giovedì 11 ottobre 2012

Il ricatto di Formigoni,gli indagati in regione Lombardia


Il ricatto di Formigoni per sopravvivere

11/10/2012 - Il PdL "chiama" l'addio alla maggioranza in Veneto e Piemonte per salvare la Lombardia. La Lega si piegherà?


Botta e risposta: “Ho in mano le dimissioni dei 20 consiglieri e degli assessori della Lega, domani  io e Maroni incontriamo Formigoni. Gli lasciamo la scelta se fare un passo a lato o un passo indietro”.  “Se cade la Lombardia, simultaneamente cadono Piemonte e Veneto”: nello scambio di battute tra Matteo Salvini, segretario della Lega in Lombardia, e il capogruppo del PdL in Regione Paolo Valentini, c’è tutto il ricatto disperato di Roberto Formigoni per tenere insieme la coalizione che governa l’ente dopo lo scandalo ‘ndrangheta, l’ultimo in ordine di tempo che ha colpito il Pirellone. In questa infografica di Centimetri si spiega 
come è andata l’indagine su Zambetti:



Ieri sera a Milano, dopo essersi consultato con il leader RobertoMaroni, Salvini ha riunito il gruppo regionale e gli assessori per decidere che cosa fare. In teoria, la Lega potrebbe decidere di staccare la spina alla giunta Formigoni, ma ragioni di opportunità politica e il timore di ritorsioni da parte del Pdl in Veneto o Piemonte potrebbero suggerire prudenza. Anche perché in serata Formigoni sente Alfano e Berlusconi che ribadiscono la linea: se cade la nostra Regione cadono anche le due guidate dal Carroccio. Ma il risultato della riunione serale è che tutti gli eletti del Carroccio «nella più totale unità» mettono il loro mandato nelle mani di Maroni: «O Formigoni azzera la giunta o si dimette», insistono i leghisti. A Salvini, che dice di avere in tasca le dimissioni dei suoi, il governatore replica con un atto formale: in serata, con decreto, ritira le deleghe degli assessori del Carroccio e se ne prende carico. Formigoni è consapevole del fatto che la situazione ha travalicato i confini lombardi e oggi a Roma incontrerà i segretari di Lega e Pdl. Alla fine di queste consultazioni, deciderà quale strada imboccare: «Ubi maior… Decideremo nell’incontro con Alfano e Maroni». Una ipotesi è quella di un rilancio della propria iniziativa politica, partendo da un rimpasto totale della giunta. Un’altra è quella del passo indietro, che lui stesso a questo punto potrebbe decidere di fare per difendere il lavoro fatto fino a qui, l’onore delle istituzioni lombarde e la propria immagine. Giusto il tempo di arrivare ad aprile per far coincidere l’adunata elettorale con quella delle politiche. Nel frattempo, anche il centrosinistra chiede di azzerare tutto e ricorda che, «se Formigoni non se ne va, il Consiglio potrebbe decadere con le dimissioni di 41 consiglieri». I conti sono presto fatti: l’opposizione da sola arriverebbe a 31 consiglieri, nel caso in cui decidessero di dimettersi assieme a Pd, Idv e Sel anche gli esponenti dell’Udc, dei Pensionati e Filippo Penati del gruppo misto.

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