La Cia ai tempi di internet
Informazioni top secret svelate su Facebook o via mail. Petraeus, attriti con Clapper e Pentagono sulla Libia.
Operazioni riservate che rischiano di diventare di dominio pubblico, gossip dei corridoi della Cia finiti nel tritacarne globale dei social network, tonnellate di frasi compromettenti e di allegati top secret divulgati via mail con tracciabilissimi clic.
Le immagini delle stanze blindate nella Central intelligence agency, per decenni in guerra con le spie russe del Kgb per la spartizione del mondo, resistono solo nelle vecchie pellicole sulla Guerra fredda. Allora, come ai tempi di Mata Hari, gli 007 dei due blocchi si tendevano trappole anche a colpi di esche erotiche.
Erano i tempi di notti fugaci e incontri ambigui, orchestrati da astuti capi supremi, per carpire informazioni al nemico. Non certo per divulgare ai quattro venti le proprie.
LO “SCANDALO” COLBY. Per 50 anni mai una piega, mai uno scandalo ha colpito l'intelligence straniera americana, i cui vertici schivavano le donne ben consapevoli dei pericoli all'orizzonte.
L'unica macchia, tra i 19 predecessori di David Petraeus, fu l'improvvisa fine del matrimonio di William Colby, capo della Cia nei tumultuosi anni dopo il Watergate, cattolico fervente invaghitosi di una donna molto più giovane di lui. In ogni caso, molto tempo dopo la sua uscita dai vertici dei servizi segreti.
Il mandato lampo (dal settembre 2011 al novembre 2012) dell'ex capo delle missioni in Iraq e in Afghanistan passerà invece alla storia come quello delle indiscrezioni militari della Cia postate su Facebook e su Youtube. Portando con sé, inevitabilmente, il declino dell'Agenzia.
Attentato al consolato di Bengasi: la versione di Broadwell su Youtube
Prova ne è il video postato su You Tube che registra l' intervento dello scorso ottobre in un meeting per le donne repubblicane dall'amante e biografa Paula Broadwell all'Università di Denver.
Nelle convulse settimane pre-elettorali, la donna con cui Petraeus ha ammesso di avere avuto una relazione ha ribaltato la tesi ufficiale dell'attacco in Libia seguito alla diffusione del film blasfemo contro Maometto. Broadwell sostenne infatti che il consolato Usa di Bengasi, teatro a settembre dell'attentato mortale all'ambasciatore Chris Stevens, era in realtà la più importante base Cia in Nord Africa. E che serviva da prigione segreta per alcuni miliziani libici, che gli islamisti volevano liberare.
FUGA DI ATTI TOP SECRET. Vero o falso che fosse, della versione dell'amante di Petreus si è venuti a conoscenza solo a scandalo avvenuto, pochi giorni prima che gli agenti dell'Fbi sequestrassero, in casa della Broadwell, documenti ritenuti «top secret».
Ma non finisce qua. Ai segugi del Washington Post, alcuni collaboratori dello storico gruppo di lavoro di Petraeus hanno raccontato di essere rimasti allibiti dalla velocità con cui la scrittrice, «dal curriculum giornalistico davvero esiguo», fosse entrata nelle grazie dell'altrimenti integerrimo direttore della Cia.
PETRAEUS CON JOLIE. Ma anche dall'incredibile leggerezza con cui la donna postasse suFacebook i dettagli degli avventurosi viaggi in Iraq e in Afghanistan, al seguito di delegazioni impegnate in operazioni riservate.
Sulla pagina del suo profilo è finita anche la foto scattata a Petraeus mentre incontra l'attrice Angelina Jolie, nel suo ufficio al settimo piano del palazzo della Cia. Difficile che l'agenzia ne avesse permesso la diffusione.
Dalle notti fugaci degli 007 con sensuali spie al sesso orale nei box
Broadwell, specializzata ad Harvard e al King college di Londra, doveva sapere qualcosa pure di operazioni riservate e di segreti di Stato, visti i saltuari incarichi ricoperti per l'intelligence e per la task forceantiterrorismo dell'Fbi.
Eppure, gli ufficiali e i consiglieri di Petraeus hanno descritto la soldatessa e ricercatrice 40enne come una sorta di virago nelle stanze dei bottoni, capace di far cadere di colpo il «rigido codice di regole» sulle quali il direttore aveva impostato tutta la sua carriera esemplare da generale e la sua vita da marito fedele.
LE MAIL AMMICCANTI DI KELLEY E ALLEN. Non era da meno la 37enne Jill Kelley, terza donna dello scandalo e amica di famiglia dei Petraeus, che dal suo posto di «ufficiale volontario di collegamento» con il dipartimento di Stato alla base di Tampa - sede del Central command e dello Special operations command che curava operazioni speciali come la cattura di Osama bin Laden - aveva imbastito una gigantesca corrispondenza mail con il generale John Allen, successore di Petraeus all'Isaf in Afghanistan.
Secondo le indiscrezioni, si tratta di 20-30 mila pagine di messaggi «ammiccanti» e documenti riservati, che il designato (e sospeso) comandante supremo della Nato ha condiviso con la donna di origine libanese, che in Florida ha debiti per 4 milioni di dollari e gira in auto, fregiandosi liberamente del titolo di console onorario sulla targa.
JFK E LA SPIA NAZISTA. Sono lontani i tempi in cui, nel 1941, un giovanissimo John F. Kennedy, allora tenente della Marina, fu tenuto lontano dalla bella ragazza danese con cui aveva iniziato a uscire, sospettata di essere una spia nazista.
Caduto il Muro di Berlino, dalle telecamere di sorveglianza piazzate nelle camere da letto degli 007, impegnati in azioni coperte o sprofondati tra le lenzuola nemiche, siamo passati ai capi centro in Iraq pizzicati dalle telecamere di sorveglianza a calarsi le braghe davanti alle reclute - questi gli ultimi scandali del post 11 settembre - o a farsi fare sesso orale nei box dalle subalterne.
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