domenica 25 marzo 2012

Passera, invece di aumentare l'Iva vendi Fs e Poste


 Passera, invece di aumentare l'Iva vendi Fs e Poste

domenica 25 marzo 2012
FINANZA/ Arrigo: Passera, invece di aumentare l'Iva vendi Fs e PosteFoto Infophoto

Se non si trovano altre strade occorrerà aumentare l’Iva di altri due punti. Lo ha annunciato il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, che a Cernobbio ha sottolineato: “Si è dovuta mettere l’Iva da un certo punto per far quadrare i conti. L'impegno per evitare che succeda, anche se è quasi automatico se non troviamo altre fonti, riguarda tutti”. Dal ministro però nemmeno un accenno all’ipotesi di attuare delle dismissioni, nonostante Mariano Bella, direttore dell’Ufficio studi della Confcommercio, avesse richiamato tutti: “Le strade per rilanciare la crescita nell'ambito del rispetto del fiscal compact passano da un taglio della spesa pubblica, assieme ad un programma di dismissioni di asset pubblici, da destinare a riduzione del debito”. Per Ugo Arrigo, professore di Finanza pubblica all’Università Bicocca, “una classe politica seria annuncerebbe fin da subito la vendita delle quote di controllo di Poste italiane e Ferrovie dello Stato, e l’acquisto di credibilità internazionale consentirebbe di decapitare lo spread del nostro Paese”.

Professor Arrigo, ritiene che il governo Monti debba optare per l’incremento dell’Iva o per le dismissioni?

Non ci sono alternative rispetto al capire che cosa si può cedere del patrimonio pubblico e incominciare a farlo, senza perdere altro tempo. Ritengo inaccettabile questo ulteriore aumento dell’Iva, addirittura di due punti, in un anno di recessione in cui il nostro Pil se va bene scende dell’1,5%, e se va male scende del 2% o più. La strada obbligata è quindi cercare di sistemare la finanza pubblica privatizzando degli asset patrimoniali. Il governo è già in ritardo, avrebbe dovuto già annunciarlo il giorno di insediamento del governo.

Se quella delle dismissioni è una strada obbligata, per quale motivo Passera non l’ha nemmeno presa in considerazione?

Non si tratta di una scelta che rientra nella logica della cose. Il governo Amato, che con la crisi valutaria e finanziaria dell’autunno ’92 si trovò a gestire un’emergenza paragonabile a questa, come primo provvedimento mise in campo le privatizzazioni. All’epoca le imprese pubbliche erano molto più numerose rispetto a oggi, e molte di esse non avevano nemmeno una natura privatistica in quanto non erano Spa.

In che senso?

Il problema è che i nostri politici hanno in mente di collocare sul mercato ulteriori quote azionarie delle società pubbliche. Il mercato è debole, le quotazioni sono basse ed è quindi chiaro che in questo modo si incasserebbe poco.

Ma c’è davvero bisogno di mantenere il controllo pubblico di poste e ferrovie?

Se agli azionisti e ai risparmiatori che acquistano in Borsa con offerte pubbliche di collocamento si mettono a disposizione ulteriori quote, non si ottengono cifre rilevanti perché con la recessione e la crisi borsistica le quotazioni sono ribassate. La vera alternativa è quella di cedere quote di controllo delle aziende pubbliche, perché allora sarebbe corrisposto il premio di maggioranza: eppure questa è una soluzione che i nostri politici rifiutano categoricamente. Eppure esistono Paesi, per esempio la Gran Bretagna, che non sono proprietari di imprese energetiche, elettriche e ferroviarie.

Fino a che punto le dismissioni sarebbero in grado di permettere di agganciare la ripresa?

Oltre che dell’aspetto finanziario in senso stretto, bisogna tenere conto della credibilità che guadagnerebbe l’Italia Paradossalmente, la privatizzazione da cui si otterrebbe di meno sarebbe quella della Rai. Ma una classe politica che fosse credibile constaterebbe che la Rai per il 75% della sua programmazione fa attività commerciali, e quindi la metterebbe sul mercato. Anche quelle di poste e ferrovie sarebbero privatizzazioni eclatanti, che non fornirebbero proventi rilevanti da qui alla fine dell’anno, ma darebbero un segnale molto robusto. La classe politica italiana, i partiti di maggioranza e il governo sono disponibili a vendere queste grandi aziende pubbliche dopo averne attuato una profonda riforma? Se è così, l’acquisto di credibilità a livello internazionale sarebbe tale da decapitare lo spread.

Dramma nel volley


Dramma nel volley morto Vigor Bovolenta

Ex azzurro colto da malore durante una partita

25 marzo, 12:09
Vigor Bovolenta Vigor Bovolenta
Dramma nel volley morto Vigor Bovolenta
BOLOGNA - Il centrale ed ex azzurro di pallavolo Vigor Bovolenta, 37 anni, e' morto stroncato da un malore accusato nel corso della partita di B2 che stava disputando con la sua Volley Forli' contro la Lube a Macerata. Lo ha reso noto la Lega pallavolo serie A.
"A nulla - prosegue la nota - sono valsi gli sforzi dei soccorritori, che hanno provato a lungo a rianimarlo prima di trasportarlo in ospedale, dove è deceduto". Sposato e con quattro figli, Bovolenta aveva disputato 553 partite in serie A1 in 21 anni, fino al 2011. Nel suo curriculum due scudetti, due coppe campioni, altre coppe europee, un Mondiale per Club, un argento alle Olimpiadi di Atlanta 1996, un Europeo e quattro World League. Il presidente della Lega Diego Mosna ha fatto le condoglianze alla famiglia e al Volley Forlì a nome di tutta la Lega pallavolo e dei suoi club. Oggi, domenica, il previsto minuto di silenzio sui campi della serie A di volley "abbraccerà anche Vigor insieme alla memoria di Roberto Rondoni, di Carlo Facchettin e del militare ucciso in Afghanistan".
"Mi gira la testa, aiutatemi che cado". Si è toccato il fianco sinistro, vicino al cuore, e si é accasciato a terra. Vigor Bovolenta, nel terzo set di Lube Macerata-Volley Forlì, si è presentato sulla linea di battuta, ha gettato la palla dall'altra parte e ha chiesto aiuto. Ma per l'ex azzurro 37enne, subito soccorso dai sanitari del 118 a bordo campo, non c'é stato nulla da fare. Bovolenta è stato trasportato in condizioni disperate all' ospedale di Macerata e tutti i tentativi dei medici sono stati vani. L'atleta, che avrebbe compiuto 38 anni il 30 maggio, è morto poco dopo, tra le lacrime dei compagni di squadra, dell' allenatore Stefano Mascetti e dei giocatori e dirigenti di Macerata. Vigor Bovolenta abitava a Ravenna con la moglie, Federica Lisi (anche lei ex giocatrice di pallavolo), e i quattro figli.
Domani mattina, nell'obitorio dell'ospedale di Macerata, sarà effettuata l'autopsia . A Macerata sono accorsi la moglie del giocatore, l'ex pallavolista Federica Lisi, i genitori e i fratelli. A vegliare la salma a turno anche i compagni di squadra di Bovolenta e quelli della Lube.