I boss sul set del film con Scamarcio
"Imponevano mezzi e comparse", 41 arresti
La polizia decapita un potente clan che nel centro città gestiva il racket delle estorsioni e investiva denaro nei centri scommesse via Internet. Minacce anche ai produttori di Magnolia, per le riprese della serie televisiva "Il segreto dell'acqua
PALERMO - I nuovi boss di Cosa nostra amano particolarmente il cinema. Ma non per passione. Solo per affari. Ai produttori di "Magnolia fiction", che due anni fa a Palermo stavano girando il "Segreto dell'Acqua" con Riccardo Scamarcio, sono riusciti a imporre alcune assunzioni sul set. Poi, i responsabili della produzione hanno denunciato l'estorsione alla squadra mobile diretta da Maurizio Calvino, che in realtà già da mesi seguiva le mosse dei boss della Noce nel centro città. Questa notte, 41 persone sono finite in carcere a Palermo: le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dai sostituti Francesco Del Bene, Lia Sava e Gianluca De Leo dicono che i boss con la passione del cinema erano diventati i nuovi padroni di Cosa nostra. Imponevano estorsioni a negozi e a cantieri edili, soprattutto investivano un fiume di soldi nei centri scommesse, ne sono stati sequestrati sette. I mafiosi gestivano anche un negozio di abbigliamento per uomo, proprio di fronte al palazzo di giustizia.
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Contrasti nel clan: al boss bruciano la Smart
Estorsione sul set. All'inizio del 2010, le minacce ai produttori di Magnolia Fiction sono arrivate tramite i figli di Enzo Castagna, da trent'anni procacciatore di comparse a Palermo, che nel suo curriculum vanta collaborazioni con registi del calibro di Visconti, Pasolini, De Sica e Coppola, ma da qualche anno è anche un ex condannato per associazione mafiosa e rapina a mano armata. Adesso anche i suoi figli, Tommaso e Gaetano, sono finiti in carcere, con l'accusa di estorsione aggravata, e di troppi contatti con i boss del quartiere Noce.
"Il film lo ha creato Castagna a Palermo", diceva minaccioso Tommaso Castagna ai produttori di Magnolia. "I film a Palermo li fa Castagna, altrimenti ti vanno tutte cose male". E quando i produttori gli dicevano: "Questa suona come una minaccia", Castagna junior sbottava: "Lo sai quello che mi dispiace, che quando siete qua in Sicilia ed una persona parla, già subito voi ad attaccare la persona. Già subito... minaccia, mafia".
E' una scena degna di un film di mafia quella intercettata dai poliziotti della sezione Criminalità Organizzata diretta dal vice questore aggiunto Nino De Santis. Diceva Castagna junior: "Io non sono mafioso. Io lunedì vengo in produzione e voglio vedere una persona che mi deve dire che io non debbo lavorare". E poi ancora: "Io ti faccio perdere tempo, e tu perderai soldi. Domani tu non lavori con il set, non ci credi? Mettiamo una scommessa?".
La fantasia di uno sceneggiatore non avrebbe mai potuto immaginare queste parole. "Domani puoi chiamare il reggimento dei carabinieri, domani ti faccio vedere io", continuava Tommaso Castagna. "Noi siamo come la Cina, siamo tremila i Castagna. Arrestano a me e ci sono i miei parenti, i miei amici. Hai capito? Del carcere non ci spaventiamo".
Alla fine, Tommaso e il fratello Gaetano furono assunti come "capogruppo di set". Un loro fidato, come addetto alla sicurezza. E fu assunta anche la moglie di Gaetano Castagna.
Contrasti nel clan: al boss bruciano la Smart
Estorsione sul set. All'inizio del 2010, le minacce ai produttori di Magnolia Fiction sono arrivate tramite i figli di Enzo Castagna, da trent'anni procacciatore di comparse a Palermo, che nel suo curriculum vanta collaborazioni con registi del calibro di Visconti, Pasolini, De Sica e Coppola, ma da qualche anno è anche un ex condannato per associazione mafiosa e rapina a mano armata. Adesso anche i suoi figli, Tommaso e Gaetano, sono finiti in carcere, con l'accusa di estorsione aggravata, e di troppi contatti con i boss del quartiere Noce.
"Il film lo ha creato Castagna a Palermo", diceva minaccioso Tommaso Castagna ai produttori di Magnolia. "I film a Palermo li fa Castagna, altrimenti ti vanno tutte cose male". E quando i produttori gli dicevano: "Questa suona come una minaccia", Castagna junior sbottava: "Lo sai quello che mi dispiace, che quando siete qua in Sicilia ed una persona parla, già subito voi ad attaccare la persona. Già subito... minaccia, mafia".
E' una scena degna di un film di mafia quella intercettata dai poliziotti della sezione Criminalità Organizzata diretta dal vice questore aggiunto Nino De Santis. Diceva Castagna junior: "Io non sono mafioso. Io lunedì vengo in produzione e voglio vedere una persona che mi deve dire che io non debbo lavorare". E poi ancora: "Io ti faccio perdere tempo, e tu perderai soldi. Domani tu non lavori con il set, non ci credi? Mettiamo una scommessa?".
La fantasia di uno sceneggiatore non avrebbe mai potuto immaginare queste parole. "Domani puoi chiamare il reggimento dei carabinieri, domani ti faccio vedere io", continuava Tommaso Castagna. "Noi siamo come la Cina, siamo tremila i Castagna. Arrestano a me e ci sono i miei parenti, i miei amici. Hai capito? Del carcere non ci spaventiamo".
Alla fine, Tommaso e il fratello Gaetano furono assunti come "capogruppo di set". Un loro fidato, come addetto alla sicurezza. E fu assunta anche la moglie di Gaetano Castagna.
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