L’America, la disoccupazione, i sogni, le mance e la meritocrazia
Zuccotti park. Quel che ne resta.
Abbiamo creato 3,7 milioni di posti di lavoro in 23 mesi. L’economia si sta rafforzando, la ripresa sta diventando più veloce. Parola di Barack Obama. In un solo mese – si riferisce a gennaio 2012 – sono stati creati 243 mila posti di lavoro.
Ma Pat, Lauren, Pete, Kevin… e Bob l’omaccione di colore che mi fa il caffé al Brookling Deli tutte le mattine, di recupero economico proprio non ne vogliono sentir parlare.
Si indispettiscono addirittura a commentare le parole di quello che un tempo era il presidente dei loro sogni.
Si sentono presi per il culo.
Sostengono di non conoscere un-americano-uno amico vicino conoscente, che abbia trovato lavoro. Conoscono solo gente che il posto lo ha perso. Chi lavora nel settore del fund raising, poi questo progressivo impoverimento a stelle a striscie lo tocca con mano. Ed è ancora più incazzato.
Non solo non c’è lavoro, ma non ci sono i soldi più per nulla. Per finanziarti un’opera lirica, una piece di teatro, un apparecchio ai denti per tuo figlio.
Eppure questa un tempo era lamerica, la terra dei sogni.
E come si fa a non smettere di sognare? Con il volontariato. In un posto dove la mancia è obbligatoria, non è più detto che io debba vendere un bene o un servizio. Pagandoci le tasse.
Io le cose mie o le mie abilità, le regalo. E mi aspetto in cambio un contro regalo. Cinque, dieci, venti dollari. Così per esempio ha deciso di fare la mia insegnante di danza. Lei non paga le tasse, un’ora di danza per 10 allieve le frutta 50 dollari, puliti e pienamente meritati. Ma toglietevi di mente di far soldi con l’elemosina.
Donating is love vale solo per i più meritevoli. Non certo per gli accattoni del metrò.
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