mercoledì 23 gennaio 2013

Ci hanno fatto credere che era un bene della comunita' aiutare le banche!Ora chi aiuta noi dopo la truffa??


Giuseppe Mussari si Dimette dall’ABI per lo Scandalo Sui Derivati in MPS


Giuseppe Mussari, cinquant’anni e capelli grigi al vento, vicino a Comunione e Liberazione, ma soprattutto presidente dell’Associazione Bancaria Italiana dal 15 luglio 2010 si è dimesso questa sera.
BANCHE: MUSSARI, NESSUNA NECESSITA' NUOVI TREMONTI BOND
Le sue dimissioni sono state affidate a una lettera inviata al Vice Presidente Vicario dell’ABI Camillo Vanesio e in cui scrive “Ritengo di dover rassegnare con effetto immediato e in maniera irrevocabile le dimissioni da presidente dell’Associazione bancaria italiana. Assumo questa decisione convinto di aver sempre operato nel rispetto del nostro ordinamento ma nello stesso tempo, deciso a non recare alcun nocumento, anche indiretto all’associazione”.
Poi in relazione a quanto è accaduto nelle ultime ore specifica “In questi tre anni ho cercato di servire l’associazione mettendo a disposizione tutte le energie fisiche e intellettuali di cui disponevo, usufruendo dell’insostituibile contributo della direzione di tutti i dipendenti dell’associazione”.
Le dimissioni di Mussari sono legate alle vicende della Banca Monte dei Paschi di Siena. La banca negli ultimi tempi aveva subito una crisi fortissima, in parte legata alla cattiva gestione.
Giuseppe Mussari che di lavoro aveva finora fatto l’avvocato si lancia, o meglio viene catapultato nel mondo della finanza nel 2001 quando diventa Presidente della Fondazione Banca Monte dei Paschi di Siena e nel 2006 viene nominato Presidente della MPS.
Mussari era balzato agli onori della cronaca e all’attenzione della magistratura per il duro braccio di ferro che aveva sostenuto per l’acquisizione della Antonveneta contesa tra la Popolare di Lodi e gli olandesi della ABN e successivamente gli spagnoli della Santander. Per dovere di cronaca occorre precisare che la Santader in Italia era guidata da Ettore Gotti Tedeschi passato allo IOR nel 2009 e sfiduciato nel maggio del 2012 dal Cosinglio di Sovrintendenza dello IOR per non avere svolto funzioni di primaria importanza nel suo ufficio.
Alla fine nella scalata all’Antonveneta vinse Mussari che se l’aggiudicò per 10,3 miliardi di euro. Grazie a questa operazione l’MPS divenne la terza banca italiana con 3000 sportelli sul territorio.
Nonostante l’operazione sia stata venduta come un successo, lo sforzo per l’MPS fu molto impegnativo e l’immediato subentro della crisi mise in forte difficoltà il gruppo, nonostante Mussari sostenne di aver sborsato un prezzo equo per l’acquisizione.
Tale operazione fece sorgere non pochi sospetti dal monetato che MPS aveva pagato per l’Antonveneta una somma equivalente a circa 20 volte i ricavi ovvero il doppio della media stimata di mercato.
Da quel momento in poi,  le successive ristrutturazioni non furono sufficienti  e nel 2009 per risollevare le sorti della Banca, i dirigenti decisero di affidarsi allo strumento dei derivati. Nonostante gli aumenti di capitale e nonostante i ritocchini sul bilancio neppure il subentro di Profumo riuscì a salvare la banca che per evitare la bancarotta dovette ricorrere all’aiuto dello Stato che sovvenzionò MPS per 3,9 miliardi di euro.
Contrariamente a quanto sostenuto da Mussari, occorre rilevare che l’acquisizione di Antonveneta era risultata tutt’altro che un operazione vincente e ancora nel 2011 l’MPS chiuse con i bilanci in perdita per 4,6 miliardi, causate proprio de svalutazione della sua controllata Antoveneta. E’ sufficiente dire che a gennaio del 2012 il valore di MPS più Antonveneta non valeva la metà della somma pagata per l’acquisto di Antonveneta
A quanto pare però le operazioni condotte in MPS non erano poi tanto limpide se solo al 10 ottobre del 2012 Alessandro Profumo e Fabrizio Viola in qualità di amministratore delegato, accertarono l’esistenza di un contratto  sottoscritto nel luglio del 2009 con la Banca Nomura avente ad oggetto il derivato denominato Alexandria. Il contratto sottoscritto, rimasto nascosto per tre anni nella cassaforte di Antonio Vigni era costituito da 49 pagine scritte in inglese che grazie al ricorso ai derivati consentiva una variazione di bilancio stimata tra i 220 e i 750 milioni di euro.
L’operazione era alquanto complessa, dal momento che consentiva alla MPS di scaricare sulla Banca Nomura la perdita dei derivati Alexandria eliminandola dunque dal bilancio di competenza del 2009. Al contempo l’MPS, come dichiarato dallo stesso Mussari in una intercettazione telefonica “entrerà in un asset swap e due operazioni pronti contro termine a 30 anni legate a tale swap”. Poi sempre lo stesso Mussari intercettato durante una telefonata al presidente della Banca Nomura, specifica di aver informato Kpmg ma di non ritenere utile l’invio del contratto relativo al derivato Alexandria.
Nel momento in cui fosse accertato l’esistenza di un contratto derivato non ancora accertato avrebbe conseguenze negative sulla reputazione della banca.  E già oggi dopo che erano trapelate le prime notizie, il titolo è stato il peggiore in borsa con un -5,68%.
La banca è dovuta correre ai ripari e con un comunicato stampa ha fatto sapere che grazie ai 500 milioni di Monti Bond ha la copertura per assorbire l’impatto dei derivati. Non ci sono dubbi in proposito rispetto all’esistenza dell’operazione che è nel pomeriggio è stata confermata dalla stessa banca Nomura. Ora sulla scalata ad Antonveneta se ne sta occupando in un’inchiesta la procura di Siena.

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