lunedì 14 gennaio 2013

Gallino: agenda Monti impraticabile, senza moneta sovrana


Gallino: agenda Monti impraticabile, senza moneta sovrana


L’agenda Monti, cioè quella di Bruxelles, è tecnicamente impraticabile: 50 miliardi l’anno di tagli extra, più 80 miliardi di interessi sul debito pubblico. Tutto questo grazie al Fiscal Compact, il grande tabù della campagna elettorale, chi si evita accuratamente di analizzare. Lo denuncia il sociologo Luciano Gallino: gli impegni-capestro contratti dal nostro paese e dagli altri Stati membri dell’Unione Europea con il Trattato sulla stabilità e la governance nell’unione economica e monetaria, imporranno all’Italia decenni di impoverimento. Secondo l’articolo 4 del trattato sui bilanci europei, ogni Stato deve infatti ridurre di un ventesimo all’anno la quota del proprio debito. Per il 2013 significa tagli per 50 miliardi, ma la cifra nei prossimi anni potrebbe ulteriormente crescere, visto l’aumento continuo del nostro debito, senza più l’argine di una banca centrale sovrana che emetta denaro a costo zero.
Un simile impegno, riconosciuto come fondamentale della cosiddetta agenda-Monti, imporrebbe al nostro paese continue manovre “lacrime e Mario Montisangue” fino al dimezzamento del debito pubblico. «Ma anche il programma del centrosinistra si guarda bene dal rimettere in discussione gli impegni assunti con l’Europa», osserva Gad Lerner nel suo blog. «Uno sforzo così significativo, che in una simile fase di contrazione economica è stato sospeso dalle stesse autorità comunitarie: un regolamento del Consiglio Europeo ha infatti dilazionato al 2015 l’applicazione cogente dell’articolo 4 del Fiscal Compact, ma non è escluso che anche questo trattato sarà “pensionato” come già successo al Patto per la Stabilità e la Crescita». In un’Europa oberata dal debito, privato e sovrano, l’economia di molti paesi non ha la capacità di ripagare simili “rate”, pena la propria autodistruzione.
Con un Pil annuo pari a 1600 miliardi di euro, la cui crescita è debole da molti anni, secondo Gallino il nostro paese non ha la capacità di generare simili risorse economiche, a meno di ridurre in povertà larga parte della popolazione tramite la cancellazione di ulteriore spesa sociale e l’inasprimento della tassazione. «Il problema – aggiunge Lerner – è inoltre aggravato dal fatto che il debito si autoalimenta quando il tasso di crescita reale è inferiore al costo reale medio del debito». Una situazione che l’Italia vive da molto tempo, e che non pare poter mutare nel breve o medio periodo, a meno di un’ulteriore stretta della repressione finanziaria attuata da governi e banche centrali a livello mondiale.
Nell’editoriale dell’8 gennaio su “Repubblica”, Gallino rimarca come le proposte “classiche” per ridurre l’indebitamento – ovvero le privatizzazioni, la dismissione del patrimonio pubblico, il taglio di svariati punti di spesa pubblica secondo la teoria chiamata “Affamare la bestia”, cioè togliere risorse allo Stato – siano in realtà incapaci di generare entrate finanziarie tali da permettere il rispetto del Fiscal Compact. «La stessa storia recente, come il parziale fallimento delle privatizzazioni nei paesi in eurocrisi, oppure Luciano Gallinol’esito negativo delle cartolarizzazioni di Tremonti, rendono assai deboli queste misure».
Gallino propone allora una diversa misura, attualmente vietata dai Trattati europei, ovvero il finanziamento diretto del deficit attraverso l’intervento delle banche centrali, che tornerebbero ad essere prestatrici di ultima istanza, in una prospettiva di recupero della sovranità finanziaria. Il sociologo torinese cita il programma “Ltro” lanciato dalla Bce a fine 2011 per fornire circa 1000 miliardi di liquidità al sistema creditizio europeo, al fine di evitare o almeno mitigare il cosiddetto “credit crunch”. L’Eurotower ha fornito questa imponente somma ad un tasso di interesse assai contenuto, solo l’1%, ma si tratta di un intervento rivolto alle banche. Per Gallino, anche gli Stati dovrebbero beneficiare di un simile intervento: una misura che dovrebbe portare ad una profonda revisione dei Trattati europei, mutando definitivamente il ruolo della Bce.

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