lunedì 29 ottobre 2012

Domenica nera, e' bufera arbitri,la il piu' grave a Catania..e sempre la Juve!!!


Domenica nera, e' bufera arbitri




-Juventus, ma non solo: ed è bufera sugli arbitri. Il caso del giorno è quello del 'Massimino', una rete regolare annullata dall'arbitro Gervasoni a Bergessio su cui il designatore Braschi ammette l'errore dell'assistente Maggiani, forse indotto allo sbaglio dalle veementi proteste della panchina bianconera.
"Capisco Pulvirenti, i primi a essere dispiaciuti siamo noi", commenta con onestà Braschi, ma le proteste arrivano anche da altri campi, ricordando comunque che il Catania si era già lementato per il trattamento ricevuto a Milano contro l'Inter. Il tecnico della Lazio Petkovic e il d.s. Tare sottolineano le decisioni di Bergonzi a Firenze (gol annullato a Mauri, mancata concessione di un rigore per un mani in area di Cuadrado), che avrebbero penalizzato la squadra biancoceleste, mentre da Torino il tecnico dei granata Ventura spiega più volte che l'espulsione di Sansone, il quale a suo dire non meritava il secondo 'giallo', ha alterato il match con il Parma.
Il tecnico della Lazio Petkovic e il d.s. Tare sottolineano le decisioni di Bergonzi a Firenze (gol annullato a Mauri, mancata concessione di un rigore per un mani in area di Cuadrado), che avrebbero penalizzato la squadra biancoceleste, mentre da Torino il tecnico dei granata Ventura spiega più volte che l'espulsione di Sansone, il quale a suo dire non meritava il secondo 'giallo', ha alterato il match con il Parma.
Polemiche a fine gara anche per Roma-Udinese. "Dopo aver rivisto l'azione in televisione, penso che non c'é stato fallo (di Castan ndr). Quella di oggi è stata una giornata sfortunata per gli arbitri: si dice che non possono decidere un campionato, ma io penso che possano farlo" ha detto il tecnico gialloroso Zdenek Zeman. Il boemo, che non ha gradito la decisione con cui l'arbitro Massa ha concesso il rigore all'Udinese per presunto fallo di Castan su Pereyra, continua la sua disamina: "Armero ha sputato in faccia a Tachtsidis con quarto uomo a mezzo metro che non ha detto niente - dice Zeman -: per me sono cose decisive". Poi gli mostrano il gol annullato a Bergessio: "anche questo di Catania - commenta Zeman -: da 1-0 a 0-1 sono risultati cambiati". Anche sulla prima rete dell'Udinese, quella del 2-1 che ha innescato la rimonta dei friulani, Zeman ha qualcosa da ridire: "sul loro primo gol c'era una spinta su Osvaldo che non è stata vista, e ci siamo innervositi".
Parole ancor più dure da parte del dirigente granata Comi, sempre a proposito dell'arbitro. Insomma, i direttori di gara finiscono sulla graticola, perché le 'sviste' non sono mancate dopo nove giornate in cui i fischietti non si erano messi in luce in maniera eccessiva per controprestazioni. A Catania però il gol annullato agli etnei brucia e il presidente Pulvirenti ha parlato di "vergogna". L'errore umano è sempre dietro l'angolo e, dice Braschi "chi parte dal presupposto che non possiamo sbagliare è in torto", e adesso si torna a parlare di moviola in campo.
Curiosamente, un argomento che proprio nella settimana appena trascorsa era tornato d'attualità in quanto la Fifa ne aveva annunciato ufficialmente l'introduzione al prossimo Mondiale per club. La federazione mondiale è sempre più decisa al grande passo, ora però bisogna vedere cosa intende fare l'Uefa, il cui presidente Michel Platini è invece un convinto fautore degli assistenti di porta linea e quindi dell'occhio umano, a scapito di quello tecnologico. In Italia la situazione è ancora tutta da chiarire, anche se Pulvirenti un'idea ben precisa se l'é fatta: "la moviola in campo non c'é perché non la vogliono i grandi club, a loro non serve. Con la moviola la Juve la partita l'avrebbe persa", ha detto oggi nel corso della trasmissione Rai 'Stadio Sprint'. Se sia proprio così è da vedere, di sicuro c'é però che intanto hanno ripreso forza le polemiche sulla sudditanza psicologica, 'male' endemico del calcio.

Roma violenta

Roma violenta

Omicidio al parco degli acquedotti
ucciso un uomo su una panchina
La vittima è un sudanese di 30 anni. A freddarlo con un proiettile in pieno petto, sarebbe stato un ex datore di lavoro. Gli investigatori sono sulle tracce di due italiani, padre e e figlio che si sarebbero allontanati in tutta fretta dopo gli spari

Anziana uccisa in casa a Roma
probabile omicidio per furto
Un appuntamento e il tentativo di chiarimento. Poi gli spari, tre. È stato ucciso da un proiettile calibro 38 l'uomo trovato morto nel parco degli acquedotti dai poliziotti della squadra mobile oggi pomeriggio alle 16 e 30. La vittima, un sudanese di 30 anni, non aveva con sé né carta d'identità né patente, solo il certificato dell'ultima sanatoria per la regolarizzazione degli immigrati. A esplodere i colpi, quasi certamente, è stato il suo datore di lavoro.

IL LUOGO DELL'OMICIDIO

La stringeva in mano al momento del ritrovamento del cadavere e dunque, si presume, della lite. Gli investigatori guidati dal primo dirigente Renato Cortese hanno trovato altri due bossoli vicino allo straniero, uno l'ha raggiunto al petto. A sparare, secondo quanto riferito dai testimoni, sarebbe stato un uomo con un giaccone grigio e degli occhiali da sole tipo Rayban.

E non sarebbe stato solo. Le forze dell'ordine, infatti, sono sulle tracce di due calabresi, padre e figlio minorenne. La coppia si sarebbe allontanata dal luogo dell'omicidio in gran fretta, a bordo di un'utilitaria scura, subito dopo gli spari. E ora gli agenti stanno mettendo a ferro e fuoco la città con posti di blocco.

I sospetti degli inquirenti si concentrano sul gestore di una serie di locali in Calabria, Umbria e Marche, che sarebbe l'autore materiale del delitto e su suo figlio di 17 anni. Ad incastrarli il numero di targa della sua auto, annotato dai testimoni oculari, e il registro delle chiamate sul cellulare della vittima. L'ipotesi è che il killer sia stato in passato datore di lavoro del ragazzo ucciso.

Il parco era già stato teatro di un duplice omicidio nel 20 luglio del 2008. Quel giorno furono due i cadaveri trovati nel parco degli acquedotti. In quell'occasione la polizia riuscì a venire a capo del doppio delitto dopo un anno: a finire in manette fu un romeno di 29 anni che, con l'aiuto del fratello e del cugino, uccise un connazionale di 21 anni e un polacco di 50 che aveva cercato di difenderlo. Tutto era iniziato in un carcere romeno, dopo una serie di violenze in cella.