Sale rischio poverta' al 29,9%, peggio in Ue
Rapporto coesione sociale Istat-Inps-ministero Lavoro su 2011
ROMA - Aumentano gli italiani a rischio poverta' o esclusione sociale: il relativo indicatore sintetico 'Europa 2020' e' cresciuto dal 26,3% del 2010 al 29,9% del 2011. La variazione negativa di 3,3 punti percentuali e' la piu' elevata registrata nei Paesi Ue. E' quanto emerge dal rapporto sulla coesione sociale Istat, Inps, ministero del Lavoro.
Circa 7,9 milioni di pensionati in Italia ha un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro al mese. Si tratta del 47,5% dei pensionati (16,69 milioni a fine 2011). Il 37,7% dei pensionati percepisce un reddito fra mille e duemila euro, mentre il 14,5% dei pensionati ha un reddito superiore a duemila euro. Dal 2009 al 2011, grazie alle riforme il numero dei pensionati è diminuito mediamente dello 0,4%.
L'Italia è un Paese a scarsa mobilità sociale: la conferma giunge dal Rapporto. La mobilità è quel processo che consente agli individui di muoversi tra posizioni sociali diverse, e si riferisce all'insieme dei cambiamenti di classe sociale dei figli rispetto ai genitori, nel passaggio da una generazione all'altra, oppure ai cambiamenti che avvengono nel corso della vita di un individuo. Nel 2009 (ultima indagine Istat) il 62,6% degli occupati si trova in una classe sociale diversa da quella dei padri, un valore non diverso da quello del 1998. I tassi di mobilità assoluta (rapporto tra gli individui che raggiungono posizioni diverse da quelle di origine e la popolazione totale) più alti sono quelli delle donne (65,9% contro 60,6% degli uomini).
L'origine sociale, nonostante i segnali positivi di allentamento, continua a pesare moltissimo sul futuro delle nuove generazioni. Questo è evidente se si prende in considerazione la mobilità intergenerazionale, ossia il confronto della classe sociale dei figli con quella dei padri, che mostra dinamiche preoccupanti: le posizioni rivestite dai figli al momento dell'ingresso nel mercato del lavoro sono più spesso simili a quelle dei loro padri. L'unico vero anticorpo a questo blocco sociale è il titolo di studio, che, pur non eliminando il familismo, aiuta a salire i gradini della piramide sociale. L'istruzione è da sempre considerata un "ascensore sociale".
Nel nostro Paese l'accesso ai livelli più alti di questa ultima appare più semplice per chi cresce in famiglie agiate e istruite. Infatti, i dati Ocse del 2010 confermano che in Italia la probabilità di laurearsi, per una persona il cui padre non abbia completato gli studi superiori, è tra le più basse d'Europa: circa il 10%, rispetto al 40% per l'Inghilterra e al 35% per la Francia.
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