USA: UOMO CON ESPLOSIVO ARRESTATO VICINO CONGRESSO
NEW YORK - Gli agenti dell'Fbi lo hanno bloccato intorno a mezzogiorno davanti alla sede del ministero del lavoro americano, a Washington, a due passi da Capitol Hill, sede del Parlamento. Amin Khalifi, 29 anni di nazionalità marocchina, era convinto stesse per compiere un attacco suicida contro il Congresso. Ma in realtà la sostanza che portava indosso, sotto una veste, non era esplosiva. A fornigliela sarebbero stati alcuni investigatori che lo controllavano da settimane, e che per incastrarlo si sono spacciati per emissari di Al Qaida.
L'indagine dell'Fbi sarebbe partita più di un anno fa, dopo che alcune conversazioni telefoniche dell'uomo - arrivato negli Stati Uniti a 16 anni e da tempo immigrato clandestino, residente ad Arlington, in Virginia - sarebbero state intercettate. Conversazioni in cui Khalifi avrebbe parlato della sua intenzione di compiere un attentato. Qui è scattata la trappola degli agenti dell'Fbi che, spacciatisi per membri dell'organizzazione terroristica numero uno al mondo, avrebbero fornito all'uomo un finto 'abito-bomba' ed una pistola non funzionante. Tanto il giovane era convinto fosse giunto il giorno dell'attentato, con un attacco kamikaze contro Capitol Hill, che poco prima del suo arresto si sarebbe recato in una moschea di Washington a pregare.
La trappola è quindi scattata intorno a mezzogiorno, quando Khalifi è stato bloccato in un parcheggio di Constitution Avenue, di fonte al Dipartimento del lavoro e poco distante dalla sede del Congresso statunitense. L'uomo non ha posto alcuna resistenza ed ora sarà portato davanti ai giudici ed andrà incontro a sicuro processo. "Questo arresto - ha spiegato un portavoce dell'Fbi - è il risultato di un'operazione segreta nel corso della quale il sospetto è stato tenuto sotto sorveglianza dalle forze dell'ordine che indagavano su un possibile attacco al Congresso". "Gli esplosivi che si suppone l'uomo volesse utilizzare nel tentativo di attentato - hanno quindi assicurato gli investigatori - sono stati subito disinnescati e non costituiscono più una minaccia per la popolazione". Gli agenti incaricati di vigilare sulla sicurezza del Congresso, intanto, hanno sottolineato come "in nessun momento il pubblico o il personale sono stati in pericolo".
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