima qualità a tutto il territorio
circostante.
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