Hamza Kashgari, rischia esecuzione per un tweet su Maometto. Estradato in Arabia Saudita
Hamza Kashgari ha 23 anni, è originario di Gedda, e ora potrebbe rischiare una grave condatta. La colpa è aver twittato, in occasione dell'anniversario della nascita del profeta Maometto, il 4 febbraio scorso, le seguenti parole:
"Nel giorno del tuo compleanno, non mi inchinero' davanti a te. Ho amato alcune cose di te, ma ne ho aborrite altre, e non ho capito molti fatti che ti riguardano"
Il post su Twitter è stato rimosso dal ragazzo, ma ha scatenato una forte polemica e anche minacce di morte nei suoi confronti. Immediata la reazione anche dei religiosi sauditi che hanno condannato il commento definendolo "blasfemo". Il giornalista si è scusato, ma non basta. Nonostante l’appello delle organizzazioni dei diritti umani, tra cui Amnesty International, lunedì mattina è stato estradato in Arabia Saudita. il giornalista era fuggito in Malaysia per evitare di essere processato per apostasia, ma all’aeroporto di Kuala Lumpur, però, era stato arrestato dalla polizia malese su segnalazione delle autorità saudite.
Kashgari rischia la pena di morte. In base alla sharia in Arabia Saudita le offese contro il Profeta Maometto possono essere punite con la pena di morte.
Amnesty International ha riferito che “almeno 102 uomini e donne sono stati giustiziati nel 2008 in Arabia Saudita”. Riccardo Noury portavoce di Amnesty per la comunicazione per l’Italia ha detto:
"Tra Malaysia e Arabia Saudita non esistono accordi di estradizione e dunque neanche garanzie che tutelino la persona di cui si richiede l’estradizione se il Paese che la richiede è noto per violare i diritti umani e se la persona in questione rischi di subire violazioni dei diritti umani. Qui siamo di fronte a un’estradizione concessa per un reato di opinione che porta dritto davanti alla scimitarra del boia. Speriamo vi sia, nelle prossime ore e nei prossimi giorni, una mobilitazione ampia per impedire che Hamza Kashgari venga messo a morte”
Poche ore prima dell’arresto Hamza Kashgari aveva parlato con The Daily Beast:
“Ho paura, non so più dove andare. Non mi immaginavo una reazione del genere, nemmeno all’1%. Sapevo di essere guardato ma la consideravo una forma di guerra psicologica e non volevo dar troppo importanza alla cosa perché non volevo che pensassero che stavo perdendo la battaglia. Io vedo le mie azioni come parte di un processo verso la libertà. Quello che stavo chiedendo era di esercitare il mio diritto al più basico dei diritti umani: la libertà di espressione e di pensiero. Penso di essere il capro espiatorio di un conflitto molto più grande. Ci sono un sacco di persone come me in Arabia Saudita che combattono per i loro diritti“.
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