Sicilia, Lombardo si dimette. Cosa succede adesso?
Lo aveva annunciato ai quattro venti già da mesi, lo aveva ribadito a Monti nell’incontro della scorsa settimana, ora Raffaele Lombardo si è dimesso da governatore della Sicilia. Una decisione che non sembrava scontata, nonostante tutto, perché dall’ormai ex presidente siciliano era lecito aspettarsi un colpo di teatro all’ultimo momento. Che in un certo senso è arrivato.
Alla convocazione della giunta, Lombardo ha deciso di aggiungere altre due nomine alle innumerevoli che hanno accompagnato quest’ultimo tratto del suo mandato, dall’annuncio delle dimissioni a oggi, e così ha nominato un nuovo assessore e un commissario dell’Asp di Siracusa, scelti tra i suoi fedelissimi. Nel frattempo, l’assemblea regionale cassava la spending review che lo stesso Lombardo aveva annunciato a Monti per evitare il rischio default. Cosa succede adesso?
L’attuale giunta resterà in vigore per il disbrigo degli affari correnti, poi l’isola andrà al voto il28 e il 29 ottobre per eleggere il nuovo presidente (tra i candidati dovrebbe esserci l’ex viceministro berlusconiano Micciché), ma nel frattempo non è chiara la situazione dei conti pubblici siciliani. Nelle scorse settimane era stato lanciato l’allarme per il rischio default della Regione, ma Lombardo aveva smentito tutto portando a Monti un piano di risanamento che prevedeva, fra le altre cose, riduzioni dell’organico con duemila pensionamenti.
Ora tutto questo è saltato, l’assemblea ha approvato solo un assestamento del bilancio per coprire 2 milioni e mezzo di disavanzo, che dovrebbe bastare a evitare il rischio immediato ma che non avrà effetti sul lungo periodo, soprattutto viste le spese mostruose della regione.
Nel frattempo il presidente uscente non ha perso occasione per lanciare strali al governo, dando la colpa delle sue dimissioni al centralismo romano e non all’inchiesta per mafia che lo ha colpito:
Nel frattempo il presidente uscente non ha perso occasione per lanciare strali al governo, dando la colpa delle sue dimissioni al centralismo romano e non all’inchiesta per mafia che lo ha colpito:
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