lunedì 2 aprile 2012

Bersani, dati drammatici su disoccupazione


Lavoro: Bersani, dati drammatici su disoccupazione

lunedì 2 aprile 2012
Lonigo (Vicenza), 2 apr. - (Adnkronos) - (dall'inviato Dario Converso) - "Sono dati drammatici e credo che debba essere questo il nostor punto massimo di preoccupazione, e quindi odbbiamo concludere che qualcosa dobbiamo fare. Poi, miracoli non ne fa nesuno, ma adesso e' ora che ci occupiamo di dare un po' di lavoro in giro, di fare i pagamenti per le imprese che stanno 'saltando', cercando di mettere in moto le opere pubbliche: bisogna dare la possibilita' ai comuni di fare qualche investimento, e che possano farlo rapidamente". Cosi' il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, commenta gli ultimi dati Istat sulla disoccupazione in Italia, a conclusione della sua visita alla Fiamm Energy Oasis di Lonigo, impianto per la produzione e lo stoccaggio di energie da fonti rinnovabili, ultima tappa del suo 'viaggio in Italia'.

Così Norvegia e Germania fanno le furbe


 Così Norvegia e Germania “scaricano” l’Europa

lunedì 2 aprile 2012
Siamo in mano a dei bambini. Nemmeno troppo intelligenti, oltretutto. Come giudicare, infatti, quanto accaduto all’Eurogruppo di venerdì scorso, con la conferenza stampa finale saltata a causa di un forte litigio tra il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, e il ministro delle Finanze austriaco, Maria Fekter, la quale prima dell’inizio della conferenza finale ha tenuto un incontro con i giornalisti, anticipando i contenuti del documento con cui l’Eurogruppo ha varato un nuovo firewall europeo del valore complessivo di 800 miliardi di euro.
Capito, si fanno i dispetti e le ripicchine! E questi dovrebbero governare la crisi? Fossi in Juncker, poi, sarei addirittura grato alla Fekter per quanto fatto, visto che in questo modo sarà suo il nome associato all’ennesima bufala uscita da un consesso comunitario, realtà che i mercati non tarderanno a scoprire dopo i rialzi drogati di venerdì (e lo spread comunque a 332 registrato venerdì dopo la grande notizia, non parla la lingua del sollievo). Eh già, perché nonostante gli annunci, il denaro realmente ancora a disposizione per il “firewall” è pari a 500 miliardi di euro e quanto fatto dall’Eurogruppo è stato solo correggere un errore precedente che limitava la capacità di prestito combinata a soli 300 miliardi di euro. Se infatti sulla carta l’Efsf e l’Esm hanno un potenziale combinato di 940 miliardi di euro - molti ma comunque non sufficienti a salvare Spagna o Italia in caso sia necessario - a far capire che l’antifona non sarebbe cambiata rispetto allo spartito tedesco ci ha pensato venerdì mattina proprio il ministro delle Finanze di Berlino, Wolfgang Schauble.
Il quale, prima, in un’intervista alla Bild, ha detto chiaro e tondo che “non ho intenzione di far innervosire i mercati con i numeri”, ma poi, in una conferenza a Copenhagen, ha espresso il seguente concetto: “Abbiamo 500 miliardi di euro di denaro fresco disponibile, insieme ai programmi già concordati per Portogallo e Irlanda e il nuovo piano per la Grecia. Sono circa 800 miliardi di euro, penso che siano sufficienti”. E qui sta l’inghippo. Agli 800 miliardi Schauble ci arriva, apparentemente, sommando i 500 miliardi dell’Esm, i 200 dell’Efsf, i 56 di prestiti bilaterali alla Grecia e i 60 miliardi dal terzo fondo di salvataggio, l’Efsm, sottoscritto dai 27 paesi attraverso il budget comunitario.
Peccato che molto di questo denaro sia già stato speso, visto che ad esempio l’Efsm oggi ha in cassa solo 11 miliardi di euro o non sia attualmente disponibile per prestiti. Inoltre, salvo decisioni che non ci siano state comunicate, i 240 miliardi inutilizzati del fondo Efsf saranno detenuti e vincolati per “circostanze eccezionali” fino a metà del 2013. E siccome l’unica cosa che importa davvero ai mercati è l’effettiva capacità di prestito (oltre alla velocità di reazione), facciamo due conti della serva. Stante la metà di quest’anno, l’Esm avrà capitale limitato a 210 miliardi di euro (di cui solo 32 pagati in capitale), a cui si potrebbero unire i “fondi eccezionali” dell’Efsf, raggiungendo quota 450 miliardi di euro. A metà 2013, stando alla road map comunitaria, ci sarà una seconda rata di capitale in modo che l’Esm sarà in grado di prestare 420 miliardi di euro, mentre a metà del 2014 l’Esm sarà completamente capitalizzato e raggiungerà una capacità di prestito di 500 miliardi di euro. Gli altri 300 annunciati ieri con tanto di litigio, da dove salterebbero fuori?
Pur avendo l’Eurogruppo deciso un’accelerazione nel finanziamento dell’Esm da parte degli Stati - una prima tranche del capitale verrà versata nel 2012, a luglio e poi a ottobre e una seconda tranche nel 2013 e l’ultima nel 2014 - i numeri non cambiano, si danno i soldi in anticipo ma non ne si danno di più. Certo, l’Ue potrebbe decidere per un’ulteriore e più spinta accelerazione del pagamento capitale per l’Esm se i fondi fossero necessari, ma a quel punto chi lo dice a Germania e Finlandia?
Chi invece ha deciso di chiamarsi fuori del tutto dal grande schema Ponzi del debito europeo è la Norvegia, Paese che gestisce il secondo fondo sovrano del mondo, la quale nel settembre 2010 ebbe la sciagurata idea di scommettere sul non default della Grecia e di mantenere titoli in portafoglio, poiché a suo modo di vedere le prospettive di lungo termine l’avrebbero protetta dalle perdite. Pernacchia di rito e veniamo ai giorni nostri. A differenza delle banche italiane e spagnole che continuano a intasarsi di debito dei loro Paesi, il Fondo sovrano della Norvegia, per bocca del ministro delle Finanze, Sigbjoern Johnsen, ha comunicato venerdì di aver pianificato “una netta riduzione della nostra esposizione all’Europa, per aumentare invece i nostri investimenti nei mercati emergenti e nell’area Asia-Pacifico. Intendiamo ridurre le nostre detenzioni poiché vediamo che gli sviluppi economici a livello globale stanno cambiando e questo dovrà essere riflesso anche dalla nostra strategia d’investimento”.
La Norvegia è il più grande investitore equity d’Europa, grazie al suo fondo sovrano da 610 miliardi di dollari e il suo portafoglio, sia bond che reddito fisso che real estate, cambierà così: gli investimenti europei saranno gradualmente ridotti dal 54% al 41%, mentre quelli nell’area Asia-Pacifico saliranno dal 11% al 19%, portando la percentuale di portafoglio dedicata ai mercati emergenti dal 6% al 10% del totale, mentre quella di Americhe e Africa salirà dal 35% al 40%. Il segretario di Stato, Hilde Singsaas, ha dichiarato che “non è possibile dire quanto tempo richiederà (il processo di riduzione all’esposizione europea, ndr), dovrà essere graduale e tenere conto delle circostanze di mercato”. Insomma, per ogni Btp o Bonos comprato dalla Bce, uno venduto sarà del Fondo sovrano di Norvegia.
Pensate che nessuno seguirà l’esempio? Magari, però, non utilizzando gradualità nella riduzione dell’esposizione. Non è un caso che, al netto dell’ottimismo mal riposto per l’aumento del firewall europeo, proprio venerdì scorso il Wall Street Journal, citando un portavoce della banca centrale tedesca, ha reso noto che la Bundesbank non accetterà più i bond emessi dalle banche e garantiti da titoli di Stato di Grecia, Irlanda e Portogallo, diventando così la prima banca centrale dell’Eurozona a proteggere il proprio bilancio dai rischi dei paesi in difficoltà. Un gran bel segnale di sfiducia nell’eurozona e un bell’argine al contagio, non c’è che dire.
E visto il continuo aggravarsi della situazione, non c’è da fare una colpa a Berlino. Con il passare dei giorni, infatti, sempre nuovi dati emergono rispetto allo stato di salute della Spagna e nessuno di questi appare positivo. Il debito regionale iberico, infatti, conta per il 13% del Pil ed è cresciuto dai 60 miliardi di euro del 2006 ai 140 miliardi attuali.


Le prime quattro regioni del Paese contano per i due terzi di tutto il debito regionale e con la sola eccezione di Madrid, tutte hanno fallito nel raggiungere i loro obiettivi di deficit. Ciò che preoccupa di più, poi, è la breve scadenza del debito che va a maturazione, con necessità di rifinanziamento quasi totalmente concentrate nei prossimi due anni e la composizione del debito, diviso a metà tra bonds e prestiti, questi ultimi quasi tutti da banche spagnole.

Ecco che il rischio diviene quello di sempre maggior debito emesso dalle regioni, ma con garanzia governativa centrale, un’arma a doppio taglio: se infatti da un lato rischia di sballare gli obiettivi del deficit centrale, dall’altro - una volta che quel debito sarà emesso - c’è la forte possibilità che le regioni non siano più in grado di tenere sotto controllo le loro finanze, incrementando il carico di debito nazionale e rendendo pressoché impossibile una ristrutturazione del debito regionale, ove servisse, poiché sarà venuta meno la flessibilità di cassa necessaria a causa della pesante interconnessione tra stati intermedi delle istituzioni centro-periferia.

Calcioscommesse..non ho parole


Calcioscommesse: Masiello ammette: 'Feci autogol per soldi'. Gip: 'Erano in grado di falsare campionato'

Dopo aver negato più volte, durante gli interrogatori, la combine del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011, il calciatore ha finito con l'ammettere al pm di aver fatto l'autogol

02 aprile, 16:22

Calcioscommesse: Masiello ammette: 'Feci autogol per soldi'. Gip: 'Erano in grado di falsare campionato'L'autogol dell'allora difensore del Bari, Andrea Masiello, durante il derby Bari - Lecce
Guarda le foto1 di 5L'autogol dell'allora difensore del Bari, Andrea Masiello, durante il derby Bari - Lecce
BARI - Dopo aver negato più volte, durante gli interrogatori, la combine del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011 (terminato 0-2), Andrea Masiello ha finito con l'ammettere al pm di aver fatto, per soldi, l'autogol che permise ai giallorossi di vincere la partita e di restare in A.
L'ammissione è contenuta in una nota inviata da Masiello al pm Ciro Angelillis, pochi giorni fa: il 28 marzo 2012. La circostanza emerge dagli atti giudiziari alla base del provvedimento di arresto di Masiello che per la combine avrebbe intascato 50mila euro mentre i suoi amici-scommettitori arrestati, Gianni Carella e Fabio Giacobbe, avrebbero ricevuto durante in un incontro in un hotel di Lecce 180.000 euro da un faccendiere probabilmente vicino al Lecce che i carabinieri stanno per identificare.
"Voglio aggiungere - scrive l'ex difensore del Bari alla procura - che, quando il risultato era sullo 0-1, ho sfruttato un'occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l'esito di sconfitta per il Bari e per poter - quindi - ottenere il pagamento promessomi, realizzando così l'autogol con cui si è concluso l'incontro". In precedenza Masiello aveva sempre detto agli inquirenti di aver fatto l'autorete perché era turbato per il clima che circondava quell'incontro di calcio, caratterizzato da una trattativa con emissari leccesi prima e nella consegna del denaro in albergo di Lecce poi. 
GIP, ARRESTATI CAPACI FALSARE CAMPIONATO A - L'associazione per delinquere di cui Andrea Masiello è "leader indiscusso e capo carismatico", ha dimostrato "ampiamente di essere in grado di operare in maniera indisturbata sull'intero territorio nazionale, per falsare l'esito di incontri di calcio di serie A e, quindi, l'esito dello stesso campionato italiano di calcio". Lo scrive il Gip di Bari nell'ordinanza con cui ha disposto il carcere per il giocatore dell'Atalanta e per i suoi due amici scommettitori.
Sono quattro le partite che sarebbero state truccate dalle tre persone arrestate oggi dai carabinieri - l'ex difensore del Bari Andrea Masiello (ora all'Atalanta), e i suoi amici scommettitori Giovanni Carella e Fabio Giacobbe - nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Bari sul calcioscommesse. Si tratta del derby Bari-Lecce (15 maggio 2011, finito 0-2), Bologna-Bari (22 maggio 2011, terminata 0-4), Udinese-Bari (3-3, del 9 maggio 2010) e Cesena-Bari del 28 novembre 2010, finita 1-0.
I tre arrestati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. A loro carico il gip che ha emesso i provvedimenti restrittivi, Giovanni Abbattista, ipotizza il pericolo di reiterazione dei reati e di inquinamento delle prove. Per il reato di frode sportiva il gip contesta tutte e tre le condotte riferite a chi offre il danaro per falsare, chi pone in essere altre condotte fraudolente e chi riceve. L'ordinanza di custodia cautelare, composta da una novantina di pagine, si basa su interrogatori e intercettazioni. Dagli atti emerge anche che alcuni ultra' del Bari hanno minacciato i calciatori biancorossi per indurli a truccare le partite.
Per il derby - emerge dagli atti - fu ''vitale'' l'autorete di Masiello. Per la stessa partita si parla di un non meglio identificato faccendiere che si sarebbe presentato con 300 mila euro per convincere alcuni calciatori biancorossi a perdere per far guadagnare la salvezza ai giallorossi. Dall'inchiesta emerge che sarebbero state truccate anche Palermo-Bari (2-1) del 7 maggio 2011 (da parte di un altro gruppo di scommettitori) e Bari-Genoa del 2 maggio 2010 (3-0).
GIP, PARTITE BARI VENDUTE A MIGLIOR OFFERENTE - "Più calciatori del Bari, sul finire della stagione 2010-2011" erano "ormai 'sul mercato': non già nel senso calcistico del termine, abitualmente riferito alla compravendita estiva o endostagionale dei giocatori, ma nella deteriore accezione mercantile dell'espressione, essendo pronti alcuni beniamini della Curva Nord dello stadio San Nicola a fare mercimonio delle proprie, invero sbiadite, prestazioni professionali in favore del migliore offerente pur di conseguire un utile in denaro" Lo scrive il gip di Bari Giovanni Abbattista nelle 93 pagine del provvedimento restrittivo emesso il 31 marzo scorso e notificato stamani all'ex difensore del Bari, Andrea Masiello e agli scommettitori baresi Gianni Carella, di 46 anni, e Fabio Giacobbe, di 30, originario di Grottaglie (Taranto).
Secondo il giudice, alcuni calciatori biancorossi vendevano le partite che disputavano "anche contemporaneamente su più tavoli, sia che gli interlocutori fossero stranieri (zingari come per Palermo-Bari, ndr) senza scrupoli (...) sia che si trattasse di allibratori, faccendieri e ristoratori locali, della cui compagnia, peraltro, gli atleti biancorossi, o almeno alcuni di essi, erano soliti circondarsi". "D'altra parte - annota il giudice - la stagione calcistica si era rivelata oltremodo fallimentare, si profilava il rischio concreto di non vedersi più elargire gli stipendi da parte della società che era in crisi, dopo la retrocessione le quotazioni di mercato - questa volta inteso propriamente come mercato calcistico - dei singoli giocatori erano in intuibile ribasso e nella singolare interpretazione, affetta da distorta logica machiavellica, delle proprie prestazioni resa da parte di simili atleti professionisti il fine di lucro giustificava pur sempre il mezzo".
LAUDATI, PRIMO TASSELLO INDAGINE ARTICOLATA - "Primo tassello di un'indagine molto articolata". Così il procuratore della Repubblica di Bari, Antonio Laudati, ha commentato in conferenza stampa gli sviluppi dell'inchiesta sul calcioscommesse. Sono tre - ha detto - i filoni d'indagine su cui si sta concentrando la Procura di Bari, coordinati da Laudati insieme ai pm Ciro Angelillis e Giuseppe Dentamaro, nati da un segnalazione sulla partita di Coppa Italia Bari-Livorno del primo dicembre 2010 finita 4-1, in cui si registrò un anomalo flusso di scommesse tra il primo e il secondo tempo. Il primo filone riguarda il ruolo di alcuni calciatori, definiti da Laudati "infedeli". "L'infedeltà di qualcuno - ha commentato - non inficia però il sistema del calcio italiano che è sano". Poi c'é un filone relativo alle infiltrazioni degli scommettitori esteri. Infine il terzo "per noi più rilevante" ha detto ancora Laudati, è il ruolo della criminalità organizzata nel sistema scommesse.
"La criminalità organizzata - ha proseguito il procuratore - ha scoperto da molto tempo il mondo delle scommesse, soprattutto quelle giocate all'estero" anche per una facilità nel riciclare denaro. "Il nostro filone - ha detto il procuratore - riguarda solo le partite del Bari e le pressioni e interferenze sul nostro territorio per quanto riguarda il rapporto tra scommesse e risultato sportivo". "Questo sistema, per quanto riguarda Bari - ha sottolineato Laudati - è presente da tempo. Ricordo i sequestri di agenzie di scommesse a clan locali". Le indagini si sono basate sui flussi dei traffici telefonici, sugli accertamenti patrimoniali, sulle registrazioni dei nominativi per le scommesse che superano certi importi secondo la normativa antiriciclaggio. "Questo è il motivo per cui molte scommesse - ha concluso - vengono fatte all'estero, per aggirare il sistema delle identificazioni".
ABETE, ORA TOLLERANZA ZERO E PROCESSI RAPIDI - "Tolleranza zero e processi sportivi in tempi rapidi per fare pulizia e individuare tutte le responsabilità: entro fine aprile, come già detto, arriveranno i primi deferimenti della Procura federale sul filone dell'inchiesta della Procura della Repubblica di Cremona e sono già programmate nuove audizioni". Lo afferma il presidente della federcalcio Giancarlo Abete in una nota diffusa dalla Figc. "Ma alla luce dei clamorosi sviluppi di queste ore, la Figc e il mondo del calcio hanno un forte interesse - continua Abete - perché al più presto - nel rispetto delle esigenze istruttorie della magistratura inquirente - la Procura della Repubblica di Bari possa trasferire e mettere a disposizione del procuratore federale gli atti dell'inchiesta, in modo da approfondire tutti gli aspetti che riguardano anche violazioni delle norme del Codice di Giustizia sportiva".

Spike Lee twitta l'indirizzo (sbagliato) dell'assassino di Trayvon Martin e mette una coppia d'anziani sotto assedio


Spike Lee twitta l'indirizzo (sbagliato) dell'assassino di Trayvon Martin e mette una coppia d'anziani sotto assedio

Spike Lee twitta l'indirizzo (sbagliato) dell'assassino di Trayvon Martin e mette una coppia d'anziani sotto assedio
© Chris Trotman/Getty Images Sport

Quando su Twitter si hanno milioni di follower ogni affermazione può avere un'effetto a macchia d'olio e diffondersi rapidamente: l'ultima celebrity a cui è capitato un "incidente" del genere è il regista Spike Lee, ma questa volta il tweet incriminato è andato un po' più in là della dichiarazione scomoda o di un numero di telefono sbagliato (i fan di Justin Bieber hanno occupato la linea di una coppia del Texas per ore credendo di poter parlare col loro idolo).
Il regista ha seguito con grande coinvolgimento l'assassinio di Trayvon Martin, il 17enne nero ucciso dalla guardia George Zimmerman perché "soggetto pericoloso" (per Zimmerman il colore della pelle e il cappuccio in testa sono bastati per categorizzarlo come individuo a rischio): il presidente Obama lo ha definito il "figlio che non ho mai avuto", e tutta l'America si è stretta intorno al lutto dei familiari. 
E così anche Lee ha pensato di contribuire alla causa postando su Twitter messaggi contro il razzismo bianco e retweettando tutti i messaggi discriminatori che trovava, dipingendo un quadretto non proprio idilliaco della società americana. L'ultimo tweet, quello sbagliato, conteneva l'indirizzo di casa di Zimmerman: peccato che per un caso di omonimia non si trattasse di quello Zimmerman, ma del figlio di Elaine e David McClain, che si sono visti circondare la casa da persone inferocite per la morte del ragazzo e vendicatori improvvisati. Per non rischiare la coppia di anziani ha dovuto passare la notte in hotel, una disavventura che costerà una causa al regista, nonostante egli abbia rimosso il tweet e manifestato le proprie scuse:
"Mi scuso profondamente con la famiglia McClain. E' stato un errore. Per favore lasciate i McCLain in pace. Giustizia in Tribunale".

Apple Newsstand cede alle richieste degli editori di quotidiani europei (ma alle sue condizioni)

Tutti i principali quotidiani europei dispongono ormai di una versione digitale, ma la sua vendita non è così semplice, soprattutto quando c'è Apple di mezzo. Finora ogni copia veniva messa in vendita da Apple sui propri device senza un adeguamento al mercato europeo, a un prezzo iniziale fissato tra 0,79 centesimi (troppo poco per gli editori) e 2,59 euro (troppo per i lettori).
Ora i quotidiani saranno acquistabili a 0,99 o 1,29 euro, una concessione che gli editori dovranno pagare con una contrapartita, ovvero la presenza forzata nell'edicola Apple Newsstand. La decisione arriva dopo un lungo braccio di ferro con l'edicola digitale francese ePresse, che raggruppa otto testate - tra cui quotidiani come Le Figaro, Le Point e L'Express - e che ha in un primo tempo boicottato l'edicola di Apple lanciata a ottobre,per poi farsi corteggiare (e abbandonare) da Google col progetto One Pass, sistema di pagamento che proponeva delle condizioni più vantaggiose: i giornali reclamavano e reclamano anchel’accesso ai dati dei loro abbonati (indispensabili per le strategie di fidelizzazione) e una riduzione della commissione del 30% prelevata da Apple sulle vendite. La concessione di Apple viene descritta da Les Echos come una "provocazione", un "segno di disprezzo per la stampa", aggravata dal fatto che l'icona dei titoli presenti in Newsstand non compare nell'homepage degli apparecchi portatili Apple. 
Dagli ultimi dati pubblicati dalla Distimo emerge che ogni giorno le vendite di riviste e quotidiani digitali tramite Newsstand su iPad genera oltre 70.000 dollari, portando Apple ad essere tra i migliori 100 distributori di riviste a soli 6 mesi dalla nascita del servizio, segno che la battaglia tra Apple ed editoria classica è solo all'inizio.

International Journalism Festival, dal 25 al 29 aprile a Perugia si discute del giornalismo del futuro


International Journalism Festival, dal 25 al 29 aprile a Perugia si discute del giornalismo del futuro

International Journalism Festival, dal 25 al 29 aprile a Perugia si discute del giornalismo del futuro
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Ieri per il Festival Internazionale del Giornalismo è stato il giorno della conferenza stampa di presentazione. La manifestazione ideata da Arianna Ciccone e Christopher Potter arriva alla VI edizione, guadagnando di anno in anno sempre più adesioni e maggiore visibilità. Un festival in crescita che resta però fedele alle origini, proponendosi come obiettivo quello di sempre: non una semplice vetrina per i grandi nomi della stampa internazionale ma anche un'occasione di confronto e formazione per i giovani desiderosi di avventurarsi in questo tipo di carriera. Workshop, premi giornalistici, concorsi aperti a tutti, sono più di 200 gli eventi programmati, in un cartellone che conta oltre 450 speaker provenienti da tutto il mondo.
Il filo conduttore dell'edizione 2012 ha a che fare con libertà di stampa e democrazia 2.0. Quindi spazio a social media, archivi digitali, open data e tutti gli strumenti che trasformano un cittadino in un citizen journalist. Il tutto declinato secondo il modello che ha contribuito a rendere unica nel suo genere la manifestazione perugina, l'assoluta mancanza di gerarchie e barriere tra chi sta "in cattedra" e chi sta dall'altra parte, in un caos creativo capace di favorire al meglio lo scambio di idee, visioni e prospettive differenti.
Come sempre ci saranno i volontari, giovani aspiranti giornalisti provenienti da 27 paesi del mondo che aiuteranno l'organizzazione e che si occuperanno di raccontare il festival atraverso la rete e i social network (#ijf12 l'hashtag per essere aggiornati su Twitter). Piccola novità, quest'anno la webradio sarà affidata a Reset Radio, la prima web radio in Creative Commons.
Qui potete consultare il programma ufficiale, qui invece il video della conferenza stampa di presentazione girato da Repubblica XL.

Romanzo di una strage, al cinema il film di Marco Tullio Giordana sulla strage di Piazza Fontana


Romanzo di una strage, al cinema il film di Marco Tullio Giordana sulla strage di Piazza Fontana

Romanzo di una strage arriva nelle sale italiane per raccontare, a 43 anni di distanza, una delle pagine più nere della storia italiana: la strage di Piazza Fontana
Regista del film è Marco Tullio Giordana che sceglie di raccontare quella verità lasciata intravvedere da Pier Paolo Pasolini che nel suo celebre articolo Io so, pubblicato sul Corriere della Sera nel novembre 1974, affermava di conoscere i nomi dei mandanti della strage ma di non averne le prove.
Giordana ricostruisce con grande accuratezza i dolorosi fatti di quel 12 Dicembre 1969, quando nella Banca Nazionale dell'Agricoltura morirono diciassette persone e altre ottantotto restarono gravemente ferite. 
"Quattro uomini giusti che condividevano, da posizioni diverse, una stessa grande spinta etica", dice Giordana parlando dei quattro personaggi chiave: Giuseppe Pinelli (Pierfrancesco Favino), Luigi Calabresi (Valerio Mastandrea), Aldo Moro (Fabrizio Gifuni) e il giornalista Marco Nozza (Thomas Trabacchi). 
Ai familiari delle vittime di Piazza Fontana è stata riservata una proiezione in anteprima. E Carlo Arnoldi, il presidente dell'Associazione vittime di Paizza Fontana ha commentato: 
"Il film racconta semplicemente la verità e cioé che l'attentato fu opera degli ordinovisti veneti".
Qualche critica arriva dal figlio del Commissario Calabresi, che spiega come il film ometta la campagna di Lotta Comunista contro il padre. Giordana però ha replicato: 
"Questo film renderà evidente a tutti che Calabresi non ere in quella stanza. Il film è su Piazza Fontana, mi sembra che sia equanime nel raccontare cosa succede ai personaggi. [...] Quando ero ragazzo [Calabresi] venne nella mia scuola che avevamo occupato. Era una persona colta e non violenta. Di poliziotti ne ho conosciuti diversi dopo, mai nessuno come lui. Durante gli interrogatori gli schiaffi non volavano se c’era dentro lui, ed è per questo che credo sia vero non fosse nella stanza quando Pinelli è morto. Non lo so come sono andate davvero le cose lì dentro, posso solo fare supposizioni che per me sono verosimili: di certo Pinelli non si è suicidato e non è caduto per caso"
E poi conclude: 
"Piazza Fontana non può più essere un punto interrogativo, specie per i giovani che hanno il diritto di sapere. Un film serve a spiegare la storia e la verità, con gli strumenti della letteratura, del cinema, dell’arte, non di quelli della politica".

EllaOne, la pillola dei cinque giorni dopo a base di Ulipristal acetato da aprile in Italia


EllaOne, la pillola dei cinque giorni dopo a base di Ulipristal acetato da aprile in Italia

EllaOne, la pillola dei cinque giorni dopo a base di Ulipristal acetato da aprile in Italia
© Fabio Ferrari/LP

Viene comunemente chiamata pillola dei 5 giorni dopo, ma si tratta di Ulipristal acetato 30 mg: un potentecontraccettivo di emergenza che va assunto quanto prima possibile e non oltre le 120 ore da un rapportonon protetto o dal fallimento di un altro metodo contraccettivo.
L'Ulipistral in Italia ha ricevuto il via libera dell'AIFA l'8 novembre del 2011. Su Quotidiano Sanità spiegano che l'Ulipristal:
"Appartiene alla classe dei modulatori selettivi del recettore del progesterone, e agisce come contraccettivo d’emergenza principalmente spostando il picco dell’ormone luteinizzante (LH) che precede l’ovulazione, riuscendo quindi a ritardarla o evitarla. Rispetto alla contraccezione d’emergenza a base di Levonorgestrel finora disponibile in Italia, Ulipristal acetato 30 mg può riuscire a ritardare o bloccare l’ovulazione anche se assunto immediatamente prima del momento in cui è prevista l’ovulazione, ossia quando il picco di LH è già iniziato a salire"
L’AIFA ha inserito il farmaco nella classe di rimborsabilità C, e dispensabile su ricetta non ripetibile. La deliberazione AIFA prevede che la prescrizione sia preceduta dal riscontro di un test di gravidanza (a esito negativo) basato sul dosaggio delle beta Hcg. Il prezzo al pubblico sarà di euro 34,89.
A oggi il farmaco è autorizzato in 39 Paesi (27 Ue, e inoltre Norvegia, Islanda, Liechtenstein, Serbia, Croazia, Bosnia, Djibouti, Gabon, Israele, Singapore, Sud Corea e Stati Uniti) e commercializzato in 28 stati.  

Formerò piangeva perché sapeva che doveva fare male

PENSIONI, POLILLO APRE SU 'ESODATI'. FORNERO PRENDE DISTANZE

ROMA - Si apre uno spiraglio sugli esodati, quell'esercito, dal numero ancora incerto, di persone che non ha più un lavoro e non ha ancora la pensione in seguito all'aumento dell'età di ritiro deciso dalla riforma Fornero. A suggerire la possibile soluzione è il sottosegretario all'Economia, Gianfranco Polillo, nel corso della registrazione della trasmissione In Onda, anticipata da La7.
"Gli esodati - osserva il sottosegretario - hanno firmato un accordo con le aziende; se cambiano le condizioni che hanno legittimato quell'accordo, secondo i principi generali dell'ordinamento giuridico, possono chiedere che quell'accordo sia nullo".
Si profila insomma la possibilità, per decine di migliaia di persone, di ricorrere al giudice per riottenere il posto di lavoro. Polillo appare infatti convinto che questo sia possibile e assicura che "il ministro dell'Economia non si opporrà a una norma di questo genere (al ritorno al lavoro, ndr)", aggiungendo che "in Parlamento ci sono orecchie sensibilissime su questo".
Insomma, come ha già sottolineato il ministro del Lavoro Elsa Fornero, che nei giorni scorsi ha promesso "una soluzione equa", il problema "non potrà essere ignorato", anche se, aggiunge Polillo, "l'erba voglio non cresce neanche nel giardino del re". A stretto giro arriva però la reazione dal Ministero di Via Molise, che prende le distanze dalle posizioni di Polillo, facendo sapere che, se il sottosegretario ha la ricetta giusta per risolvere il problema degli esodati, se ne deve far carico personalmente. Più dura la reazione della Cgil, che parla di "improvvisazioni irresponsabili" e si chiede se Polillo parli o meno a titolo personale e se sia stata avvisata Confindustria.
"C'é troppa propaganda e troppa improvvisazione da parte del Governo", aggiunge Vera Lamonica, segretario nazionale del sindacato, secondo la quale "in un tempo in cui il tema è diventato la libertà di licenziare, si scopre che qualcuno nel Governo pensa che si possano annullare accordi tra le parti, magari sottoscritti dallo stesso Governo". In ogni caso, sottolinea comunque Polillo, "questo Governo ha fatto dell'equità uno dei cardini della sua azione politica e non lasceremo per strada delle persone che non hanno nessuna colpa rispetto agli accordi che hanno sottoscritto con le aziende. Questo Governo né quelli futuri potranno ignorare la loro situazione".
Il governo, insomma, conferma di avere ben presente il problema, mentre si attende ancora di sapere quante siano le persone coinvolte: l'Inps, incalzato dal segretario della Cgil Susanna Camusso, ha detto di non essere in grado di stabilire il numero. Ma martedì prossimo il presidente dell'Istituto, Antonio Mastrapasqua, sarà di nuovo ascoltato in audizione dalla Commissione Lavoro del Senato e lì l'argomento potrebbe essere di nuovo affrontato.