Il ricatto per chiudere la TV pubblica greca
La
chiusura della TV pubblica greca, imposta dal ricatto monetario FMI/BCE/UE, è
l’ultimo atto di dissoluzione pilotata dello Stato greco, del suo ruolo
costituzionale autonomo, dell’intero versante pubblico. Un gravissimo colpo di
Stato storico, mai realizzato, con la connivenza dei governanti-fantoccio di
quel Paese. La differenza con la situazione italiana è solo nei tempi di
un identico processo dissolutivo.
Da tempo,
con una serie di articoli pubblicati su questo blog, ho denunciato la
dissoluzione, pilotata da FMI/UE/BCE e assecondata dai governi nazionali, degli
Stati nazionali della UE – come Grecia, Italia, Spagna ed altri – mediante il
ricatto monetario del debito-truffa, dell’euro e del capitalismo
finanziario. I processi reali stanno andando esattamente nella direzione
catastrofica denunciata da tempo su Web.
Gli Stati
nazionali stanno perdendo ogni prerogativa costituzionale; la loro sovranità
politica, economica, militare, monetaria, mediatica, popolare e sociale; le
funzioni dei poteri costituzionali (legislativo/parlamentare e giudiziario); il
ruolo pubblico di garanzia su beni comuni e servizi pubblici essenziali.
La
chiusura della TV greca è appunto un tassello di questo piano capitalista di
distruzione degli Stati costituzionali nazionali e del versante pubblico, per
imporre il governo unico mondiale patrocinato dal Gruppo Bilderberg, dalla
Nato, dalle Banche, dal capitalismo finanziario e dalle multinazionali, siano
esse laiche o cattoliche (Vaticano), militari o civili, produttive o
improduttive, lecite o illecite (mafia).
Questo
processo distruttivo dei diritti dei popoli – della pace, della legalità, della
giustizia, dell’ambiente, dell’economia e della vita umana – richiede che ogni
voce scomoda o pluralista sia silenziata e repressa. Allo Stato debbono
rimanere solo ruoli di repressione armata (interna o esterna ai propri
confini), di impostura e di tassazione. Una tassazione – classista, ingiusta e
spropositata – che si scarica sui redditi fissi controllabili, non su
patrimoni, rendite e profitti (incontrollati ed incontrollabili).
Sarà
allora un caso che qui da noi Grillo propugna la dissoluzione della RAI,
esattamente come voleva la P2 di Gelli, o la lotta contro i privilegi dei…
pensionati? Oppure che rivendichi la fine di tutti i partiti e tutti i
sindacati, senza distinzione tra chi serve i processi dominanti e chi vi si
oppone da decenni?
Approfittando
del ripudio popolare nei confronti della partitocrazia dominante, PDL e PD in
primo luogo, Grillo ha giocato finora il ruolo del “giustiziere alato” che
salva le vittime dal massacro sociale. Metà dello elettorato non è caduto
nell’inganno ed ha rifiutato la truffa delle elezioni politiche (50%). Un’altra
parte (25%) lo ha seguito, ma si è trovato con un “pugno di mosche in mano”:
rielezione di Napolitano, governissimo della troika UE e nazionale
(PD/PDL/Monti), presidenzialismo, controriforma costituzionale.
Da qui il
crollo di Grillo e M5S nelle ultime elezioni amministrative di giugno. Lo
stesso Grillo ha dichiarato pubblicamente che il suo movimento è servito ad
“evitare un rivolta popolare”: forse, più semplicemente, è servito ad escludere
dalle Istituzioni, nazionali e locali, le forze anticapitaliste e più
combattive. Che Grillo sia o no in buona fede, il risultato politico conseguito
è disastroso per la vita e l’economia di lavoratori e pensionati: la troika
europea e quella nazionale ne escono rafforzati, avendo così superato un
momento di difficoltà e di infima credibilità.
Finita
l’era delle invettive sterili, ora il problema della vera opposizione politica
e sociale ritorna con maggiore gravità. La sfida popolare e costituzionale
impone maggiore radicalità delle lotte sociali e popolari. Serve una lotta
di resistenza e di alternativa che si opponga ai neo-nazisti di oggi, ancora
più determinata e coraggiosa di quella condotta contro il nazismo/fascismo di
ieri. La difesa attiva e il rilancio della nostra Costituzione antifascista
rimane la prima e più urgente esigenza vitale, popolare e sociale.
Nonostante
il calo crescente di credibilità di governanti, partiti e giornalisti
asserviti, la nostra TV – largamente privatizzata, mercificata e lottizzata –
rimane ancora lo strumento principale di un consenso elettorale fuorviante e
ingannatore. Ma noi possiamo spegnerla e disertarla, facendo l’esatto contrario
di ciò che ci viene sbandierato e reclamizzato. Dobbiamo spegnere i partiti e i
sindacati sudditi della troika UE e nazionale (PD/PDL/Monti), gli imbonitori ed
i parolai (comunque camuffati), per dare invece forza a tutti soggetti di
alternativa al capitalismo finanziario, di liberazione nazionale, di fedeltà
costituzionale.
Le forze
di alternativa ci sono e crescono: non solo gli astensionisti che hanno capito
l’inganno (ormai maggioranza), ma coloro che lottano contro il sistema, i
delusi di Grillo, le persone evolute e coscienti. Tutti costoro, vittime del
sistema distruttivo dominante, sono una grande maggioranza che va solo
unificata in un percorso di liberazione e di alternativa di
civiltà. Perciò subito fuori dalla Nato, dalla UE, dall’euro e dalle altre
truffe del capitalismo finanziario.
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