venerdì 23 novembre 2012

Default, vincono gli hedge fund


Default, vincono gli hedge fund

In Usa il tribunale dà ragione agli hedge fund del default argentino. E ora trema la Grecia.
p.s. invece della politica vincono i soldi!!!bisogna fare come ha fatto l'islanda

L'hanno già ribattezzato «il processo del secolo». Mercoledì 22 novembre un tribunale degli Stati Uniti ha dato ragione a un gruppo di hedge fund americani coinvolti nel fallimento argentino del 2001: Buenos Aires ha tempo fino al 15 dicembre del 2012 per restituire 1,3 miliardi di dollari di tango bond mai ripagati.
Il debito, infatti, era stato formalmente cancellato con due successive ristrutturazioni nel 2005 e nel 2010 e scambiato con nuove obbligazioni. Ma alcuni grandi fondi ad alto rischio, come Elliott Associates, Aurelius Capital e Gramcery, si erano appellati al tribunale per contestare l'accordo. E hanno vinto la loro battaglia.
«FONDI AVVOLTOI». Il governo di Christina Kirckner, in difficoltà proprio sul fronte economico, è salito sulle barricate: la presidentessa ha già dichiarato che non sborserà un soldo e che farà appello alla Corte Suprema americana. E il ministro degli Esteri Hernàn Lorenzino si è scagliato contro i «fondi avvoltoi» e il loro «nuovo colonialismo legalizzato». «Non capisco il disprezzo verso i detentori di titoli innocenti», ha replicato, forse non senza malizia, Sean O'Shea, l'avvocato del fondo Gramercy. 
La sentenza in realtà va ben oltre il caso argentino. E potrebbe avere pesanti ripercussioni sulla Grecia e sull'intera gestione internazionale del debito. Potrebbe, in sostanza, rivoluzionare i rapporti tra gli Stati sovrani, i creditori pubblici (le organizzazioni finanziarie sovranazionali) e quelli privati: in estrema sintesi tra la governance politica internazionale, il mercato e la democrazia.

Il default presenta il conto al governo Kirchner

L'economia argentina sembrava essere uscita dal fallimento del 2001 non solo dignitosamente, ma addirittura con un nuovo slancio: negli ultimi quattro anni il Prodotto interno lordo (Pil) è cresciuto in media dell'8% (9,2 nel 2011) con un tasso di inflazione al 9%. Secondo gli analisti però i dati sono stati manipolati e i prezzi stanno aumentando del 25%. Il 21 novembre per la prima volta dall' arrivo al potere della Kirchner, nel 2002, lo sciopero generale dei lavoratori ha paralizzato il Paese.
NUOVA CRISI IN VISTA. I fantasmi del passato, insomma, sembrano tornati. Il giudizio della corte americana potrebbe dare il colpo di grazia, stravolgendo l'intero impianto della gestione del default e della successiva (fragile) ripresa. E aprendo le porte, secondo gli economisti, a un possibile nuovo fallimento dello Stato.
La scelta di Buenos Aires infatti era stata netta. Ripagare solo i debiti verso le organizzazioni internazionali, Fondo monetario internazionale (Fmi) in testa e non verso i creditori privati.
RIMBORSATO SOLO L'FMI. Così, nonostante le ricette neoliberiste dell'Fmi siano finite sotto accusa per aver condotto Buenos Aires al crack, nel 2003 Washington ha ripreso a erogareprestiti e a monitorare l'economia argentina. E nel gennaio del 2006, grazie al contributo di un altro istituto finanziario, la Banca dei regolamenti internazionali (Bri), lo Stato latinoamericano è riuscito a rimborsare all'Fmi 9,5 miliardi di dollari. Un esborso a dir poco significativo: pari al 35% delle riserve di valuta nazionale.
Il tribunale che ha dato ragione agli hedge fund però mette in discussione gli sforzi compiuti finora dagli argentini. E mina alle fondamenta il ruolo preminente giocato dagli organismi internazionali nella gestione delle crisi del debito.

Un'arma per i fondi speculativi e una bomba su Atene

Il caso greco è esemplare. La Troika – Unione europea, Banca centrale europea e Fmi - ha ormai in mano il 70% del debito ellenico. Il 21 febbraio 2012 dopoestenuanti trattative i creditori privati e pubblici hanno trovato l'accordo: i primi hanno rinunciato a 107 miliardi di euro sui 210 prestati, con un haircut (un taglio nominale del debito) pari al 53% dei loro investimenti e hanno ottenuto in cambio nuove obbligazioni.
I creditori pubblici, invece, si sono accollati la maggior parte del rosso, convinti di offrire un vantaggio ad Atene evitandole le trattative con il mercato. Oltretutto il patto ha evitato che scattassero i Credit default swap (Cds), cioè le assicurazioni sul rischio fallimento che, per protezione o speculazione, molti investitori avevano acquistato.
L'ABBUFFATA DEGLI HEDGE FUND. Ma il problema del debito è lungi dall'essere risolto. Proprio in questi giorni il governo tedesco ha stoppato l'idea di un haircut anche sui titoli in mano all'Unione europea. E la speculazione non si è fermata: anche dopo il cosiddetto “salvataggio” la Grecia ha piazzato e continua a piazzare obbligazioni ad alto rischio e, quindi, a prezzi stracciati.
Gli hedge fund, ha rivelato il Wall Street Journal, si stanno abbuffando al banchetto: dopo la ristrutturazione che ha lasciato nelle mani dei privati solo il 18% dei titoli «è partita la corsa agli acquisti di diversi hedge fund americani».
I destini di Buenos Aires e Atene, insomma, sono ancora una volta disperatamente appaiati. La sentenza americana potrebbe abbattersi sull'Europa in crisi come una mannaia, offrendo il fianco alle rivendicazioni dei protagonisti dell'haircut greco, mettendo in crisi i piani della Troika e spingendo nuove speculazioni. Per i leader Ue, riuniti a Bruxelles e intenti a litigare sul bilancio, all'orizzonte si stagliano altre ombre.


Svizzera.Banche: gli impiegati nelle mani della giustizia americana


Svizzera.Banche: gli impiegati nelle mani della giustizia americana


Le vertenze fiscali in corso con diversi paesi oscurano da anni l'orizzonte della piazza finanziaria svizzera     

Il governo svizzero ha autorizzato undici banche a trasmettere alla giustizia americana i nomi e i dati dei loro collaboratori attivi sul mercato americano. Una misura senza precedenti, che suscita indignazione negli ambienti bancari e contestazioni da parte dei politici.


“Per sfuggire alle folgori del fisco americano, i re del segreto bancario consegnano i nomi dei loro collaboratori, che ora sono condannati a rimanere rintanati nei loro cantoni”, si diverte il settimanale satirico francese Canard Enchainé, per il quale si tratta di “una tragicommedia tipicamente svizzera”.
In Svizzera questa tragicommedia – ossia la vicenda dei dati di migliaia d’impiegati e consulenti bancari trasmessi da alcune banche alla giustizia americana – non fa ridere nessuno. Per alcuni, il prezzo da pagare per difendere il segreto bancario è diventato da tempo troppo alto. Per altri, si tratta di una nuova concessione inaccettabile del governo alle autorità americane, che compromette la sovranità nazionale e indebolisce la piazza finanziaria elvetica.


Impiegati traditi

Le concessioni prendono inizio nel 2009, quando il governo deve intervenire in soccorso dell’UBS, finita nel mirino della giustizia americana per aver aiutato migliaia di clienti ad evadere il fisco negli Stati uniti. Per la prima volta nella storia del segreto bancario elvetico, le autorità elvetiche trasmettono ad un altro Stato i dati di migliaia di clienti di una banca svizzera. Fino ad allora, le informazioni venivano fornite al contagocce, dopo una lunga procedura di assistenza amministrativa, e solo per casi di frode fiscale.
Nel 2011 altre undici banche attive in Svizzera si ritrovano sotto inchiesta negli Stati uniti per violazione delle leggi fiscali: avevano tra l’altro ripreso numerosi clienti abbandonati nel 2009 dall’UBS. In dicembre il dipartimento americano di giustizia esige dalle banche tutti i documenti relativi alle loro operazioni negli Stati uniti, compresi i nomi degli impiegati attivi sul mercato americano. In aprile il governo autorizza la consegna dei dati per salvaguardare gli interessi delle banche.
Cinque istituti bancari trasmettono a Washington i nomi di migliaia di impiegati e consulenti bancari, che in molti casi non vengono nemmeno informati in anticipo e non possono neppure opporsi. La vicenda suscita indignazione non solo nel settore bancario, ma anche nel mondo politico. “Gli impiegati sono stati traditi in modo abominevole dai loro dirigenti, i quali non hanno saputo o voluto trarre le giuste lezioni dal caso UBS”, dichiara il deputato socialista Jean Christophe Schwaab, presidente della sezione romanda dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca.


Nessuna misura di protezione

In giugno e in settembre, una decina di parlamentari presentano una serie di interpellanze urgenti per chiedere spiegazioni al governo. In particolare, per sapere se ha ottenuto garanzie da parte americana, affinché i dati trasmessi non vengano utilizzati per perseguire gli impiegati delle banche. Nessuna garanzia, risponde a tutti il governo.
“Molto ingenuamente partivo dall’idea che, mettendo in pericolo queste persone, il governo avrebbe preso parallelamente delle misure di protezione. La mia domanda concerneva proprio questo, che misure sono state prese? E la risposta del governo è stata: nessuna”, rileva Yves Nidegger, deputato dell’Unione democratica di centro (UDC), secondo il quale nel settore bancario si denota ormai un certo panico.
“Diversi impiegati non osano più uscire dalla Svizzera. Alcuni sono stati perfino invitati dalla direzione della loro banca a non viaggiare all’estero”, afferma Jean Christophe Schwaab. “Nessuno può garantire agli impiegati che non saranno arrestati. Ed è proprio questa la cosa peggiore: dovranno vivere nell’incertezza ancora per alcuni anni”.


Nessun’altra scelta

Secondo vari esperti di diritto, con la consegna dei nomi non sono state probabilmente rispettate le norme legali in materia di assistenza amministrativa, di protezione dei dati e della sfera privata. L’autorizzazione del governo violerebbe inoltre l’articolo 273 del Codice penale (trasmissione di un segreto di fabbricazione o di affari ad un organismo ufficiale o privato dell’estero).
Per la ministra delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf, responsabile del dossier, “il governo non aveva altra scelta”: rifiutando agli istituti bancari di collaborare con la giustizia americana, avrebbe messo in pericolo numerosi posti di lavoro e rischiato la chiusura di altre banche. In gennaio la banca Wegelin era stata costretta a cessare le attività in seguito all’inchiesta aperta nei suoi confronti negli Stati uniti.
Le motivazioni del governo non hanno convinto i parlamentari, che hanno chiesto alle commissioni di gestione di far luce sulla vicenda. Per la destra è in gioco la sovranità nazionale: “Lo Stato non può rinunciare al rispetto delle sue leggi. Il diritto è infatti la sola arma, di cui dispone un paese piccolo come il nostro dinnanzi agli altri. Se rinunciamo ad applicare il nostro diritto sul nostro territorio, domani non saranno solo gli americani, ma anche i nostri vicini a voler imporci il loro”, sostiene Yves Nidegger.


Modello di affari

Secondo il deputato dell’UDC, la Svizzera deve resistere alle pressioni internazionali per salvaguardare il segreto bancario e difendere la sua piazza finanziaria. “L’obbiettivo degli Stati uniti non è di sradicare l’evasione fiscale dal mondo intero, altrimenti sopprimerebbero le società anonime del Delaware o della Florida. La ricerca degli averi non dichiarati è solo un pretesto per lanciare una guerra contro la nostra piazza finanziaria. Ma non è di certo capitolando che riguadagneremo il rispetto degli americani”.
Una visione non condivisa dalla sinistra, per la quale la Svizzera potrà mantenere una piazza finanziaria forte solo se adotterà rapidamente una strategia basata sulla trasparenza e il denaro pulito. “Se oggi siamo attaccati da ogni parte è perché le banche svizzere hanno utilizzato troppo a lungo l’evasione fiscale come modello di affari, violando le leggi di altri paesi. Ormai tutti sanno che il segreto bancario non serve a tutelare la sfera privata, ma a proteggere i truffatori e gli evasori fiscali”, dichiara Jean Christophe Schwaab

Grande Crocetta,insegna come si fa a governare la regione!!


Sicilia, nuova giunta regionale
Crocetta chiama Zichichi

Il presidente della Regione propone al fisico ottantatreenne la carica di assessore ai Beni culturali 


Sicilia, nuova giunta regionale Crocetta chiama Zichichi

PALERMO - Il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, proporrà Antonino Zichichi come assessore ai Beni culturali. Lo ha reso noto lo stesso governatore, sottolineando di avere avviato i contatti con lo scienziato siciliano. Zichichi, 83 anni, è il fondatore tra l'altro del Centro Ettore Majorana di Erice: nella sua lunghissima carriera ha lavorato per il Cern di Ginevra, oltre ad avere presieduto l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e la Società Europea di Fisica. La designazione di Zichichi "è in coerenza con la giunta di alto profilo che sto formando", sottolinea Crocetta. 
Il presidente della Regione è convinto che "è il momento di mettere in campo le risorse migliori della Sicilia". Crocetta sottolinea anche che la scelta di Zichichi "vuole essere un segnale ai partiti" perché comprendano che occorre puntare su personalità "per segnare una vera svolta in Sicilia". Il presidente si dice "convinto che Zichichi accetterà perché ama molto la Sicilia". L'ingresso del fisico in giunta seguirebbe quelli del musicista Franco Battiato, del pm antimafia di Caltanissetta Nicolò Marino, di Linda Cancheri, funzionaria di Confidustria, e di Lucia Borsellino, figlia del giudice ucciso nella strage di via D'Amelio.

Archeologi Italiani scoprono tesori Buddha


Archeologi Italia scoprono tesori Buddha

Nella valle dello Swat, il Pakistan rivela esempi arte Gandhara



- BARI, 22 NOV - E' il Pakistan a custodire i segreti della vita di Buddha che l'equipe di archeologi italiani, tra cui il barese Francesco Genchi, sta riportando alla luce nella città di Barikot, nella valle dello Swat: è qui che è stato rinvenuto il 'Vihara', tempio buddista di una corte domestica, decorato alla base da due bassorilievi risalenti all'età Kushana, tra il I e il III secolo d.C.. Sono esempi dell'arte del Gandhara, rara espressione dell'incontro tra il mondo greco e la spiritualità buddista.

Vergogna!!Svastiche al cimitero ebraico Vercelli


Svastiche al cimitero ebraico Vercelli

Presidente Comunita', 'gesto sconsiderato da non imitare'



 VERCELLI, 23 NOV - Due svastiche, realizzate con vernice spray di colore blu, sono comparse nella notte sul muro di cinta del cimitero ebraico di Vercelli. ''Un gesto sconsiderato'', afferma la presidente della Comunita' ebraica di Vercelli, Rossella Bottini Treves. ''Spero che resti isolato - aggiunge - e che nessuno lo imiti''.

Quello di Vercelli e' uno dei cimiteri ebraici piu' antichi d'Italia. Il muro di cinta era stato appena ridipinto.

Faro Antitrust su 4 assicurazioni


NEL MIRINO GENERALI, FONDIARIA, INA E UNIPOL AVREBBERO PUNTATO A RINNOVI AUTOMATICI

Faro Antitrust su 4 assicurazioni
Possibili intese per disertare le gare delle polizze Rc dei bus locali




Troppe gare deserte o mancate partecipazioni a quelle indette dalle amministrazioni pubbliche per coprire la responsabilità civile dei bus del trasporto locale.


Così l'Antitrust ha avviato un'istruttoria nei confronti di Assicurazioni Generali, Ina Assitalia, Fondiaria Sai e Unipol assicurazioni per una possibile intesa restrittiva della concorrenza nelle gare per i servizi relativi alle coperture assicurative Rc auto del trasporto pubblico locale. Secondo il provvedimento, notificato alle parti interessate nel corso di alcune ispezioni effettuate in collaborazione con il Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza, le segnalazioni arrivate all'Autorità e le ulteriori informazioni acquisite, riferisce una nota, evidenziano un andamento ripetuto di gare deserte o di mancata partecipazione delle compagnie assicurative alle procedure ad evidenza pubblica indette dalle Aziende di Trasporto pubblico locale. Come conseguenza, nella maggior parte dei casi l'aggiudicazione del servizio è avvenuta e continua ad avvenire attraverso trattativa privata, a beneficio della compagnia storicamente affidataria del servizio, con un consistente incremento dei premi nel corso degli anni. Questa evoluzione avrebbe caratterizzato l'esito di numerose gare, in un periodo compreso come minimo tra il 2005 e oggi, con rinnovi avvenuti solo a fronte di sensibili incrementi del premio richiesto. La documentazione acquisita dagli uffici dell'Autorità riguarda le procedure per l'assegnazione dei servizi assicurativi a copertura dei rischi Rc Auto per i servizi di trasporto pubblico locale messe in atto da varie Aziende, tra le quali: Amtab Bari; Cstp Salerno; Aps Padova; Autoservizi Irpini Avellino; Società Trasporti Pubblici di Terra d'Otranto; Ctp Napoli; Gtt Torino; Amt Catania. In totale, si tratta di almeno 35 procedure di affidamento che hanno registrato esito deserto e almeno ulteriori 10 affidamenti per i quali l'unica offerta pervenuta proveniva dalla compagnia già erogatrice del servizio. Queste condotte avrebbero consentito alle compagnie di evitare il confronto competitivo in gara mantenendo il rapporto storico con l'azienda di trasporto pubblico locale, ciò a fronte di andamenti crescenti nei premi richiesti. Secondo l'Antitrust gli elementi raccolti consentono di ipotizzare l'esistenza di un coordinamento tra le quattro società volto a limitare il confronto concorrenziale tra le stesse nella partecipazione alle procedure per l'affidamento dei servizi assicurativi delle Aziende di TPL localizzate su varie aree del territorio nazionale.