martedì 13 marzo 2012



Senzatetto come antenne WiFi, l'esperimento negli Usa fa discutere

Senzatetto come antenne WiFi, l'esperimento negli Usa fa discutere

Fa discutere l'iniziativa dell'agenzia di marketing e pubblicità Bartle Bogle Hegarty, che in occasione delSouth by Southwest (evento statunitense dedicato a web e innovazione) scelgono di trasformare un gruppo di senzatetto di Austin in punti di accesso alla rete WiFi. Pagandoli si ottengono le informazioni per ottenere l'accesso in mobilità alla rete di ultima generazione: sulle loro uno slogan eloquente ma che scatena le polemiche: "Sono un hotspot 4G".
A "fornire" i senzatetto è stata l’associazione Front Steps, che si occupa di dare assistenza e sostegno a chi non ha una fissa dimora nella zona di Austin, e che ha visto nel fare "l'antenna umana" un lavoretto come un altro, non immaginando invece che in Rete la trovata avrebbe scatenato un'ondata di commenti negativi che nascono dal considerarla un trattamento inumano nei confronti dei senzatetto. La questione è però controversa, e ricorda nei toni il dibattito sulle cavie umane per i medicinali, dal momento che il lavoro è stato proposto e non imposto ai senzatetto, che hanno liberamente scelto se mettersi a disposizione o meno. 

Arrestata Rebekah Brooks La 'rossa' pupilla di Murdoch


Arrestata Rebekah Brooks La 'rossa' pupilla di Murdoch



rebekah brooks news of the world


Sei persone arrestate in Inghilterra nell'ambito dell'indagine sulle intercettazioni illegali di News of the World. In manette anche Rebekah Brooks, la 'rossa' pupilla di Murdoch, ex chief executive di News Internazional, e suo marito Charlie, ex giornalista della testata che Murdoch ha chiuso per lo scandalo. Lo scrive il sito del Daily Telegraph. I due sono stati prelevati dalla polizia nella loro casa a Chipping Norton, nell'Oxfordshire. 

Scotland Yard ha arrestato le sei persone nell'inchiesta «Operation Weeting» con l'accusa di aver «intralciato il corso della giustizia». Cinque sono uomini tra i 38 e i 49 anni. Sono stati fermati all'alba a Londra e in altre città dell'Inghilterra, meridionale. Dallo scorso anno, la polizia che indaga sulle intercettazioni telefoniche effettuate illegalmente per il tabloid inglese di proprietà di Rupert Murdoch, chiuso nel luglio scorso, ha effettuato decine di arresti. 

Yahoo ha fatto causa a Facebook



Yahoo ha fatto causa a Facebook 


Yahoo ha fatto causa a Facebook

Le voci su una possibile causa contro Facebook da parte di Yahoo sono state confermate. La causa è stata depositata presso il Tribunale federale di San Jose in California ed è una mossa molto impegnativa per Yahoo, che si gioca la propria reputazione contro il social network più usato al mondo con una azione legale che potrebbe durare a lungo e rivelarsi molto costosa. Yahoo contesta l’utilizzo senza autorizzazione di dieci suoi brevetti.
“L’intero modello di social network, che permette agli utenti di creare profili per rimanere in contatto, tra le altre cose, con persone e aziende, è basato sulla tecnologia brevettata da Yahoo per il social networking”
si legge nelle 19 pagine della causa legale. A Facebook non viene quindi contestato di aver utilizzato una singola funzionalità ideata e sviluppata da Yahoo, ma l’intero sistema sul quale si basa il social network. La causa di Yahoo chiede:
- un risarcimento per i presunti danni subiti fino a ora
- l’obbligo per Facebook di astenersi dall’utilizzare le idee e le soluzioni elencate nei brevetti di Yahoo
I legali della società spiegano che il semplice pagamento delle licenze per poter usare quei brevetti non sarebbero sufficienti, considerate le attuali dimensioni di Facebook con i suoi oltre 850 milioni di iscritti.
Se Yahoo vincesse la causa potrebbe danneggiare seriamente la quotazione in borsa di Facebook. Se al contrari Facebook dovesse avere la meglio in tribunale, Yahoo subirebbe un grave danno di immagine e dimostrerebbe di essere in difficoltà nell’immaginare un proprio futuro online.

Verona, Tosi: "La mia lista si farà". La Lega Nord si dividerà?



Verona, Tosi: "La mia lista si farà". La Lega Nord si dividerà?


Verona, Tosi:
Flavio Tosi non si sente un traditore della Padania, ma non frena e non torna indietro. "Sono in Lega da più di 20 anni, sono uno dei più vecchi del Carroccio".
Umberto Bossi dal palco di Collegno lo aveva richiamato affermando che, in caso avesse osato presentare una lista propria, sarebbe stato automaticamente fuori dalla Lega. Ma Tosi rilancia durante un'intervista a La telefonata di Maurizio Belpietro, su canale 5:
"Bossi ha aggiunto che immagina che ci sarà una trattativa, che non è una trattativa, ma un confronto su come chiamare la lista, perché la lista è assolutamente indispensabile, poi se si vuole valutare come chiamarla possibilità ce ne sono tante"
Il sindaco di Verona ha poi ricordato che la possibile lista a suo nome si potrebbe fare e non sarebbe una novità:
"La lista Tosi era già presente nel 2007, non è un'invenzione di adesso, tra l'altro fu quella che raccolse il maggior consenso di tutta la coalizione e servì per raccogliere i voti di chi, pur non essendo leghista, voleva votare Flavio Tosi come sindaco. Adesso, siccome la Lega corre da sola, ha ancora più senso cercare di raccogliere consensi di chi ha aprrezzato l'amministrazione uscente pur non votando la Lega nord"
Su La Stampa si legge che una possibile via d’uscita sembra quella suggerita da Matteo Salvini: una lista civica pro Tosi, ma senza il suo cognome, accanto a quella del Carroccio. È dello stesso avviso anche il governatore del Veneto Zaia. Ma la questione che spinge Tosi, non sarebbe il conflitto con il leader indiscusso, Umberto Bossi, ma i cambiamenti che avvengono all'interno della Lega da quando non è più al governo, che fanno emergere i conflitti e la spinta di qualcuno che cerca di mettere in contrapposizione Flavio Tosi con il movimento per metterlo in difficoltà in vista del congressi di giugno in Veneto. Ma il sindaco sottolinea che:
"Il congresso della Lega è il congresso della Lega le elezioni di Verona sono per i veronesi e per la città di Verona. C’è qualcuno che mette assieme le due cose, sbagliando".


Siria, massacro di donne e bambini a Homs

Siria, massacro di donne e bambini a Homs

Sul Web corrono le immagini indescrivibili di corpi orrendamente mutilati e uccisi: sono stati trovati così, in due quartieri della città, 47 cadaveri di donne e bambini. È successo a Homs, in Siria, la città-simbolo della rivolta anti-Assad. Gli oppositori al regime sostengono che il massacro sia stato perpetrato dall'esercito regolare, una sorta di avvertimento contro i dissidenti e i soldati disertori. 
Secondo la versione ufficiale fornita dall'entourage di Assad, però, si tratterebbe di un certo numero di "civili sequestrati, uccisi e corpi mutilati da gang terroriste". 
Dopo la diffusione della notizia del massacro, numerose famiglie hanno lasciato la città. Al Palazzo di Vetro di New York il segretario generale dell'Onu Ban ki-Moon, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, il segretario di Stato Usa Hillary Clinton e Catherine Ashton, capo della diplomazia Ue, hanno discusso sulla situazione in Medio Oriente. 

Dopo un fine settimana di colloqui, Lavrov ha ottenuto il sì di Damasco al piano Russia-Lega Araba. Il piano, appoggiato anche dalla cina, si articola in cinque punti: cessazione della violenza, controllo neutrale, nessuna interferenza straniera, accesso all'assistenza umanitaria, appoggio alla mediazione di Kofi Annan, inviato speciale di Lega Araba e Onu.


La Cnn sarebbe in trattative per comprare Mashable 

L'indiscrezione arriva direttamente dal SXSW (South by South West) di Austin ed è stata riportata daFelix Salmon, corrispondente della Reuters e collaboratore di Wired Us. Stando ai rumours e secondo Salmon, il network americano e Mashable potrebbero annunciare l'affare già nei prossimi giorni.
Pur di acquisire Mashable, il webzine specializzato in tecnologia e social media fondato nel 2005 daPete Cashmorela CNN avrebbe messo sul piatto 200 milioni di dollari
Per dare sostanza alle indiscrezioni, The Next Web ha ricordato le recenti collaborazioni tra il network e il sito di Cashmore: già dal 2009, per esempio, la sezione tech del portale della Cnn riportava i lanci di Mashable. I colloqui tra la Cnn e il portale, oltre a confermare il crescente interesse dei grandi gruppi editoriali tradizionali per le realtà web emergenti e specializzate, sarebbe la naturale evoluzione di quell'accordo.
Sempre Stelter riferisce che rappresentanti di Cnn e Mashable hanno glissato sulla possibilità di unannuncio imminente e si sono trincerati dietro un severo "no comment", ma Adam Ostrow, editor per Cashmore, ha involontariamente contribuito ad alimentare i rumours con un Like su Facebook alla notizia pubblicata da Reuters.

Guadagnarli, mille euro: in Spagna quello che nel 2005 era il confine tra la povertà e un salario dignitoso si è incredibilmente abbassato, tanto da far introdurre il termine "nimileuristas" ("neanche mille euro") per la generazione di giovani che sta tentando di entrare o è entrata da poco nel mondo del lavoro.
Il salario medio spagnolo è diventato infatti di 800-850 euro al mese, una retribuzione che riguarda solo metà della popolazione sotto i trent'anni: l'altra metà infatti èdisoccupata, in una percentuale quasi doppia rispetto agli altri Paesi europei, dove il tasso medio di disoccupazione si aggira intorno al 20%. E così il 55% di chi ha meno di 34 anni vive ancora o è tornato a vivere con i genitori, e chi riesce ad avere un contratto, anche se per soli 800 euro al mese, ha da ritenersi fortunato nel sottobosco di contratti in neri e titoli di laurea inutili appesi a prendere la polvere. 
Su Twitter all'hashtag #nimieuristas non è mancata la polemica contro il maggiore quotidiano spagnolo, che se ha il merito di aver sollevato il problema, al contempo paga 50 euro a pezzo i suoi collaboratori precari e chiede circa 10.000 euro all'anno per frequentare uno dei suoi master. 

Pinterest,


Pinterest, polemiche sulla tutela del copyright. In rete si diffonde un appello a fare chiarezza

Continua a suscitare polemiche in rete la questione dei termini di utilizzo di Pinterest, il social network sulla bocca di tutti e già definito come la novità principale del 2012. Nell'occhio del ciclone sono finiti gli aspetti giuridici legati alla condivisione dei contenuti sulle bacheche, regolati da un documento di quasi 5.000 parole che in pochi hanno letto e che secondo qualcuno rischia di mettere nei guai gli utenti. La questione è stata messa in luce dalblog di uno studio di design di Chicago, che ha condiviso su Pinterest un invito molto chiaro rivolto ai vertici della società: "Rivedete i termini o me ne vado". Il post adesso viaggia di blog in blog e di bacheca in bacheca, a spaventare gli entusiasti della prima sono le possibili violazioni del copyright.
Pinterest consente di creare delle bacheche dove "appuntare" fotografie e video, prendendo "in prestito" il contenuto dal sito che lo ospita originariamente e mostrando un link diretto. Se qualcuno, come ad esempio Flickr, ha scelto di non rendere pinnabili i propri contenuti, la maggior parte dei siti non ha attivato nessun meccanismo di opt-out.
Accettando i termini di utilizzo di Pinterest per accedere al servizio, racconta Ernesto Belisario su Tech Economy, si accettano le seguenti condizioni - spiegate con un documento di quasi 5.000 parole e con diverse parti in stampatello a sottolinearne la gravità:
- si possono condividere solo contenuti di cui siamo titolari
- non si repinnano contenuti "che ledano i diritti di proprietà intellettuale di terzi"
- in caso di azioni legali da parte dei detentori dei diritti, come utenti ci impegnamo a tenere i gestori di Pinterest indenni da qualsiasi azione legale
- condividendo i nostri contenuti su Pinterest concendiamo al sito una licenza gratuita, irrevocabile e perpetua
Dando uno sguardo a Pinterest, che la stragrande maggioranza degli utenti utilizza per condividere contenuti dei quali non possiede i diritti, si capisce come le regole legate alla tutela del copyright comincino a spaventare gli utenti, diventati ormai svariati milioni ed in ascesa verticale anche in Italia. Della gravità della situazione si sono accorti anche i responsabili del sito, che sul loro blog hanno rassicurato che stanno lavorando per fare chiarezza.

Grecia, contro il carovita il "movimento della patata"


Grecia, contro il carovita il "movimento della patata"

Grecia, contro il carovita il
© SAKIS MITROLIDIS/AFP
Con buona pace degli intermediari, dalla "rivoluzione delle patate" in Grecia ci guadagnano tutti, produttori e consumatori: ad autocandidarsi come tramite tra i due è stata l’organizzazione non governativa O Topos mou, che dalla città di Katerini ha dato il via a una pratica che si è già diffusa a livello nazionale. I produttori vendono a dieci centesimi al chilo ai mediatori, e ne hanno ricavati venticinque con la vendita diretta ai consumatori, i quali, a loro volta, al supermercato ne sborsavano ottanta. 
prezzi dei prodotti di prima necessità sono un tasto dolente per i greci, perché non solo rimangono gli stessi rispetto al periodo ante-crisi, ma addirittura sono più altirispetto ad altri paesi europei, e paradossalmente anche per prodotti locali come il formaggio feta, che in Italia o Germania costa meno. 
Oltre al "movimento della patata" la crisi sta portando i greci alla riscoperta del localismo e dellasolidarietà: per esempio nella regione di Volos si usa il tem (unità alternativa locale) invece dell’euro come moneta per le compravendite, mentre ad Atene più di cento insegnanti si sono messi a disposizione per dare lezioni gratis a ragazzi e ragazze che non possono permettersi lezioni private


Il cimitero è saturo e il sindaco di Falciano del Massico ordina: "Vietato morire" 

Il cimitero è saturo e il sindaco di Falciano del Massico ordina:

Dal 5 marzo scorso, in tutto il territorio di Falciano del Massico, in provincia di Caserta, è fatto divieto ai cittadini di "oltrepassare il confine della vita terrena per andare nell'aldilà".
Ebbene sì, c'è chi vieta di calpestare le aiuole, di abbandonare rifiuti nei luoghi non adibiti alla raccolta e chi invita a tener duro e ad aggrapparsi alla vita, almeno fino a quando il paese non avrà un suo cimitero. A stabilirlo è il sindaco del paese casertano e i cittadini, per una volta, sono stati ben felici di accogliere un simile provvedimento.
Il campo santo di Falciano del Massico in realtà esiste, ma è di proprietà del vicino comune di Carinola. Si tratta di una vicenda che va avanti dal settembre del 1964, quando Falciano divenne un Comune autonomo:
"L'errore è stato fatto - spiega il sindaco Giulio Cesare Fava, cardiologo che ha indossato la fascia di sindaco del paese nel maggio del 2007 - quando chi ha eseguito la divisione del territorio non si è accorto che doveva includere anche una parte del cimitero"
Così, da allora, per seppellire i propri cari occorre cercare un loculo nei comuni vicini. Ora però, anche questo cimitero è molto vicino alla saturazione e le famiglie dei defunti hanno spesso grandi difficoltà a reperire loculi dove poter tumulare i propri cari.
Come sottolinea Fava:
"La mancanza di tumulazione pone un grave problema di emergenza sanitaria e di igiene pubblica, a carattere esclusivamente locale. Mi sono stufato di mendicare in giro il favore ad altri comuni per tumulare i nostri cari. Farò il cimitero nuovo sicuramente, i cittadini mi hanno già offerto i terreni così sarà a costo zero e senza lungaggini burocratiche. E se domani un giudice mi condannerà sono pronto a pagare in prima persona. Non è concepibile non poter neppure sotterrare i morti"
Da qui l'ordinanza - pubblicata sul sito del comune - molto apprezzata dai cittadini:
"Con decorrenza immediata e per quanto nelle possibilità di ciascuno, è fatto divieto ai cittadini residenti nel Comune di Falciano del Massico o comunque di passaggio per il territorio comunale, di oltrepassare il confine della vita terrena per andare nell'aldilà. Il sindaco si dice stanco di dover appoggiarsi ad altri comuni per poter garantire ai propri cittadini una giusta sepoltura".

Instagram per Android, sarà migliore dell’app per iPhone


Instagram per Android, sarà migliore dell’app per iPhone


Abbiamo già parlato di Instagram, l’app divenuta divenuta ormai celebre che permette agli utenti di scattare foto, applicarvi accattivanti filtri e pubblicarle in rete. Ha già superato i 27 milioni di download.
Ma l'ultima novità sarebbe che presto sarà possibile utilizzare il servizio anche su device che non sono equipaggiati di iOS, specie dagli utenti Android.
Durante l’SXSW in Texas l'arrivo dell’app su Android è stata annunciata ufficialmente dai fondatori Kevin Systrom e Mike Krieger che, sfoggiandola su un Galaxy Nexus, l’hanno inoltre definita come una tra le applicazioni per Android più incredibili che siano state viste sino a questo momento, risultando addirittura migliore di quella per iOS.
Instagram, però, non è attualmente presente su Google Play (l’ex Android Market) trovandosi ancora in uno stato di beta privata per cui sarà necessario attendere il rilascio della beta pubblica. Toccherà quindi aspettare ancora qualche giorno prima di poter saggiare le caratteristiche di Instagram per Android ma, questa volta, non si tratta di rumors bensì di un annuncio ufficiale.