martedì 28 febbraio 2012

Piazza Affari? Può salire di un altro 10% Spread sotto i 300 punti


Piazza Affari? Può salire di un altro 10%
Spread sotto i 300 punti

L’80% degli operatori si aspetta una recessione sopportabile
Le azioni meglio dei bond, favoriti gli industriali e l’energia

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e Borse d’Europa possono salire ancora del 5-10% da qui alla fine dell’anno. Ma c’è anche chi si spinge a sperare un rialzo superiore al 10%. E, quindi, vale la pena tenere in portafoglio più azioni che bond, privilegiando i titoli finanziari, gli industriali, l’energia e le materie prime. Lo spread tra Bund e Btp si ridurrà fino a 250-300 punti. La recessione? Inevitabile ma sopportabile.
Risposte
I 40 operatori nazionali e internazionali interpellati daCorrierEconomia hanno risposto così alle sei domande del sondaggio realizzato durante la scorsa settimana per verificare l’umore e le aspettative di chi gestisce portafogli e analizza i mercati ogni giorno.

Le risposte, elaborate nei grafici di queste due pagine, compongono un quadro tutto sommato speranzoso. Anche se non mancano le perplessità - manifestate anche da chi si è messo nella maggioranza ottimista - e la consapevolezza che ogni scenario positivo va sempre accompagnato con le possibili code di rischio.
Il protagonista assoluto del 2011, lo spread tra i titoli decennali italiani e tedeschi, diventato ospite fisso dei telegiornali e delle conversazioni, non ha più l’aspetto minaccioso che aveva solo un mese e mezzo fa. Oscilla tra 350 e 400 punti, ma otre l’80% ritiene che ci siano ulteriori spazi di discesa rispetto ad oggi, con un 36% di super ottimisti che scommette su un livello compreso tra 200 e 250 (qualcuno addirittura si spinge sotto i 200) per la fine dell’anno.
Un’apertura di credito alla capacità dell’Europa di uscire dai suoi guai e a quella del governo Monti di portare a casa le riforme. «L’attuale livello intorno a 350 punti - spiega Andrea Delitala, responsabile investment advisory di Pictet am - è per meno della metà classificabile come differenziale di credito e per la maggior parte riconducibile al rischio sistemico di implosione della moneta unica».
L’ottimismo si riflette in una media preferenza per le azioni, il 50% del panel si impegna di più sulla Borsa, mentre il 36% si schiera per una ricetta sbilanciata sui bond (il residuale 14% non pende da nessuna delle due parti) e nella doppia profezia che il rialzo dei listini - il 10% per Piazza Affari da gennaio ad oggi - arrivi a fine anno più ricco di 5-10% punti percentuali. Il 30% degli intervistati si spinge a immaginare per il nostro listino, il più penalizzato del 2011, una performance nei prossimi 10 mesi addirittura superiore al 10%, mentre per lo Stoxx 600 i super ottimisti sono circa la metà (16%).
Nei giorni in cui le 40 case di investimento e di analisi hanno compilato le risposte, è andato in onda l’ennesimo rinvio della questione greca, che avrebbe dovuto arrivare ad un punto fermo mercoledì scorso. Gli spread sono (relativamente) risaliti in giostra - tornando per qualche ora intorno a 400 punti - e le Borse hanno avuto qualche contraccolpo.
Ma nel complesso il quadro non apocalittico faticosamente costruito fino ad oggi, abbandonando il panico di fine 2011, non si è modificato. Come dire: la strada da fare è ancora lunga e la volatilità degli umori e delle quotazioni sarà da mettere in conto per parecchio tempo ancora.
Interrogativi
«I prossimi mesi saranno caratterizzati da un contesto di investimento ancora complicato - spiega Giordano Lombardo, Cio di Pioneer investments -. Le migliori opportunità sono le azioni e i corporate bond per chi ha orizzonti di investimento lungo, ma ci vuole cautela». Il 2012, dice ancora Lombardo, sarò un altro anno di incertezza: un assestamento della crisi potrebbe fornire sorprese positive e far ripartire l’economia. Una gestione disordinata dei molti problemi ancora aperti, invece, rischia di generare ancora tensioni e avvitamenti.

1. Attualmente lo spread fra Bund e Btp oscilla fra 350 e 400 punti. Dove potrebbe arrivare entro la fine dell’anno?
Lo spread, cioè la differenza di rendimento tra i titoli decennali italiani e tedeschi, secondo il 42% è destinato a scendere addirittura tra 300 e 250, cioè di altri 100-150 punti rispetto ai livelli attuali, che vanno (a seconda degli umori) tra 350 e 400.
I motivi? «La credibilità riscossa dall’esecutivo è una buona premessa per riguadagnare fiducia - dice Antonia Babbini, responsabile gestioni patrimoniali di Banca Cesare Ponti -. L’economia italiana può essere traghettata fuori dalla crisi solo attraverso stimoli efficaci per la crescita». Quindi gli sforzi per sbloccare l’economia sono in primo piano. Ma c’è anche chi sottolinea il contributo che potrebbe arrivare da «incoraggianti dati di gettito fiscale e del contenimento della spesa pubblica», come Piergiacomo Braganti, responsabile per gli investimenti di Banca Albertini Syz&co. «Difficilmente il rendimento dei Btp decennali scenderà sotto il 5%, ma se le tensioni in Europa dovessero allentarsi potrebbero al contrario risalire i tassi tedeschi sopra il 2%», ricorda Antonio Mauceri, amministratore delegato di Augustum Opus sim. In questo caso l’obiettivo dei 300 punti verrebbe raggiunto per il movimento dei Bund.
C’è poi un nutrito gruppo (36%) che addirittura vede lo spread tra i 200 e i 250 punti. Ci si potrebbe arrivare, spiega Maurizio Vitolo, alla guida di Consultinvest, non solo dando fiducia alle riforme italiane e spagnole. Serve anche «una gestione della crisi del debito che proceda senza ulteriori incidenti», conclude Vitolo.
La minoranza di pessimisti - un 5,5% che non vede ulteriori restringimenti e un 8% che immagina un riallargarsi della distanza oltre i 400 - teme invece che ulteriori intoppi siano inevitabili. Quali? Agguati delle agenzie di rating, default disordinato della Grecia, perdita di consenso del governo italiano, dice Andreas Bockberger, gestore obbligazionario di Raiffeisen cm. E poi c’è il rischio austerity. «Le misure di risanamento in Italia faranno sentire i loro effetti per tutto il 2012. Non siamo troppo fiduciosi sulla crescita e prevediamo che il mercato si manterrà più cauto sui Btp nella seconda parte dell’anno», dice Bockberger. Risultato: lo spread tornerà tra 400 e 500. Se accade, varrà la pena di rifare una scommessa sulle scadenze più brevi (vedi grafico risposte).
2. La recessione in Europa è ormai scontata e tecnicamente iniziata là dove ci sono due trimestri consecutivi di decrescita. Come sarà la frenata dell’economia?
L a recessione ci sarà, ma, forse, non sarà troppo spaventosa. Il 78% dei partecipanti al sondaggio ha scelto l’aggettivo «sopportabile», abbinato all’ipotesi di una decrescita del Prodotto interno loro pari all’1% nel 2012, per descrivere il panorama economico dei prossimi mesi. Un altro 19% ha addirittura votato per l’idea più ottimista, cioè per una situazione dove le sorti del ciclo si ribaltano rispetto allo scenario attuale, consentendo al Vecchio Continente di crescere dell’1% entro la fine dell’anno. Il pessimismo del -3%, cioè il timore che la gelata sarà importante, è stato sposato solo dal 3% degli intervistati.
La verità è che il rallentamento dell’Europa sarà la somma di situazioni molto diverse. Se il risultato finale sarà davvero quel meno 1% che la maggioranza di questo sondaggio si aspetta, la recessione sarà figlia di forti rallentamenti dei Paesi più in difficoltà e dei buoni risultati di chi invece se la cava meglio, a cominciare dalla locomotiva tedesca. «La frenata economica dell’Europa sarà sopportabile con delle belle differenze tra Nord e Sud», dicono Massimo Trabattoni e Federico Riggio, gestori di Kairos. Insomma, dice Maurizio Vitolo, amministratore delegato di Consultinvest, «speriamo che sia davvero sopportabile e non importante». Ad ogni modo le differenze tra Paesi saranno molto visibili. Per la Germania ed altri stati del Nord Europa, ricorda Vitolo, si prevede una crescita intorno all’1%, per la Francia intorno allo zero, per i Paesi periferici siamo invece intorno al meno 1%, se non peggio.
Come nel caso della Grecia, per cui si fanno stime anche del -5%. Il risultato «sopportabile», quindi, si otterrà grazie «alla dinamica positiva dei Paesi virtuosi, Germania in primis, - dice Paolo Boretto, responsabile investimenti di Symphonia sgr - che riusciranno a compensare parzialmente la contrazione dei Paesi in difficoltà».
Il punto centrale della questione sono le preoccupazioni per i consumi, messi a repentaglio dalle manovre necessarie per rimettere in carreggiata i conti pubblici. Per Stefano Ghiro e Massimiliano Maxia, portfolio manager di Allianz Gi, l’effetto della cintura stretta si vedrà soprattutto nel primo semestre del 2012. «Considerando l’andamento negativo dei consumi a inizio anno, non saremmo sorpresi se il dato finale dovesse essere peggiore delle stime», spiega Nicolò Nunziata, analista di JC&Associati sim.
Mentre Andrea Arata di Nordea sottolinea che «le politiche di austerità avranno effetti negativi pesanti in termini di crescita. Una contrazione dell’1% è il caso base». C’è tuttavia - conclude il gestore - una coda di rischio che le cose possano andare peggio, soprattutto nel caso in cui la crisi del debito sovrano riprendesse un corso negativo (vedi grafico risposte).
3. Piazza Affari è risalita del 10% circa da inizio anno dopo un 2011 da maglia nera (-25%). Quale sarà la performance dell’indice da qui a fine anno?
Se questi fossero tempi normali si potrebbe parlare di un ritorno del Toro in Piazza Affari. Perché dopo il recupero di circa il 9% (da inizio gennaio) delle pesantissime perdite dell’ultimo biennio, il listino di Piazza Affari potrebbe crescere ancora di oltre il 10% da adesso in avanti, secondo un terzo del campione dei rispondenti (30,5%) all’indagine di CorrierEconomia. Ottimista anche un corposo 47% dei gestori, convinti che il rialzo sarà più moderato, vale a dire compreso fra il 5 e il 10%. Mentre l’Orso batte in ritirata, dal momento che solo il 5,5% dei panel immagina un indice Ftse Mib delle grandi capitalizzazioni in calo. Infine, circa il 17% prevede che non ci saranno variazioni, mentre nessuno, ma proprio nessuno, ipotizza una ulteriore discesa superiore al 10%.
Se questi fossero tempi normali si potrebbe parlare di un «sentiment» dei gestori decisamente rialzista. Ma visto che le difficoltà dell’economia generale rimarranno grandi, l’ottimismo dei fund manager va inquadrato nei termini di un parziale ritorno della fiducia, di un inizio di recupero delle gravi perdite subite.
In Italia, così come in Europa, ci sono aspettative positive soprattutto verso i titoli che appartengono ai settori più ciclici dell’economia, a cominciare dai finanziari, per proseguire fino agli industriali, agli energetici e ai consumi di lusso.
Tra le banche in pole position, Mauro Vicini, direttore di Websim.it ricorda «Intesa e Unicredit, soprattutto nell’ipotesi di un calo progressivo dello spread fra Btp e Bund». Marco Baraldi, specialista delle gestioni di patrimoniali di Banca Akros, cita invece il Banco Popolare «perché nonostante il buon recupero già messo a segno da inizio anno l’istituto quota ad appena il 20% del suo valore patrimoniale e c’è ancora spazio per un ulteriore rialzo». Tra i titoli del comparto petrolifero, naturalmente, i nomi più ricorrenti nelle valutazioni positive dei gestori sono quelli di Eni e di Saipem. Eni, sebbene abbia appena pubblicato una trimestrale non troppo brillante, si avvantaggerà dell’eventuale scorporo di Snam Retegas, oltre che dal recente annuncio della scoperta di importanti giacimenti di gas naturale in Mozambico, sottolineano i gestori. Saipem, società molto ciclica, è invece favorita dai buoni risultati dell’ultima trimestrale.
Il lusso e gli industriali, rientrano invece fra le preferenze, tra gli altri, di Paolo Boretto, responsabile investimenti di Symphonia Sgr. «Nel settore delle grandi opere, società come Astaldi hanno una eccellente visibilità del business nei prossimi anni e quotano a valutazioni sacrificate. Nel segmento dei cavi, Prysmian ha un notevole potenziale di sviluppo strutturale. Mentre fra le società del lusso Prada ha opportunità di crescita duratura» (vedi grafico risposte).
4. L’Europa delle molte velocità ha avuto risultati disomogenei nel 2011. Gli investitori istituzionali spesso le preferiscono Wall Street e i Paesi Emergenti dove la recessione non dovrebbe tarpare il ciclo economico. Dove potrebbe arrivare lo Stoxx600 alla fine del 2012?
Il rialzo previsto per Piazza Affari si estende anche alle grandi borse europee. Ma proprio perché nella media i listini d’Oltralpe sono stati assai meno colpiti della borsa milanese dal calo dell’ultimo biennio, anche le aspettative di rimbalzo, nel caso delle blue chip europee, sono un po’ più contenute. E tuttavia una quota di quasi i due terzi dei gestori, per l’esattezza il 65%, si aspetta un aumento compreso tra i 5 e il 10% nel corso dei prossimi mesi. Un più modesto 16% preconizza una crescita a doppia cifra e pochi pessimisti (appena il 3%) si aspettano un calo compreso fra il 5 e il 10%. Meno di un quinto dei rispondenti, il 17%, prevede che non ci saranno sostanziali variazioni dai livelli attuali.
In un clima di ripresa moderata delle quotazioni, che si realizzerà secondo le previsioni in un ambiente macroeconomico «freddo», la selezione dei singoli titoli diventa un elemento cruciale. Ecco perché al di là delle dinamiche settoriali in cui anche in Europa sono dati per favoriti i comparti più ciclici dell’economia (banche, industriali, energia, hi tech), le scelte vincenti potrebbero essere «trasversali» ai singoli settori. La pensa così, ad esempio Didier Saint-Georges, membro del comitato di investimento di Carmignac Gestion, una società indipendente di asset management basata a Parigi.
«I titoli vincenti apparteranno ai leader nel campo dell’innovazione, ad esempio a società come Novo Nordisk nel farmaceutico o Essilor nei materiali di base. Oppure ai marchi più consolidati e forti nel settore dei consumi, come Bmw nelle auto di alta gamma, Hermès nella moda, Pernod Ricard e Remy Martin nelle bevande alcoliche». Tra i grandi finanziari, settore favorito anche in Europa, Marco Baraldi di Banca Akros esprime una forte preferenza per il gruppo assicurativo tedesco Allianz «a causa della solidità, della crescita costante e del dividendo elevato, che arriva a sfiorare il 5%», sostiene.
Il lusso e le bevande, comparti tendenzialmente anticiclici, piacciono a Francesco Caricati, analista azionario di Consultique Sim, una società indipendente di consulenza agli investimenti. Fra i titoli ricordati dall’analista, il gruppo elvetico Swatch, oppure la britannica Diageo, nel food&beverage. Il settore industriale, che potrebbe trarre vantaggio dalla probabile debolezza dell’euro, piace a Paolo Boretto, di Symphonia Sim, che mette nel suo carnet società come Alstom e Siemens «per la diversificazione sia geografica che di business delle proprie attività» (vedi grafico risposte).
5. Le azioni in tutto il mondo e in Europa soprattutto sono a sconto rispetto alle loro valutazioni medie degli ultimi quindici anni. I bond vivono una stagione complessa, legata alla crisi del debito sovrano. Nel 2012 il vostro portafoglio sarà più impegnato in Borsa o sulle obbligazioni?
Mettere in portafoglio più azioni che obbligazioni. O meglio, detto in termini più precisi, «sovrappesare» le azioni rispetto al reddito fisso. Questo significa che se un investitore (anche privato) ha come parametro di riferimento di lungo periodo un portafoglio composto al 30% di azioni e al 70% di bond, farebbe meglio ad aumentare un po’ la componente investita in Borsa rispetto a quella collocata in obbligazioni.
È questa la ricetta indicata da una larga maggioranza del panel, per l’esattezza il 50% del totale. Una corposa minoranza dà invece l’indicazione opposta, con il 36% dei fund manager convinti che ci sia più «valore» nel reddito fisso rispetto ai volatili listini italiani ed europei. Solo il 14% dei gestori, infine, dichiara una posizione di salomonica «neutralità» fra le due principali componenti di un portafoglio finanziario.
Vediamo con quali argomentazioni. Tra chi si schiera a favore della scelta azionaria, Lars Schickentanz, responsabile dei fondi comuni di Anima sgr, sostiene che è opportuno privilegiare l’investimento in Borsa per tre ordini di fattori: «l’elevata liquidità fornita dalle banche centrali, gli indicatori segnalano un miglioramento della crescita globale; e infine la scelta azionaria, specie quando sono in gioco titoli che distribuiscono buoni dividendi, può difendere la ricchezza nel caso in cui la forte immissione di liquidità da parte delle banche centrali determini un aumento delle pressioni inflazionistiche».
A favore della scelta obbligazionaria - con l’80% investito in bond e solo il 20% in azioni - si schiera Antonio Mauceri, amministratore delegato di Augustum Opus Sim. «Alla luce del rialzo dei mercati azionari cui si è assistito nelle prime settimane del 2012, le borse possono mostrare segnali di relativa debolezza nella seconda parte dell’anno. Meglio allora puntare sui bond, governativi e societari, con scadenza non superiore ai 5 anni», commenta (vedi grafico risposte).
6. Nel 2011 i settori più difensivi hanno raccolto il consenso degli investitori. Quali sono le scelte di campo per il 2012?
L e scelte settoriali dei gestori che hanno aderito al sondaggio hanno un che di sorprendente. Fioccano infatti i giudizi favorevoli sui comparti più ciclici dell’economia, a cominciare dai finanziari, promossi da 21 gestori su 40, fino agli industriali, a favore dei quali si schierano 19 fund manager, le materie prime e gli energetici, 21 preferenze, e tante nomination nei segmenti più circoscritti delle costruzioni, dell’auto e dell’hi tech. Si tratta di indicazioni inaspettate perché questi settori sono quelli che di norma vengono selezionati quando l’economia è in piena ripresa, oppure sta uscendo da una crisi; non certo quando in recessione ci si sta entrando o quando le prospettive della crescita globale si mantengono incerte (soprattutto per quanto riguarda la seconda metà dell’anno).
L’apparente paradosso si spiega con un preciso concetto finanziario, la diminuzione del premio per il rischio.
Il fatto che i mercati, sia azionari che obbligazionari, tendano a normalizzarsi per effetto delle politiche espansive delle banche centrali, e per un certo ritorno della fiducia sulle prospettive di tenuta dell’euro, fa sì che le attività e i settori più rischiosi vengano percepiti come più stabili e di conseguenza si riduca quel «premio» di rendimento che questi devono generare per poter stare alla pari con gli investimento (o i settori) più difensivi. Da qui il recupero delle fortune dei comparti più ciclici, che non devono più pagare lo scotto di un premio di rendimento, perché sono percepiti come meno rischiosi, nonostante la debolezza della congiuntura economica (specie in Europa).
Punta sui finanziari Laura Tardino, strategist di Bnp Paribas ip, convinta «che forse già alla metà del 2012 ci sarà il superamento della crisi dei debiti sovrani». Mentre altri sono pronti a scommettere sui titoli dell’auto perché le valutazioni sono molto basse e il calo dei mercati europei è più che compensato dalla crescita nei paesi emergenti e negli Usa. E ancora, Stefano Ghiro, gestore azionario di Allianz GI, sceglie «i settori dell’energia, gli industriali e i materiali di base, perché beneficeranno dell’enorme liquidità presente nel sistema economico e della domanda sostenuta dei mercati emergenti».
Non mancano, peraltro, le indicazioni a favore dei comparti difensivi, con utili stabili e dividendi elevati, tra cui le telecom e le utilities (8 nomination), i farmaceutici (5 preferenze), i beni di consumo, sia largo di largo consumo che discrezionali (il lusso è richiestissimo nei paesi emergenti), con 15 voti di preferenza.
Tra chi scegli le «difensive» utilities ci sono, per esempio i gestori di Ersel, convinti che le società del settore presentino un buon mix di basse valutazioni e alti dividendi (vedi grafico risposte).
Giuditta Marvelli e Marco Sabella

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