venerdì 14 giugno 2013

LAVORO RIFORMA PENSIONI

LAVORO RIFORMA PENSIONI
 L’esperto: prima della flessibilità tagliamo gli assegni d’oro
 intervista a Luca Spataro

RIFORMA PENSIONI, FLESSIBILITA' E MODIFICHE ALLA LEGGE FORNERO

Si ritiene che riformare la normativa previdenziale a ogni cambio di governo non sia opportuno. Tranne questa volta. Il consenso sulla necessità di apportare significative modifiche alla legge Fornero, pur senza stravolgerla radicalmente, è piuttosto generalizzato. Sia in campo politico che accademico. Gli errori che ha prodotto sono tanti e tali da non poter esser ignorati. A partire dalla vicenda degli esodati. Centinaia di miglia di lavoratori (392mila, secondo l’Inps) che avevano cessato il rapporto con le proprie aziende prima dell’età di pensionamento,perché a quest’ultime conveniva così, in cambio di un congruo indennizzo e che, per effetto dell’innalzamento repentino dei requisiti di età voluti dall’ex ministro, si trovano o rischiano di trovarsi senza reddito da lavoro e da pensione. Sugli esodati, il governo ci sta lavorando. Sta lavorando anche, ma finora si tratta di una fase del tutto preliminare, a un meccanismo di flessibilità che consenta di scegliere quando andare in pensione, in una forbice che va dai 62 ai 70 anni. Chi va prima, riceve dei disincentivi, chi va dopo, degli incentivi. Luca Spataro, professore associato di Economia politica presso l’Università degli studi di Pisa ed esperto di previdenza, ci spiega cosa ne pensa delle opzioni in ballo.

Anche lei pensa che la riforma vada ritoccata?

Vede, il problema è che la crisi che si sta prolungando ormai da anni sta determinando sempre più problemi di equità intergenerazionale. E’ evidente, per esempio, che le famiglie giovani, o i giovani, stiano soffrendo sempre più la saltuarietà del lavoro, stipendi piuttosto bassi, o disoccupazione che si protrae per lunghi periodi. Ciò significa che i giovani di adesso, che andranno in pensione tra svariati decenni con il sistema contributivo pieno, rischieranno di trovarsi un importo previdenziale decisamente ridotto.

Cosa suggerisce?

Abbiamo quasi finito di raschiare il fondo del barile ma, probabilmente, in termini di giustizia attuariale esistono ancora dei margini: mi riferisco, in particolare, alle baby pensioni e alle pensioni d’oro. Tenendo conto dello stato patrimoniale e reddituale complessivo della famiglie che godono di tali benefici, sarebbe legittimo chiedere un sacrificio nell’ottica di una politica ridistributiva.

Come giudica, invece, la possibilità di introdurre un meccanismo di flessibilità?

In Italia l’età media di pensionamento, benché sia cresciuta rispetto agli anni passati, è ancora bassa. Abbiamo, inoltre, pochi lavoratori anziani rispetto ai Paesi più avanzati della Comunità europea. Non possiamo permetterci, quindi, un’eccessiva flessibilità sull’età di pensionamento, a meno che non si prevedano delle forti penalizzazioni per chi va prima, o si individuino casi specifici quali i lavori usuranti.

Come crede che vada risolta la vicenda degli esodati? Una volta per tutte, o gradualmente, reperendo di anno in anno le risorse necessarie, come sta facendo il governo?

In un’economia in crescita, non si avrebbero problemi e ipotizzare misure di Lavoro salvaguardia per tutti e subito. Allo stato attuale, tuttavia, non si potrà fare altro che verificare, un anno dopo l’altro, caso per caso.

C’è chi parla dell’ipotesi di una staffetta generazionale: il lavoratore senior accetta un part time, l’azienda, in cambio, assume un giovane. Sarebbe concretamente applicabile una misura di questo tipo?


In un’economia efficiente che segue le regole del mercato non ci sarebbe bisogno di una staffetta del genere. Ciascun lavoratore, infatti, sarebbe pagato in misure proporzionale alla sua produttività.

Brasile: scontri per aumento bus, feriti

Brasile: scontri per aumento bus, feriti

160 arresti, a San Paolo lacrimogeni per sgomberare manifestanti



(ANSA-AFP) - SAN PAOLO, 14 GIU - Violente manifestazioni sono scoppiate a San Paolo e Rio de Janeiro contro l'aumento dei prezzi dei trasporti pubblici. Almeno 55 persone sono rimaste ferite, mentre oltre 160 sono state arrestate, a tre giorni dall'inizio della Confederations Cup. A San Paolo la polizia ha usato gas lacrimogeni e pallottole di gomma per disperdere oltre 5000 manifestanti che protestavano nel centro della citta' contro l'aumento del 7% dei biglietti di autobus, metro e treni.

E' la nuova potenza economica emergente: India,New Delhi prima per violenza donne

India,New Delhi prima per violenza donne

Nel 2012 denunciati 706 casi di stupro solo nella capitale



ANSA) - NEW DELHI, 14 GIU - Le violenze contro le donne denunciate a New Delhi nel 2012 sono state molte di piu' di quelle di qualsiasi altra citta' indiana. E' quanto risulta dalle statistiche dell'Ufficio nazionale. Sui 5.959 casi nello scorso anno in 88 citta' indiane, il 14,88% riguarda New Delhi, seguita da Bangalore (6,18%). Piu' significativo l'allarme sul fronte degli stupri: 706 casi denunciati alla polizia nel 2012 a Delhi, contro i 484 registrati nel complesso 4 citta' Mumbai, Kolkata, Bangalore e Chennai.

Il ricatto per chiudere la TV pubblica greca

Il ricatto per chiudere la TV pubblica greca

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La chiusura della TV pubblica greca, imposta dal ricatto monetario FMI/BCE/UE, è l’ultimo atto di dissoluzione pilotata dello Stato greco, del suo ruolo costituzionale autonomo, dell’intero versante pubblico. Un gravissimo colpo di Stato storico, mai realizzato, con la connivenza dei governanti-fantoccio di quel Paese. La differenza con la situazione italiana è solo nei tempi di un identico processo dissolutivo.
Da tempo, con una serie di articoli pubblicati su questo blog, ho denunciato la dissoluzione, pilotata da FMI/UE/BCE e assecondata dai governi nazionali, degli Stati nazionali della UE – come Grecia, Italia, Spagna ed altri – mediante il ricatto monetario del debito-truffa, dell’euro e del capitalismo finanziario. I processi reali stanno andando esattamente nella direzione catastrofica denunciata da tempo su Web.
Gli Stati nazionali stanno perdendo ogni prerogativa costituzionale; la loro sovranità politica, economica, militare, monetaria, mediatica, popolare e sociale; le funzioni dei poteri costituzionali (legislativo/parlamentare e giudiziario); il ruolo pubblico di garanzia su beni comuni e servizi pubblici essenziali.
La chiusura della TV greca è appunto un tassello di questo piano capitalista di distruzione degli Stati costituzionali nazionali e del versante pubblico, per imporre il governo unico mondiale patrocinato dal Gruppo Bilderberg, dalla Nato, dalle Banche, dal capitalismo finanziario e dalle multinazionali, siano esse laiche o cattoliche (Vaticano), militari o civili, produttive o improduttive, lecite o illecite (mafia).
Questo processo distruttivo dei diritti dei popoli – della pace, della legalità, della giustizia, dell’ambiente, dell’economia e della vita umana – richiede che ogni voce scomoda o pluralista sia silenziata e repressa. Allo Stato debbono rimanere solo ruoli di repressione armata (interna o esterna ai propri confini), di impostura e di tassazione. Una tassazione – classista, ingiusta e spropositata – che si scarica sui redditi fissi controllabili, non su patrimoni, rendite e profitti (incontrollati ed incontrollabili).
Sarà allora un caso che qui da noi Grillo propugna la dissoluzione della RAI, esattamente come voleva la P2 di Gelli, o la lotta contro i privilegi dei… pensionati? Oppure che rivendichi la fine di tutti i partiti e tutti i sindacati, senza distinzione tra chi serve i processi dominanti e chi vi si oppone da decenni?
Approfittando del ripudio popolare nei confronti della partitocrazia dominante, PDL e PD in primo luogo, Grillo ha giocato finora il ruolo del “giustiziere alato” che salva le vittime dal massacro sociale. Metà dello elettorato non è caduto nell’inganno ed ha rifiutato la truffa delle elezioni politiche (50%). Un’altra parte (25%) lo ha seguito, ma si è trovato con un “pugno di mosche in mano”: rielezione di Napolitano, governissimo della troika UE e nazionale (PD/PDL/Monti), presidenzialismo, controriforma costituzionale.
Da qui il crollo di Grillo e M5S nelle ultime elezioni amministrative di giugno. Lo stesso Grillo ha dichiarato pubblicamente che il suo movimento è servito ad “evitare un rivolta popolare”: forse, più semplicemente, è servito ad escludere dalle Istituzioni, nazionali e locali, le forze anticapitaliste e più combattive. Che Grillo sia o no in buona fede, il risultato politico conseguito è disastroso per la vita e l’economia di lavoratori e pensionati: la troika europea e quella nazionale ne escono rafforzati, avendo così superato un momento di difficoltà e di infima credibilità.
Finita l’era delle invettive sterili, ora il problema della vera opposizione politica e sociale ritorna con maggiore gravità. La sfida popolare e costituzionale impone maggiore radicalità delle lotte sociali e popolari. Serve una lotta di resistenza e di alternativa che si opponga ai neo-nazisti di oggi, ancora più determinata e coraggiosa di quella condotta contro il nazismo/fascismo di ieri. La difesa attiva e il rilancio della nostra Costituzione antifascista rimane la prima e più urgente esigenza vitale, popolare e sociale.
Nonostante il calo crescente di credibilità di governanti, partiti e giornalisti asserviti, la nostra TV – largamente privatizzata, mercificata e lottizzata – rimane ancora lo strumento principale di un consenso elettorale fuorviante e ingannatore. Ma noi possiamo spegnerla e disertarla, facendo l’esatto contrario di ciò che ci viene sbandierato e reclamizzato. Dobbiamo spegnere i partiti e i sindacati sudditi della troika UE e nazionale (PD/PDL/Monti), gli imbonitori ed i parolai (comunque camuffati), per dare invece forza a tutti soggetti di alternativa al capitalismo finanziario, di liberazione nazionale, di fedeltà costituzionale.

Le forze di alternativa ci sono e crescono: non solo gli astensionisti che hanno capito l’inganno (ormai maggioranza), ma coloro che lottano contro il sistema, i delusi di Grillo, le persone evolute e coscienti. Tutti costoro, vittime del sistema distruttivo dominante, sono una grande maggioranza che va solo unificata in un percorso di liberazione e di alternativa di civiltà. Perciò subito fuori dalla Nato, dalla UE, dall’euro e dalle altre truffe del capitalismo finanziario.

Bnl (Bnp Paribas): sindacati contrari a rete esterna promotori

Bnl (Bnp Paribas): sindacati contrari a rete esterna promotori


ROMA (MF-DJ)--Le Organizzazioni Sindacali di Bnl (Gruppo Bnp Paribas),Dircredito, Fabi, Fiba, Fisac, Sinfub e Uilca, ribadiscono "la ferma opposizione" al progetto di creazione di una rete esterna di promotori
finanziari.

Le sigle, si ricorda una nota, hanno gia' manifestato la propria opposizione al progetto "all'azienda durante il confronto sulla procedurarelativa alla riorganizzazione 2013-2015 conclusa con l'accordo del
febbraio 2013. "Nel valutare negativamente la decisione dell'Azienda di dare corso al progetto, considerandolo lesivo delle professionalita'interne esistenti, nonostante l'impegno assunto dalla stessa di rimandare a data da destinarsi qualsiasi iniziativa in tal senso e comunque non prima di un adeguato confronto sindacale", le organizzazioni sindacali"sottolineano come la posizione del sindacato sia contenuta in una dichiarazione a verbale inserita nell'accordo di chiusura della procedura"di riorganizzazione.

"Dircredito, Fabi, Fiba, Fisac, Sinfub e Uilca confermano la ferma opposizione a qualsiasi progetto della Bnl che non consideri la possibilita' di sviluppo delle professionalita' interne, tenda ad individuare attivita' esterne all'azienda atte a creare anche forme di salario non contrattato, eviti il confronto con il sindacato", conclude la
nota.com/mur