Tolosa, rabbia dopo che TF1 diffonde le ultime parole del killer
9 luglio 2012
Il canale televisivo francese TF1 ha diffuso ieri, 8 luglio, il clip audio contenente l’ultimo dialogo tra la polizia e il killer di Tolosa, ucciso nel suo appartamento durante un raid del 21 marzo scorso. Dura la reazione della polizia, ma anche quella degli avvocati dei familiari delle persone uccise dal killer, che definiscono la diffusione di quel dialogo come un “oltraggio” alle vittime.
L’audio in questione contiene le ultime parole di Mohamed Merah, il jihadista franco-algerino che ha assassinato sette persone, tra cui tre minorenni in una scuola ebraica a Tolosa, prima di essere ucciso dalle teste di cuoio francesi. Prima dell’uccisione la polizia francese aveva tentato più volte di negoziare con il killer che si trovava all’interno di un’abitazione nel nord di Tolosa. Proprio a uno degli ultimi tentativi di negoziato risale l’audio contenente uno scambio tra Merah e gli agenti. Uno scambio che sembra essere durato diverse ore.
Gli interlocutori del giovane killer sono un negoziatore della polizia e un uomo dell’intelligence che lui stesso aveva già conosciuto qualche mese prima. Le sue parole sono da prendere con cautela, ma sono, secondo Le Monde, molto importanti per cercare di capire da dove proviene la follia omicida di Merah.
Il giovane racconta di essere appena riuscito a schivare un raid della polizia francese che sperava di sorprenderlo nel sonno. Poi parla della sua missione. Per mesi ha cercato dei “fratelli” che lo aiutassero a realizzare il suo progetto jihadista. Ha viaggiato in Iraq, Siria, Algeria, Turchia. Visite turistiche, diceva alla sua famiglia. La svolta, però era arrivata nel suo ultimo viaggio in Pakistan, nell’ottobre 2011, quando finalmente “ha trovato i suoi superiori”, dei responsabili di al-Qaeda che l’avrebbero iniziato al combattimento. “Quando sono arrivato, non mi è stato permesso di uscire, dovevo aspettare in una camera. Io ho aspettato. (…) Ho ottenuto la loro fiducia”.
Merah descrive poi le aree tribali del Waziristan situate al confine con l’Afghanistan come un grande campo estivo per apprendisti jihadisti: “Ci sono francesi, cinesi, tagiki, afgani, pakistani, americani, tedeschi, spagnoli… Mi hanno proposto di condurre attacchi in America, nel Canada, (…) di fabbricare bombe. Io non ho accettato. (…) I prodotti che servono per fare quelle bombe sono sotto stretto controllo in Francia. (…) Avrebbero potuto arrestarmi prima ancora che io facessi qualcosa”.
Parlando del suo progetto jihadista, quindi, Merah ammette di aver cercato l’appoggio di una organizzazione più complessa, come quella di al-Qaeda. Ma nel caso di Tolosa, il giovane musulmano giura di aver agito da solo. Nemmeno il suo fratello maggiore, Kader, i cui legami con il movimento radicale islamico erano noti, sembra averlo aiutato: Mohamed voleva essere “completamente autonomo”.
Verso la fine della conversazione, risuonano queste parole: “Io amo la morte come voi amate la vita”. Sono parole che sembrano un rimando ad una storica frase di Bin Laden: “amate la morte nel nome di Dio almeno quanto amate la vita”. Nonostante questo, però, per Dominique Thomas, il giovane non apparteneva all’organizzazione di al-Qaeda. Al contrario, secondo lo specialista della cultura islamica, “Merah aveva una cultura molto basilare dell’Islam”.
Per Thomas, dunque, la follia omicida del giovane Merah era qualcosa di indipendente da al-Qaeda. “Il termine al-Qaeda in Occidente è diventatato sinonimo di violenza o di terrorismo. È completamente distorto dal suo significato originario. Anche il fanatico di Tolosa che lo scorso giugno ha sequestrato quattro dipendenti di una banca ha detto di aver agito nel nome di al-Qaeda”.
Resta, intanto, a Tolosa la rabbia dei parenti delle vittime e le critiche del ministro dell’Interno francese Manuel Valls, secondo il quale diffondere un audio del genere è forte sintomo di “mancanza di rispetto” nei confronti di chi ha perso dei famigliari a causa della follia di Merah.
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