Bagnasco ai cattolici: 'Non disertare le urne'
Il presidente Cei: 'Evadere le tasse è peccato. Urgenti risposte su disoccupazione e temi etici'
''A un cattolico quest'atmosfera di disimpegno non e' consentita e partecipare con il voto e' gia' un modo concreto per non disertare la scena pubblica''. Cosi' il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, intervistato da Famiglia Cristiana, risponde sui sondaggi che dicono che una parte dei cattolici e' incerta in vista delle elezioni.
"La presenza di esponenti cattolici in schieramenti differenti dovrà accompagnarsi a una concreta convergenza sulle questioni eticamente sensibili". Lo afferma il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in un'intervista a Famiglia Cristiana. "La mancanza di lavoro è la grave urgenza del nostro Paese', afferma Bagnasco, secondo cui "è questo un banco di prova su cui la politica dopo le elezioni sarà costretta a cimentarsi. Speriamo di concerto e non su barricate contrapposte".
"La Chiesa le tasse finora le ha pagate, contrariamente a ciò che si dice e si scrive. Evadere le tasse è peccato!". Lo afferma il card. Angelo Bagnasco in un'intervista a Famiglia Cristiana. "Quanto all'Imu - aggiunge - la vera distinzione da salvaguardare è quella tra realtà non profit e realtà commerciali". "Chi svolge un'attività a sfondo sociale - spiega il presidente della Cei - è giusto che sia riconosciuto in questa sua funzione e venga dunque esentato. Al contrario, per le attività che hanno una finalità lucrativa, è giusto prevedere una tassazione". Secondo Bagnasco, "non esiste alcuna legge 'ad Ecclesiam'".
"Circola spesso l'immagine di un Paese disamorato, privo di prospettive, quasi in attesa dell'ineluttabile", sottolinea il card. Bagnasco nell'intervista al direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino. "La crisi economica e sociale è però il sintomo drammatico di uno spaesamento più profondo - aggiunge -. L'effetto è un ripiegamento sul privato e una fuga nella demagogia che allontana la possibilità di un cambiamento".
Secondo Bagnasco, "l'insignificanza, infatti, si produce quando all'appartenenza dichiarata non segue un'azione centrata sui valori di riferimento dell'antropologia cristiana e si perseguono logiche più vicine al proprio tornaconto che al perseguimento del bene comune. Se non si dice nulla di significativo, perché non si conosce o per convenienza, si diventa irrilevanti". Alla domanda se sarebbe stato meglio che i cattolici confluissero tutti al centro per contare di più, il presidente della Cei risponde che "bisogna guardare avanti". "I cattolici - spiega - sono chiamati in una società lacerata e priva di slancio vitale a riprendere il cammino perché è ancora possibile riscattare un Paese che ha un potenziale enorme". "Penso però - prosegue - che l'Italia non riprenderà a girare senza riappropriarsi della sua sensibilità umanistica che è innegabilmente cristiana. Qui sta l'apporto che ci si attende da politici credenti, un contributo non generico, ma come esige la storia oggi, sempre più puntuale e concreto".
Nessun commento:
Posta un commento