giovedì 28 febbraio 2013

Hollande al Pd: dal voto italiano una lezione per l’Europa


Hollande al Pd: dal voto italiano una lezione per l’Europa


«La crisi economica e la sofferenza che ne deriva sono ormai di tale gravità che è l’Unione Europea a non poter più restare sorda rispetto al messaggio chiaro che emerge dal voto degli italiani». Lo sostiene il presidente francese François Hollande, che dopo il terremoto-Grillo ha preso il telefono per consultarsi direttamente con Pierluigi Bersani, come racconta il sito ufficiale del Pd. «Il presidente francese ha condiviso con Bersani l’analisi sulla rilevanza europea di questo voto italiano». Uno scossone da far tremare i palazzi di Parigi e quelli di Bruxelles? A quanto pare, per provocarlo ci voleva il “clown” Grillo, secondo l’irridente definizione del tedesco Peer Steinbrück, candidato socialdemocratico alla successione di Angela Merkel. Dalla Germania l’ennesima uscita infelice dopo quella – gravissima – di un altro autentico veggente, il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, che alla vigilia si augurava che gli italiani “votassero bene”, scegliendo Bersani e non Berlusconi.
Spazzatura politica europea, che costringe Napolitano a disertare la cena con l’ottuso Steinbrück, proprio mentre, a Roma, sono le massime Hollandenomenklature del Pd a pronunciare parole che, prima delle elezioni, circolavano clandestine praticamente solo sul web: un’altraEuropa è possibile, anzi è ormai inderogabile, sentenzia nientemeno che Enrico Letta, che annuncia che il Pd – pur di “costringere” i grillini ad accettare un patto di salvezza nazionale votando la fiducia a un governo d’emergenza – ora è pronto a parlare di conflitto d’interessi, legge elettorale e lotta ai privilegi della casta, ma soprattutto a mettere in discussione il Muro di Bruxelles, la montagna di vincoli anti-sociali come il Fiscal Compact che hanno ispirato per oltre un anno il governo Monti, nume tutelare e faro illuminante della politica del Pd a partire dall’autunno 2011. Fino a ieri sarebbero state eresie, robaccia da “antipolitica”. Oggi, invece, voti alla mano, la lingua dei grillini la capiscono al volo Bersani, Letta e persino Hollande.
Si avvera la profezia di Giulietto Chiesa: non appena l’Italia potrà disporre di una vera opposizione parlamentare in grado di mettere in discussione l’orrore anti-democratico che si è andato costruendo in questi anni grazie ai “maggiordomi” politici dei poteri forti, la stessa Europa sarà costretta a fare i conti coi propri popoli, rassegnandosi a rinegoziare le regole disoneste imposte dai trattati-capestro approvati sottobanco dai governi, grazie alla complicità di partiti infiltrati dai ras della finanza mondiale, i signori delle crisi, i bancarottieri delle privatizzazioni fraudolente. Ricatto sul debito pubblico, sovranità nazionale finanziaria, rifiuto della “dittatura” della Bce: è ovvio che si tratta di tornare “padroni a casa nostra”, per poter finanziare qualunque programma democratico. A cominciare da quello del “Movimento 5 Stelle”, che scommette sulla riconversione ecologica dell’economia, sulla difesa del welfare (scuola e sanità pubblica) e propone misure d’urto – come il reddito minimo di cittadinanza – per impedire che la grande crisipilotata dall’élite bancaria si traduca in un massacro sociale capace di trascinare nel caos un paese di 60 milioni di abitanti, cerniera Giulietto Chiesamediterranea della Nato, membro del G8 e co-fondatore dell’Unione Europea.
Serviva Grillo, per aprire davvero il negoziato che i sindacati confederali non hanno osato intavolare? Niente di strano, peraltro: democrazia, elezioni, voti. Era l’ultima arma – civile e nonviolenta – a disposizione del cittadino comune. E non è strano che a far notizia sia ancora una volta l’Italia: mentre i grandi dirigenti della fu socialdemocrazia europea ancora si attardano a ridere di Berlusconi, a cui hanno voltato le spalle 8 milioni di elettori, gli italiani guardano avanti, tornano a sentirsi comunità nazionale, gonfiano le piazze. E avvertono i gelidi signori di Bruxelles: attenti, si avvicina la resa dei conti per chi imbroglia le carte traviando partiti e pilotando giornali e televisioni. Gli italiani saranno i primi a salire sulle barricate elettorali, confidava Giulietto Chiesa, ma non saranno soli: «Ci sono Spagna e Portogallo, Grecia, Irlanda e anche la Francia». Aveva ragione, se ora persino Hollande si incarica di “spiegare” che il voto italiano è una lezione per tutti. Al di là delle alchimie tecnico-istituzionali, un dato è evidente: indietro non si torna. Un popolo si è messo in marcia, ha “parlato” in modo inequivocabile e la sua voce arriva forte e chiara in tutte le capitali europee.

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