Calcioscommesse: Masiello ammette: 'Feci autogol per soldi'. Gip: 'Erano in grado di falsare campionato'
Dopo aver negato più volte, durante gli interrogatori, la combine del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011, il calciatore ha finito con l'ammettere al pm di aver fatto l'autogol
02 aprile, 16:22Guarda le foto1 di 5L'autogol dell'allora difensore del Bari, Andrea Masiello, durante il derby Bari - Lecce
BARI - Dopo aver negato più volte, durante gli interrogatori, la combine del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011 (terminato 0-2), Andrea Masiello ha finito con l'ammettere al pm di aver fatto, per soldi, l'autogol che permise ai giallorossi di vincere la partita e di restare in A.
L'ammissione è contenuta in una nota inviata da Masiello al pm Ciro Angelillis, pochi giorni fa: il 28 marzo 2012. La circostanza emerge dagli atti giudiziari alla base del provvedimento di arresto di Masiello che per la combine avrebbe intascato 50mila euro mentre i suoi amici-scommettitori arrestati, Gianni Carella e Fabio Giacobbe, avrebbero ricevuto durante in un incontro in un hotel di Lecce 180.000 euro da un faccendiere probabilmente vicino al Lecce che i carabinieri stanno per identificare.
"Voglio aggiungere - scrive l'ex difensore del Bari alla procura - che, quando il risultato era sullo 0-1, ho sfruttato un'occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l'esito di sconfitta per il Bari e per poter - quindi - ottenere il pagamento promessomi, realizzando così l'autogol con cui si è concluso l'incontro". In precedenza Masiello aveva sempre detto agli inquirenti di aver fatto l'autorete perché era turbato per il clima che circondava quell'incontro di calcio, caratterizzato da una trattativa con emissari leccesi prima e nella consegna del denaro in albergo di Lecce poi.
GIP, ARRESTATI CAPACI FALSARE CAMPIONATO A - L'associazione per delinquere di cui Andrea Masiello è "leader indiscusso e capo carismatico", ha dimostrato "ampiamente di essere in grado di operare in maniera indisturbata sull'intero territorio nazionale, per falsare l'esito di incontri di calcio di serie A e, quindi, l'esito dello stesso campionato italiano di calcio". Lo scrive il Gip di Bari nell'ordinanza con cui ha disposto il carcere per il giocatore dell'Atalanta e per i suoi due amici scommettitori.
Sono quattro le partite che sarebbero state truccate dalle tre persone arrestate oggi dai carabinieri - l'ex difensore del Bari Andrea Masiello (ora all'Atalanta), e i suoi amici scommettitori Giovanni Carella e Fabio Giacobbe - nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Bari sul calcioscommesse. Si tratta del derby Bari-Lecce (15 maggio 2011, finito 0-2), Bologna-Bari (22 maggio 2011, terminata 0-4), Udinese-Bari (3-3, del 9 maggio 2010) e Cesena-Bari del 28 novembre 2010, finita 1-0.
I tre arrestati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. A loro carico il gip che ha emesso i provvedimenti restrittivi, Giovanni Abbattista, ipotizza il pericolo di reiterazione dei reati e di inquinamento delle prove. Per il reato di frode sportiva il gip contesta tutte e tre le condotte riferite a chi offre il danaro per falsare, chi pone in essere altre condotte fraudolente e chi riceve. L'ordinanza di custodia cautelare, composta da una novantina di pagine, si basa su interrogatori e intercettazioni. Dagli atti emerge anche che alcuni ultra' del Bari hanno minacciato i calciatori biancorossi per indurli a truccare le partite.
Per il derby - emerge dagli atti - fu ''vitale'' l'autorete di Masiello. Per la stessa partita si parla di un non meglio identificato faccendiere che si sarebbe presentato con 300 mila euro per convincere alcuni calciatori biancorossi a perdere per far guadagnare la salvezza ai giallorossi. Dall'inchiesta emerge che sarebbero state truccate anche Palermo-Bari (2-1) del 7 maggio 2011 (da parte di un altro gruppo di scommettitori) e Bari-Genoa del 2 maggio 2010 (3-0).
GIP, PARTITE BARI VENDUTE A MIGLIOR OFFERENTE - "Più calciatori del Bari, sul finire della stagione 2010-2011" erano "ormai 'sul mercato': non già nel senso calcistico del termine, abitualmente riferito alla compravendita estiva o endostagionale dei giocatori, ma nella deteriore accezione mercantile dell'espressione, essendo pronti alcuni beniamini della Curva Nord dello stadio San Nicola a fare mercimonio delle proprie, invero sbiadite, prestazioni professionali in favore del migliore offerente pur di conseguire un utile in denaro" Lo scrive il gip di Bari Giovanni Abbattista nelle 93 pagine del provvedimento restrittivo emesso il 31 marzo scorso e notificato stamani all'ex difensore del Bari, Andrea Masiello e agli scommettitori baresi Gianni Carella, di 46 anni, e Fabio Giacobbe, di 30, originario di Grottaglie (Taranto).
Secondo il giudice, alcuni calciatori biancorossi vendevano le partite che disputavano "anche contemporaneamente su più tavoli, sia che gli interlocutori fossero stranieri (zingari come per Palermo-Bari, ndr) senza scrupoli (...) sia che si trattasse di allibratori, faccendieri e ristoratori locali, della cui compagnia, peraltro, gli atleti biancorossi, o almeno alcuni di essi, erano soliti circondarsi". "D'altra parte - annota il giudice - la stagione calcistica si era rivelata oltremodo fallimentare, si profilava il rischio concreto di non vedersi più elargire gli stipendi da parte della società che era in crisi, dopo la retrocessione le quotazioni di mercato - questa volta inteso propriamente come mercato calcistico - dei singoli giocatori erano in intuibile ribasso e nella singolare interpretazione, affetta da distorta logica machiavellica, delle proprie prestazioni resa da parte di simili atleti professionisti il fine di lucro giustificava pur sempre il mezzo".
LAUDATI, PRIMO TASSELLO INDAGINE ARTICOLATA - "Primo tassello di un'indagine molto articolata". Così il procuratore della Repubblica di Bari, Antonio Laudati, ha commentato in conferenza stampa gli sviluppi dell'inchiesta sul calcioscommesse. Sono tre - ha detto - i filoni d'indagine su cui si sta concentrando la Procura di Bari, coordinati da Laudati insieme ai pm Ciro Angelillis e Giuseppe Dentamaro, nati da un segnalazione sulla partita di Coppa Italia Bari-Livorno del primo dicembre 2010 finita 4-1, in cui si registrò un anomalo flusso di scommesse tra il primo e il secondo tempo. Il primo filone riguarda il ruolo di alcuni calciatori, definiti da Laudati "infedeli". "L'infedeltà di qualcuno - ha commentato - non inficia però il sistema del calcio italiano che è sano". Poi c'é un filone relativo alle infiltrazioni degli scommettitori esteri. Infine il terzo "per noi più rilevante" ha detto ancora Laudati, è il ruolo della criminalità organizzata nel sistema scommesse.
"La criminalità organizzata - ha proseguito il procuratore - ha scoperto da molto tempo il mondo delle scommesse, soprattutto quelle giocate all'estero" anche per una facilità nel riciclare denaro. "Il nostro filone - ha detto il procuratore - riguarda solo le partite del Bari e le pressioni e interferenze sul nostro territorio per quanto riguarda il rapporto tra scommesse e risultato sportivo". "Questo sistema, per quanto riguarda Bari - ha sottolineato Laudati - è presente da tempo. Ricordo i sequestri di agenzie di scommesse a clan locali". Le indagini si sono basate sui flussi dei traffici telefonici, sugli accertamenti patrimoniali, sulle registrazioni dei nominativi per le scommesse che superano certi importi secondo la normativa antiriciclaggio. "Questo è il motivo per cui molte scommesse - ha concluso - vengono fatte all'estero, per aggirare il sistema delle identificazioni".
ABETE, ORA TOLLERANZA ZERO E PROCESSI RAPIDI - "Tolleranza zero e processi sportivi in tempi rapidi per fare pulizia e individuare tutte le responsabilità: entro fine aprile, come già detto, arriveranno i primi deferimenti della Procura federale sul filone dell'inchiesta della Procura della Repubblica di Cremona e sono già programmate nuove audizioni". Lo afferma il presidente della federcalcio Giancarlo Abete in una nota diffusa dalla Figc. "Ma alla luce dei clamorosi sviluppi di queste ore, la Figc e il mondo del calcio hanno un forte interesse - continua Abete - perché al più presto - nel rispetto delle esigenze istruttorie della magistratura inquirente - la Procura della Repubblica di Bari possa trasferire e mettere a disposizione del procuratore federale gli atti dell'inchiesta, in modo da approfondire tutti gli aspetti che riguardano anche violazioni delle norme del Codice di Giustizia sportiva".
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