Crisi, a Berlino si vive con 37 euro
Gli offrono solo lavori da schiavo. Ma lui rifiuta tutto. E ha perso il 90% del sussidio di disoccupazione.
Con 37,40 euro al mese, Ralph Boes, un 55enne berlinese residente nel quartiere operaio di Wedding, si riempie ogni giorno la pancia di zuppa di verdure e tè. Per dissetarsi: acqua del rubinetto, che almeno a Berlino ha un buon sapore, nonostante le bottiglie di acqua minerale vadano letteralmente a ruba nei supermercati.
Un goccio di limone, di tanto in tanto, serve a recuperare le vitamine necessarie.
La vicenda ha ottenuto notorietà grazie alle pagine del Tagesspiegel, che l’ha pubblicata sull’edizione del 15 novembre.
OGNI MESE HA SOLO 37,40 EURO. Non è una dieta liquida volontaria, ma quel che Boes riesce a concedersi con la misera paga mensile. Il denaro non proviene da un lavoro precario, ma dal sussidio sociale che spetta ai cittadini disoccupati.
Con la riforma dell’assistenza introdotta all’inizio dello scorso decennio dal cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, passata sotto il burocratico nome di Hartz-IV, il sussidio erogato mensilmente viene progressivamente decurtato una volta che il percettore abbia rifiutato tutte le proposte di lavoro provenienti dagli uffici di collocamento e dai centri del lavoro o le partecipazioni a corsi di formazione e riqualificazione proposti dalle varie agenzie.
A Boes l’ammontare del sussidio è stato decurtato del 90% (da qui la disponibilità dei 37,40 euro) e solo il fatto che gli venga ancora accordato il pagamento dell’affitto di casa gli consente di non dormire sotto un ponte.
COINVOLTE 1 MLN DI PERSONE. Così il 55enne ha trasformato il frugale pranzo quotidiano in una sorta di sciopero della fame: lo ha ribattezzato «sanzione di affamamento» e ha reso pubblica la sua protesta sperando di sensibilizzare il mondo politico.
«Quello di Boes non è un caso isolato», ha descritto il quotidiano berlinese, «ma un problema che, solo nella prima metà del 2012, ha coinvolto oltre 520 mila persone in tutta la Germania, con la prospettiva che per la prima volta dall’introduzione della riforma la soglia dei cittadini interessati potrebbe superare alla fine dell’anno quota 1 milione».
LA NECESSITÀ DEL LAVORO NERO. Esempi di povertà nella terra della prima potenza economica d’Europa. Solo a Berlino, riconosciuta capitale dei percettori del sussidio Hartz-IV (sono il 20,7%), la forte decurtazione dell’aiuto di Stato ha coinvolto nei primi mesi dell’anno 140 mila persone. Nessuna statistica ufficiale è inoltre in grado di quantificare i guadagni derivanti dal lavoro nero, con i quali la maggior parte delle persone interessate riesce in modo precario a far quadrare meglio i conti: una piaga evidentemente non confinata ai soli Paesi dell’Europa meridionale.
Un goccio di limone, di tanto in tanto, serve a recuperare le vitamine necessarie.
La vicenda ha ottenuto notorietà grazie alle pagine del Tagesspiegel, che l’ha pubblicata sull’edizione del 15 novembre.
OGNI MESE HA SOLO 37,40 EURO. Non è una dieta liquida volontaria, ma quel che Boes riesce a concedersi con la misera paga mensile. Il denaro non proviene da un lavoro precario, ma dal sussidio sociale che spetta ai cittadini disoccupati.
Con la riforma dell’assistenza introdotta all’inizio dello scorso decennio dal cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder, passata sotto il burocratico nome di Hartz-IV, il sussidio erogato mensilmente viene progressivamente decurtato una volta che il percettore abbia rifiutato tutte le proposte di lavoro provenienti dagli uffici di collocamento e dai centri del lavoro o le partecipazioni a corsi di formazione e riqualificazione proposti dalle varie agenzie.
A Boes l’ammontare del sussidio è stato decurtato del 90% (da qui la disponibilità dei 37,40 euro) e solo il fatto che gli venga ancora accordato il pagamento dell’affitto di casa gli consente di non dormire sotto un ponte.
COINVOLTE 1 MLN DI PERSONE. Così il 55enne ha trasformato il frugale pranzo quotidiano in una sorta di sciopero della fame: lo ha ribattezzato «sanzione di affamamento» e ha reso pubblica la sua protesta sperando di sensibilizzare il mondo politico.
«Quello di Boes non è un caso isolato», ha descritto il quotidiano berlinese, «ma un problema che, solo nella prima metà del 2012, ha coinvolto oltre 520 mila persone in tutta la Germania, con la prospettiva che per la prima volta dall’introduzione della riforma la soglia dei cittadini interessati potrebbe superare alla fine dell’anno quota 1 milione».
LA NECESSITÀ DEL LAVORO NERO. Esempi di povertà nella terra della prima potenza economica d’Europa. Solo a Berlino, riconosciuta capitale dei percettori del sussidio Hartz-IV (sono il 20,7%), la forte decurtazione dell’aiuto di Stato ha coinvolto nei primi mesi dell’anno 140 mila persone. Nessuna statistica ufficiale è inoltre in grado di quantificare i guadagni derivanti dal lavoro nero, con i quali la maggior parte delle persone interessate riesce in modo precario a far quadrare meglio i conti: una piaga evidentemente non confinata ai soli Paesi dell’Europa meridionale.
La denuncia delle offerte di impiego prive di senso
Il semi-digiuno pubblico di Boes mira ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e della politica su quello che lui stesso ritiene essere una lesione dei diritti costituzionali provocata dalle regole che governano l’Hartz-IV.
«I disoccupati vengono costretti ad accettare lavori completamente privi di senso», ha denunciato al Tagesspiegel, «come è capitato a me, quando un’azienda di lavoro interinale mi ha offerto la possibilità di lavorare nel suo call center all’ultimo piano di un palazzone. Di fatto mi chiedevano di fare lo schiavista».
LETTERE INVIATE A TUTTI I POLITICI.Delle numerose lettere di fuoco inviate al presidente della Repubblica, a mezzo governo, al direttore dell’agenzia federale del lavoro e a una serie di membri del Bundestag l’unica risposta è venuta dalla segretario della Linke Katja Kipping, che ha preso a sua volta carta e penna e ha investito direttamente il ministra del Lavoro Ursula von der Leyen, chiedendole di prendere in considerazione l’eliminazione dei brutali meccanismi progressivi di decurtazione del sussidio in una delle prossime riunioni di governo.
Difficilmente la richiesta troverà ascolto. Il Tagesspiegel ha ricordato che «secondo un sondaggio condotto dall’agenzia federale per il lavoro, la maggioranza dei tedeschi (il 57%) ritiene che i percettori di Hartz-IV siano sostanzialmente degli scansafatiche, troppo schizzinosi quando si tratta di vagliare le offerte di lavoro».
Per dirla con le parole del ministro del Welfare Elsa Fornero, troppo choosy.
IN CITTÀ POVERI CRESCIUTI FINO AL 19,6%. Tuttavia, l’atlante della povertà in Germania appena pubblicato dalla Fondazione Hans-Böckler ha rivelato un quadro allarmante soprattutto nelle grandi città, che contraddice la generale convinzione di un Paese in cui il benessere sia elevato e diffuso.
«I risultati forniti dal rapporto», ha scritto la Bild, «indicano che fra il 2005 e il 2011, la quota dei tedeschi che nelle grandi città vive al di sotto della soglia di povertà sia cresciuta dal 17,5 al 19,6%, colpendo dunque un quarto dell’intera popolazione».
Le geografia nazionale riflette squilibri già noti e di antica data, con le città dell’Est e dell’ex regione mineraria della Ruhr molto più in sofferenza rispetto a quelle del Sud del Paese e di Amburgo.
IL PARADOSSO NEGLI ANNI DEL BOOM. Un problema dunque soprattutto metropolitano, dal momento che in provincia e nelle campagne la situazione appare meno difficile: «Ma il peso degli agglomerati urbani si riflette ovviamente sulle cifre generali, tanto è vero che la quota complessiva della povertà in Germania è cresciuta nello stesso arco di tempo dal 14,5 al 15,1%, nonostante negli ultimi anni si sia assistito a un vero boom economico e a un calo continuo della disoccupazione».
Dati contraddittori solo in apparenza: «Un aspetto importante evidenziato dalla ricerca», ha concluso la Bild, «è che tale povertà metropolitana non è tanto legata ai numeri della disoccupazione, quanto all’aumentato squilibrio fra i guadagni e alla crescita dei settori a basso reddito».
«I disoccupati vengono costretti ad accettare lavori completamente privi di senso», ha denunciato al Tagesspiegel, «come è capitato a me, quando un’azienda di lavoro interinale mi ha offerto la possibilità di lavorare nel suo call center all’ultimo piano di un palazzone. Di fatto mi chiedevano di fare lo schiavista».
LETTERE INVIATE A TUTTI I POLITICI.Delle numerose lettere di fuoco inviate al presidente della Repubblica, a mezzo governo, al direttore dell’agenzia federale del lavoro e a una serie di membri del Bundestag l’unica risposta è venuta dalla segretario della Linke Katja Kipping, che ha preso a sua volta carta e penna e ha investito direttamente il ministra del Lavoro Ursula von der Leyen, chiedendole di prendere in considerazione l’eliminazione dei brutali meccanismi progressivi di decurtazione del sussidio in una delle prossime riunioni di governo.
Difficilmente la richiesta troverà ascolto. Il Tagesspiegel ha ricordato che «secondo un sondaggio condotto dall’agenzia federale per il lavoro, la maggioranza dei tedeschi (il 57%) ritiene che i percettori di Hartz-IV siano sostanzialmente degli scansafatiche, troppo schizzinosi quando si tratta di vagliare le offerte di lavoro».
Per dirla con le parole del ministro del Welfare Elsa Fornero, troppo choosy.
IN CITTÀ POVERI CRESCIUTI FINO AL 19,6%. Tuttavia, l’atlante della povertà in Germania appena pubblicato dalla Fondazione Hans-Böckler ha rivelato un quadro allarmante soprattutto nelle grandi città, che contraddice la generale convinzione di un Paese in cui il benessere sia elevato e diffuso.
«I risultati forniti dal rapporto», ha scritto la Bild, «indicano che fra il 2005 e il 2011, la quota dei tedeschi che nelle grandi città vive al di sotto della soglia di povertà sia cresciuta dal 17,5 al 19,6%, colpendo dunque un quarto dell’intera popolazione».
Le geografia nazionale riflette squilibri già noti e di antica data, con le città dell’Est e dell’ex regione mineraria della Ruhr molto più in sofferenza rispetto a quelle del Sud del Paese e di Amburgo.
IL PARADOSSO NEGLI ANNI DEL BOOM. Un problema dunque soprattutto metropolitano, dal momento che in provincia e nelle campagne la situazione appare meno difficile: «Ma il peso degli agglomerati urbani si riflette ovviamente sulle cifre generali, tanto è vero che la quota complessiva della povertà in Germania è cresciuta nello stesso arco di tempo dal 14,5 al 15,1%, nonostante negli ultimi anni si sia assistito a un vero boom economico e a un calo continuo della disoccupazione».
Dati contraddittori solo in apparenza: «Un aspetto importante evidenziato dalla ricerca», ha concluso la Bild, «è che tale povertà metropolitana non è tanto legata ai numeri della disoccupazione, quanto all’aumentato squilibrio fra i guadagni e alla crescita dei settori a basso reddito».
Nessun commento:
Posta un commento