Il film sugli "anti-bamboccioni", giovani vincenti nonostante la crisi
domenica 27 maggio 2012
Foto: InfoPhoto
“Le buone idee sono quelle che si fanno, non quelle che si pensano”. Il sottotitolo c'è già, il titolo non ancora, e tutto il resto del film è in corso d'opera, spiega l'attrice Ottavia Fusco che insieme a Rossella Izzo sta lavorando ad un progetto cinematografico tratto dal libro “Non e’ un Paese per Bamboccioni” di Matteo Fini e Alessandra Sestito (Milano, Cairo editore, 2010, pagine 192, euro 13). "Il libro - continua la Fusco - racconta le storie vere di giovani che ce l’hanno fatta nonostante la crisi, nonostante la convinzione che senza raccomandazioni non si va da nessuna parte, nonostante i media che soffiano sul fuoco. L'Italia è ricca di talenti, di creatività e soprattutto di giovani che vogliono costruirsi il loro futuro, che vanno protetti e incoraggiati. La possibilità emulativa che offre il mezzo cinematografico è grande e, allora, perché non realizzare un film che si ispiri a vicende reali, raccontate con stile di commedia che avvicini e si rivolga proprio ai giovani, e non solo a loro?"
Le riprese sono iniziate da poco fra Roma, Torino e Milano. Dal libro sono state selezionate alcune storie di ragazzi che, smentendo scetticismo e profezie di sventura, si sono costruiti una professione (in alcuni casi se ne sono inventate di nuove) puntando sul proprio talento e sulle proprie energie. "Conosceremo così Gianluca - scrive Matteo Fini presentando il suo libro - uno dei più grandi jazzisti a livello mondiale, che ha iniziato la sua carriera suonando ai funerali, Sara, che ha avuto l’intuizione di gestire i profili dei vip sui social network, Riccardo, che appena diplomato è riuscito ad aprire una catena di autolavaggi, e Ruggiero, oggi stimato cardiologo, che a soli venticinque anni ha scoperto una proteina fondamentale nella prevenzione dell’infarto". Storie apparentemente incredibili, ma vere: dalle gelaterie di alta gamma alla società informatica di Massimo - che punta tutto su uno strumento considerato primitivo, se non obsoleto, nel mondo della Rete, come la e-mail - dal fisico-consulente aziendale Giampiero, passando dall’esperienza di Selene, fondatrice dell’organizzazione non-profit Youth Action for Change, fino ai pluripremiati Fred e Laura, regista il primo, cuoca la seconda. Esperienze molto diverse, ma accomunate da passione, idee e capacità di realizzarle.
Brani tratti da "6 STORIE IN 6 PROFILI" di Matteo Fini
L'orologiaio
Ale ha provato con le macchine e ha fallito. Ha provato con la discografia e ha fallito. Di studiare non ne ha mai voluto sentir parlare. Ale ha provato con il web e ha fallito. Saluta tutti e va a New York per una vacanza. Allo shop del Moma s'innamora di alcuni orologini colorati, così ne compra un po' per se e alcuni per gli amici. Gli amici impazziscono. Eppure è solo silicone colorato e un display.“Se piacciono a loro potrebbero piacere anche ad altra gente” pensa Alessandro mentre compone il numero di telefono del produttore americano.Il primo pacco dell'ordine lo smista nelle orologeria della zona vicino casa. E i negozianti gli ridono in faccia. “Ehi nani, ma dove hai trovato questi orologetti? Nelle patatine?”. Il giorno dopo lo richiamano: “Li abbiamo finiti tutti, ce ne mandi altri?”. Oggi l'azienda di Alessandro fattura oltre 5 milioni di euro all'anno. A volte il talento non si manifesta come la capacità di fare qualcosa, ma di capire di poter fare qualcosa.
Il film sugli "anti-bamboccioni", giovani vincenti nonostante la crisi
“Le buone idee sono quelle che si fanno, non quelle che si pensano”. Il sottotitolo c'è già, il titolo non ancora, e tutto il resto del film è in corso d'opera, spiega l'attrice Ottavia Fusco che insieme a Rossella Izzo sta lavorando ad un progetto cinematografico tratto dal libro “Non e’ un Paese per Bamboccioni” di Matteo Fini e Alessandra Sestito (Milano, Cairo editore, 2010, pagine 192, euro 13). "Il libro - continua la Fusco - racconta le storie vere di giovani che ce l’hanno fatta nonostante la crisi, nonostante la convinzione che senza raccomandazioni non si va da nessuna parte, nonostante i media che soffiano sul fuoco. L'Italia è ricca di talenti, di creatività e soprattutto di giovani che vogliono costruirsi il loro futuro, che vanno protetti e incoraggiati. La possibilità emulativa che offre il mezzo cinematografico è grande e, allora, perché non realizzare un film che si ispiri a vicende reali, raccontate con stile di commedia che avvicini e si rivolga proprio ai giovani, e non solo a loro?"
Le riprese sono iniziate da poco fra Roma, Torino e Milano. Dal libro sono state selezionate alcune storie di ragazzi che, smentendo scetticismo e profezie di sventura, si sono costruiti una professione (in alcuni casi se ne sono inventate di nuove) puntando sul proprio talento e sulle proprie energie. "Conosceremo così Gianluca - scrive Matteo Fini presentando il suo libro - uno dei più grandi jazzisti a livello mondiale, che ha iniziato la sua carriera suonando ai funerali, Sara, che ha avuto l’intuizione di gestire i profili dei vip sui social network, Riccardo, che appena diplomato è riuscito ad aprire una catena di autolavaggi, e Ruggiero, oggi stimato cardiologo, che a soli venticinque anni ha scoperto una proteina fondamentale nella prevenzione dell’infarto". Storie apparentemente incredibili, ma vere: dalle gelaterie di alta gamma alla società informatica di Massimo - che punta tutto su uno strumento considerato primitivo, se non obsoleto, nel mondo della Rete, come la e-mail - dal fisico-consulente aziendale Giampiero, passando dall’esperienza di Selene, fondatrice dell’organizzazione non-profit Youth Action for Change, fino ai pluripremiati Fred e Laura, regista il primo, cuoca la seconda. Esperienze molto diverse, ma accomunate da passione, idee e capacità di realizzarle.
Brani tratti da "6 STORIE IN 6 PROFILI" di Matteo Fini
L'orologiaio
Ale ha provato con le macchine e ha fallito. Ha provato con la discografia e ha fallito. Di studiare non ne ha mai voluto sentir parlare. Ale ha provato con il web e ha fallito. Saluta tutti e va a New York per una vacanza. Allo shop del Moma s'innamora di alcuni orologini colorati, così ne compra un po' per se e alcuni per gli amici. Gli amici impazziscono. Eppure è solo silicone colorato e un display.“Se piacciono a loro potrebbero piacere anche ad altra gente” pensa Alessandro mentre compone il numero di telefono del produttore americano.Il primo pacco dell'ordine lo smista nelle orologeria della zona vicino casa. E i negozianti gli ridono in faccia. “Ehi nani, ma dove hai trovato questi orologetti? Nelle patatine?”. Il giorno dopo lo richiamano: “Li abbiamo finiti tutti, ce ne mandi altri?”. Oggi l'azienda di Alessandro fattura oltre 5 milioni di euro all'anno. A volte il talento non si manifesta come la capacità di fare qualcosa, ma di capire di poter fare qualcosa.
Il carwasher
Riccardo si è appena iscritto all'università. Gli piace il diritto, ma stare ore sui banchi gli sembra una perdita di tempo. Ha tre passioni: la politica, il circo e le stazioni di autolavaggio. Vuole fare qualcosa di suo. E sceglie gli autolavaggi.Non sa cos'è un business plan e se lo fa spiegare. Non sa cos'è un'impresa e se lo fa spiegare.Non conosce la burocrazia e se la fa spiegare. È curioso, determinato, attento, voglioso. Ascolta, impara e mette in moto.Confeziona il progetto per il suo carwash. Preciso, curato, sostenibile. In banca non gli danno credito perchè troppo giovane. In provincia gli fanno storie perchè troppo giovane.L'Arpa non gli da i permessi perchè troppo giovane. Ma qualcuno ha letto il progetto? Riccardo Moroni oggi, dopo mille peripezie e fatiche inutili legate all'ignoranza del sistemaItalia si gode la sua stazione di autolavaggio a Brugherio. E dopo quella le altre tre che ha aperto in provincia di Milano. E dopo quelle anche le altre che stanno per aprire in Piemonte e in Veneto.Lui ci ha messo il suo. Ha scelto una strategia che incontra il cliente. Più qualità è il suo motto, e fa nulla se costa di più. Un cliente soddisfatto è un cliente che ritorna.E chissenefrega se ho diciotto anni.
L'operatrice umanitaria
Come si arriva in Afghanistan partendo dal salotto di casa? E a Washington? Non arrendendosi mai. Selene ha un'idea e un desiderio. Chiede aiuto e soldi, alle banche e alle istituzioni. Ma nessuno la riceve. “La tua idea a cosa assomiglia?”A niente.È questo il problema, ma è anche questo il genio. Selene lo sa che il suo progetto è importante propri perchè nuovo. Proprio perchè non c'è. Ma visto che non c'è, nessuno le crede. L'idea è semplice. Aiutare chi ha bisogno mettendolo in contatto con chi può aiutare. Se in Africa un ragazzo non può imparare a scrivere o a costruire un pozzo perchè non ci sono le scuole, qualcuno dall'altra parte del mondo può spiegarglielo. Come? Con la rete. La potenza della rete. E la voglia di tutti di dare una mano. I soldi a Selene li dà il padre. 150 euro. Selene ci compra il dominio per il sito e se li fa bastare. Oggi YAC - Youth Action for Change ha ricevuto premi e riconoscimenti in tutto il mondo e Selene è conosciuta grazie a un'idea che prima non c'era.
La cuoca
Lauretta è impiegata in una multinazionale. Ha un posto fisso, una casa e un fidanzato. Sembra tutto perfetto. E invece no.Non è la sua vita quella, non è la sua aria, non è il suo mondo. Lauretta molla tutto e va in Australia. Cucina uova in una Curry House sulla spiaggia per un anno. La cucina, la sua vera passione, quella che aveva messo lì, chissà dove. Laura impara, vive, torna a respirare. È incerta, "che faccio, torno"? Si iscrive ad una scuola di cucina, vicino Parma. Trova il suo mondo. Verde, dentice e consommé è il nome del piatto con cui si aggiudica la finale italiana dell'Almost Chef 2010. E vola in California per il Mondiale.
Il cardiologo
Probabilmente se a 32 anni sei un chirurgo affermato sei un talento eccezionale. Se poi in realtà sei un chirurgo da quando ne hai 27 allora forse sei più di un talento. Ma a Ruggiero non bastava. Ha mischiato la sua passione per la medicina clinica e la chirurgia con quella per la genetica. E ha vissuto due vite. Quella del cardiologo e quella dello scienziato. Entrambe entusiasmanti, entrambe affascinanti. Entrambe faticose. Già una sembra una montagna. Ruggiero ha sacrificato le notti, ma non le amicizie. Ha seguito il suo cuore, senza perdere di vista la realtà. Voleva studiare anche se tutti gli dicevano che già essere un chirurgo era una gran cosa. Ma lui voleva mettere insieme le capacità tecniche di un chirurgo con la conoscenza teorica di uno scienziato. E così non ha dato retta a nessuno. Ed è stato meglio per tutti noi. Ruggiero Mango è un cardiologo di fama internazionale, giovanissimo, ma è famoso nel mondo per aver scoperto, e dato un nome, alla Loxina, una proteina che se trattata in un certo modo può prevenire e curare l'infarto e una serie di problemi cardiovascolari. Ma non immaginate Ruggiero come un giovane vecchio, con la barba e la noia. Ruggiero canta il gospel e va in palestra. E ha ricevuto la menzione d'onore per la ricerca insieme al cavalierato giovanile. E fa molto ridere pensare come tutto sia iniziato grazie ad un regalo del medico di famiglia: "L'Allegro Chirurgo".
L'informatico
In un mondo dove tutti sembrano correre verso lo schermo più grande, il cellulare più piccolo, la macchina più potente, il computer più leggero, l'app più cool, Massimo per la sua neonata società d'informatica fa una scelta controcorrente. E si concentra su uno strumento vecchio, quasi obsoleto, primitivo, nella storia fagocitante del mondo della rete: la mail. I computer cambieranno, gli schermi si ingrandiranno, le macchine lavoreranno sempre più velocemente, le app per iPhone o Tablet saranno sempre di più, sempre nuove. Ma la mail non morirà mai. Partito da solo in un garage di Milano, la sua azienda ora conta più di 100 persone. La sua piattaforma di email marketing è leader in Italia e in Europa con clienti come Gucci, Vodafone, Acer. Ma sono le persone sono la grande vittoria di Massimo Fubini. Le sceglie lui, personalmente, ci crede e ci investe. Il loft in Loreto è un piccolo gioiello perchè Massimo crede nella grande famiglia e vuole che tutti stiano bene. Prima ha preso sedie comode per tutti, poi schermi giganti, poi la tradizione della pizza del lunedì, la frutta il martedì o i videogiochi tutti contro tutti in pausa pranzo. E ci ha lasciato con un motto che è diventato anche il nostro “Le idee buone son quelle che si fanno, non quelle che si pensano”.