La sonda Messenger della NASA scopre il ghiaccio ai poli di Mercurio
La sonda Messenger della NASA ha confermato una delle ipotesi degli scienziati sulla conformazione diMercurio ovvero la presenza di acqua ghiacciata nelle zone polari del Pianeta più vicino al Sole.
La scoperta conferma quindi quanto già noto dalla mappatura radar che aveva evidenziato delle zone di riflessione simili appunto a quelle causate dal ghiaccio. Quello che si attendava erano delle prove a favore di questa tesi ora raccolte da Messenger che ha scrutato da vicino la superficie del Pianeta che raggiunge anche i 425 gradi centigradi.
Come riporta la BBC, nonostante la temperatura superficiale superiore ai 400 gradi centigradi, alcuni crateri costituiscono una cosiddetta "trappola fredda": le immagini fornite dalla sonda - la seconda a visitare il pianeta più interno del sistema solare dopo Mariner 10, negli anni Settanta - hanno confermato che le zone d'ombra coincidono con quelle a maggiore riflessione radar.
Ma le scoperte della sonda Messenger non finiscono qui: un secondo studio, guidato da David Smith del Massachusset Institute of Technology, ha analizzato i risultati delle prime misure del campo gravitazionale di Mercurio ed è riuscito ad ottenerne un primo modello, insieme a un sorta di mappa della struttura interna del Pianeta.
La mappa del campo magnetico di Mercurio, ha permesso di "compiere un viaggio" nelle viscere del Pianeta e di dedurre informazioni sulla sua composizione interna. Dalla ricerca è emerso, ad esempio, che il nucleo di Mercurio occupa una grande frazione del pianeta, pari all'85% del raggio. Date le piccole dimensioni del pianeta, finora si pensava che il suo nucleo si fosse raffreddato al punto tale da diventare solido, ma proprio le rilevazioni della sonda Messenger hanno smentito questa teoria dimostrando che il nucleo è parzialmente liquido e molto diverso dai nuclei degli altri pianeti rocciosi del Sistema Solare. Il "nocciolo" di Mercurio sarebbe infatti composto da tre strati: il primo solido di solfuro di ferro, un altro liquido e un nucleo più interno solido.
Gabriele Cremonese, dell'INAF-Osservatorio Astronomico di Padova, che ha partecipato alla ricerca ha spiegato:
"È stato ottenuto un primo modello del campo gravitazionale e della struttura interna di Mercurio, rivelando la possibile presenza di uno strato solido di solfuro ferroso sopra il nucleo, che avrebbe un importante impatto sulla storia termica del pianeta e sull’evoluzione tettonica, quindi riferita alle grandi strutture che osserviamo sulla superficie".
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