martedì 4 dicembre 2012

Pensioni, odissea 2013


Pensioni, odissea 2013

Da gennaio la riforma Fornero. Soglia d'uscita a 66 anni e tre mesi. Ma si potrà lavorare fino a 75.

Il ministro del Lavoro Elsa Fornero.

Vecchie pensioni, addio. Manca poco e il regime pensionistico precedente sarà rottomato. Al suo posto resterà solo il nuovo sistema già introdotto dalla riforma Fornero.
E le sorprese che ci aspettano non sono da poco conto: basti pensare solo al fatto che se uno vorrà potrà lavorare fino ai 75 anni.
ESODATI CON LE VECCHIE PENSIONI.Nel 2012, anno di transizione e cambiamenti, sono andati in pensione coloro che avevano maturato i requisiti nel 2011 (ovvero prima della riforma) ma hanno dovuto aspettare la cosiddetta «finestra mobile» introdotta dal governo che prevede che chi matura i 40 anni di contributi lavori per altri 12 mesi (18 mesi per gli autonomi).
Ad andare in pensione con le vecchie regole saranno anche gli esodati (lavoratori espulsi dal mercato del lavoro e non ancora in pensione in conseguenza di un innalzamento dell'età o dei requisiti per accedere al trattamento pensionistico), per evitare restino senza reddito. Per il momento sono in 130 mila a versare in queste condizioni.
Ma con l'avvio del 2013, come detto, entrerà in vigore solo il sistema Fornero che, in base agli adeguamenti alla speranza di vita, prevede un decisivo innalzamento dell'età necessaria per lasciare il lavoro. E come evidenzia Il Corriere della sera, questo potrebbe arrecare problemi alle aziende e ai giovani che cercano una occupazione.
L'USCITA A 66 ANNI E TRE MESI. ll lavoratore col vecchio sistema pensionistico poteva restare a lavoro fino a 65 anni, dopo era obbligato a entrare in pensione. Ora, con la nuova riforma, chi vorrà potrà rimanere a lavoro fino a 70 anni e 3 mesi (70 anni nel 2012) senza essere licenziato. Chi rimane a lavoro fino ai 70 anni è favorito in termini di guadagni: è previsto, infatti, un coefficiente di calcolo della pensione più alto. A cui si aggiungono i contributi maggiori accumulati, dato che dal 2012 per tutti è scattato il contributivo pro-rata.
Mentre i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia, nel 2013, sono l'aver compiuto 66 anni e tre mesi per i dipendenti pubblici e privati e per gli autonomi. Tre mesi in più rispetto ai 66 anni previsti nel 2012. Stessa cosa per le dipendenti pubbliche.
PRIVATE A 62 ANNI E TRE MESI FINO AL 2018. Le dipendenti private, invece, si trovano avvantaggiate: potranno andare in pensione a 62 anni e tre mesi, ma solo sino al 2018, quando per tutti i lavoratori scatterà il limite minimo di 66 anni e 7 mesi. Per coloro che dovessero uscire prima di aver raggiunto 62 anni subiranno un taglio dell'assegno: dell'1% per ogni anno fino ai primi due, poi del 2%.
Dall'inizio del 2013 è previsto anche l'innalzamento della soglia per accedere alla pensione d'anzianità.
Per gli uomini è pari a 42 anni e 5 mesi; mentre per le donne è di 41 anni e 5 mesi.
POSSIBILE RESTARE A LAVORO FINO A 75 ANNI. E l'età pensionabile è destinata a crescere senza fine, in base alla regola dell'adeguamento alla speranza di vita, firmata da Sacconi e Tremonti nel 2011 e poi ripresa e corretta dal ministro del Lavoro e del Welfare Elsa Fornero, la quale ha deciso che dal 2009 si applichi un aumento ogni due anni, rispetto che ogni tre.
E così, secondo le stime contenute nell'ultimo rapporto della Ragioneria generale dello Stato sugli scatti in relazione alle previsioni di allungamento della vita elaborate dall'Istat, questo limite, per effetto degli adeguamenti automatici, potrebbe salire ancora fino a 75 anni e 3 mesi nel 2065.
AGEVOLAZIONI PER I GIOVANI. Discorso a parte, invece, per i giovani. Per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1995, è possibile accedere alla pensione tre anni prima: a 63 anni, aumentati a 63 anni e tre mesi da gennaio 2013 (che diverranno 68 anni e tre mesi nel 2065). Prevista, dunque, una fascia flessibile di pensionamento a scelta tra i 63 e 70 anni, con l'assegno in base ai contributi versati.

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