Elezioni: Bersani e Monti, vittoria
inutile? Berlusconi e Grillo pronti a fare "saltare il banco"
Non c’è più alcun dubbio: questa campagna elettorale è pessima ma non è vero che non fa bene a nessuno e non è vero che lascerà tutto come prima. I meno “peggio” sono Mario Monti (gravato dalla zavorra di Casini&Fini) e Pierluigi Bersani (gravato da debole credibilità per aver il centrosinistra già governato con scarsi risultati) che hanno puntato tutto – ognuno con specificità - sulla loro “diversità” rispetto al ritorno populista di Silvio Berlusconi e alla minaccia sfascista di Beppe Grillo.
Di fatto è solo una “diversità” apparente (di stile e di linguaggio) perché sia i centristi del Prof che il Pd giocano nello stesso campo accettando tout court il “dogma liberista” dentro una Europa dei potentati finanziari e non della politica, una Europa dalla natura sociale regressiva, con il connesso ritorno delle elites in un ordinamento postdemocratico, sostanzialmente oligarchico.
Monti con la bacchetta del Prof ex diccì e Bersani con il “so tutto io, faccio tutto io” dell’ex comunista, si limitano a mettere più o meno sale sulla stessa pietanza senza cambiare nulla del menù predisposto da altri e pagato poi dai ceti più deboli, senza intaccare le radici che hanno prodotto questo sfacelo, cioè il modello di sviluppo e i rapporti di forza politici.
Nella prima Repubblica, per decenni, il grosso del voto di protesta andava al Pci, per alcuni un voto perso perché c’era la “conventio ad excludendum” dei comunisti, per altri un voto utile anche per calmierare il superpotere della Dc e dei suoi alleati. Oggi sia Bersani che Monti rischiano di non avere né il voto per governare (non quello per vincere le elezioni), né il voto di protesta.
In entrambi manca la credibilità politica del “cambiamento”. Ci sarà pure un motivo perché il voto di protesta “sta diventando un’onda imponente che scavalca le sinistre per depositarsi su altri lidi” (Fausto Bertinotti)?
L’errore di Monti di essersi alleato con Casini&Fini costerà caro al Prof. Ma anche Bersani lunedì sera dovrà fare i conti con la sua “coperta” corta, scoprendosi o a sinistra o a destra.
Ecco perché, al di là dei risultati numerici, il voto alla fine può fare bene – su banda opposta – sia aBerlusconi che a Grillo, capaci non solo di mettere i bastoni fra le ruote al nuovo governo, ma difare saltare il banco.
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