Il Partito Democratico e il marketing, incomprensione o #epicfail?
"Poi magari lavoriamo un po' sulla comunicazione". Il titolo del post con il quale il consigliere regionale del PdGiuseppe Civati commenta sul suo blog il nuovo manifesto del suo partito - nel quale si utilizza la metafora del pannolino e della necessità di cambiare un presidente della Regione Lombardia in carica dal 1995 - è emblematico. La campagna per invogliare i lombardi a mandare a casa Formigoni è soltanto l'ultima delle tante che hanno messo in imbarazzo il Partito Democratico, o che almeno non hanno dato gli effetti sperati.
In principio fu "Oltre", la serie di manifesti messa a punto un anno fa, con un Bersani in bianco e nero in una versione definita da molti "funerea" e pensata - a dichiararlo furono gli stessi autori - per sottolineare "la tristezza del Pd". Di pochi mesi successiva un'altra campagna altrettanto sfortunata, quella per pubblicizzare la Festa dell'Unità di Roma. "Cambia il vento" era lo slogan, e per dare l'idea quelli del Pd pensano alla foto sbarazzina di una gonnella svolazzante. Come risultato si attirano le ire del movimento Se non ora quando, con codazzo di polemiche sull'immagine ed il ruolo della donna nella società. A inizio 2012 poi, in occasione della chiamata al tesseramento, i comunicatori Democratici hanno pensato ad una campagna virale ed hanno tappezzato Roma di manifesti con lo slogan "conosci i miei?" e l'indirizzo di una pagina Facebook. Oltre al fatto che i manifesti erano abusivi, dopo qualche giorno di suspense si è scoperto che in realtà si trattava di una sorta di teaser, l'anteprima di una campagna ("Ti presento i miei") volta a presentare la grande famiglia del Pd.
Anche in questa occasione si è parlato di flop e di goffo tentativo di muoversi sulle reti sociali. La pagina Facebook in 3 mesi ha messo insieme poco più di 5.000 mi piace, in Rete lo slogan è subito diventato un meme. Anche questa campagna si è trasformata in un boomerang.
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